venerdì 30 dicembre 2011

Il tour dei parenti

Quando si torna a casa dopo un mese e mezzo di assenza, il tour dei parenti è d'obbligo. Nonne, zie, zii, cugini e affiliati vogliono sapere, ma soprattutto vedere se sei ancora vivo, se sei dimagrito, se sai ancora parlare italiano, se insomma hai da qualche parte un marchio che attesti la tua reale permanenza all'estero. Un segno tangibile che giustifichi il lungo silenzio stampa seguito alla tua partenza. "Che si, la mamma me l'aveva detto, ma sai saperlo da lei è un conto, vederti e sapere da te un altro". Come se raccontassi palle astronomiche ai miei per fare bella figura poi con i  parenti. Eh certo, non aspettavo che quello guarda.

L'espatriato di turno, prima di entrare in casa del parente, deve munirsi di pratico elmetto per essere certo di poter sopravvivere al fuoco di fila incrociato di domande che pioveranno sul suo capo. Come un soldato in trincea deve difendersi dalla pioggia di preoccupazioni, ingenuità e ansie che il parente gli vomiterà addosso. "E mangi là? E come fai a lavarti le robe? Ma sul lavoro parli, ti trovi bene, sono gentili? E la gente in metro com'è? Cosa fai il sabato che non conosci nessuno?" e arivia, domande su domande che da un lato ti fan ridere e dall'altro un po' scazzano. Allora il primo punto fondamentale da mettere in chiaro, per me, è ribadire che mi sono trasferito a Monaco, in Germania, paese civile e industrializzato, in cui esiste la Tv, i supermercati, i ristoranti, internet e il bancomat, in cui non si dorme per strada, ma in un comodo albergo, appartamento, stanza, ostello che dir si voglia. E che quindi non mi sono trasferito nella pampa argentina dove lavoro come mandriano, nutrendomi di formaggio di capra autoprodotto e verdura scovata qua e la. A molti dei miei parenti questa colossale differenza sfugge ancora. Per loro oltre il Brennero vive un popolo barbaro che si veste di pellicce, razzia le pianure in cerca di cibo e vive di würstel, crauti e patate.

Non appena entrate dalla porta aspettatevi lo sguarda compassionevole e triste di chi accoglie a casa il figlio tornato dalla guerra. Vi faranno sedere, vi offriranno i biscotti comprati appositamente per la vostra visita e formuleranno la domanda principe dell'occasione: "Là, come ti trovi?". Attimo di suspence...rullo di tamburi...."Benissimo, là ci sto veramente benissimo". Ecco, avete fatto il danno. Nella mente del parente qualcosa si è rotto, le parole che avete appena pronunciato suonano come un granello di sabbia tra i denti, stridono. Il suo sguardo si fa pensieroso, concentrato. Sicuramente c'è qualcosa che mi sfugge, pensa. Infatti, caro parente del mio cuore, qualcosa ti sfugge. Ti sfugge il pensiero che si possa star bene anche in un posto che non sia casa e che chi va all'estero non va a combattere in trincea, ma ci va per i motivi suoi. Non solo i parenti, ma anche i curiosi o gli amici a cui refilerete il benissimo resteranno inderdetti per qualche secondo. Perchè la parola/frase che voi dovreste dare alla fatidica domanda è: "è dura, dura, dura, dura, ma mi faccio coraggio e tiro avanti". Allora si che avrebbe tutto un senso, caspita! Altrochè il benissimo! Per ottenere la comprensione altrui al giorno d'oggi bisogna soffrire, far vedere che si tribula (fatica), se no la cosa non è degna di nota. Bisogna lamentarsi, spalare letame sul fatto. Non condivido questa pratica. Mi capitava la stessa indentica cosa quando venivano a congratularsi per la laurea. Tutti si aspettavano che tirassi un sospiro di sollievo, che dicessi "oddio, meno male che è finita, non ne potevo più, basta veramente, ringraziamo che sono uscito va là". Perchè mai dovrei lamentarmi se quello che ho fatto l'ho fatto volentieri? Altrimenti mica lo sceglievo no? Cioè mica sono così decelebrato da farmi un mazzo tanto per una roba che non mi piace. O no? Bho. Come per la laurea, così per l'espatrio. Io a Monaco sto bene e non capisco perchè dovrei lamentarmene. In ogni cosa c'è il lato difficile, estenuante, che ti fa venir voglia di mandare tutto a quel paese. E' normale. Però se studi con passione, se hai espatriato per un moto d'amore, le difficoltà passano, sbiadiscono, restano la soddisfazione, il benessere, l'indipendenza e l'ebbrezza della libertà. Evidentemente spiazzo. Mi riesce bene, è la mia specialità. Credevo che ormai i miei parenti ci fossero abituati...invece no.

Se da un lato ci sono i parenti increduli, dall'altro ci sono i parenti interessati solo per i primi 2 minuti. Parlo di quei parenti che ti chiedono di te per potersi lamentare della vita in generale e delle loro sfighe in particolare. Tipo tu stai esponendo estasiato la puntualità e la regolarità delle metro, che il parente ti interrompe all'unico scopo di farti presente che in Italia i bus sono in ritardo, affollati, caotici e inadatti. Tesoro, fino a due mesi fa abitavo anch'io qui, so come sono messi gli autobus da noi. Il guaio, con questo tipo di parente, è che non si sa come spegnerlo, quali parole usare per evitare lo sproloquio personale. Ci si butta e basta, nella speranza di udire meno miserie possibili. Se potete appena non ne potete più, guardate l'orologio, salutate tutti e infilate la porta. Ne guadagnerete in salute.

Ultima casistica sono i parenti illuminati che chiedono per autentico interesse. Questo esemplare di parente è il più raro. Sorride e non ti commisera, si informa senza menare tante ansie, si siede di fronte a te per potersi confrontare meglio. Se ci riesce si fa invitare su per un week-end così da poter ammirare di persona la  mitica Shangri-la che tu descrivi infervorato. Il più delle volte non riuscirà a venirvi a trovare, però si è accontentato del pensiero. In sostanza, quando avrete terminato il tour dei parenti (che per me è stato estenuante), l'unica cosa che vi andrà di fare è riflettere sulla perdita e il guadagno. Guadagnato oggi: tanti sorrisi e pacche sulle spalle, torte e biscotti vari, sguardi preoccupati e interruzioni sistematiche. Perso oggi: tanto, tanto, tanto tempo. Morale: a Monaco sarai anche da solo, ma almeno benefici della compagnia della persona ideale: te stesso. Che rigenerante consolazione!

martedì 27 dicembre 2011

La lista della spesa

Oggi è una settimana che sono rientrato nella mia vecchia vita con la mia nuova pelle. E per non stare qua ad annoiarvi con tutte le mille teghe mentali che mi sono fatto, ve la taglio corta e faccio una lista della spesa, in stile minimalista, di quello che non mi mancava di casa e di quello che ho scoperto mi mancava, ma di cui non mi rendevo conto perchè troppo distratto dai casini immobiliari e dalla novità di vivere a Monaco.

Quello che non mi mancava:

-le code in posta e la tipa allo sportello che bercia a tutti quanti gli affari miei

-le vecchie che ti passano via al supermercato al banco del pane e alla cassa

-i pettegoli di paese che ti fermano per strada per chiederti come va la tua permanenza in Germania quando prima manco se gli morivi davanti gliene infischiava qualcosa

-la brutta abitudine di non stare in fila indiana agli sportelli e guadagnare posti facendo finta di niente

-lo spintonamento per salire e scendere dall'autobus nonchè il fatto di starti tutto addosso nel tentativo di farsi lasciare il posto a sedere

-lo stare impitonati nelle zone di transito e stare li a contarsela con chi ti accompagna (tesoro puoi gossippare finchè vuoi, ma almeno scrostati dalla corsia centrale e lasciami passare)

-il mega affollamento sull'autobus e il continuo berciare al telefonino o al vicino raccontando a tutti gli altri passeggeri gli affari tuoi (fidati caro amico che non ce ne può fregar di meno)

Quello che mi mancava:

-le passeggiate in montagna con la Super Genia e le nostre risate complici, il suo entusiasmo e ottimismo, il suo buonumore e umorismo

-le Gocciole come colazione

-i pacchi di biscotti al supermercato che ti strizzano l'occhio dallo scaffale promettendoti uno stomaco pieno e un'intima sensazione di piacere

-le colline del mio paese

-parlare con i miei modi bislacchi di dire senza ridurre la conversazione ai minimi termini per evitare di infilare più strafalcioni del dovuto

-il cielo azzurro e la camera illuminata dai raggi del sole

-mandare messaggi senza spendere un patrimonio

Ammetto di essere sorpreso di non sentire una nostalgia pressante per Monaco e stare così bene a casa mia nonostante le libertà acquisite espatriando. Ma ho placato la mia coscienza dicendomi che c'è un tempo per ogni cosa e questo è il momento di godersi al meglio il ritorno a casa con i nuovi occhi interiori che l'espatrio mi ha donato. E ritrovare la novità nel consueto. La lista delle sorprese iniziate a Monaco continua anche a Verona e questo risvolto mi piace molto. Ho capito che forse non è dove stai che conta, ma come ci stai.

In più è stata una settimana pienissima: e le visite ai parenti, le rimpatriate con i quattro gatti di amici che mi son rimasti, i messaggi di bentornato che sono affluiti, le consegne dei regali di Natale ecc. In pratica ho fatto più robe sta settimana che non in 23 anni di permanenza qui. Eh va bhe. Prendiamo quello che viene. Ho ritrovato persone sinceramente interessate a sapere della mia esperienza e ad ascoltare le riflessioni fatte lassù e altre che invece hanno preferito sorvolare evitando addirittura di chiedermi come mi trovavo oltreBrennero. Solo che i silenzi sono arrivati da chi credevo si sarebbe interessato e l'interesse è arrivato da chi credevo se ne sarebbe fregato altamente. Sorprese su sorprese. Una volta la loro indifferenza mi avrebbe ferito, svilendo in maniera impercettibile il mio stato d'animo. Stavolta invece ho provato della sincera compassione (nel senso migliore del termine) per loro. Voler bene ad una persona significa anche saperne accettare i limiti.

mercoledì 21 dicembre 2011

Traffico umano

Vivendo a Monaco da un mesetto e mezzo (anche se da ieri sono rientrato a Verona per le vacanze di Natale) e dopo le innumerevoli, gioiose esperienze positive, vorrei illustrare anche un paio di aspetti che non è che mi sghiribizzino molto. Per essere politically correct, ogni tanto ci vuole un colpo alla botte e una al cerchio.

Neo n. 1: quando esci dalla metro le persone sul marciapiede si fanno a corridoio, nel senso che si mettono a lato delle porte e, molto educatamente, lasciano che tutti quelli che devono scendere scendano e poi salgono. Ok. Perfetto. Solo che quando sei sceso dalla metro, comincia la gara di resistenza. Una sorta di Maranello alla tedesca. I tedeschi mettono il turbo e sfrecciano come impazziti per l'intera larghezza della stazione, chi cercando la direzione per Sendlinger Tor o l'Hauptbahnhof, chi correndo alla scala mobile per l'U4 e cosi via. Tu in questi frangenti non ti puoi permettere di camminare pacioso, rischi di essere investito. Inoltre, proprio come al volante, devi costantemente tenere monitorate le altre persone per evitare che ti vengano addosso, perchè all'ultimo momento sti furboni ti si infilano tra te e la colonna, caricano la tua traiettoria per poi driblarti all'ultimo secondo, sollevando una folata di vento al loro passaggio. E tu cerchi di non essere spintonato mentre raggiungi l'uscita o la scala mobile per la U6, scansando il manager con il passo da alpino che sta per pulirsi le scarpe sulla tua borsa, o quella mamma con il passeggino che lo usa a mo' di arma impropria per aprirsi un varco verso la banchina della S-Bahn. Una letterale giungla "metropolitana" (nel vero senso della parola). Ecco, questa autostrada pedonale non mi piace granchè. Cioè prenditi la tua traiettoria e restaci no? No. Devono scansarti, correre trafelati, agitando la valigetta di cuoio come un avvertimento "se non ti scansi ti arriva sugli stinchi o in pancia". Praticamente un campo di rugby. Chi raggiunge meta per primo vince.  Io ho rischiato un paio di volte di essere spiattellato al muro da branchi di persone che si muovevano in direzione opposta alla mia, ma l'esperienza dei miei autobus veronesi mi ha donato un'agilità e rapidità nei movimenti che Yuri Chechi mi fa un baffo!

Neo n.2: i deutsch non hanno mezze misure. Sabato scorso la città era invivibile. Metro stracolme, marciapiedi pure, mercatini di Natale inavvicinabili. Da noi la massa di gente si sarebbe mossa a una velocità sostenuta. Loro no. Camminavano placidi, misurando i passi, alzando il testolino in cerca di un raggio di sole, scansavano con movimenti fluidi l'idrante e agitavano come campanellini le borse degli acquisti. E io dietro che rosolavo dalla fretta. "Forza tesoro, muoviamoci, sgambettiamo con brio che il marciapiede è quello che è e non posso andare contromano!". Cercavo di sorpassare, ma senza successo. Dall'altra lato la fiumana umana era troppo serrata perchè potessi compiere una manovra così rischiosa. E allora restavo dietro, misurando pure io i passi per non calpestare il mocassino del teutonico davanti. Ma insomma, alla mattina in metro se non faccio attenzione ci scontriamo come palle da biliardo e ora sei una biglia sulla sabbia, se uno non ti da un pizziccotto sulla schiena ti limiti a rotolare sonnolento. Coraggio bello mio, su, dai che ce la fai. Ingrana per lo meno la terza e fammi il favore. Macchè. Sono rimasto in coda fino alla stazione U-bahn desiderata, prendendo mentalmente a calci il biondo che avevo davanti.

