mercoledì 31 agosto 2011

Lavori in corso

Oltre al caldo intollerabile, durante la mia settimana tedesca sono incappato in un centinaio di ingorghi causa lavori in corso. Strade sottosopra, viabilità modificata, semafori alternati e gentili poliziotti che dirigevano il traffico: Monaco e Berlino erano in pieno fermento. Io guardavo fuori dal finestrino sti poveri operai che tra una colata di asfalto e l'altro si svestivano a ritmi vertiginosi, talmente lucidi dal sudore che sembrava si fossero fatti un bagno nell'olio abbronzante. Li ho ammirati moltissimo. Imperterriti nel loro lavoro non guardavano niente e nessuno, spalavano e lisciavano, spalavano e lisciavano. Al di sopra di questa scena infernale svettava il cartello che recitava Wir bauen für Sie (stiamo costruendo per voi). Anche da noi ci sono cartelli simili, ma il significato che attribuiamo a questi cartelli in Italia è diverso da quello che gli si attribuisce in Germania. Da noi i lavori durano millenni. Uno viene al mondo con il cantiere dietro casa, cresce con il cantiere dietro casa e muore che il cantiere c'è ancora. Costruiscono per noi così amorevolmente che il cartello ci accompagna per tutta la vita. Ci affezioniamo alle impalcature così tanto che se dovessero toglierle, caspita, ci mancherebbe qualcosa. Insomma da noi i lavori a malapena si sa quando iniziano, figuriamoci sapere la data esatta della fine. Chi vivrà vedrà, come dice la canzone. In Germania invece si provvede periodicamente a rifare il manto stradale (anche quello autostradale) per assicurare una maggiore efficenza della viabilità e per assicurare al cittadino che sborsa una bella sommetta per i trasporti pubblici e annessi di godersi al meglio la qualità per cui ha pagato. Non saprei dire quanto durino i cantieri in terra germanica, ma sono pronto a scommettere che durano sempre meno che da noi. Poi, da quello che ho potuto notare, la cittadinanza viene regolarmente avvisata in anticipo dell'inizio dei lavori. In Italia se vieni avvisato sei un miracolato e se no alla mattina ti trovi la sorpresa della manutenzione dell'acqua sotto casa che spacca il marciapiede del tuo portone. E li cosa puoi fare? Niente. Fai un sonoro reclamo al cielo e te la metti via. L'efficenza in Germania è uno dei cardini base della vita sociale. Da noi...sorvoliamo va'! Una delle rare cose che ho trovato sottosopra è che in Germania i ciclisti hanno più precedenza dei pedoni e delle auto. Cioè se intralci un ciclista o occupi, anche solo con un piede, la pista ciclabile, prima ti arriva una sonora scampanellata, se poi per disgrazia sei recidivo e non capisci, partono subito le parole. Calmiamoci signori ciclisti. Sul marciapiede c'è spazio per tutti. Lo strapotere dei ciclisti incute rispetto persino agli automobilisti che piuttosto che ritrovarsi un ciclista sul cofano si buttano sul marciapiede pronti a fare una mattanza di pedoni. I ciclisti hanno il loro posto al semaforo, hanno la loro corsia preferenziale, la precedenza agli incroci. Privilegi questi che da noi sono esercitati dagli automobilisti. Qui è il volante che da il potere sulla stada e non il manubrio. Ma tant'è, non ci si può far niente. Al che mi sono fatto il pensiero che se dovessi trasferirmi a Monaco mi convertirei alla bicicletta. Ragioniamo: corsia per me, precedenza assoluta, indipendenza da orari o percorsi obbligati. Si, per simili privilegi sarei pronto a convertirmi alla bicicletta! Gli automobilisti però non sembravano così contenti. Vuoi per il caldo, vuoi per le strade a viabilità ridotta, vuoi per gli ingorghi è andata a finire, udite udite, che ci hanno CLACSONATO. Giuro che non mi era mai capitato in vita. Anzi, ero abituato che appena mettevi il piede sulle strisce pedonali inchiodavano tutti, auto e tram. Stavolta invece ciccia. Hanno fatto ricorso al clacson sia a Berlino che a Monaco. Va bhe che anche noi giravamo con un bestione di 14metri e mi rendo conto che una stazza simile intralcia, ma l'uso del clacson è stata veramente un'esperienza nuova! Sconvolgente a tratti allucinante... Gli altri non ci hanno fatto caso, abituati da noi dove il clacson è un must. Io però che conosco gli usi cortesi dei tedeschi mi sono sorpreso e ovviamente gli ho scusati. Embhè -ho pensato- c'è caldo per tutti.

