domenica 4 settembre 2011

Toilettes, caffè e sigarette

Come anticipato in un paio di post precedenti, la comitiva che mi ha accompagnato da Monaco a Berlino fino a casa non è stata delle migliori. Arrivavamo perennemente in ritardo ai punti d'incontro con le guide locali, a cena, alle visite dei castelli o dei musei. Ci spostavamo lenti come lumache, sfilacciati per chilometri lungo le strade. Praticamente eravamo un gregge di pecorelle smarrite. Dovunque ci fosse una panchina loro si sedevano, sfiniti, anche dopo 10 minuti di giro a piedi per la città. Per non parlare poi della caccia all'ombra. Se anche ci fosse stato solo un palo a fare ombra, si sarebbero messi in fila indiana, come un plotone d'esecuzione, l'uno accanto all'altro, pur di starsene all'ombra. In due parole: una tragedia. Tra Monaco e Berlino ce ne passano di chilometri, all'incirca 580. E farli in pullman richiede il suo bel tempo. Dopo l'abbondante pranzo (minestre, panini, quintali di kartoffelnsalat e pure la fettina di dolce) si addormentavano come ghiri cinque minuti dopo essere saliti di nuovo sul pullman. Attimi benedetti di pace e silenzio, senza discorsi sulla politica, sui tempi d'oro e sulla guerra. Poi si risvegliavano dal letargo lamentando che erano stanchi di stare sul pullman, che s'annoiavano! Ma se hai dormito fino a adesso come hai fatto ad annoiarti??? Comunque non c'erano santi che tenevano, bisognava fermarsi al primo autogrill per pausa toilettes e per sgranchirsi le gambe. E qua le vecchie davano il meglio di sè. Continuavano a uggiolare che il tour era massacrante per le loro anche, ma appena si aprivano le porte scattavano fulminee e scendevano le scale come corridori, puntando veloci la toilette. Li chissa come mai le anche non si facevano sentire. E' un po' quello che succede quando vai in posta. Che le vecchiette si siedono nei posti più vicini allo sportello "che intanto riposano le gambe" salvo però scattar su rapide passando davanti a te pirla che stai ancora dietro la linea gialla tutto inebetito. Prime alla toilette poi non sapevano come far passare il tempo, visto che dietro c'erano almeno altre 20 donne che aspettavano di usufruire del bagno. Ed è cosa nota e risaputa che le code al bagno delle donne sono molto più lunghe e lente che non quelle al bagno degli uomini. Alleggerite del loro carico ballonzolavano insieme ai mariti fin dall'autista che li deliziava servendogli del caffè. Nel giro di cinque minuti si formava il nugolo di caffeina dipendenti che chiedevano caffè con la bava alla bocca. E stavano li a contarsela, bel belli. E intanto il quarto d'ora destinato alla pausa bagno trapassava nella mezz'ora. Dopo il caffè ci voleva un digestivo, per cosi dire no? E allora momento sigaretta. E il valzer dei discorsi triti continuava mentre il  tempo passava. Insomma dal quarto d'ora iniziale rimontavamo sul pullman tre quarti d'ora dopo. Poi si stupivano, una volta arrivati a destinazione, che fossimo così in ritardo e che ci toccasse mangiare alle 9.30 senza nemmeno essere riusciti a farci una doccia. Ma secondo te, vecchietto mio adorato, di chi è la colpa del ritardo? Di te nonnetto caro, che vuoi il caffè e la sigaretta. Di te anziano vetusto che ti perdi in discorsi che interessano solo alla tua banda di ottuagenari. La scena si ripeteva anche ai pranzi. Da una mezz'ora si sforava nelle ore. E sul pullman tutti stupiti si dicevano tra loro che "caspita, abbiam visto poco oggi eh". Non so come abbia fatto la nostra accompagnatrice a mantenere la calma e la pazienza, a non sgridargli, a non fargli presente che loro erano la causa dei nostri ritardi. Per questo l'ho ammirata. Fosse stato per me li avrei presi a scudisciate, li avrei piacchiati con una spranga incandescente ogni volta che tiravano fuori il pacchetto di sigarette. Porca miseria nera. Quando entravano in un bookshop poi era finita. Non li recuperavi più. E ritardi su ritardi! Ero disperato. Il finestrino a fianco del mio posto era crepato a forza di testate. Non sapevo in che altro modo sfogare la mia frustrazione. Erano talmente rimbambiti che sono riusciti a perdersi ben due volte nel parcheggio dei pullman davanti a Schloss Sanssouci la prima volta e sotto il Carolabrücke a Dresda la seconda. Ammetto che se non li avessimo recuperati non dico che ne sarei stato felice, ma quasi... Quando siamo scesi al punto di raccolta all'aereoporto di Verona ho gioito. Neanche mi sono reso conto che avevo già una decina di becconi (punture) di zanzara di benvenuto (in Germania manco visto una zanzara). Massì -ho pensato- meglio dieci becconi sparsi qua e la che quaranta ottuagenari sul groppone.

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