Possono sembrare delle schiocchezze però a me...stanno sul groppone, ecco. Non chiedo mica che in metro si vada tutti lenti come al parco e in strada si sfrecci come treni, ma neanche fare i bufali sulle banchine della S-bahn e poi fare le marmotte per strada. Un attimino di quello che si dice no? Misura. Poi per il resto fate quello che volete, quando non mi investite o vi pulite le scarpe sul mio giaccone per me va bene, per carità, che non finiamo per lamentarci troppo!

Tuttavia per informazione di servizio rendo noto che anche a Monaco è arrivata la neve. Da domenica le strade sono imbiancate e bisogna misurare i passi per non scivolare sulla neve ghiacciata e rimetterci una chiappa. Anche se il vero freddo è ancora di la da venire. Le mie colleghe, che tengono monitorato il meteo ogni giorno, tremavano al pensiero che questo fino settimana il termometro si sarebbe abbassato fino ai -11. Al solo pensiero avrebbero anche loro preso il treno per l'Italia, per loro l'eterna terra del sole e del caldo. Eviterò di dire al mio ritorno che anche qua non è che ci sia poprio tempo da spiaggia, dati i -4 esterni. Però mi rendo conto che rispetto ai -11, i nostri -4 siano un freddo da barzelletta.

Da oggi sono ricominciate le visite a amici e parenti per cui ormai sono diventato "quello che vive a Monaco" (come se Monaco fosse a 3000 leghe da casa), ossia l'espatriato che non farà più ritorno. Beata ingenuità. Ma questa è un'altra storia e dovrà essere raccontata un'altra volta.

giovedì 15 dicembre 2011

Effetti collaterali

Quando comunicavo a amici e parenti che sarei partito per Monaco, tutti mi davano delle raccomandazioni/avvertimenti: attento al freddo che lá pela eh…occhio ai borseggiatori in metro…tienti sempre stretto la borsa che non te la buchino…mi raccomando quando vai in un posto, educato e attento…ascolta la tua tutor e fa vedere che sei volenteroso…impegnati che una volta inserito non si sa mai…

Nessuno peró mi aveva avvertito dei benefici “effetti collaterali” che Monaco scatena. In questo mese mi sono scoperto molto diverso da quello che credevo di essere. E non so se attribuire la causa all´aria di libertá e indipendenza che respiro qui o piuttosto al fatto che finché si è a casa non si tirano fuori certi lati del carattere perché non se ne ha bisogno o, cosa ancora peggiore, perché nel nostro ambiente siamo ingabbiati nello stereotipo e nella granitica immagine che ci siamo costruti e che gli altri hanno accettato. La sempiterna frase “eh, sono fatto/a cosi”, quante volte ce la siamo ripetuta o l´abbiamo ripetuta ai nostri familiari???

Per esempio io mi sono sempre reputato timido, introverso, lento nell´integrazione, bisognoso di una guida piú esperta di me, piuttosto pigro, tutto casa e universitá/lavoro, niente tempi morti da farsi giri in cittá, fiondati a casa e buttati sul divano. E, lo devo forse ammettere?, un tantino rigido nell´accettare lo sconosciuto, specialmente se confrontato con il mio back-ground veronese. Tutte idee preconfezionate di me che Monaco si è premurata di spazzare via.

-la timidezza si è di molto attenuata. Alcuni sconosciuti, aspettando la metro o il bus, si sono messi a fare conversazione con me e la cosa non mi ha assolutamente infastidito, anzi, ero grato che non mi facessero notare il mio accento o che dopo le prime tre parole non mi chiedessero se ero italiano. Con le colleghe in mensa parlo tranquillamente di aneddoti e della mia parentela con assoluta libertá e naturalezza. Sono molto piú sincero e disposto al confronto. Mi credevo ombroso e scostante. Qui faccio ridere tutti. Un paio di volte sono stato invitato dal gigio che passa da qui a lavorare il mercoledi e il venerdi (devo ancora trovare a un nome in codice) e non mi ha creato nessun imbarazzo pranzare e parlare di me, esporre le mie idee e fantasie ad una persona che fino a un´ora prima non sapevo neanche come si chiamasse. Le porte del mio IO sono spalancate verso l´esterno. Sará come mi ha detto la Enrizuccherina?? Cioè che all´estero si è cosi perché si parte dal presupposto che non si ha nulla da perdere??? Mah!

-la dipendenza da una guida autorevole è sparita. Se la Tutor mi dice che devo andare per uffici a sbrigare faccende burocratiche, ritirare formulari o richiedere copie di contratti e appalti in formato cartaceo, controllo la U-Bahn o la S-Bahn che ferma piú vicino possibile al detto ufficio e ci vado senza tanti problemi. A casa avrei chiesto a qualcuno di accompagnarmi come prima cosa, che se faccio una figura di pippolo almeno ho qualcuno con cui lamentarmi. E anche per essere aiutato nel caso vada nel pallone e non trovi l´ufficio o mi scoppi una crisi d´ansia davanti alla miriade di uffici del corridoio B2 scala F. Qua niente di tutto questo accade. Infilo la porta dell´ufficio, chiedo alla reception dove devo andare, busso e espongo il motivo della visita. Non mi preoccupo neanche di farmi capire. Di fronte al mio tedesco si inteneriscono e si fanno collaborativi. Ci metto la faccia, ma per la prima volta non mi preoccupo di quello che puó pensare chi sta dietro al bancone e/o pannello di vetro.

-la pigrizia ce l´ho solo nell´alzarmi la mattina (che dormo cosi bene!!!). Quando il lavoro langue, la Secondina latita e alle 3 mi dicono che me ne posso andare, non ho alcuna fretta di tornare a casa. Anzi. Scelgo un itinerario a caso e prendo la prima metro, tram o autobus e mi faccio un bel tour fai-da-te. Ovviamente le mete preferite sono gli Hugendubel di Marienplatz e Stachus, Park Nymphenburg (ci saró giá andato minimo 6-7 volte). Se ho voglia di cambiare itinerario ecco che me ne vado al Friedensangel, passeggio lungo la Ludwigstraße fino ad arrivare a Schwabing o a Münchner Freiheit. Ho gironzolato per Karolinenplatz e Königsplatz, ho costeggiato le Pinacoteche e la Chinesische Turm all´Englischer Garten e ammirato i mercatini a Sendlinger Tor. Finché l´inverno tarda ad arrivare, meglio godersi la cittá. Prossimi obbiettivi dei miei tour sono la tomba di Sophie Scholl al Perlacher Forst, l´Olimpiaeinkaufszentrum e il Maximilianeum. Mi sono sempre considerato anche troppo pigro per prendere l´autobus. Ora non vedo l´ora di salire sul primo mezzo pubblico che mi porta alla meta desiderata. Mi sono scoperto esploratore.

-inaspettatamente sono diventato piú elastico e tollerante di quello che mai avrei creduto. Mangiare alla scrivania, farsi i té e portare i dolcetti al lavoro: a casa lo avrei aspramente commentato come una totale mancanza di propensione al lavoro. Invece mi sono convertito e apprezzo la libertá di non essere costretto ad andare in mensa. Certi personaggi che transitano in metro li avrei guardati e pensato “ma guarda questo qua, robe da matti”, ora li guardo e penso “ma guarda te, che figo questo”. Completo ribaltamento di abitudini e pensieri. Anche questo improvviso cambiamento resta orfano di un solido motivo alla luce del quale spiegarlo e/o giustificarlo. Ho smesso anche di interrogarmi eccessivamente su me stesso. Mi limito a vivermi ogni giorno per quello che mi sento e che mi regalo. Mi lascio sorprendere senza tanti complimenti. Cosi ogni giorno è speciale, perché mi regala lati di me sconosciuti. Ogni giorno mi faccio un piccolo regalo interiore. E devo dire che si sta veramente bene.

Io li ho chiamati “effetti collaterali” per fare dell´ironia, ma non sono del tutto sicuro che lo siano. Di solito gli effetti collaterali non sono piacevoli, tutto il contrario. Ma stavolta lo sono, e tanto!!!

Anche per questo consiglio a chiunque sia in ascolto di tentare un´esperienza del genere. Apre gli occhi sul mondo, ma soprattutto li apre su noi stessi. Scopriamo di avere meno limiti e preconcetti di quello che ci saremmo mai immaginati. Ci riscopriamo da sconosciuti, sotto la nostra pelle abitudinaria scopriamo un essere diverso, molto piú avventuroso e grenzenlos (privo di limiti).

E´bello essere piacevolmente inconsapevoli di noi stessi e lasciarci sorprendere. Proprio quando credevamo di conoscerci!!!

martedì 13 dicembre 2011

Un italiano a Monaco

Avvertenza: le considerazioni che verranno esposte non sono assolutamente da generelizzare e applicare a tutta la comunitá degli espatriati, ma sono anzi da considerarsi limitate alla mia esperienza personale.

Esattamente un mese fa, il 13 novembre, Torquitax partiva alla conquista di Monaco. A quest´ora il nostro eroe non-eroe stava ficcando le ultime cose essenziali, tipo spazzolino, pettine e pezzetta pulisci-occhiali, in valigia (che piú che una valigia è un armadio su due route). Alle 11.31 sarebbe salito sul treno diretto Verona Porta Nuova-München Hauptbahnhof. Le sensazioni che il nostro incosciente protagonista provava le ha giá esposte nel relativo post.

Oggi il nostro caro Torquitax si è svegliato pensando che il tempo vola, che sono giá passati 30 giorni da quando è montato su quel treno e che sono stati 30 giorni meravigliosi e terribili insieme. Meravigliosi perché Monaco mi ha accolto a braccia aperte: librerie su 6 piani, biglietti settimanali a prezzi stracciati validi per tutti i mezzi pubblici, baracchini self-service con cornetti a 50cent, colleghe spassose e gentili insieme, sconosciuti disponibili al dialogo alle fermate dell´autobus e tante altre cose che ora non ricordo. Terribili perché ho sperimentato l´indigenza immobiliare, la paura di dover rinunciare al sogno di vivere e lavorare qui, l´indifferenza telematica di coloro a cui spedivo mail su mail, la trafila per avere un posto letto negli studentati e tutto lo stress che ne deriva! Per non parlare poi della problematica “genitori a casa” da tenere sotto controllo, gestire anche il loro stress, le loro paure, le loro ansie, le loro paturnie da “noi siamo qua e tu li, non sappiamo che cosa fare per aiutarti, ci sentiamo inutili”. In due parole: un casino!

Eppure, guardandomi indietro ora, tutto quello che ho passato è stato utile, prezioso, formativo. Rifarei tutto quanto, per essere qui dove sono ora. Sperimenterei di nuovo gli stessi inferni e gli stessi paradisi. Perché stare qui non ha prezzo (si, lo so, ho scopiazzato la pubblicitá della MasterCard). Nei pomeriggi fiacchi in cui le colleghe mi lasciavano uscire alle 3.30 e andavo a farmi lunghe passeggiate per la cittá ho pensato moltissimo. Ho vissuto sensazioni a non finire. Mi sono sentito felice e completo, totalmente appagato e sereno, me stesso come non mai. Nonostante la batosta immobiliare, qui ho ritrovato me stesso, o per lo meno, un me stesso diversissimo da quello che ho lasciato a Verona. Monaco ha su di me strani effetti “collaterali”, come la droga o la cioccolata. Mi catapulta in zone della mia personalitá fin´ora del tutto inesplorate o abbandonate. Un giorno qui basta a pulire quelle stanze polverose da tutte le ragnatele e la polvere che si era accumulata negli anni.

Io stesso sono stupito di me stesso. Stento quasi a riconoscermi. Ma mi lascio sorprendere con piacere. E un giorno dalle temperature insolitamente primaverili, mentre sedevo rilassato e in contemplazione su una panchina di Park Nymphenburg, sono stato come folgorato da una rivelazione. Spesso quando ci lamentiamo della nostra vita grigia e monotona, senza scopo o brio, obbediamo ad un impulso interiore di benessere, di realizzazione personale che durante tutto il tempo dell´anno resta sopito o tenuto doverosamente a bada raccontandosi le solite miserie. Peró poi torniamo al nostro grigiore, sbuffando, ma consolandoci dicendoci che in fondo la nostra vita non è poi cosi disprezzabile, che anche se le persone attorno a noi a volte sono noiose ci vogliono bene, che nel nostro bel cantuccio di mondo siamo sicuri. E questa parola magica, “sicurezza”, diventa la scusa o il dio a cui immolare tutti i nostri sogni, i nostri impulsi, spinti dalla paura, dalla sfiducia nelle nostre capacitá e dalla cosiddetta “consapevolezza dei nostri limiti”. E cosi, a poco a poco, ci spegniamo, scivolando in un´insoddisfazione cronica che finisce per avvelenarci il sangue. Su quella panchina ho capito che non c´è sicurezza al mondo che valga questa serenitá, questo intimo benessere, questa meravigliosa sensazione di essere al posto giusto nel momento giusto, questa ebbrezza olimpica di corpo e mente, in cui tutti i pori della propria anima sono aperti, ricettivi, tesi verso l´ascolto interiore. Con questo non voglio dire che l´espatrio sia da protrarsi per tutta la vita, un bel momento si puó anche tornare a casa, mai detto il contrario. Ma sono dell´idea che ogni persona dovrebbe sperimentare quella mirabile comunione interiore che io ho avvertito su quella panchina. Perché riempie, perché manda i nervi in estasi e perché fa salute! Terra terra potrei dire che bisogna sperimentarla perché fa bene e basta. Semplicemente.