martedì 30 agosto 2011

Tra le fresche frasche

Ci sono tantissime cose che differenziano la Germania dall'Italia e viceversa. Ci si potrebbe fare uno studio antropologico/etnologico approfondito, secondo me ne varrebbe la pena. Una tra le molte differenze è la presenza di verde nelle città tedesche, a dir poco impressionante. Tutte le città tedesche in cui sono stato hanno zone verdi sterminate e con "zone verdi" non intendo solo i parchi cittadini o piazze con qualche zolla erbosa di fiori. No no. Intendo dire che in Germania quasi ogni marciapiede, viale, vicolo, svincolo è alberato. E non alberi striminziti con un rettagolo di qualche centimetro di terra. Parlo di alberi colossali, ben sviluppati, con solide radici e folte chiome che fanno un'ombra benedetta. Picchiava il sole da matti, ma sti vialoni alberati ti davano un bel refrigerio. Camminavi squagliandoti a ogni passo ma almeno le fronde ti difendevano quel tanto che bastava dal sole. Alberi verdi e curatissimi. Ho come avuto la sensazione che le strade senza alberi per i tedeschi sono come per noi la pasta senza sale. Cioè manca qualcosa, si straniscono. Bho, a me è sembrato così. In Italia invece, terra delle idee brillanti ma mica tanto intelligenti, le strade sono asfaltate centimetro per centimetro. Se vedi un albero è morente, sfatto, sfinito, assetato. Cammini per le strade e senti il sole che ti cuoce il cervello, cerchi di stare rasente al muro in cerca di un'ombra, anche minima. Il nostro paese poveraccio è catramato in tutti i sensi possibili e immaginabili. Anche se non sarebbe giusto generalizzare perchè a Roma per esempio ne ho viste di zone verdi e magari i bei viali alberati li hanno anche loro, chissà. Invece, nella ridente Verona, di parchi neanche l'ombra, o meglio ce n'è uno, ricavato sulla collina a ridosso dei vecchi bastioni austriaci. L'unico guaio è che è il posto preferito degli spacciatori e delle coppie con sbalzo ormonale che ci si appartano per figliare in santa pace. In un guizzo di ottimismo deficiente una volta sono andato li a studiare. Il terreno era cosi in pendenza che scivolavi giù di niente, te e il quaderno. Un disastro. In Germania invece i parchi sono in piano e in pieno centro. Ad esempio il parco della Residenz, l'Englischer Garten e il parco di Nymphenburg a Monaco, il Tiergarten e il Grünwald a Berlino, il Grosser Garten a Dresda etc etc. Sti tedeschi son pieni zeppi di parchi, ma non parchi qualsiasi. Sono selve, boschi, con tanto di stagni, vialetti, ponticelli e zone balneabili. Tu ti avventuri in uno di questi parchi e sei come in piena montagna, sperduto in mezzo alla calma, al fresco, al silenzio (e temo anche in mezzo agli scoiattoli) e magari sei a due strade di distanza dalla Marienplatz o dalla Porta di Brandeburgo. Robe da matti. Un'altra cosa che ci avverte del rientro in Italia è lo stato dei bagni pubblici. In Germania sono così puliti che brillano, neanche mastro Lindo ci avesse appena passato la pezza miracolosa sopra. Ultrafuturistici quando addirittura sono dotati della fotocellula che aziona lo sciaquone automatico quando richiudi la patta dei pantaloni. Certo, alcuni sono a pagamento, nemmeno la Germania è la perfetta terra della cuccagna. Ma anche li i prezzi variano. Si passa da un minimo di 40 cent a un massimo di 70, quando il bagno è proprio di lusso,  con gabinetti di porcellana di Meissen e rubinetti incrostati d'oro e diamanti. In Italia il bagno pubblico più economico costa 1 euro. E attenzione se andate a Venezia, dove per scaricare la vescica vi chiedono di sborsare 1 euro e 20, in alcuni casi 1 euro e 50 (quindi se dovete andare in bagno a Venezia vedete di avere la tanica ben piena). Lo stato dei nostri bagni, specialmente nelle autogrill, è roba da terzo mondo. Serrature rotte, odori non proprio gradevoli, effluvi sconosciuti che ti fanno arricciare il naso. Si si ti accorgi subito di aver passato il Brennero quando ti trovi davanti a certi "retaggi". Per non parlare della fitta rete di bagni pubblici che nelle città tedesche trovi dietro ogni angolo. In Italia devi avere la cartina anche di quelli se non vuoi fartela addosso. Eppure c'è sempre una morale da imparare e quella che forse ho capito è questa: l'Italia ci ha abituato a tante cose, belle, brutte e fastidiose, ma dobbiamo essere grati di questo. Perchè così siamo in grado di apprezzare il buono che c'è fuori dalla nostra porta di casa e essere consapevoli del fatto che c'è di meglio e che lo possiamo avere!!

lunedì 29 agosto 2011

Wiederkommen

Il caldo sahariano mi fa notare che sono tornato in Italia, nella terra del magnifico trio spaghetti, pizza e mandolino. Ciao ciao Germania, benritrovata Italia. Che settimana sbroccata e meravigliosa, intensa. Col cavolo che me ne sarei tornato, ero già pronto a occupare abusivamente un appartamento e farmici il mio nido provvisorio. Ahimè, non si è potuto fare. Il viaggio in terra nordica mi ha offerto una valangata, un'onda anomala di idee e spunti che renderò disponibili nei giorni seguenti. Il caldo che mi sono beccato a Berlino e Monaco mi ha cotto talmente il cervello che le robe saltavano fuori da sè, ho persino dovuto prendere appunti su un pratico blocchetto sgraffignato all'hotel di turno. Il primo e il secondo giorno a Monaco mi sono beccato sui 33gradi, da sciogliersi per direttissima, ero tentato anch'io di farmi un bel bagno nell'Isar come il resto dei monachesi. Si collassava. La mattina non tanto, fino alle 10 era una meraviglia, un venticello fresco e rinfrescante che ti metteva voglia di aprire la sdraio li sotto l'albero del primo marciapiede. Ma il pomeriggio, vi lascio immaginare...Il terzo giorno a Berlino la mattina era grigia e nuvolosa e l'umidità la potevi richiudere nella bottiglietta. Il pomeriggio è uscito il sole e mi ha cotto al vapore. Il picco l'ho raggiunto il giorno dopo: 34gradi a Potsdam e altrettanti a Berlino. Ma andando verso nord non avrei dovuto incontrare il freddo o quantomeno temperature più tollerabili???Macchè, pia illusione. In compenso i berlinesi erano euforici. Le rive della Sprea sembravano Riccione a ferragosto, piene zeppe. Abituati al grande gelo non gli sarà sembrato neanche vero, a me lo sembrava anche troppo! Poi il giorno dopo a Dresda temporale apocalittico. In un paio d'ore da 33 gradi si è passati a 10 scarsi. Alla faccia dell'escursione termica. Tirava un vento che ti portava via parrucchino, ponti dentali e ombrelli, 'na bufera insomma. Niente mezze misure. Via di nuovo a Monaco (si è vero, è stato un tour de force che non rifarò mai più, beata ingenuità che ti fa fare sti salti mortali da panico) dove sarei rimasto ancora un paio di giorni. Cielo azzurro, max 12 gradi, manco una nuvola e il parco di Schloß Nymphenburg tutto a tua disposizione. Lasciatemi quiiiiiiiiiiii. La comitiva incontrata non era delle migliori. Stavolta avevo scelto di viaggiare con un tour organizzato causa pigrizia. Dopo la fatica della laurea non c'avevo palle di star li a organizzarmi il tutto. Ho sborsato il dinero e ha pensato a tutto il tout operator. Da non ripetere. Una comitiva di 55 persone di cui la metà ottuagenari e in media 6 ore di pullman ogni tre giorni mi hanno convinto che l'esperienza è nata e morta qua. Le sveglie mattutine alle 6.30 per essere in tempo a Parco Sanssouci a Potsdam o alle 7 per poter salire sulla cupola del Reichstag sono state davvero estenuanti. Dov'è la vacanza se mi devo alzare a sti orari indecenti per fiondarmi giù alla colazione e con la brioche ancora in gola trovarmi già sul pullman per partire???No no no no, una volta basta e avanza. D'ora in poi autogestione. Le pause interminabili per andare al bagno, per procacciarsi il cibo, gli autogrill intasati, i vecchi che bloccano la fila perchè non spiccicano una parola di inglese, figuriamoci tedesco. Che disperazione. Ho ammirato moltissimo invece la nostra accompagnatrice che se l'è cavata favolosamente, tanto di cappello. I vecchietti si sono persi minimo quattro volte, i ritardi per il caffè, i discorsi barbosi sui tempi che furono. E lei è riuscita a gestire il tutto con un savoir faire encomiabile, clap clap veramente. Meno male che c'era la Germania in senso lato che mi distraeva. Se no da li a un tuffo nell'Isar era un attimo. Tuttavia il bilancio è un bel 9 pieno. Relax, bellezze architettoniche e spese pazze. Eh si, altrochè Francoforte. A Monaco le librerie erano fornitissime su Ludwig II, i suoi castelli etc etc. Inutile dire che le ho saccheggiate, specialmente il bookshop di Schloß Nymphenburg. Ho semidilapidato il fondo-cultura che  mi ero destinato alla partenza, ma pazienza. I soldi forse non faranno la felicità, ma di sicuro aiutano a raggiungerla!

lunedì 22 agosto 2011

Filmetti tedeschi

Dai tempi di Hitler i tedeschi ne hanno fatto di strada, hanno affinato le tecniche. Niente più invasione armata, niente più eserciti, bombe, carri armati. I ganzi tedeschi hanno escogitato un sistema molto più accattivante di conquista: i film! Proliferano, straripano. Canale 5 ne trasmette due ogni giorno, anche il sabato e la domenica. E io, da bravo tedescomane, me li sorbisco tutti. Prima li mandavano in onda sul digitale terrestre, su Iris, ma avendo visto il successo ottenuto li hanno riproposti anche su canale 5. Sentitamente ringrazio. Ce n'è per tutti i gusti: romantici, thriller, miniserie televisive, polizieschi. I tedeschi si sono cimentati con tutti i generi, anche con le trasposizioni delle grandi saghe familiari tratte dai romanzi di Rosamunde Pilcher o Inga Lindström. Spaziano di tematica in tematica: crisi familiari, tradimenti, crescite individuali, ambientalismo, sensibilizzazione per i disadattati. Non si risparmiano. Ciò che stupisce è che per essere un popolo generalmente considerato "freddo" fanno film tremendamente zucchezuccherini. Dolcissimi! L'amore trionfa sempre, gli innamorati coronano i loro sogni, i cattivi vengono puniti o ricevono a loro volta una sonora lezione e senza tanti colpi di scena brutali alla Hollywood. No no, i burberi germani si confermano essere discreti e misurati. Niente scene di sesso ostentate, niente schiene nude sudate o baci infuocati da strappamandibole. Solo baci casti gli ultimi cinque minuti del film in cui gli innamorati danno ascolto al loro cuore e fanno il grande salto verso l'altro. Che tenerezza e che romanticismo! Questo si che ti fa sospirare, che ti commuove. Altrochè i porno gratuiti degli americani, sempre pronti a sfogare i loro bollori e ostentare le loro doti amatorie. Mia mamma li chiama "filmetti ingenui". E mi piace questa definizione. In questa ingenuità ci vedo anche tanto pudore che noi in Italia stiamo perdendo a velocità supersonica. Ormai si fa tutto in pubblico: si litiga, ci si bacia, si parla al telefonino, si fa pettegolezzo. Farlo in privato no? Voglio dire, non mi interessa sapere che Gigi o Caio non possono venire da te domani o Pippo ti ha detto che sei una squinzia. Sono a favorissimo dei messaggi, ma non delle conversazioni pubbliche sul bus (difatti il mio cellulare è sempre sul silenzioso). Un po' di misura non guasterebbe. In più gli attori deutsch non sono per niente tirati, palestrati, rifatti. Macchè. Hanno i nasoni, le panzette da troppe birre, la calvizie. Così anche le attrici. Niente seni rigonfi, capelli liscissimi e ossigenati. Neeeeeeeeee! Le attrici tedesche hanno qualche chiletto di troppo, sono ben piantate, con un filo di ricrescita. Non intendo dire che gli attori/attrici sono cessi, capiamoci bene, intendo dire che sono persone normali. Con i loro difetti fisici, le loro imperfezioni etc, ed è più facile quindi immedesimarsi e godere del film stesso. Sono talmente normali che fanno lavori terra terra tipo il pasticcere, lo spazzacamini, la tata, la commessa, niente super manager da 500 euro ogni 10minuti o avvocati di successo. Zitti zittini loro vanno avanti con il loro tram tram. L'elogio del quotidiano. Il film più bello in assoluto? Frühstück mit einer Unbekannten (All'improvviso Gina)!

domenica 21 agosto 2011

Dichiaratamente filobavarese

Bisogna proprio che lo ammetta, che mi lavi la coscienza, che lo butti fuori, che dica al mondo quello che sono. Io sono dichiaratamente e orgogliosamente filobavarese! Ebbene si signori e signore, è così e ci si può fare ben poco. Prendere o lasciare. Il mio amore per i bavaresi e la Baviera raggiunge vette folli. Fosse me per ogni volta che passo le Alpi metterei nello zaino i vestiti italiani e mi vestirei con i ledenhosen, i calzettoni fino al ginocchio, la camicetta blu a scacchetti e l'immancabile cappello con la coda di camoscio. E mi presenterei in Marienplatz così, orgoglioso di essere un filobavarese in mazzo a bavaresi autentici. Poichè voglio rendermi ancor più ridicolo confesserò qualcosa di imbarazzante (per cui i miei amici ogni volta scuotono la testa sconsolati, sapendo ormai che per me non c'è più speranza di guarigione) : c'è chi va in pellegrinaggio a Assisi, a Loreto, a Roma, a Santiago di Compostela, a Fatima. Io no. Io vado in pellegrinaggio a Monaco. Se non ci vado almeno una volta l'anno non sono contento, comincio a intristirmi, mi affloscio come una gelatina scongelata. Una volta, forte del mio amore smisurato per questa città, ho anche sfidato il freddo per vedere i mercatini di Natale. Follia pura. Non mi sentivo più le mani, la faccia e i piedi, ma il mio cuore era caldo. Da dove è nato tanto amore chiederete voi. Dal caso. Un giorno ero a casa che mi annoiavo e spulciando la libreria ho trovato una biografia di Ludwig II, il presunto Re Folle. Nel giro di un paio di giorni l'ho divorata, da cosa nasce cosa e insomma un'estate siamo andati in vacanza a Monaco e i castelli bavaresi. Colpo di fulmine. Da lì non c'è più stata via di ritorno.E' stata LA svolta. Ogni volta però che faccio presente il mio entusiasmo ad altri tedeschi, questi storgono il naso schifati o indispettiti. Al che mi sono fatto l'idea che la Baviera non goda di molta simpatia all'interno della Repubblica Federale Tedesca. Eppure la Baviera è il Land più grande del Bund tedesco e anche il più ricco, producendo da solo il 12% della ricchezza nazionale. Allora mi sono interrogato. Perchè tanto disprezzo? Mi sono arrovellato e arrovellato, ma invano. Per me tutto ciò che è bavarese è sinonimo di accoglienza, disponibilità, calorosa allegria e anche tradizione. Quindi, di fronte a tanta insofferenza l'imperativo categorico era capire perchè il mio trasporto non fosse condiviso, finchè la mia sete di conoscenza non mi spinse a fare domande inopportune. A Francoforte, durante quella settimana disgraziata, mi arrischiai a chiedere al tedesco perchè i bavaresi fossero così mal tollerati. Prima di rispondere mi trapassò con lo sguardo, aspettò alcuni secondi, poi con fare schifato vomitò la risposta: "I bavaresi si vantano di tutto quello che sono, di tutto quello che fanno. Loro hanno la birra migliore, loro hanno il vino migliore, loro mangiano meglio di noi, hanno tradizioni più belle delle nostre. Non si considerano tedeschi, ma bavaresi." Il suo disgusto lampante mi ha talmente atterrito che per il resto della giornata ho sorvolato l'argomento. Ma non pensiate che mi sia arreso così facilmente. Mentre curiosavamo a Hugeldubel (gigantesca catena di librerie, equivalente alla Feltrinelli o simili) ho commesso un altro peccato mortale. Cercavo una biografia di Ludwig II, per cui nel frattempo avevo sviluppato un'autentica passione, e non trovandola mi sono diretto fiducioso alla cassa apposita, chiamata suchenkasse (mai vista tanta efficienza!). Li ho chiesto se avessero una biografia di Ludwig II Re di Baviera. La signorina dietro la cassa mi ha trucidato con lo sguardo e mi sono sentito indifeso come una banana sbucciata. Poi, con un'acidità tale che in confronto il limone è zuccherino mi ha detto "Hier sind wir in Hessen". Messaggio subliminale: qui siamo in Assia, non in Baviera, quindi non troverai niente relativo ai bavaresi, evapora! E quella è stata tutta la sua risposta. Agghiacciante. Me ne sono uscito dalla libreria con la coda tra le gambe. Ho smesso di fare domande. Non so ancora se il sentimento degli altri tedeschi sia invidia o gelosia per la smisurata coscienza "nazionale" dei bavaresi. Mah, forse la verità sta nel mezzo. Comunque sia una cosa è chiara, filobavarese sono e filobavarese resto.