Stare a Monaco mi ha suscitato altri inaspettati “effetti collaterali” di cui racconteró perché credo che meritino di essere esposti e perché ogni persona che mi legge puó rivedersi nelle mie sensazioni.

L´effetto collaterale su cui vorrei ora spendere alcune parole è l´effetto che Monaco ha sulla mia percezione di casa, sul mio ricordo di Verona e sul sentirsi italiano. Molti espatriati, per le ragioni piú disparate, non vogliono assolutamente passare per italiani, sperando di passare per tedeschi tra tedeschi. Rispetto la loro posizione, se sono emigrati qui avranno avuto i loro motivi ed è sacrosanto che portino avanti le loro convinzioni con forza. Io non sono partito dall´Italia arrabbiato con il mio paese, se mai un po´deluso per la mala gestione delle sue risorse. Volevo lasciare Verona perché ero stanco dell´aria provinciale e statica che respiravo lá. Volevo valicare le Alpi per potermi mettere alla prova in modi che a casa mi sarebbero stati per sempre preclusi. Da quando sono qui tuttavia mi sento piú che mai italiano, ma nel senso buono del termine: trascinante, pettegolo, allegro, lavoratore, propositivo e comunicativo. Non rinnego quello che sono. Non sono tedesco e non lo saró mai. Certo, rispetto alla totalitá certi lati del mio carattere possono a buon diritto essere definiti “tedeschi”, ma la mia teutonicitá si ferma li. Piuttosto vorrei essere un italiano amico dei tedeschi. E impegnarmi per far veder loro che si, abbiamo avuto Berlusconi; ma non tutti facciamo i bunga bunga party la sera, che anche noi abbiamo interessi e amiamo leggere, che abbiamo a cuore il nostro paese a discapito delle emerite salme che siedono a Montecitorio. In qualitá di espatriato voglio fare tutto il possibile per riabilitare l´immagine che l´Europa ha di noi, con i gesti di tutti i giorni. Perché l´Unione Europea si forma anche cosi.

Ho lasciato Verona tirando un sospiro di sollievo, felice di lasciarmi alle spalle il quartierino, i bus stracolmi e in ritardo e aspettative preconfezionate. Ma ora da qui quando penso a casa non ritrovo rabbia, né disgusto, solo una calda tenerezza. Mai avrei creduto di dirlo, ma sono contento di poter tornare per Natale a casa. Rivedere le mie colline, il mio scassatissimo autobus. Ho capito anche questo. Posso anche odiare Verona, ma fará sempre parte di me, perché è la mia pelle, è parte di me, è la mia educazione, il mio ambiente. Mi ha formato, mi ha dato gli strumenti per essere indipendente e maturo. Grazie al Verona-universo sono qui a Monaco. Anche in virtú di queste considerazioni non posso rinnegare quello che sono: veronese e italiano. Monaco mi aiuta ad apprezzare tutti questi elementi che pure tedeschi/bavaresi non sono. Monaco mi aiuta a rivalutare tutto quel bagaglio “etnico” di cui ero incosciente.

In definitiva, Monaco mi aiuta ad accettarmi per quello che sono. Monaco è lo specchio interiore in cui mi specchio ogni mattina.

PS: a tutti i veronesi in ascolto auguro una meravigliosa, gioiosa, stracolma di cioccolata, felice Santa Lucia!!!!!!!!!!!!!!

giovedì 8 dicembre 2011

Travaglio immobiliare

Stimolato da un recente (e spero continuativo) lettore che mi ha esposto le sue difficoltá nel trovare casa a Monaco, mi sono deciso a offire ai prossimi fortunati/sfortunati espatriati italiani che si recano nella cittá dei Weisswürst, alcune dritte per cercare casa e/o uno straccio di appartamento

Nota bene, benissimo: si avvisa la gentile clientela che non si garantiscono risultati immediati, ma si vuole solo offrire un vademecum minimo di risorse, iniziative o spunti per non impazzire nella giungla immobiliare monacense:

  • Quando vi dicono che cercare una casa a Monaco è difficile credeteci senza remore, a meno che non siate persone dalla fortuna sfacciata che allora trovate la sistemazione ideale: vicino a una stazione della metro, completamente ammobigliata e a un prezzo ridicolo. Ridete sguaiatamente e senza vergogna in faccia a quella brillante persona che vi dirá che cercare casa qui non è poi cosi difficile. O state parlando con il fortunello di cui sopra oppure con un cretino che apre la bocca solo per darle aria.

  • Prima di partire conducete una ricerca giá da casa. Trasformatevi in segretari di voi stessi e inviate quante piú e-mail potete. Siate preparati al fatto che se invierete 200 mail, non riceverete 200 risposte, 90 tutt´al piú, a meno che non siate il Fortunato di turno che allora le cose cambiano.

  • Per una ricerca preliminare affidatevi al sito della cittá di Monaco (muenchen.de). Li alla voce Wohnheime troverete un pratico documento formato PDF con tutti i dormitori, studentati per ragazzi, ragazze, sessualmente confusi, indigenti e alcolisti anonimi di Monaco. Se siete il Fortunato troverete una camera vuota che aspetta solo voi, se siete il Normale spedite una mail chiedendo la disponibilitá. Ci sará sicuramente una lista d´attesa o un periodo minimo di soggiorno richiesto per avere la camera (di solito due mesi). Se la disponibilitá che vi hanno dato va a nozze con il vostro periodo di soggiorno qui, dovrete riempire un pratico formulario “di presentazione” a cui dovrete allegare un fascio di documenti, referenze e foto. A questo punto penserete che è fatta, siete dentro. Sbagliato! Tutta questa documentazione vale come presentazione, ovvero non è per niente automatico che voi, presentando le carte, abbiate la camera a partire dalla data che vi serve. Aspettate e sperate di andare a genio alla direzione. Stesso discorso vale per lo studentato gestito dalla Caritas, dove addirittura il principio base di selezione è l´indigenza. Anche i poveri hanno un loro circolo esclusivo.

  • Dopo aver bussato virtualmente alla porta di ogni studentato, rivolgetevi a internet. Qui i siti che offrono case e appartamenti si sprecano. I piú gettonati sono wg-gesucht, immobilien-wg, easy-wg, immobilienscout24, statthotel e infiniti altri che ora non mi ricordo. Ce ne sono talmente tanti... Quando rispondete agli annunci in internet, scremate con molto buon senso. Diffidate degli annunci scritti in inglese o di quelli che vi rispondono in inglese. Alle vostre richieste di un appuntamento per poter visitare la casa vi risponderanno che al momento non sono a Monaco o in Germania, ma in un altrove non ben definito. A me personalmente hanno risposto “tedeschi” che rispondevano in inglese perché al momento in Scozia, Repubblica Ceca, Guatemala o altri posti improbabili. Cestinate per direttissima risposte di questo tipo. Risparmiate tempo e salute. Diffidate anche di coloro che offrono affitti troppo bassi (sui 200euro per capirci): o non vi rispondono o la maggior parte delle volte sono quelli che sono all´estero. Va da sé che anche se gli annunci sono muniti di foto chiedete di visitare sto sedicente appartamento. In genere le truffe sono meno frequenti che da noi, ma i furbi ci sono ovunque. Qui amano le presentazioni, quindi quando scrivete la mail di risposta all´annuncio scrivete vita, morte e miracoli di voi, il numero di scarpe che portate e il colore della montatura degli occhiali. Loro apprezzano. Se ci sono numeri di telefono chiamate, chiamate, chiamate. Alla piú disperata vi diranno che la camera è giá presa anche se l´annuncio è di due ore prima.

  • Parrá impossibile, ma le camere ammobigliate sono piú difficili da vedere (nel senso che riceverete meno risposte di quello che sperate), mentre quelle vuote sono quasi quasi piú abbordabili. Se siete il Fortunato troverete una camera ultra ammobigliata con anche l´angolo bar dietro la testiera del letto, se siete il Normale fate prima a portarvi dietro la camera da casa e piazzarla nella prima camera vuota che vi mostrano, cercando di incastrare i mobili nei metri quadrati che siete riusciti a trovare.

  • Noi italiani amiamo rivolgerci alle agenzie immobiliari, perché da noi spuntano come funghi e perché preferiamo delegare a un gigio adeguatamente cravattato lo scazzo e lo stress della ricerca. Noi stiamo comodamente a casa, nell´attesa che il telefono squilli e il cravattato ci dica esultante che ha trovato l´appartamento che fa per noi. Qui le agenzie immobiliari le conti sulle dita della mano. Vendono case dagli affitti astronomici (per un monolocale di 30 m2 chiedono 900euro al mese) e chiedono garanzie ancora piú stellari. Se possedete una galassia da qualche parte nell´universo, è il momento buono per ipotecarla. Se avete il portafogli gonfio e volete allegerirlo rivolgetevi alla MrLodge, alla mitwohnzentrale.de e un´altra che ora non mi ricordo. Ah, come garanzia vi chiederanno sicuramente di pagare con carta di credito. Tedesca. Quelle italiane non valgono il materiale su cui sono stampate.

  • Infine, per tutti voi poveracci che vi hanno comunicato dall´oggi al domani che dovete fare i bagagli e partire (come è successo pressappoco a me), utilizzate il tempo con saggezza, trovate la prima sistemazione temporanea (hotel, ostelli o che so io) da qui potete monitorare il mercato immobigliare e rompete le palle a chiunque vi sembri quello con l´offerta migliore. In fondo non avete nulla da perdere no?

  • Come ultima dritta vi consiglio con tutto il cuore di non perdere la speranza e l´ottimismo. Saranno i vostri migliori alleati di fronte alla difficoltá del cercar casa a Monaco. Non smettete di chiedere, sul lavoro, ai primi sprovveduti alle fermate dell´autobus o mentre salite in metro. Non si sa mai dove si puó annidare la vostra occasione!


L´imperativo che vi lancio peró resta quello: non abbandonate la speranza! Quando meno ve lo aspettate le cose si risolveranno. Dovete solo portare pazienza (so che puó sembrare un consiglio trito e ritrito peró è cosi che succede).

Mi raccomando non spaventatevi! E non sto parlando con te Fortunato, parlo con te Normale! Come in ogni cosa ci vuole un po´di rodaggio e quando sarete qui le cose vi sembreranno meno terribili che non dall´Italia. Siete sul posto e avete una visione piú ampia della problematica.

Non mi resta che augurarvi tanta fortuna! O come dicono qui Viel Erfolg bei der Suche!!!!

Ps: se avete altri accorgimenti da aggiungere, non esitate a farlo! Posso venire utili a me come a tutti i lettori! Grazie!

mercoledì 7 dicembre 2011

Adventskalender-mania

Sono arrivato in questo meraviglioso angolo di Baviera chiamato Monaco a metá novembre e giá c´era nell´aria una certa sensazione di attesa per il Natale imminente. In Marienplatz alcuni banchetti erano in via di allestimento, altri li stavano costruendo, altri ancora non c´erano, ma sono arrivati nel frattempo.

Per me tutta questa atmosfera calda e colorata, fatta di luci e decorazioni in legno, di Glühwein e Würst natalizi è qualcosa di assolutamente nuovo. Da godere, da osservare, da vivere e sperimentare. E fin qua tutto bene. Da noi, in Italia, prima del Natale non si festeggia niente, forse la vigilia si fa una sorta di anteprima di quello che sará il banchetto del giorno dopo, assaggiando una fetta di pandoro immersa nello zabaione o sgranocchiando un cioccolatino al rum e tante altre belle cose. Dagli anni del catechismo ci si ricorda vagamente che il Natale è prededuto dal periodo d´Avvento, cioè quelle quattro domeniche precedenti il 25 Dicembre, in cui anche la Madonna ha sopportato il peso dell´essere incinta, come ogni altra donna su questa terra. Ok l´Avvento, ma il nostro binocolo culturale è essenzialmente focalizzato sul Natale e li non ci piove, tutt´al piú ci nevica!

Qua invece è tutta un´altra storia. Forse perché qua le cose si fanno una alla volta e bene o forse perché qua con la scusa del freddo ogni scusa è buona per far baldoria, prima del Natale bisogna festeggiare adeguatamente il periodo d´Avvento (Adventszeit), altrimenti Natale sa un po´ meno da Natale. E allora come si festeggia degnamente tutto questo mese di coscienziosa attesa? Chiaro no? Con l´immancabile Adventskalender! E cos´è sto calendario dell´Avvento vi starete chiedendo voi? Sicuramente l´avrete visto almeno una volta nella vostra vita, peró vi spiego lo stesso di che si tratta. Il calendario d´Avvento è una scatola fine di cartone contrassegnata da tante caselline, numerate dall´1 al 24, sparse tutte a caso e ogni mattina si apre una finestrina con il numero corrispondente (tipo oggi che è il 7 di dicembre, si apre la casellina numero 7) e all´interno il bimbo, i grandi, gli anziani trovano un cioccolatino o una piccola sorpresa, oppure anche un´immagine tipica del periodo invernale (un pupazzo di neve, la slitta, la candela con l´agrifoglio e cose cosi). Anche i cioccolatini hanno impresso queste forme, quindi ogni giorno ci si sveglia e ci si chiede “cosa troveró oggi nell´Adventskalender???”. Per noi, o per me, questa è un´usanza veramente tenera e dolce (approfitto di qualunque scusa per ingollare dosi extra di cioccolata anche quando mi ero ripromesso di resistere), peró non fa parte del nostro bagaglio culturale.