sabato 20 agosto 2011

Hallo!...oder??

Si sa, deutsche Sprache, schwere Sprache (lingua tedesca, lingua difficile). Quanto sia schwere però al povero italiano che si accinge al gran cimento di imparare il tedesco non è dato sapere. E' un salto nel buio, un bungee-jumping della ragione. Una volta che ci sei in mezzo, non ne esci più, sei finito in un circolo vizioso. Io sono uno tra quelli e solo ora comincio a rendermi in parte conto dell'ambizioso progetto che ho intrapreso. Ricordo ancora l'eccitazione febbrile del primo giorno di corso A1 al Goethe Zentrum, a come ho infilato il portone tutto baldanzoso, stringendo in mano il quaderno targato Goethe Zentrum e il libro di testo (i tedeschi sono fantastici: se ti iscrivi ai loro corsi ti regalano quaderno e libro!). Poco dopo in aula fa il suo ingresso la nostra deutschlehrerin, autentica tedesca purosangue con tanto di capelli rossi e lentiggini a mo' di certificato di garanzia di appartenenza alla stirpe germanica. Inizia l'avventura! I primi argomenti, i primi suoni, impariamo a dire "come stai, di dove sei, dove abiti, come ti chiami" e tu, bravo studentello, ti bevi tutto come acqua fresca (è statisticamente provato che l'elevato interesse per un dato argomento aumenta la velocità di apprendimento, provare per credere!). Ma che cosa sta a monte delle presentazioni preliminari e delle formule di rito? Cosa è necessario conoscere prima di tutte queste formalità? Facile! I saluti. E qui la nostra fascinosa deutschlehrerin ci rivela che esistono due saluti: il formale Gutentag e l'informale, gettonatissimo Hallo!Ma tutti noi fummo ingannati perchè quella donna ci aveva taciuto una verità superiore che ogni studente di tedesco è chiamato a scoprire, cadendo nella disperazione. Di saluti non ne esistono solo due, ma INFINITI. Mannaggia la pupazza!! L'autentico guaio è che non sono interscambiabili, al contrario variano di regione in regione e da una persona all'altra. Se ci si vuole districare tra tutte queste varianti, è bene tenere a mente il seguente vademecum:

  • SERVUS e GRUß GOTT (pronuncia: seavussssss e crusss got). Gettonatissimi in Baviera, se esordirete con uno dei due dimostrerete al bavarese compiaciuto che siete coscienti di essere in Baviera e non nel resto della Germania. Vi troverà subito simpatico e rispettoso e finirà per scolarsi una pinta di birra alla vostra salute. E' testato anche sugli austriaci che non vogliono assolutamente passare per tedeschi. Sorprendeteli!

  • HI (pronuncia: ai all'inglese, ma la a leggermente aspirata). Assai in voga tra i giovani delle grandi città, per esempio Berlino o Francoforte. Se vi rivolgerete a loro con il caro vecchio inossidabile Hallo! sarete sgamati all'istante e etichettati come giurassici, fuori moda e campagnoli. Occhio a non toppare!

  • HALLIHALLO (pronuncia alialò). E' particolarmente indicato per salutare i vecchi amici, quelli che conoscete dall'asilo e che sono depositari di segreti imbarazzanti. Può essere utilizzato anche per rompere il ghiaccio in situazioni semiufficiali, una sorta di "salve" che salva capra e cavoli;

  • HALLöCHEN. Questo saluto me l'ha insegnato la mia amica di Dresda che mi ha insegnato anche l'hallihallo. Ma di questo saluto si sa ancora ben poco, non si conoscono nè le modalità, nè i contesti in cui è bene dimostrare di conoscerlo. La mia informatrice ha risposto molto scazzata alla mia curiosità riguardo l'hallihallo. Quindi mi sono ripromesso di non chiedere più certi tipi di informazione. Per i teutonici spiegare le ovvietà è impensabile e barbaro. Potete comunque sfoggiarlo anche in situazioni non richieste, dimostrando così la vostra approfondita scienza dei saluti tedeschi e donandovi quell'aria esotica che ogni buon straniero dovrebbe avere;


AVVERTENZA! Servus e grüß Gott sono da utilizzarsi SOLO ed ESCLUSIVAMENTE in Baviera, hallihallo e hallöchen unicamente in Sassonia. Siate attenti, metodici e precisi se non volete ricevere occhiatacce e risposte brusche. L'hi è polivalente e se utilizzato vi confermerà come studente camaleontico al passo con le nuove tendenze. Insomma, addio al mito del classico, sempreverde Hallo! Già solo con questi siamo immersi in un mare magnum in cui è difficile orientarsi e immaginate quanti altri saluti aspettano di essere scoperti e di cui noi ignoriamo l'esistenza! Dicono che la lingua tedesca sia molto attenta ai contesti e alle situazioni, per cui ha a disposizione un intero arsenale di verbi, aggettivi e nomi. Temo che i saluti non facciano eccezione. Bhe, che dire? Paese che vai, usanze che trovi.

venerdì 19 agosto 2011

I lati positivi

Mazza, rileggendo i post su Francoforte, che pesantezza! Quindi, dopo i sentimenti negativi è ora di far posto a quelli positivi. Si perchè non è stato tutto brutto quello che ho sperimentato a Meinhattan (com'è anche chiamata Francoforte data la sua fama di città-banca). In un settimana ho scoperto un sacco di cose affascinanti della vita e dell'organizzazione tedesca. E visto che sono abbastanza (i tedeschi riescono a soprendermi ogni volta), voilà un breve elenco:

  • In Germania non esiste il coperto! Quando vai al ristorante, paghi il puro mangiare. Cioè, robe mai viste. Il mio stupore era immenso. Tanto che ho commesso l'errore di chiedere al tedesco direttamente "ma qui non si paga il coperto?". Lui mi ha guardato con occhi spalancati da rana e mi ha chiesto che cosa fosse il "coperto". "Bhe -ho risposto- paghi perchè sei seduto no?". Risposta: WAAAAAAAAAAAAAAAAS? Das ist total blöd!!!!" (trad: cosa? ma è completamente stupido). Eh, ciccio mio, sarà anche blöd, ma le regole in Italia mica le ho fatte io. Sono così e me le tengo.

  • In Germania se al ristorante protesti perchè il cibo non ti è piaciuto o che so io, era scotto, condito male etc, ti RIMBORSANO il 50% del conto! Altra cosa che mi ha stupito un botto. Ma mi sono subito reso conto che questa cosa è fattibile solo in Germania, dove ti lamenti solo se hai motivo di lamentarti. In Italia ci si lamenterebbe a oltranza solo per ottenere il rimborso, anche se il piatto era delizioso e lo hai spazzolato.

  • In Germania se non consumi, non paghi! La loro fiducia nella buona fede è smisurata e inconcepibile per noi italiani. Il prete al ristorante cinese aveva ordinato un piatto di riso credendo che fosse un altro. Quando lo ha visto arrivare, lo ha assaggiato e poi basta, morta li. Alla cassa il tedesco lo ha fatto presente alla gentile donzella che con sguardo triste ha detto "es tut mir so sehr leid, allora paga solo il secondo che ha consumato". La mia mandibola è rotolata per terra dallo schock. Gli autentici miracoli dell'animo tedesco...

  • In Germania si recicla e si responsabilizzano le giovani leve fin dalla più tenera età a questa missione. Appena arrivato a casa del tedesco mi sono sorpreso di trovare sacchi di bottiglie di plastica e vetro impilati ovunque e ho pensato che la pigrizia di buttare la spazzatura fosse la causa di tanta inciviltà. Pensiero sbagliato. La vera motivazione mi è stata rivelata solo due giorni dopo. Plastica e vetro vengono reciclati tramite i supermercati. Quando vai al supermercato c'è un apposito reparto (che sembra uno della lavanderia tanto è intasato) in cui i bravi tedeschi mettono plastica e vetro dentro ste "lavatrici fagocitanti" e per ogni pezzo che recicli sale lo sconto che puoi ottenere alla cassa. Quando hai finito di nutrire la lavatrice magica questa ti sputa uno scontrino e quando lo presenti alla cassa ti tirano giù l'importo del tuo reciclo. Ero a dir poco allibito. Un giorno grazie allo sconto reciclo abbiam fatto la spesa gratis!

  • In Germania gli studenti sono rispettati e godono di agevolazioni che in Italia ti sogni. Nei nostri musei esibisci il tesserino universitario? Bene, hai diritto a uno sconto che oscilla dai 50cent a 3euro, spendendone lo stesso 8 di biglietto. In cruccolandia se sei studente e lo provi non paghi il biglietto da 7 euro, ma quello da 2 e 50. Pensate, alla fiera del libro il biglietto per i visitatori era 35euro, ma dichiarandomi studente ne ho sborsati 5. Il mio portafogli ha sentitamente ringraziato.

  • In Germania i treni per te si fermano! Quando sono andato a Erlangen a trovare una mia compagna di corso, la in Erasmus, il bus per la stazione era in ritardo e stavo per perdere il treno. Fermato il primo controllore sul binario gli ho spiegato il fattaccio e perdendo ogni speranza vedendo il treno cominciare a partire mi è morto il cuore in gola. Ma l'intrepido controllore ha fischiato il suo bel fischietto e di fronte al mio stupore mi ha detto serio "le abbiamo fermato il treno, salga pure". Io non avevo parole e lo fissavo imbambolato, stranito. Mi ha guardato serio: " se lei ha pagato il biglietto per questo treno è giusto che lei lo prenda". Lo avrei abbracciato! In Italia la risposta sarebbe stata "che ci posso fare io? aspetti il prossimo treno e intanto si sieda". Da quella volta li i tedeschi sono entrati completamente nel mio cuore.


Prima di chiudere il post un ultimo gossip sulla settimana di trasferta francofortese. Il prete spagnolo fumava la pipa. Ma non ne fumava una sola. Ne aveva con sè una dozzina. Una per il dopo pranzo del lunedì, una per il dopo cena del lunedi, una per il dopo pranzo del martedi e cosi via, fino a sabato e domenica. Anche voi appena udita la spiegazione del perchè tante pipe, avete urlato AIUTO! nella vostra testa come me?