Al contrario qui è una moda e un´usanza che è dovere sacrosanto rispettare. Gli Adventskalender impazzano, sono ovunque, ce li hanno tutti, in qualsiasi formato, di qualsiasi materiale, grandezza o stile. Se non ne hai uno sei OUT, se ne hai uno o piú di uno, diciamo uno per ogni membro della famiglia cosi nessuno litiga, sei SUPER IN, ECHT COOL! Totalmente impreparato a partecipare a questo rito quotidiano, ci hanno pensato le CT a convertirmi.

Da noi in ufficio, giusto di fronte alla porta d´entrata, sulla parete di fondo, troneggia l´Adventskalender dell´ufficio e ci tengo a sottolineare che è quello della RitterSport. Meraviglia delle meraviglie. In classico stile tedesco, perché tutti abbiano uguale diritto a usufruire di questo magico dispensatore di gioia e delizie, abbiamo provveduto a dividere i numeri disponibili per il nostro numero di colleghi, li abbiamo poi tirati a sorte, cosi che ognuo si è ritrovato con tre numeri in mano e il conseguente diritto di aprire la casellina quei tre giorni pescati. Una pratica equa e democratica.

Non contento, nel giro di due giorni ne ho ricevuto altri due. Uno mi è stato regalato dall´ente ospitante, come regalo di Natale, che ora tengo in camera e scarto ogni mattina come augurio di buongiorno e il secondo mi è arrivato per posta. L´adorabile, tenerissima, stellare Dresdnerin ha pensato ancora una volta a me e ci teneva che io avessi qualcosa da Dresda, in questo momento d´Avvento. Se prima non ne avevo manco uno, me ne ritrovo due tutti miei e uno in condivisione con le colleghe. Troppa grazia Sant´Antonio. E certo non sto qua a rifiutarla…prendo tutto quello che arriva.

Insomma, anche questo fa tutto parte dell´espatrio, dell´acclimatarsi agli usi locali, far vedere che si è gente volenterosa che vuole abbracciare i buoni costumi locali e che si è pronti a una veloce e felice integrazione (mantenendo peró un pizzico di buon senso, scegliendo quali abitudini adottare e quali no).

Come prima esperienza all´estero non mi posso lamentare, eccezion fatta per il cronico problema dell´alloggio, ma questa è un´altra storia e dovrá essere raccontata un´altra volta.

lunedì 5 dicembre 2011

Vita da metro

Uno degli aspetti piú esaltanti e fantastici dell´espatrio a Monaco è stata ed è la metro, questo affascinante sferragliare sotto terra da un capo all´altro della cittá, senza dipendere da semafori, traffico, precedenze o altre frignacce. Nel momento in cui sali in metro sai di non avere tempi morti. Tutt´al piú quei cinque miserrimi secondi in cui la metro si ferma alla fermata per permettere alla gente di salire e scendere. Con la metro è tutto movimento, puro viaggio, dieci, venti, trenta minuti di dolce dondolio nelle profonditá dellá cittá.


Poi anche li, c´è metro e metro. Si perché qui non c´è la metro pura e semplice come la intendiamo noi in Italia e che fa la sua timida comparsa solo in cittá del calibro di Roma, Milano o Torino. Qua le metro si distinguono in due tipi: le U-Bahn, che sono delle metro di superficie cosí dette, perché dopo un tot di fermate sottoterra al buio escono alla luce del giorno per continuare il loro viaggio sotto il benigno sole, e le S-Bahn, metro sia di superficie che di “profonditá” ma che si distinguono dalle U-Bahn perché percorrono tratte in media piú lunghe e perché nelle stazioni metro scorrono a un livello ancora piú basso delle U-Bahn. Si, sono differenze lievi, ma fondamentali. Che se sbagli a prendere la S7 invece della U4 chissá dove vai a finire, quindi occhio quando si consulta la cartina.


Per me, atterrato da Buslandia, dove oltre ai bus non esistono altri mezzi di trasporto pubblico, Monaco mi sembrava la patria dei mezzi pubblici: tram appena fuori dalla Hauptbahnhof, bus per ogni direzione e due tipi di metro a una scala mobile di distanza! C´era di che ubriacarsi. Cioè quando si dice passare da niente a troppo. In piú non ero per nulla preparato al meraviglioso “effetto collaterale” della metro: il guadagno in materia di tempo. In dieci minuti si va dalla Hauptbahnhof alla Hostbahnhof e in cinque in Marienplatz che sta nel mezzo tra le due stazioni. Ammetto che i primi giorni ero disorientato. Io ero abituato a prendere il bus delle 9 alla mia fermata per essere in centro alle 9.30 e magari da li prendere una coincidenza per arrivare puntuale a un eventuale appuntamento fissato per le 10.30 e riuscire quindi a essere a casa per le 12.30 quando i bus arrivavano con pochi minuti di ritardo. Praticamente per un impegno di 20 minuti scarsi io ci impiegavo ore di strada. Qua tutto d´un colpo avevo una marea di tempo a disposizione che mi avanzava grazie alle metro. E vogliamo dire che qui gli autobus passano ogni dieci minuti e le U-Bahn e le S-Bahn ogni tre???Quando da me l´unico autobus che mi portava a casa passava tre volte l´ora ossia ogni venti minuti (sperando che fosse in orario, chiaro no?). Passata la sorpresa iniziale mi sono convertito subito. E credetemi non rimpiango per niente i bus veronesi. Benedetta sia la metro di Monaco, cosi come gli autobus e i tram (specialmente i tram sono super!!!).


Abituato alla cagnara indegna che regnava sui miei autobus, qui mi sembra tutto un altro mondo, A Verona i bus sono bar su due ruote: c´è chi strilla a squarciagola gli affari suoi al telefonino, italiani cosi come stranieri, c´è chi ha l´Ipod a tutto volume e ci lascia indovinare che musica sta ascoltando, ci sono i gruppetti di adolescenti ormonati che si lasciano andare al bollore del momento e persone di tutte le etá e di tutti i tipi che fanno semplicemente gossip. Qui, tranne rare eccezioni, nessuno fiata. In metro si sta in religioso silenzio e si bada bene a non disturbare il vicino. Difatti qui la metro piú che altro è considerata, credo io, come una zona neutra, grigia, in cui ognuno puó fare quello che vuole, basta che non si metta a ballare il tango sulle balle altrui. E alla mattina, mentre con la U-Bahn vado al lavoro ne ho viste di scene buffe! In metro si puó fare praticamente tutto. Si va dalle cose piú comuni tipo restare in silenzio e fissare il finestrino, leggere un libro o il giornale, mandare messaggi fino a cose bislacche o del tutto inusuali. Tipo una mattina il signore cravattato seduto di fronte a me meditava: aveva una Bibbia in mano e a momenti alterni la apriva e la chiudeva, poi mormorava qualcosa facendo il labiale, chiudeva gli occhi, mormorava di nuovo e quindi riapriva il libro dei libri al segno per ricominciare da capo la pratica meditativa. Un´altra mattina mi è capitato di vedere una ragazza che con suprema tranquillitá ha aperto lo zaino, ha tirato fuori un enorme gomitolo di lana, ha ravanato nel fondo per trovare i ferri e con inaudita concentrazione si è messa li a fare la calza, sferruzzando in silenzio e fermandosi a contare di quando in quando. Per poi scatafrattare via tutto nel cestino che sta giusto sotto ogni finestrino. Ma come, mi son detto, sei stata qua a sferruzzare per quasi un quarto d´ora per poi buttare via tutto???Mah, contenta te. Ci sono immancabili quelle che si truccano con estrema perizia rimirandosi nei finestrini oppure armate di pratico specchietto portatile. Ci sono le mamme che tornano dalla passeggiata pomeridiana e si infilano in metro con il passeggino, indisturbate e serafiche, cosi anche gli invalidi che qui non si muovono con la sedia a rotelle, ma con minimacchine da marciapiede, atte a renderli del tutto autonomi. Non è la prima volta che tornando dall´ufficio ne incontro qualcuno che sta tornando dal supermercato, munito di borsetta adagiata sul cestello anteriore. Da noi si parla tanto di barriere architettoniche per invalidi e neonati. Qua il problema è del tutto inesistente.


Decisamente un altro mondo.


Le metro portano tanti, tantissimi privilegi e comoditá. Ma causano anche impazienza nei biondi tedeschi, di solito cosi compassati. Appena avvertono il suono di una metro in arrivo, sono presi come da una frenesia e pur di prendere quella metro, si scapicollano giú da scale mobili e non, travolgendo tutti quelli che si trovano sfortunatamente sul loro cammino. E´quindi buon constume lasciare il passaggio libero sulla destra sulle scale mobili, per permettere a loro di correre in libertá nel tentativo di prendere la metro e per permettere a voi di non essere spintonati senza motivo.


Questa cattiva abitudine di frenesia non intendo adottarla. C´è una metro ogni tre minuti. Prenditela comoda cugino teutonico. Pensa alla sciagura di avere un solo autobus ogni venti minuti e vedrai come te la prendi comoda la prossima volta che senti cigolare una metro in arrivo!

venerdì 2 dicembre 2011

Soddisfazioni, ringraziamenti e saluti

Non voglio passare per esagerato, ma questa è la terra della cuccagna. Qua al posto della neve (che non si è neanch´ora vista, Gott sei dank), fioccano gratificazioni.
Ieri ero li che mi facevo gli affari miei, quando è entrato in ufficio un poraccio pieno zeppo fino al collo di pacchi. “Saranno i pacchi per l´ufficio arrivati per DHL” ho pensato. E invece no! Erano i regali di Natale che la IHK mandava ai suoi dipendenti, di qualsiasi sezione, affiliato, ufficio indipendente e affini. Cioè mercoledí lo stipendio e ieri il regalo di Natale. Una sorpresa dopo l´altra. Sopresa delle sorprese. Appena l´omino è entrato dalla porta le mie colleghe hanno urlato estasiate Geschenkeeeeeeeeeeeeee (Regaliiiiiiiiiiiiii) e io che le fissavo stranito. Regali??? Quali regali???? Per farla breve ognuno ha aperto il suo pacchetto rosso e ci ha trovato dentro un pensiero diverso. A me è toccato un Adventskalender! Oh che tenerezza. La finestrella del primo dicembre aveva dento un cioccolatino con la luna, quello di oggi un angelo. Che emozione cercare la porticina con il numero, aprirla con un misto di apprensione e fretta e scoprire poi la figura o il simbolo nascosto. Ora capisco perché qui il Natale è osannato. Se uno viene su con tutte ste tradizioni meravigliose, ovvio che quando arriva Natale si gasa. Per i tedeschi è l´equivalente di Santa Lucia per noi veronesi o Babbo Natale e la Befana per gli altri.
Una soddisfazione dopo l´altra. Ora di maggio chissá quante cose meravigliose arriveranno ancora che nemmeno oso immaginare. Di fronte a tanta grazia ti viene voglia di essere una persona migliore, di sorridere di piú e essere piú disponibile. O almeno a me tutte queste gratificazioni fanno questo effetto. Perché tutto questo commuove e intenerisce e chi non ne vorrebbe sempre di piú? Io si!
C´è un peró. E un ringraziamento ancor piú grande da fare. Se Eireen non mi avesse aiutato offrendomi un posto letto e io avessi rinunciato, salendo sul treno, quanto di tutto questo avrei avuto? Quante di queste sensazioni avrei perso? Dove sarei ora e cosa farei? Sicuramente non sarei qui a Monaco a godermi tutta quest´atmosfera e sperimentare questa crescita interiore. Per cui il ringraziamento piú grande va a lei.
GRAZIE.
Prima di chiudere vi lascio con una comunicazione importante.
Poiché Splinder sta per scatafrattere via tutti i blog, mi sono deciso a trasferirmi su Wordpress. Il nuovo indirizzo blog è:

http://torquitax.wordpress.com/

Abbiate pietá, la grafica è quello che é. La sistemazione del blog è ancora in corso d´opera. I prossimi post, diciamo da lunedi in poi, li troverete li.
Grazie per l´ascolto e ci rivediamo su Wordpress.