giovedì 18 agosto 2011

Francoforte 5

Quinto giorno E' andato a prendere lo spagnolo in albergo con la macchina, il che mi dà un'oretta d'aria di prima mattina, meno male che c'è sto prete, devo proprio dirlo! Voglio dire: è mattina e già avere un'ora d'aria è una benedizione. Poi oggi fino alle 12 ha il corso di giapponese, sbologno lo spagnolo alla casa di Goethe e io vado di nuovo a farmi i miei giri in autonomia. Quello che apprezzo di più di questi momenti è il silenzio, un silenzio accogliente, calmo, quasi spirituale. Tutto è fermo, in attesa, ma tutto potrebbe essere in movimento. Tra poco dovrebbe tornare, poi vedremo com'è sta fiera.
La mattina ho quasi dovuto fare da balia, visto che il tedesco aveva il corso di giapponese fino alle 12. Ho dovuto menare lo spagnolo prima a comprare cibarie e libri per il suo monastero/santuario e poi alla casa di Goethe dove mi sono improvvisato interprete per i biglietti e via. All'inizio, appena entrati, non mi mollava un attimo. Facevo un passo in avanti e lo faceva anche lui, piegavo una gamba e la piegava anche lui. Noia e insofferenza allo stato puro. Allora gli ho ficcato la guida in mano e gli ho detto che ci vedevamo all'uscita. Così mi sono rifatto il tour in completa autonomia. Ma questo prete nasconde lati oscuri: è uno che tocca, che fa commenti scemi e non ti molla. Soprattutto mi da fastidio, in un modo direi elettrico, la sua mania di toccare. E ti mette la mano sulla spalla, ti accarezza la schiena, ti prende e scuote il braccio, ma la cosa peggiore è che si è messo ad accarezzarmi i capelli. Li ho dovuto dirgli che mi da fastidio, perchè le mani nei capelli è proprio una cosa che non tollero da nessuno. E insulta, che è una cosa che a me non piace. Oggi il tedesco si è preso del "hijo de puta" (figlio di puttana), cioè moderiamoci vero! Credo anche che sia un falso modesto, infatti per entrare alla fiera c'è stato uno scambio di idee mica tanto carino. Dopo essersi vantato di essere riuscito a procurarsi due pass, questi si sono rivelati inutili perchè al tornello continuavano a suonare. La motivazione: i pass erano pass per espositori e non visitatori. Quindi, come previsto dal regolamento, bisognava denunciare l'ora di uscita dalla fiera e quindi rientrare perchè il biglietto venisse riconosciuto. Ufficialmente però nessuno era uscito e di conseguenza nessuno poteva entrare. Purtroppo stavolta il canale linguistico si è rivelato un ostacolo più che resto e ha finito per incepparsi. Morale: il prete, furioso, si è messo a questionare in catalano con il ragazzo tedesco del tornello che non capiva niente, il tedesco non riusciva a spiegare in spagnolo allo spagnolo il nocciolo della questione e io, che avevo capito il problema, tentavo di spiegarlo allo spagnolo che non si calmava. Un disastro. Per non essere buttati fuori a calci dalla sicurezza abbiamo dovuto fare l'unica cosa che c'era da fare, PAGARE il biglietto come normali visitatori. Finalmente siamo riusciti ad entrare. Passata l'indignazione, dalla bocca del prete escono commenti completamente inutili e di nessun interesse come "me gustan come hacen aqui las patatas, este museo està bien echo, como visita e comercio" (mi piace come fanno le patate qui, questo museo è ben fatto, sia come visita che come commercio/souvenirs), a cosa e come posso rispondere se non con un grugnito? La fiera era piena zeppa di cosplay, è un'area molto grande e quando finalmente siamo entrati abbiam cercato cibo (io un bratwürst con patatine fritte) e poi ho proposto di dividerci per poter essere più autonomi e togliermeli dai piedi. Ci siamo divisi e bye bye. Mi sono fatto i miei giri tranquillo e pacifico. Ma questa tanto esaltata fiera è solo una grandiosa vetrina. Non si può comprare nulla, solo collezionare cataloghi e borse omaggio, camminare e osservare i  minuscoli stand allienati, ma niente di più. L'atmosfera invece è molto rilassata, non come da noi. Tutti guardano o toccano in silenzio, diligenti, rigorosi e educati. Si, l'atmosfera è davvero bella, calma, tranquilla, serena. Particolare. Ne è valsa comunque la pena, ora so com'è. Alle 16 mi ha chiamato madre, una mezz'ora decisamente carina e "veronese", familiare. Se la spassano anche a casa. Ora so che posso resistere fino a martedi. Da Starbuck ho provato il tè indiano al caramello, molto buono e anche molto dolce. Ha seguito il ristorante cinese che è diverso già a partire dal prezzo, ma molto figo! Infine Irish Bar con il karaoke. E ora casa, finalmente...
Spendo ancora qualche parola sul prete su cui mi hai chiesto maggiori informazioni. Si è rivelato anche sfacciato e impiccione. Davanti ad un mio rifiuto per una stupidata mi ha guardato serio e mi ha detto "te falta amor", ti manca amore! Ma va a quel paese baby, fino a due giorni fa manco sapevi che facci avessi. Certi commenti gratuiti e indesiderati sono proprio sconsiderati. Inoltre osservandoli ho capito perchè si trovano tanto bene insieme; qualsiasi cosa il tedesco dica, l'altro è pronto ad offrire appoggio incondizionato. Esempio: tedesco: "sto studiando giapponese". Lo spagnolo risponde: "quando torni a Valencia ti faccio conoscere un gesuita che è stato a Tokyo, magari può trovarti un contatto là". Oppure se il tedesco se ne esce con " mi piacerebbe studiare a Valencia" l'altro risponde "non appena sai di esserne sicuro, telefonami, io chiamo due miei conoscenti, ci informiamo e semmai ti prepariamo noi per il test d'ingresso". E' un'ubriacatura gratuita per il tonto tedesco che cade sempre più nella trappola della dipendenza. Si, ora posso capire com'è stato possibile tutto quell'innamoramento fulmineo e profondo che entrambi decantano. Avevi ragione tu Enri, uno è pronto a dare, l'altro a ricevere. Per carità, a loro va bene così, ma non posso fare a meno di pensare che c'è della compassione nell'atteggiamento del prete, come se tutti fossimo pecorelle smarrite in cerca di un pastore che ci riporti sulla retta via...

Francoforte 6

Sesto giorno Riposo, riposo! Giornata meravigliosa oggi: cielo blu terso con un venticello adorabile. Adoro proprio il meno e soprattutto il lungofiume è una cosa che porterei anche a Verona. Passeggiare con sto tempo è una gioia. I due innamorati si occupano l'uno dell'altro. Dietro quell'aspetto dimesso e goffo si nasconde un pensiero da inquisitore, da fustigatore dei costumi. Per la mia relatività morale e mentale, il prete è un bigotto travestito da innovatore. Il tedesco ne è del tutto soggiogato, anzi affascinato direi meglio. Ha sempre consigli per il tuo "bene" da elargire e abitudini da correggere, perciò dico che in realtà è un bigotto con l'attitudine al comando. Stamattina al Frankfurter Historisches Museum, molto carino, ma anche molto piccino. Dentro il prete non mi mollava un attimo -che piovra umana- e sempre con le mani in movimento, ma se le mettesse in tasca almeno! Mangiato in un altro ristorante cinese. Qui l'atmosfera è proprio più accogliente che da noi e anche il prezzo lo è, ma va bhe, è il prezzo della tranquillità. Poi corsa in aereoporto per mettere sull'aereo il prete e al gate il tipo non capiva un'acca di spagnolo perchè era...ITALIANO! Per fortuna che c'ero io a fare da interprete, sennò il povero Herr Leone doveva far le sue visto che il prete non sa neppure l'inglese. Altrochè con l'inglese, ho pensato, il mondo lo si gira con l'italiano. Che culo essere italiano. E qui per ringraziarmi il prete ha cercato di abbracciarmi dicendo "dejate querer", lasciati amare. La mia risposta: "niente abbracci, solo strette di mano". Grazie a Dio uno lo abbiamo eliminato. Ora solo una giorno e mezzo mi separa dal ritorno a casa. Ogni giorno di questa convivenza mi conferma nel mio status di italiano del nord rigido e gelido. Serata tranquilla, finalmente senza il pensiero di trovare il ristorante, guardare i prezzi, tornare all'ora giusta. Casa, schifezze precotte e tv, una serata leggera ogni tanto. Grazie alla Provvidenza! Se no bisogna sempre sgambettare di qua e di la. Dopo una settimana ti prende l'insofferenza...

Francoforte 7 e 8

Settimo giorno Tantissima tranquillità oggi. Nessuna ansia da prestazione da parte sua, mi sa che era il prete a metterlo sulle spine, con le sue richieste e i suoi commenti sciocchi e pure giudicatori se per quello. La sua attitudine era di uno che vuole insegnare qualcosa a tutti i costi, ma sorpassava ampiamente il limite. Nessun progetto, nessuna corsa, solo rispetto degli spazi e dei ritmi altrui. Ho fatto pure da mangiare, colto da ispirazione caritatevole: spaghetti. Lui mi guardava scettico e con fare preoccupato, ma poi ha pulito il piatto il signorino. Sti tedeschi che non apprezzano la cucina italiana (anche se non avendo il sale grosso ho dovuto usare il sale fino per salare la pasta, ROBE MAI VISTE). Oggi lo definirei un giorno casalingo, ecco. Però verso le 5 siamo andati a fare la crociera sul Meno, al tramonto era molto pittoresco, anche se c'era un certo venticello... E qui è accaduta una cosa strana. Sul battello si è aperto, raccontandomi della sua ex e del suo rapporto con le donne. Ne ho provato una pena infinita. E' una di quelle anime sperdute, senza guida, indifese senza l'appoggio di qualcuno. Cerca l'esotico, l'affascinante come compensazioni, ma non ne rimane soddisfatto. Secondo me cerca fuori quello che non riesce a trovare in sè e cioè l'avventuroso e l'indipendente. Soprattutto questo devo dire di lui, che è dipendente...dal passato, dall'aiuto del prete, da tutto quello che dovrebbe essere giusto o sbagliato. Si, mi fa pena proprio per questo, per la sua inutile irrequietezza. Però va bhe, come sempre curare anime non è un mio affare. Che ognuni pensi a se. Ps: sul battello ha confessato che non riesce a tenersi una ragazza come amica perchè a lungo andare viene sedotto dal fascino femminile. Non mi stupisce che non riesca a tenersi un'amica femmina. Finchè tenti di ravanarle tutte in basso quando ti parte l'ormone, nessuna donna ti resterà mai amica...
Ottavo giorno Aereoporto. Gate A17 per Verona. Felicità. Felicità. Felicità. FE-LI-CI-TA'. Torno a casa. Questo è tutto quello che voglio sapere e di cui mi importa. Un'ultima mattina tranquilla. Niente corse, niente ultimi giri strappalacrime. Ho già dato ieri con il momento "cuore aperto" sul battello. Lascio Francoforte e ne sono contento. E' stata un'esperienza utile, ora lo posso dire, per quanto brutale sia stata. Ma ho imparato molto su di me, sui miei limiti e sulle mie possibilità. Una punta di dispiacere è nel non poter più parlare tedesco speditamente, ma a casa mi aspetta il C1 e di tedesco ne sentirò ancora parecchio. Ho proprio voglia di ritrovare le mie cose, la mia camera, le mie abitudini. Un luogo chiamato casa, in cui le mie libertà più elementari sono garantite e rispettate. E dove capiscono i miei stupidissimi modi di dire. Ora come ora so che a Verona tutto ciò è garantito. Il mio cuore è più sereno. ...sono a casa. Quando dall'aereo ho visto il Baldo e il Garda tinto di fuoco dal tramonto ho sentito tanto tanto sollievo in me! E pensare che ho sempre trovato il lago un posto noioso...

mercoledì 17 agosto 2011

Francoforte 4

Quarto giorno Oggi è giorno di fiducia. Lui è andato in aereoporto a prendere lo spagnolo e questo mi ha dato attimi di respiro. Ne avevo un disperato bisogno! E' confermato ormai: la mia indipendenza da questo essere passa anche per la solitudine. Sono sul lungoMeno adesso, il posto più bello della città secondo me. Ora penso di poter resistere fino a martedi, in fondo ogni giorno che passa è un giorno in meno e oggi è già venerdi. Ritrovo la serenità dopo la "disperazione". Sono in Germania, ma per la prima volta sento che casa mia è tutto quello che mi manca. Le altre volte tutto spariva dai miei pensieri: più mettevo km tra me e Verona e più mi sembrava che i miei problemi sparissero , che una bellissima serenità avvolgesse tutto. Ma forse questo mi succede solo a Monaco perchè là sento come un legame spirituale, una sensazione a pelle di benessere. Chissà, stramberie interiori. Stranamente mi sembra di vivere qui da sempre, bho! Forse perchè passeggio sempre nei soliti posti e con lo stesso babbeo vicino. Da qui posso analizzare meglio la mia vita a Verona e quasi quasi nulla mi sembra disprezzabile perchè alla fine della fiera a casa ci sono persone che mi capiscono. Si, credo sia questo il grosso della situazione, ma nonostante tutto sono contento di essere venuto qui. Vale come anteprima dei miei progetti per Monaco, ora so più o meno a cosa andrei incontro e soprattutto a come mi sentirei in una situazione del genere. Tra un po' dovrebbe tornare con lo spagnolo e vediamo che tipo di persona è, poi ti saprò dire cara Enri. Nel frattempo ho avuto una giornata meravigliosa, LIBERA. Ho fatto  una lunga passeggiata sul lungofiume, lentamente, guardando le persone, gli edifici, pensando in tranquillità e prendendo il mio ritmo, restando in silenzio. Ho trovato un bar carinissimo sulla Riva dei Musei e mi sono ordinato una fetta di torta alle pesche sciroppate (buonaaaaaaaaaa) e tè verde, una pacchia! Poi mi sono fiondato in un museo e me lo sono girato come ho voluto io. Questo è quello che voglio, mettermi alla prova in libertà, con i miei tempi, su ciò che voglio io! Stavolta si che mi sono sentito bene, completo, pieno, INDIPENDENTE. Un altro giorno sta per terminare, ma la parte seria deve ancora arrivare. Vedremo...
Ed ecco il momento che tanto aspettavi: ho conosciuto lo spagnolo. A prima botta è uno che vuole piacere, sorriso, stretta di mano energica, un uso eccessivo del nome proprio e della confidenza corporale: continua a dare pacche sulle spalle. Ma per un paio di giorni mi pare inoffensivo. Con il tedesco invece è un prete per modo di dire. Dietro lo scherzo e la battuta, lo sfotte e gli tira continuamente manate violente sulla schiena, urlando "falso tedesco, falso protestante". E basta un nonnulla per fargli iniziare una lezione di storia o di filologia. Mi sento meravigliosamente estraneo a tutto questo, in più che entrambi capiscono poco di italiano, coì posso anche commentare ad alta voce con mala grazia, ma sorridendo, cambiando poi il commento con una traduzione depurata ed educata. In questo momento parlare ed essere italiano è una fortuna a dir poco! Loro parlano al plurale "noi", io parlo al singolare "io". Non mi sento parte di un "gruppo" multilinguistico come sbandierano, galvanizzati dall'evento singolare. Tornato a casa archivierò la cosa e scaricherò le foto sul computer, nulla di più. Ma quello che più mi è piaciuto è stato l'effetto immediato della presenza dello spagnolo: ha completamente assorbito l'attenzione dell'altro, di modo che anche se ero fisicamente li, la mia mente era libera di astrarsi, osservare, ordinare e pagare da me. Lascio i due amiconi camminare qualche passo avanti, per avere anche tempo e modo di passeggiare pian piano, come piace a me. Dicono che domani andiamo alla fiera del libro, di cui ora come ora poco mi importa, ma visto che in teoria sono venuto qui anche per quella...