Tschüüüüüüüüüüüüüüüüüüüüüüßßßß

giovedì 1 dicembre 2011

Natale, tredicesima e compatrioti

Ieri pomeriggio la Secondina non c´era e sono potuto uscire prima dal lavoro e andare a farmi un giro in libertá in Marienplatz a godermi i mercatini, prima che vengano presi d´assalto dai turisti.
La Secondina è una delle CT che sta al di lá della pianta, io le vedo la parte posteriore del computer, siamo vis-a-vis, come ama ripetere lei. Non fatevi ingannare dal nome, in realtá è molto simpatica e si interessa molto alla mia integrazione. La chiamo cosí solo perché ogni volta che restiamo in ufficio solo io e lei, è fiscalissima per l´orario d´uscita. Quando c´è lei, prima delle 16.30 non posso abbandonare la postazione, anche se non ho niente da fare. Preferisce che tiri fuori la Storia Infinita, ma fino a che non scattano i 30, il culo dalla sedia non lo alzo. In piú si è meritata questo nome in virtú del fatto che se mi vede li a rigirarmi i pollici, trova subitissimo qualcosa da farmi fare. Voilá un nuovo personaggio. Oltre alla Mangiona e alla Tutor, anche la Secondina arricchisce l´universo del UF in continua espansione.
Infatti non piú tardi di martedi ho avuto il sommo piacere di incontrare il capo formale dell´UF, anche se alla fine della fiera chi manda avanti la baracca è la Tutor. Questo sedicente capo passa una volta a settimana, mi hanno spiegato, giusto per far vedere che c´è e per fare una sorta di breefing solo per assicurarsi che l´ufficio non stia andando a remengo.
Poi, giusto per snocciolare altre CT che mi impegno a studiare nei prossimi giorni, ho individuato la Centralinista Ridens, chiamata cosí perché tra una telefonata e l´altra spara battute a tutto l´ufficio e ride, ride, ride in continuazione e poi c´è l´Ugolatrice che si è meritata questo appellativo perché ogni volta che ride, ride di gola e sembra che le si sia bloccato qualcosa in gola. Praticamente ha una risata asmatica che mi mette i brividi. Appena avró studiato ulteriormente questo universo mondo non mancheró di esporre i risultati dei miei studi.
Tornando al tema principale, ieri l´Ugolatrice mi ha gentilmente invitato ad andarmene quando avessi voluto. Alle 15.30 ho messo via baracca e burattini e ho infilato la porta. Ohhhhhhhhhhhh che belli i mercatini senza la calca dei turisti! Che ogni anno giungono a ondate e soffocano l´atmosfera e rendono impossibile passeggiare con tranquillitá tra le bancarelle e farsi contagiare dalle luci, gli odori, i colori e sorridere al vicino mentre ti sorseggi una tazza di Glühwein. Che poi sti mercatini ogni anno crescono in maniera esponenziale. Quando li ho visitati io c´erano solo in Marienplatz e un paio lungo la Kaufingerstraße, ma li c´era solo roba da mangiare. Quest´anno i mercatini raggiungono Stachus (Karlsplatz). dove nella famosa rondell è stato allestito anche una sorta di bar in legno a due piani, proseguono quasi fino a Odeonsplatz e alla Teatinerkirche, per giungere fin quasi dietro al Viktualienmarkt e a Jacobsplatz. Praticamente non sono piú mercatini, sono diventati un Villaggio di Natale piazzato nel pieno centro di Monaco. Oh si, poi ne hanno allestito uno nel cortile interno del Rathaus (meraviglioso) e un secondo, unicamente per i bambini, con una sorta di Legoland, con tanto di palchetto esagonale da cui una banda in classico vestito nazionale bavarese suona tipiche musiche natalizie. Tutto questo ben di Dei mi ha confermato nella mia decisione di non lasciare piú questa cittá. Mentre passeggiavo ieri pensavo che non vorrei essere in nessun altro posto al mondo se non qui. E CI SONO!
Come direbbe la Super Genia: robe mai viste.
E per sottolineare quanto ieri sia stata una giornata favolosa, a mia completa insaputa, ho ricevuto anche il mio primo stipendio. 65 Euro simbolici, ma che per me valgono milioni. Ci hanno tenuto a farmi sapere peró che me li daranno solo a fine mese. Ma che mi frega??? E´ il valore implicito, simbolico quello che conta, mica la cifra che mi mettono in mano. Ogni giorno una sopresa dopo l´altra.
Altra cosa che non puó mancare in questo periodo dell´anno a Monaco sono i connazionali che si fanno riconoscere. All´altezza della Residenz una signora berciava al telefonino “siiiiiiiiiiii, sono qui a Monaco, si si non ti preoccupare, salutami la Carla e stai tranquillo che ci risentiamo sai???”. Ecco, li ho driblato alla grande e ho fatto finta di niente. Percorsi pochi metri, giusto di fronte all´entrata dell´Hofgarten, incappo in una scolaresca che si fa le foto come fossero sotto la Tour Eiffel e mi è bastato aguzzare l´orecchio per udire il galletto di turno urlare “ma dai mongolo, cosa ti ho detto??il file lo devi salvare! cioè ma ascolta cavolo, non so”…
Non ho fiatato e come ogni “monachese” li attorno, ho fatto finta di niente e con molta no chalance mi sono infilato in metro.
Italiani…come non riconoscerli…

mercoledì 30 novembre 2011

Primi passi per l'integrazione

Facendo un rapido conto die giorni sono qui a Monaco da due settimane e mezzo. Sembrerá incredibile, ma non ero mai stato lontano da casa per cosí tanto tempo. Mi ero assentato dal mio bel quartiere adagiato tra le colline al massimo per una settimana, otto giorni dandogliela tutta. Con oggi invece fanno 18 giorni tondi tondi che ho preso la valigia, ho salutato tutti e sono salito sul treno.
18 giorni che mi sembrano una vita, tutta una quotidianitá. La qualitá del tempo, delle esperienze hanno alterato il tempo reale. Misuro tutto secondo un mio tempo interiore. Io sono qui da anni. Anni che mi hanno donato un´assuefazione a un nuovo ambiente che ora armeggio abbastanza bene. Le metro, gli autobus, passeggiare da Marienplatz fino a Stachus o sedermi pensieroso su una delle mille panchine che affollano il giardino della Residenz. E stare semplicemente li. Tutto mi è familiare, come se qui ci fossi nato. Magari le vere sfide sono ancora da venire, ma fin´ora non ho ricevuto grossi traumi (tranne la ricerca alloggio su cui ho speso giá un milione di parole). La metro è facilissima da girare, la sua efficienza piacevolissima. La gente silenziosa, finalmente si puó pensare in santa pace anche per strada o alla fermata dell´autobus. Qui si legge e non si parla al cellulare. Questo è un costume che ammiro e stimo senza riserve. Ogni tanto se sono di buona si mettono a fare conservazione, ma poi non ti attaccano la pezza per tutto il tragitto, non appena arriva la metro o il bus ognuno si fa gli affari suoi. Dio ti ringrazio di tanta grazia.
Considerando tutta questa increibile amalgama di positivitá, accoglienza e immediata familiaritá, è stato per me del tutto naturale cercare di adattarmi il piú possibile agli usi degli autoctoni. Non piú tardi di mercoledí o giovedí scorso mi sono recato da Hugendubel a Marienplatz (sei piani di libri è il paradiso in terra per il sottoscritto) e ho girato tutta la libreria con la ferma intenzione di non uscire da li senza non aver comprato un libro da poter leggere in metro e tramite cui migliorare il mio tedesco. Insomma qua o un giornale, o un e-book o un libro vero e proprio è richiesto per cominciare bene la giornata. A tale meraviglioso, educativo e commovente costume dovevo adattarmi. Cioè loro leggono e io no??? Non sia mai. Gira che ti rigira ho trovato il libro che fa per me. Appena l´ho visto sullo scaffale ho pensato che era li che mi aspettava. Curiosi di sapere che libro è? Facile, ve lo dico subito. La Storia Infinita di Michael Ende. Anzi, meglio detta Die Unendliche Geschichte. Ora alla mattina prendo la metro e quando riesco a sedermi la tiro fuori dalla mia tracolla e mi metto li a leggere. Cominciare cosí ogni singolo giorno è una sinfonia. In questo modo arrivo in ufficio giá con qualche infarinatura di tedesco e mi sento meno arruginito del giorno prima.
Alta cosa che non mi ha creato alcun problema di adattamento è farmi bellamente colazione alla scrivania. Il primo giorno sono arrivato a digiuno, guardandomi attorno per studiare un po´l´atmosfera e capire come ci si muove in un ufficio non italiano. Dopo aver visto che tutti mangiavano e trangugiavano come luridi comodamente seduti alla scrivania, mi sono semplicemente adattato. La mattina dopo nella Ostbahnhof ho adocchiato un baracchino self-service con cornetti di tutti i tipi a 50cent, ne ho preso uno e me lo sono mangiato alla scrivania. Nessuno ha fiatato, anzi, la mia tutor mi ha augurato buona colazione. Da quella mattina li io mi compro la brioche in stazione e me la magno alla scrivania. Semplice e tranquillo.
Qui non frega a nessuno dove vai. Da noi devi avvertire se vai in bagno, se vai a bere, se vai a mangiare, se vai a prendere una boccata d´aria. Insomma avverti per qualsiasi cosa che non credano che te ne vai e scappi in Guatemala. Qui no. Devi andare in bagno? Senza fiatare o avvertire nessuno, ti alzi, infili la porta e vai in bagno. Punto. Quando hai fatto torni e tutti felici come prima. A questa felice usanza mi sono acclimatato dal primo giorno. E meno male che qui funziona cosí.
I languorini spopolano. Come detto ieri a mezzogiorno cascasse il mondo si fa in mensa, si augura Mahlzeit ai colleghi, e ci si rivede tra una mezz´ora. Rientrati dalla mensa peró lo stomaco non è ancora del tutto a posto. Ecco allora comparire i RitterSport o, non piú tardi di ieri, la torta di noci e cannella con rivestimento di pastafrolla. Si mette sul bancone a disposizione di tutti e quando se ne vuole un pezzo, senza tante cerimonie ci si serve. E nessuno fiata.
O giá come l´impressione che finiti i sei mesi mi fermeró qui…
Adoro stare qui. Monaco non ti lascio piú.

martedì 29 novembre 2011

Vita da ufficio

Dopo avervi ragguagliato con il post precedente sulla mia attuale situazione, penso sia venuto il tempo di parlarvi del mio ufficio e delle colleghe che mi circondano.
Poiché non mi è permesso fare pubblicitá al mio ente ospitante o quant´altro d´ora in poi il mio posto di lavoro si chiamerá UF (ovvero Ufficetto Tedesco) e le mie colleghe CT (Colleghe Tedesche), magari nel corso del tirocinio le differenzieró se no non ci capite piú niente voi e neanche io!
Per la prima volta nella mia vita ho una scrivania tutta mia, un computer tutto mio e pure un telefono personalizzato che ancora non mi sono azzardato a utilizzare nel timore di fare figure di pero e spaventare la persona all´altro capo con il mio tedesco avvinazzato. Per me è una cosa del tutto nuova poiché non ho mai lavorato in vita mia. Ebbene si signori, sono uno di quei classici polentoni che fanno una cosa alla volta. Fino a quattro mesi fa sgobbavo sui banchi dell´universitá, ora mi do da fare comodamente seduto alla scrivania. Sono un tipo da una cosa alla volta!
Immaginate la mia ansia e le mille e mille aspettative che avevo il primo giorno di lavoro. Fantasticavo colleghe super efficienti, burbere, silenziose, con sempre qualche pratica in mano da sbrigare, riservate e attente. Temevo i loro sguardi accigliati mentre mi esprimevo nel mio tedesco masticato, vedevo giá le loro menti lavorare a pieno ritmo nel tentativo di decifrare il mio pensiero. Pregavo per non fare brutte figure il primo giorno o, roba ancora peggiore, tipo grippargli la fotocopiatrice o fargli fumare il fax.
Le mie paure sono rimaste tali. Nessuna di queste catastrofi si è avverata. Al contratrio. Dopo una settimana e mezza (abbondiamo va´) di lavoro qui, mi sono fatto l´idea di essere atterrato nell´ufficio piú italiano di tutta Monaco. Qui si fa tranquillamente colazione alla scrivania appena si arriva e nessuno ti dice niente, anzi ti invogliano a mangiare augurandoti buona colazione. I momenti di silenzio sono pochi. Le CT si berciano da una scrivania all´altra i fatti loro. Dove sono andate nel fine settimana, cosa hanno fatto, ma soprattutto ridono. Qui si ride un botto. Io non capisco ancora la loro comicitá. A dirla tutta capisco ancora tre parole su venti. Quindi il piú delle volte vado a senso, oppure mi faccio mostrare con esempi quello che devo fare. Capire è un conto, eseguire un altro. Per il momento peró tutto fila lascio. L´atmosfera è rilassata, oserei dire svaccata al massimo. Le CT mangiano di tutte le ore e di tutto. C´è quella che io chiamo la Mangiona perché dal momento che mi siedo alla scrivania (circa alle 9) non la vedo mai riposare le mandibole. Oggi quando sono arrivato era li che si lavorava una carota annaffiata da una tazza gigante di latte freddo. Nel corso della mattina (dovete sapere che la Mangiona fa il part-time quindi a mezzogiorno leva le tende) poi, in media si fa fuori minimo un´alltra carota, passa quindi alla mela, verso le 11 ha un languorino diverso e allora ammazza un bicchiere di yogurt da 300grammi per finire in bellezza, prima di salutarci, con una tazza di thé aromatizzato seguita da un mandarino. Secondo me mette via il grasso come gli orsi in previsione dell´inverno. Oppure non ha voglia di farsi da mangiare quando arriva a casa e allora mangia come una disperata cosí quando arriva a casa è giá piena e non deve mettersi su un padella di Würstel. Anche se non scommetterei molto sulla seconda opinione. Mi sa che quando arriva a casa vuota comunque la dispensa.
A differenza invece di noi italiani, o mia non so, qua le verdure cavalcano l´onda. In mensa appena entri, subito dietro la lavagnetta con il menú del giorno, c´è l´angolo verdura-insalata fai da te, che io bazzico solo in caso sia disponibile la sgavettata di Kartoffelnsalat. Se no mi dirigo spedito all´angolo dolci/dessert, zuppe e piatto del giorno. Loro invece se non accompagnano la carne o la “pasta” o qualsiasi altra cosa con una terrinetta di verdura non son contenti. Difatti il primo giorno in mensa mi hanno chiesto sfrasato: perché non hai preso la verdura. Ehm….io non la mangio….
Domanda seguita subito dopo dalla constatazione: ma mangi cosí poco??? Certo che mangio cosí poco, la vostra kleine Portion è una media delle nostre. In piú io ho lo stomaco della capienza di un uovo di quaglia. Va da sé che io a confronto loro mangio come un cardellino. Tenendo poi ulteriormente conto che qui la pausa pranzo dura una mezz´oretta scarsa, ovvio che non mi abbotto di roba, se no poi finisce che mi appisolo sulla scrivania. Ah e mi raccomando tenete bene a mente che qui la pausa è a mezzogiorno spaccato. Né un minuto di piú, né un minuto di meno. Il primo giorno ci sono rimasto come uno scemo quando alle 12 precise mi hanno trascinato in mensa. Io ero li che tiravo le 13, come è buon costume in Italia. Neeeeeeeeeeeeeeeee. Qui siamo in Germania, qui si mangia prima. All´una è giá mezz´ora che io sto di nuovo alla scrivania a fare quello che devo fare.
Quando torni in ufficio peró c´è sempre una sorpresa. Una sorpresa chiamata RitterSport. Ogni giorno una delle CT ne porta una tavoletta e la “regala” all´ufficio. Questo è un costume che devo ammettere di gradire molto. E visto che il secondo giorno giá m´ero adattato a mangiarmi bellamente la mia brioche al cioccolato alla scrivania, ho deciso che a breve mi doteró di una tazza tutta mia cosí da potermi anch´io fare i thé o le cioccolate calde.
Dopotutto siamo nell´Unione Europea, sono qui per studiare da vicino la popolazione germanica e cercare di adattarmi il piú possibile ai loro usi e costumi. E allora che adattamento sia!
PS: anticipo giá che alcuni tentativi mossi in questa direzione sono stati coronati da successo, ma questa è un´altra storia e deve essere raccontata in un altro post!

lunedì 28 novembre 2011

Incredibili sviluppi

Cari lettori, eccomi di nuovo tra voi.
Dopo una settimana e piu´ di silenzio vi posso ragguagliare sugli ultimi sviluppi dell´avventura-disavventura monachese.
Prima di tutto come avrete capito sono ancora qui. Anzi al mio attivo ho giá una settimana di lavoro nel mio bel ufficetto tedesco e oggi é il secondo lunedi che passo qui. Praticamente un sogno! So che starete morendo dalla curiositá e vorrete sapere come ho risolto il problema sistemazione, dannatissimo alloggio. Non ci crederete mai, ma domenica quando ormai avevo perso ogni speranza e stavo di nuovo impacchettando la valigia, pronto e rassegnato ormai a tornarmene a casa, l´angelo Eireen é venuto in mio soccorso e mi ha salvato offrendomi un posto letto nella sua schiccosissima casetta di marzapane dal tetto a punta e le finestre piccine picció. Quando mi ha offerto tanto posto letto io ho visto la luce in fondo al tunnel. Mentre mi offriva cotanta ospitalitá, fidatevi non sto esagerando, mi tremavano le gambe. Lei ha salvato il mio sogno. Tutt´ora non so come ringraziarla né come sdebitarmi. Con il suo aiuto mi ha regalato questa meravigliosa esperienza e soprattutto mi ha dato l`opportunita di godere a pieno dell`occasione a cui stavo rinunciando per cronica mancanza di alloggi.
Fermi tutti peró. Non pensiate che la mia ricerca sia finita. Tutt´altro. Eireen mi ha offerto una sistemazione temporanea, diciamo cosí una base d´appoggio da cui proseguire con un attimo di respiro la ricerca dell´agognata casa/camera o quello che é. E difatti, altra incredibile news di questo post, è che sabato sono finalmente riuscito a ottenere un appuntamento per andare a vedere una casa. E questa benedetta casa l´ho vista! Non ci potevo credere! Finalmente sono riuscito a vedere una casa qui a Monaco. Ora che la via è aperta niente piú e nessuno mi potrá fermare. Se dovessi riassumere l´esperienza la definirei con due parole: una soddisfazione. Premetto che me la facevo sotto all´idea eh. Voglio dire io sono qui solo, non ho nessuno che mi possa indirizzare, offrire un´indicazione o mi indichi quello che potenzialmente non va o va in una casa. Per non parlare poi dell´annosa questione: come farsi capire in queste situazioni. Il mio tedesco è quello che è e anche in italiano avrei difficoltá a capire di contratti, postille, cauzioni e compagnia briscola. Invece per fortuna l´affittuario era un ragazzo molto simpatico, paziente e disponibile e mi ha spiegato tutto per bene e ha sorvolato alla grande sui miei eventuali strafalcioni nella lingua teotisca. Ce l´ho fatta. Questo è quello che conta, per ora. Se vi state chiedendo se la prenderó sta casa vi dico per direttissima che ci sto pensando. Ho inviato anche altre richieste e voglio tenermi aperte piú porte possibili. Ora che la cosa si è sbloccata, meglio approfittarne no?
Lasciando da parte questo argomento so anche che state morendo dalla curiositá di sapere com´è lavorare nel mio ufficetto tedesco, come sono le mie colleghe (perché vi anticipo giá che sono circondato da sette donne), come me la cavo con il tedesco e come si svolge la mia attivitá di praticante. Bhe, sono spiacente, ma per oggi dovrete attendere. In fondo avete giá ricevuto una valangata di nuove, succosissime informazioni no? Direi che per oggi puó bastare. Nel caso non lo fosse abbastanza chiedo venia in anticipo.
Ultimo pensiero del post di oggi: in vari blog si parla tanto di incontri tra blogger…qui siamo invece giá al passo successivo, la convivenza. Se tra le vostre mille domande c´è anche quella “ma come sará per Eireen avere in casa Toquitax”, posso solo dirvi di chiedere direttamente a lei no? Sono sicuro che soddisferá con piacere la vostra curiositá.
Tschüß an alle!!!!!!!!!!

sabato 19 novembre 2011

Riassunto del disastro

Oggi è sabato e praticamente la settimana di ricerca alloggio è finita. Domattina devo liberare la camera alle 10 e poi sono in mezzo ad una strada. Se volete un riassunto breve, conciso ed esatto della ricerca mi bastano due parole: un disastro.
Le ho provate tutte e tutti i miei tentativi sono naufragati alla grande. Non ho piu idee, non so più cosa provare nè tentare. Ho mandato almeno una quarantina di mail e nessuno mi ha risposto. Sono andato ancora due volte in mensa a cercare annunci e niente di fatto. Ho provato a chiamare un tizio e la camera era da arredare, per cui niente. Ho chiamato un'altra e dopo una specie di trattativa mi ha liquidato dicendo che i praticanti sono una fonte insicura di entrata d'affitto e quindi ciao. Ho mandato messaggi convulsi a chiunque potesse aiutarmi. Ho chiesto aiuto all'istituto di Cultura Italiana, al Goethe Zentrum di Monaco, sono andato personalmente allo studentato della Caritas per sentirmi dire che si può fare richiesta, ma hanno precedenza i più bisognosi. E quindi bisognava allegare tutta una trafila di carte, referenze, presentazioni da parte della scuola, del prete e altro. Un buco dopo l'altro. Le ho provate veramente tutte. Ho scomodato la gentilissima Eireen che si è offerta di appendere un annuncio a mio nome nella bacheca della sua azienda. Sono sfiduciato e stanco di urlare nel deserto. I siti ormai mi si accavallano davanti gli occhi e gli annunci li conosco quasi a memoria.
Ieri poi c'è stata la ciliegina sulla torta. L'ultima batosta finale che mi ha tolto la speranza e il respiro. Dopo tutti sti tentativi ho gettato la spugna. Ho pensato che se con i miei mezzi non riuscivo a trovare uno straccio di stanza, camera, divano, materasso pulcioso, era ora che scendesse in campo l'artiglieria pesante. Sono andato in una delle tre agenzie immobiliare in croce di Monaco. Quando ho spiegato il mio problema la signorina dietro il bancone mi ha detto che si può fare e mi ha illustrato già un paio di offerte. Tutto bene. Quasi idilliaco. Mi mette in mano una sorta di contratto in italiano, una richiesta scritta di mediazione diciamo. Le dico che mi serve tempo per visionarlo che, disperato si, ma non fesso. Prima lo volevo visionare per bene. Tornato in camera me lo sono letto e riletto. Nella parte relativa alle modalità di pagamento c'era un continuo tira e molla tra IBAN e non IBAN, carta di credito, bonifico, bancomat. Insomma era ambiguo e il mio sesto senso di italiano si è messo in allarme. Qua mi son detto bisogna chiedere. Torno in agenzia e chiedo. Subito sembrava che non ci fossero problemi. Poi la donnina ossigenata ha dato una virata vigorosa e la storia risultata è che: accettano solo carte di credito rilasciate da una banca tedesca presso cui hai aperto un conto corrente. Niente carte di credito italiane, niente bancomat, non c'erano bonifici che tenevano. O così o pomì. Bene, grazie e arrivederci. Ho infilato la porta e buonanotte ai suonatori. Sono uscito che il mio muso toccava terra. Cestinata pure questa ultima sottilissima speranza, io do forfè.
Oltre al danno la beffa.Ttorno in camera, controllo la posta e vedo che uno mi ha risposto alla mail. Stavo quasi per gridare al miracolo. Lo leggo e vedo che non c'entra una mazza con quello che avevo chiesto. Mah. Bho. Non capisco. Tempo dieci minuti e me ne arriva un'altra di mail in cui lo stesso tizio mi diceva che la mail non era per me, di scusarlo che mi aveva confuso con un altro "candidato". Bang, mazzata sul collo.
Mi sarei messo a piangere. Ero come dire annientato. Lo so che posso risultare piagnone, arrendevole e moscio. Ma io sono fatto così e qui mi sto scontrando con i miei limiti. Più di così non so che altro fare. A meno che non accada un miracolo, io sono pronto a chiudere la valigia, salutare i miei mancati colleghi e salire sul primo treno della mattina per Verona.
Si perchè ieri mattina in sé la giornata era cominciata anche bene. Ero andato a presentarmi in azienda per portare a firmare le carte del Learning Agreement. E allora li mi hanno presentato allo staff, mi hanno mostrato la mia scrivania e il mio computer. Tante belle cose. La Super Genia mi ha detto di resistere, di trovare comunque una soluzione alternativa. Vorrei darle ascolto e so che da un lato ha ragione. Oggi voglio stare in raccoglimento, ho tanto da elaborare e metabolizzare, ma soprattutto tanto da accettare.
Spero che qualcosa cambi, altrimenti domattina dopo aver liberato la stanza dovrò andare in stazione a fare il biglietto di ritorno a casa.
Che schifo.

martedì 15 novembre 2011

Die Suche geht weiter...

Eccoci a martedì. Secondo giorno della caccia al tesoro (sarebbe il terzo, ma domenica è stata usata solo di viaggio quindi non la conto). Ieri mi sono dedicato all’informazione e sensibilizzazione, alla richiesta e alla ricerca. Tutti elementi indispensabili senza l’aiuto di Internet che ho provveduto subito a farmi attivare. Al momento mi trovo al Kolpinghaus, studentato a tre vie dalla stazione che offre anche stanze per turisti a mo’ di pensionato.
Dopo aver compiuto il primo passo essenziale mi sono dato al secondo: la mobilità illimitata. Benvenuta Isarcard che mi permette di prendere qualsiasi mezzo di trasporto dalle 9 in poi per tutte e tre le zone della Innenraum. Poi visto che ero a un tiro di schioppo sono andato a informarmi all’Ufficio Turistico tre porte più in là della stazione (dove potevo andare se no?). Li ho spiegato la mia situazione e udite udite la signora del bancone si è detta scandalizzata per la mia situazione da “letto disperatamente cercasi”. La sua gentile frase di incoraggiamento è stata: “Non smetta di insistere con l’ente che la ospita, dovrebbe essere lui per primo a metterla in grado di trovare qualcosa, dovrebbero pensare loro a questo problema”. Non lo dica a me volevo risponderle. Com’è come non è sta patata bollente tocca a me. Comunque il suo consiglio si è rivelato valido. Mi ha detto di andare su muenchen.de e cercare la lista aggiornata di tutti i Wohnheime registrati. Grazie cocca ottima dritta.
Già che ero per strada sono andato a farmi un giretto alla mensa dell’Università, a visionare annuncio per annuncio alla ricerca di quello che faceva al caso mio. Ce n’erano pochissimi. Lo so che penserete, ma capitano tutte a questo qui, ma vi giuro che se avessi cercato un lavoro come insegnante di italiano,  traduttore, ripetizionista d’italiano ecc avrei trovato penso una 20 di clienti papabili. In fatto di coinquilini ne ho reperiti due, non ancora esauriti. Gli altri erano tutti con la parte inferiore massacrata e strappata, bello l’annuncio rimasto, altrettanto il numero di telefono scomparso. Degli altri che mi erano rimasti c’era l’indirizzo mail. Ho mandato una mail a entrambi, ma per il momento tutto tace.
Tornato al covo operativo ho attivato internet e ci ho dato dentro con la ricerca. Ho trovato la pratica lista di Wohnheime e ho cominciato a passarli alla grande. Purtroppo ho dovuto fare una scrematura. Eliminando quelli prettamente femminili, quelli altamente specializzati (rivolti solo a studenti delle Hochschule per esempio) e quelli già visionati da casa, me ne sono rimasti quattro. Per la legge del copia/incolla ho mandato a tutti una mail uguale e ho atteso gentile riscontro. Tre hanno già risposto dicendo che posto non ne hanno, uno addirittura è pieno fino a agosto 2012, mazza! Aspetto il quarto per vedere che mi dice, sperando nella grazia divina.
Direi comunque che come primo giorno di attività non c’è stato male. Ho già scartato un bel po’ di alternative, in questi casi le mail sono stracomode, senza correre da un lato all’altro della città ho già avuto delle risposte e posso occupare la mente con altre idee e/o progetti. Oggi è martedì e inizia il secondo giorno della caccia al tesoro. Se vorrete illuminarmi ancora sono qua!

giovedì 10 novembre 2011

Sentimenti in libertà

Non sono ancora partito e già mi sento benissimo e malissimo allo stesso tempo.
Benissimo perchè vado a Monaco, perchè ci vado a lavorare, perchè la potrò chiamare casa per sei mesi.
Malissimo perchè lascio casa mia, il mio quartiere e le mie colline, la Super Genia, perchè vado incontro all'ignoto, in una casa nuova, con una valigia come armadio e il tedesco come lingua di tutti i giorni.
Benissimo perchè ho sperato, ho pregato, ho cercato questa opportunità e mi sono smazzato per avere il diritto ad averla.
Malissimo perchè ho paura della nuova routine, di non farcela con la spesa, la casa, eventuali coinquilini e casini burocratici, di non sopportare il freddo intenso, gestire il pacchetto espatrio.
Benissimo perchè parlerò tedesco tutto il santo giorno e lo migliorerò, potrò andare finalmente nei musei, passeggiare per calma per le strade senza comitive da aspettare, gruppi da sopportare.
Malissimo perchè mi impensierisce la ricerca della casa, la fatica del lavoro, le corse in metro quando io sono abituato al puro autobus.
Benissimo perchè è la mia prima vera occasione fuori di casa, indipendente e libero.
Malissimo perchè è la mia prima vera occasione fuori di casa, indipendente e libero.
Benissimo perchè ho l'occasione di poter dimostrare agli altri ma soprattutto a me stesso chi sono, cosa so fare e se ho le palle al posto giusto.
Malissimo perchè stavolta non ci saranno i miei a consigliarmi, guidarmi, mettermi in guardia. Se ci saranno casini saranno unicamente ed esclusivamente miei.
Benissimo perchè quando tornerò per le vacanze di Natale gli incontri saranno più gioiosi che mai e ci saranno ore e ore di esperienze da scambiare, discussioni e gossip arretrati.
Malissimo perchè per questo periodo uscirò dalle vite delle persone a cui voglio più bene e la loro routine non coinciderà più pressappoco con la mia. Le nostre vite si slegheranno per un po' e temo di non ritrovare quella confidenza e quel calore al mio ritorno.
Benissimo perchè ho coronato un sogno da lungo cullato e desiderato e ora sono messo di fronte alla vastità della mia scelta.
Malissimo perchè un sogno è stato esaudito e presto ne nasceranno altri nuovi con il loro carico di aspettative, ansie, gioie, delusioni, speranze.
Benissimo perchè finalmente potrò stare a stretto contatto con questi bavari, tedeschi atipici e relazionarmi con loro. Forse persino scherzarci.
Malissimo perchè non so cosa mi aspetta dietro l'angolo, se la classica freddezza teutonica o se l'esuberanza bavara che un po' cozza con la mia timidezza un po' indagatrice.
Benissimo perchè già solo il viaggio in treno è un'avventura meravigliosa e vedrò un paesaggio nuovo e tante stazioni mai conosciute prima.
Malissimo perchè l'arrivo al binario alla Hauptbahnhof significherà la fine del sogno e lo scontro con la dura realtà e li bisognerà mettersi le gambe in spalla e filare.
Benissimo perchè è semplicemente Monaco.
Malissimo perchè non è casa.
Oggi sto così. Domani chissà. Intanto mi godo tutto quello che sento.
Continuerò a lasciarmi sorprendere. In bene e in male.
Sentendomi benissimo e malissimo.

martedì 8 novembre 2011

Nuvole sparse con qualche schiarita

Caro diario telematico,
oggi sono andato a Trento a firmare il mio contratto di tirocinio. Mi hanno accompagnato il papà guidatore e la mamma zuccherina. Pioveva a catinelle e sulle montagne che costeggiano l'autostrada si rincorrevano i nuvoloni di nebbia. Sembrava una scena da Signore degli Anelli, mi sentivo Frodo insieme alla Compagnia che si fa una scampagnata nei boschi nei dintorni di Moria. Mi faceva un effetto strano percorrere per l'ennesima volta quell'autostrada. Ormai quante volte l'avrò percorsa? Bha, tante comunque.
I tergicristalli spazzavano via le gocce di pioggia mentre filavamo verso Trento. Un gentile cartello autostradale ci ha informato per tempo che l'uscita di Trento centro era chiusa, così abbiamo ripiegato su Trento sud. Seguiti i cartelli diligentemente siamo riusciti a trovare parcheggio dietro il Castello del Buonconsiglio. Meglio di così si muore. Scendi, apri gli ombrelli e incamminati verso l'Università. Cammina cammina. Ci siam negati per bene le scarpe. Finalmente siamo giunti a destinazione, nella stessa sede dove avevo sostenuto il colloquio orale. Chiedo al gentile omino che sta dietro al bancone dove posso trovare l'ufficio internazionale.
"L'Ufficio oggi apre dalle 15 al pubblico"
"Ma io ho un appuntamento. Mi hanno detto di presentarmi qui alle 10"
"Con chi deve parlare?"
"Con Drusilla Polemoni"
"È strano perchè di solito mi avvisa se ha appuntamenti al mattino. Non so nemmeno se farla salire"
"Eh ma a me hanno detto così"
"Un attimo che chiamo su e controllo"
... e li stavo mandando giù maledizioni perchè se mi aveva fatto venire alle 10 e magari si era pure dimenticata che mi aveva dato lei appuntamento, appena la vedevo la crepavo di parole. L'omino annuisce al ricevitore varie volte, infine riattacca.
"Ah si, aveva ragione lei. Si era dimenticata di avvisarmi. Salga pure, 4 piano"
E via di scale. La graziosa signorina era li ad attendermi in cima alle scale, davanti alla porta dell'ufficio. Ci fa gentilmente accomodare e mi scodella una cartellina dopo l'altra piena zeppa di documenti, dichiarazioni, moduli da compilare e autografi da fare. Ha comiciato con l'illustrarmi le varie modalità che mi sono letto da me e che ormai non sono più novità, ma formalità date per assodate. Mi ha fatto firmare il contratto e poi con fare sopreso guarda le date stampate sopra e esclama:
"Ah che bello, ma quindi parte già domani?"
"A dire la verità no. Mi servirebbe più tempo. Ma penso di potermi organizzare in qualche modo per venerdì. Se i tempi che mi avete dato sono quelli cerco di rispettarli. Se dovessi cominciare a lavorare in ritardo mi scuserò in prima persona"
"Ah perchè ci sono problemi logistici? Bhe ma allora vediamo di rimediare. Quando vorrebbe partire?"
"Minimo domenica 13"
"Allora mi aspetti un attimo, vado a ristampare la pagina del contratto con le date. Intanto mi riempia con i suoi dati questi altri moduli"
Ollà. Caro diario mi sono sentito un figo e penso finalmente di aver capito come far funzionare la burocrazia in Italia. Facendo i finti tonti e scaricando i barili. Non appena la gentile signorina ha saputo che indirettamente avrei dato la colpa a loro, mi ha cambiato le date. I miracoli bisogna anche saperli far accadere, in certi casi.
Tutta baldanzosa è tornata con il contratto modificato, ho firmato altri fogli denominati Learning Agreement che una volta a destinazione dovrò provvedere a far firmare dalla mia tutor e poi mandarne due copie a Trento. Vabbè, si farà anche questa. Ora l'importante è aver un attimo posticipato la partenza perchè io strangolato e ansioso non voglio partire. Voglio fare le robe fatte bene e con ordine. Strette di mani e auguri, ci sentiremo presto e ciao. Ah per inciso io sulla borsa ci pago pure di tasse, quindi la somma erogata è lorda. Ah però. Ora della fine mi resterà unicamente la gloria di aver vinto il posto grazie al mio tedesco pazzo. Bhe prendiamo quello che viene va là, di più non possiamo chiedere.
Dopo tanta pioggia sulla via del ritorno il cielo era ancora nuvoloso, ma non pioveva più. Verso Sud si intravedevano pure delle strisce di luce chiara. Mi sono rassicurato.
L'hai capita la metafora, diario mio?

lunedì 7 novembre 2011

Ingombrante burocrazia

I passi per l'espatrio lavorativo proseguono a rilento, in larga parte grazie all'amicissima burocrazia che in Italia strangola e manda in bestia anche i più pazienti di noi.
Una volta divenuto assegnatario della borsa di studio, sono diventato assegnatario anche di una quantità spropositata di burocrazia, carte da firmare e pratiche da sbrigare. La prima delle quali è stata la formale accettazione della borsa che dovevo reinviare firmata e compilata entro 3 giorni dal ricevimento o via fax o via mail. L'originale però era da inviare per raccomandata postale. Quindi per inviare una carta ho dovuto spedirla due volte e farmi la coda in posta. Bon. Poi per essere borsista non potevo essere iscritto a nessun corso universitario perchè il progetto è rivolto formalmente a "neolaureati disponibili sul mercato del lavoro". Venerdì allegro giro in segreteria studenti per disiscrivermi: carta da bollo e un modulo da compilare, riconsegna del libretto e chiusa li. Mattine che se ne vanno, file che si fanno, pazienza che si assottiglia, orologi che corrono.
Altra richiesta è che il borsista sia intestatario o cointestatario di un conto corrente, postale o bancario non importa, basta che si sappia dove depositare sta borsa di studio (che per inciso mi verrà versata 45 giorni dopo l'inizio effettivo del tirocinio). Bene. Stamattina sono andato in posta per aprirmi sto conto corrente. Oltre ai terminali impallati, le gigie allo sportello che non sanno come usare il sistema operativo e le migliaia di fogli che ho firmato sono uscito dalla posta con niente in mano. Eh si perchè dovete sapere che il numero del conto mi verrà inviato tramite una raccomandata tra una decina di giorni insieme al bancomat Bancoposta. Su questa raccomandata c'è un codice con cui io mi dovrei presentare in posta per attivare del tutto il conto corrente e cominciare a versarci sopra il dinero. Peccato che io tra dieci giorni sia già a Monaco. Voglio proprio vedere come farò ad attivarmi sto conto, ma qualcosa si farà. In Italia un escamotage si trova sempre.
Praticamente stiamo andando più a rilento che si può. Tra il ritardo della firma del contratto e tutti sti inghippi burocratici io ho deciso che mi arrendo. Basta combattere battaglie perse in partenza contro l'incompetenza altrui. Io non ne sono responsabile e sarà la prima cosa che farò presente ai gentili tedeschi. "Guardate amici crucchi, cugini oltralpini, germanici del continente, ho cominciato il tirocinio con una settimana di ritardo perchè in Italia la burocrazia non funziona e chi la amministra ancora meno. Io ho fatto il possibile per essere qua per tempo. Se loro son lenti non è colpa mia. Ecco, ci tenevo a farvelo sapere".
Scorrendo la guida del praticante che da Trento hanno provveduto a mandarmi, sono sicuro scoverò altre istruzioni che mi condurranno a altrettanti uffici, a altrettante code e altrettante cure di pazienza. Ma sapete che vi dico? Compierò un passo alla volta, senza star li a preoccuparmi del successivo. Cercherò di fare al meglio il passo A per poi approndare al B e fare bene anche quello per finire al C e così via di seguito. Ho deciso che non voglio accumulare stress inutile che non dipende da me e di cui non sono neanche lontanamente responsabile. Accetterò quello che verrà, con un grande, enorme respiro e la mente aperta e ricettiva.
Poi quel che sarà sarà.
Bisogna imparare a prendersi meno colpe e rilassarsi. Che se il pincopallo dietro il vetro non si squassa, perchè devo farlo io per lui? Anzi caro pincopallo sai che ti dico? Se hai un momento libero vieni al bar che ti offro un caffè, così ce la raccontiamo meglio!

sabato 5 novembre 2011

Sclero e robe all'italiana

Le robe fatte all'italiana hanno il nome con sè, si sa. Solo che finchè toccano agli altri, sfortuna loro, fortuna mia. Stavolta tocca a me la parte di gavetta. Poichè il posto di praticante è vincolato al progetto Leonardo ci sono delle regole da seguire. Regole che interferiscono non poco con il lato organizzativo della cosa. Sentite qua e non ditemi se questo non è il classico contrattempo all'italiana.
Io devo ancora firmare il contratto vero e proprio di tirocinio e per firmarlo devo andare a Trento. E fin qua nulla da obiettare. Solo che continuano a chiamarmi per posticipare la firma. Prima lunedì, ora martedi sul tardo mattino, tra un po' mi diranno di andarci mercoledi. La cosa non sarebbe neanche tanto tragica se non fosse che per le regole del gioco la prima settimana "ufficiosa" di tironicio inizia il 9. Mentre la settimana di avvio reale del lavoro è stata fissata d'ufficio al 15 Novembre. Sfiga vuole che finchè io non firmi non posso lasciare l'Italia nè tantomeno comprare biglietti del treno e prenotare camere d'albergo. Ora, mi spiegate voi come posso io, firmando l'8, trovare uno straccio di hotel da cui muovermi per trovare un alloggio stabile entro il 15 e nella stessa data cominciare a lavorare? Bho. Chiederò un miracolo e se il Signore avrà la compiacenza di ascoltarmi andrò a affiggere un enorme PGR (per grazia ricevuta) nella Frauenkirche.
Volendo sdrammattizzare il treno non è nemmeno un problema così grande. Un posto o due si trova sempre sul diretto Verona-Monaco, ma l'hotel e l'alloggio, come lo trovo io a tempo di record? Se oltretutto prima della firma del contratto non posso prendere contatti con hotel, ostelli o altro? Io continuo a chiedermelo, ma mi sembra che qua il tempo sia quello che è. Per carità, capisco che non posso lasciare l'Italia se non sono assicurato e che cautelarsi è cosa buona è giusta, ma finchè aspetto i tuoi comodi, perchè non posso organizzarmi intanto per i cavoli miei? Mah, misteri del grande universo. Insomma, sto nei casini. Io cerco di stare calmo, ma faccio quello che posso. In più mia sorella, nel tentativo di aiutarmi e fare una panoramica sulla situazione alberghiera di Monaco (leggi disponibilità di camere e quant'altro) ha scoperto che in questo periodo la città è alquanto incasinata in causa alle mille e mille fiere, per non parlare poi dell'apertura a breve del periodo natalizio e quindi immaginarsi la marea di turisti che fioccheranno in città per andarsi a vedere i mercatini. E io non sono ancora così informato da approntare un piano B. Mica posso prendere così una camera senza essere andato a vederla o aver fatto almeno una conoscenza minima di eventuali coinquilini. Cioè ditemi voi, sono io che sono agitato per niente o effettivamente la situazione non è così rosea come sembra??
La cosa assurda è che la persona più sclerata in questa situazione è mia mamma. Cuor di mamma è cuor di mamma. Però ogni tanto pesa. In questi ultimi due giorni ho dovuto tenere a bada le sue ansie e preoccupazioni. Soprattutto perchè anche lei vede che il tempo scarseggia e da Trento se la prendono comoda. Del resto però non è colpa nostra. Io ho cercato di essere il più scrupoloso, veloce e metodico possibile per quello che mi compete, ma se l'ufficio competente è il primo a essere rilassato io ci posso fare ben poco, se non sollecitare. Ma oltre quello non si va. Almeno io la vedo così. Fossi stato negligente io dovrei dirmi stupido che mi prendo sempre all'ultimo minuto, ma se son loro che sfarfalleggiano il discorso cambia. Come mi fa notare sempre mutter però la loro rilassattezza pesa su noi che non ci possiamo organizzare per tempo. E questo è vero. D'altronde non si può nemmeno morire perchè loro son tonti. O no?
Se avete consigli, soluzioni, intuizioni brillanti e colpi di genio sono qui con le orecchie tese tese per ascoltarle.
Speriamo che una volta passato il Brennero le cose diventino più precise e strutturate. Se no addio popolo!

mercoledì 2 novembre 2011

I sogni son desideriiiiiiiiiii...2

Apro questa mail e cosa vedo? Oltre a un paio di tirocini in Spagna si era reso disponibile anche il tirocinio presso la IHK di Monaco. A quanto pareva l'unica ragazza che si era candidata, e che quindi era risultata assegnataria, per motivi che non ci dato sapere si era ritirata. Chiedevano quindi a chiunque fosse interessato, a prescindere dalla candidatura precedente, di allegare il curriculum aggiornato. Appena ho letto la mail ho risposto di botto allegando il curriculum (ritoccato in un paio di punti) dichiarando che ero disponibile a candidarmi nuovamente. Tutto bene, invio la mail con il cuore gonfio di speranza. Passa una settimana e nessuna notizia giunge da quel di Trento. Si ciao mi sono detto, questi hanno ricevuto la mail e l'hanno cestinata per direttisima. Ma...
Una mattina sono li che mi faccio gli affari miei quando noto che mi stanno chiamando sul cellulare. Rispondo. "Salve, siamo quelli di Trento, abbiamo visto la sua candidatura e vorremmo farle alcune domande"
"Mi dica"
"Abbiamo visionato il suo curriculum e abbiamo notato che è un po' spoglio...Ha mai fatto delle esperienze all'estero?"
"No nessuna"
"Ah caspita, in questo caso ci sentiamo in dovere di dirle che mancando delle esperienze, le aziende potrebbero considerare il suo profilo un po' scoraggiante!"
"Eh d'altronde se non ho esperienza certo non posso barare..."
"No no certo fa bene. Ha mai seguito un corso per scrivere una lettera di presentazione, un curriculum accattivante?"
"Ehm no" (e io ormai mi sentivo il cretino del villaggio che campa sugli allori, non fa un pippolo e poi vuole le opportunità. Mi immaginavo quelli all'altro capo del telefono che a ogni mia risposta scuotevano la testa sconsolati come a dire "ma guarda questo quanto tempo che ci fa perdere")
"Ah, va bhe, se la sente di scrivere una breve lettera di motivazione in inglese in cui scrive quello che sente di poter offrire all'azienda, di elencare le sue qualità conforme alle abilità richieste?"
"Certo, nessun problema!"
"Bene, allora ce la mandi prima di sera al solito indirizzo e-mail. Grazie e arrivederci"
Ho passato tutto il pomeriggio a scrivere sta benedetta lettera, nel tentativo anche di non sfoggiare un inglese orrifico e rimanere comunque nel solco delle loro aspettative. Spedisco l'ennesima mail con allegato. Resto in attesa. Nessun segno di vita. Mi sono pensato di nuovo che avessero cestinato la candidatura. Cosa può fare un poraccio che ha studiato Lingue alla Camera di Commercio di Monaco? Il caffè e le fotocopie tutt'al più.
Un'altra mattina girovago svogliatamente in Internet quando mi arriva una mail in tedesco. È della responsabile di una divisione amministrativa della IHK che mi informa che hanno ricevuto la candidatura e che l'unico buco che mi possono offrire è all'ABZ. Mi chiede anche se un paio di giorni dopo sono libero perchè vorrebbero farmi un colloquio telefonico. Già mentre la leggevo mi tremavano le gambe, però mica mi sono tirato indietro! Rispondo che sono disponibile al colloquio e aspetto la chiamata. Passano un paio di mattine e il cellulare trilla.
"Gutentag, ich bin Cippa de Cippis, spreche ich mit Torquitax?"
"Ja, da bin ich..."
"Hallooooooooooooooooooooo, wie geht's????"
E da li è partita una conversazione di 20 minuti in tedesco serrato in cui mi hanno illustrato in dettaglio le mie future mansioni, l'ambiente di lavoro, le abilità richieste ecc ecc.
"Ci sentiamo lunedì per comunicarle se per noi è definitivo, per darle conferma. Ne parlerò anche con il mio capo. Auf widerhören!"
La mia autostima veleggiava. Ero riuscito a parlare in tedesco senza pensare se era sbagliato o no. Mi sono buttato e basta. E sono stato fiero di me stesso!! Mi sono dato una pacca sulla spalla di ammirazione. Lunedi arriva e mi ritrovo una mail entusiasta in cui si ufficializza la mia assunzione als Praktikanter bei der ABZ.
SIGNORI SONO IN PROCINTO DI ESPATRIARE A MONACO!
Nella suddetta mail la mia futura capa si complimentava con il sottoscritto per il suo tedesco. Mi si è gonfiato il cuore di emozione. Quando si dice le ricompense della vita.
Ora mi attende un lungo periodo di scartoffie e pratiche. Dovrò recarmi a breve a Trento per autenticare la mia candidatura definitiva e firmare il contratto di tirocinio vero e proprio. NON CI POSSO CREDERE.
Prossimamente comincerà la danza degli appartamenti ecc ecc.
Per il momento mi godo la vittoria e il fatto che per i prossimi sei mesi starò a Monaco!!!!!!!!!!!
I sogni son desideriiiiiiiiiiiiiiiii di felicitààààààààààààààààààààààà...

martedì 1 novembre 2011

I sogni son desideriiiiiiiiiiiii

Dopo avervi fatto venire l'acquolina in bocca con il misterioso post precedente, sono pronto a svelarvi l'arcano. Soprattutto ora che mi rendo conto io per primo della portata galattica della cosa. Ma andiamo con ordine.
Tornato dalla settimana tedesca raccontata in lungo e in largo, sulla posta personale dell'Uni avevo trovato una mail che mi annunciava che erano aperte le iscrizioni per il Progetto Leonardo, progetto rivolto ai neolaureati che prevede 24 settimane di stage all'estero presso aziende e enti convenzionati. Appena letto il bando di concorso e visionate le offerte di stage sapevo già che avrei partecipato. Entrare in graduatoria per avere diritto alla borsa di studio prevista per ciascun vincitore di ciascun tirocinio non era facile: bisognava infatti passare delle prove di sbarramento. Prove intese come un test linguistico da sostenersi nella lingua del paese prescelto per il tirocinio e un colloquio motivazionale a Trento davanti una commissione mista di tutti gli Atenei partecipanti al progetto. Beeeeeeeeeeene. Ovviamente se non passavi il test non avevi diritto al colloquio, la cosa va da sè. Per fortuna il test si svolgeva nel proprio ateneo di riferimento, nel mio caso Verona, solo il colloquio era unicamente a Trento (meno male che sono a solo un'ora di treno da Trento, se no sarebbero stati cavoli amari).
Escono le liste di convocazione per il test di lingua e io ci vado. Avrete già indovinato che il test per me era da sostenere in tedesco. E li stavo pregando in tutte le lingue che conosco perchè un test in tedesco non è proprio come bersi una limonata al bar. Concentrazione, attenti ascolti e domande di comprensione. Passato. Grosso sospiro di sollievo e una passeggiata tra le nuvole per la mia autostima. Mancava il colloquio a Trento. Immaginate la mia ansia quella mattina. Avevo il colloquio alle 9, il che significa che ho dovuto prendere il treno alle 7 per essere su in tempo e cercare l'aula giusta, visto che io l'Uni di Trento so dov'è ma non la giro per niente. Per fortuna mi ha accompagnato l'immancabile Super Genia! Mi tremavano le gambe e la bocca era impastata quando mi sono ritrovato davanti alla commissione, per poi stupirmi della semplicità del colloquio. Mi hanno chiesto perchè avessi scelto proprio quel tirocinio e quell'ambiente lavorativo. Perchè volessi fare un'esperienza all'estero. Se i miei livelli linguistici fossero certificati da un ente che non fosse l'Uni di Verona. E poi una domandina in inglese per testare la mia fluenza nella lingua d'Albione. Insomma cinque minuti in tutto. Mi ero fatto un viaggio di un'ora divorato dall'ansia per cinque minuti di colloquio e un "grazie e arrivederci". Ah, mi chiedete qual'era il tirocinio che avevo scelto? Il numero 13, altrimenti noto come Ufficio Turistico di Monaco di Baviera. A Monaco erano previsti tre tirocini. Uno era l'ufficio turistico, un'altro era presso uno studio di architetti (scartato a pie pari perchè io non faccio architettura) e un altro ancora era presso la IHK, la Camera di Commercio di Monaco e la Bassa Baviera.
Io non ero il solo che aveva richiesto l'ufficio turistico. Oltre a me si erano candidate altre due ragazze. In base ai colloqui e il punteggio del test la commissione avrebbe elaborato una graduatoria per ogni tirocinio e eletto un assegnatario, cioè il vincitore della borsa di studio. Purtroppo a me è toccato il terzo posto. Niente ufficio turistico, niente Monaco, niente terra di Baviera. Subito dopo la delusione iniziale mi sono consolato. Gli assegnatari dovevano frequentare obbligatoriamente, pena la perdita della borsa di studio, un corso di quattro giorni a Trento incentrato sulla presentazione del candidato alle aziende, la stesura della lettera di motivazione, l'aggiornamento del curriculum in lingua e un minicorso di inglese aziendale. In due parole: uno sbattimento. Io me lo sono risparmiato.
Va bhe, è stato bello partecipare io ci ho provato.
Senonchè un paio di giorni dopo è arrivata una mail dall'ufficio internazionale di Trento che informava i candidati idonei, ma non assegnatari (cioè quelli come me entrati in graduatoria, ma non vincitori) che nel caso si fosse liberato un tirocinio noi saremmo stati i primi ad essere avvisati e, se tutto andava bene, assegnatari del tirocinio vagante. Meglio di niente mi son detto, se esce qualcosa di interessante posso sempre ricandidarmi. Il curriculum in tedesco ce l'ho, mi basta solo aggiungere eventuali aggiornamenti e via.
Dopo questa parentesi di esami e test e colloqui la mia vita è tornata alla normalità, tra banchi universitari e gossip al bar scambiati con le mie compagne di corso.
Una sera, tornando a casa, ho trovato ad aspettarmi una mail...

Finisce la prima parte del racconto. Appena ci sarà possibile provvederemo a pubblicare la seconda parte. Si accettano suggerimenti su quello che secondo voi è successo poi. Fatecelo sapere con un commento qua sotto. Ce ne rallegreremo senza dubbio!