martedì 16 agosto 2011

Francoforte 3

Terzo giorno Oggi va un po' meglio. Con la vescica vuota e i capelli puliti, anche la testa è un po' più leggera e lucida. Ma tutta questa ospitalità si è rivelata una trappola: il bagno è sempre occupato. Mi sembra di camminare sui gusci d'uovo, sempre in bilico tra il disturbare e l'essere di troppo. Cerco di fare tutto velocemente per arrecare meno impiccio possibile, restando immobile sul letto con il libro sulle ginocchia per trovare attimi di evasione. L'abbattimento di un mio limite che pochi giorni fa mi era sembrata un'avventura e quasi una garanzia di successo/riuscita, ora mi sembra quasi una stupida dimostrazione di autocompiacimento. Se fossi andato in albergo ora avrei avuto il mio bagno, una camera mia, asciugamani puliti, un letto rifatto ogni mattina, una colazione assicurata, ma soprattutto INDIPENDENZA. Andare a letto quando voglio, uscire e farmi giri in totale autonomia, senza l'impegno della conversazione di falso interesse per quello che viene detto, mantenere una "amichevole" conversazione basata sul tedesco e l'italiano, ma che oltre a questo langue. Si, sento che a questo punto mantenere il limite sarebbe stato più saggio e perchè no, forse più vantaggioso. Ed ecco la consapevolezza che ne emerge: a casa sono veramente libero! Spero che tutto questo "disagio" sia solo frutto dell'attesa...domani arriva lo spagnolo (questo mitico personaggio, di cui si parlerà nei post successivi era un amico spagnolo del tedesco...l'amico in questione era un prete di 43 anni -.-) e forse le cose cambieranno, una parte del peso verrà ridistribuita e spero a mio vantaggio. Ma al momento non mi voglio aspettare nulla, mi limito a amministrare con successo il tempo che mi si presenta. Eppure non posso fare a meno di pensare che a Monaco le cose sarebbero state diverse. Scrivere mi fa bene, mi aiuta a fare ordine, a mettere in coda le sensazioni e dargli un nome. Comunque siamo due persone molto diverse, in qualche modo so chi sono e cosa voglio, lui è un'anima in pena, alla ricerca di stabilità, ma soprattutto di una identità. In un modo del tutto perverso era meglio in internet, qui è quasi come sostenere un esame. Ripeto: in questo momento Verona e la mia vita a casa mi sembrano ciò che di più invidiabile possa esistere. Forse è vero quello che dicono, che ci lamentiamo delle nostre fortune perchè siamo troppo ciechi per vedere più in là. Ho proprio toccato il fondo oggi. Per dirla alla tedesca, lo Spannung, il culmine estremo della rabbia e della delusione, del desiderio di fuga e spaesamento. In cerca di conforto ho mandato messaggi convulsi a madre e anche alla Claudia, che perlomeno ha dimostrato di capire e "maledire", ma il pensiero di tornare era talmente forte che tutto mi urlava di dover correre in aereoporto, comprare il primo biglietto per Verona o l'Italia e fiondarmi di nuovo a casa. Mi sono chiuso in un ostinato silenzio. Evidentemente rifiutavo il contatto. Ogni scusa era buona per saltare la conversazione o perlomeno interromperla. Poi, mi ha portato ad una sorta di società letteraria di Francoforte e li ha avuto il buonsenso o quanto meno la sfacciataggine di notificarmi che alle 14:00 saremo andati ad una conferenza al Kunstverein perchè DOVEVO visto che studio Editoria, dato che questa conferenza era sulla fiera. Li veramente ho toccato lo Spannung. L'avrei mandato a quel paese e me ne sarei andato per i cavoli miei, ma poi la consapevolezza di non avere un posto dove tornare se non casa sua, mi ha frenato. Ho dovuto quindi ricorrere alla mia arte innata d'attore e sfoderando l'atteggiamento del bambino svogliato sono riuscito a trascinarlo sul lungoMeno dei Musei e qui mi sono dovuto sciroppare il Museo Etnologico, inutile e barboso, ma pur sempre un contentino. Da qui ho mandato messaggi convulsi a madre e Claudia. Usciti Claudia mi ha chiamato e sono finalmente riuscito a dare voce al mio sdegno. Ne avevo bisogno! Parlare con qualcuno che sa chi sono, come mi comporto e soprattutto che comprende i miei modi di dire, il mio parlare farlocco!! Un'autentica benedizione dal cielo... Nel pomeriggio sono riuscito a trascinarlo alla casa di Goethe (e questa si che mi è piaciuta un sacco) e il tempo è insomma passato. Qui tutto rappresenta un compromesso, un dare e perdere, tacere e parlare al momento giusto. Eppure in tutto questo la mia personalità ne esce delineata, riesco a vedermi con più chiarezza: sono indipendente nell'anima, sono un'anima libera che desidera poco in realtà, ma che su ogni cosa ha la sua opinione, poco influenzabile, mi distinguo con silenzio, con moderazione. Mentre lui è continuamente preoccupato del giudizio altrui, di ciò che la gente può pensare, di ciò che è giusto o sbagliato. Io sono diverso. Lui è bulimico del mondo, impara lingue per poter fuggire, per abbracciare il mondo, ma è una conoscenza nevrotica, insana, condotta per sommi capi, non approfondita. Vuole il Giappone, a me l'Europa basta. Sono un europeista sfegatato, l'esotico lo trovo anche qui, c'è così tanto da vedere in questo nostro vecchio continente. Si preoccupa di fare tutto come si deve, io no, ho passato quella fase, quello che faccio lo faccio come va a me. Ecco, un'altra volta un'espressione della mia indipendenza. Prima di tutto io qui sono un turista e come tale mi esprimo, lui invece vorrebbe obbligarmi a essere un autoctono. Davanti a queste cose mi ribello, mi indispettisco! Voglio tempo per guardare, per camminare, per stare seduto. Per me guardare è rilassante, non ho fretta. A me i secondini non sono mai piaciuti.

lunedì 15 agosto 2011

Francoforte 2

Secondo giorno Oddio! e poi dicono delle donne! E' li che si guarda per i test d'ingresso a Oxford, si deprime e quasi si mette a piangere...e dire che ieri sera era tutto uno scoppio d'energia e iniziative. In confronto mi sento di una stabilità invidiabile. Per ora è una macchinetta e un volubile...vedremo come proseguirà il giorno e ora sono solo le 10 della mattina. Ho provato a incoraggiarlo, ma questi tedeschi sono così irremovibili. Giornata di sentimenti contrastanti. All'inizio belle aspettative, rifatto il tour di ieri sera, ma al posto della luna c'era il sole. Camminare per le strade di questa città non mi regala niente, è una città di soldi e denaro, banchieri ovunque, ma altamente impersonale, vuota, una città di finanza e non di cuore, di divertimento come Monaco. Non ho sentito niente, se non il vuoto e l'impersonalità, il lato economico, ma non il lato umano, caratteristico. E si che sono in Germania, il mio paradiso in terra, ma qui, ripeto, è molto diverso e lontano da Monaco. Non vedendo altro che strade e grattacieli di sfondo, che si stagliano nel cielo blu, negozi e ristoranti, mi ha colto la malinconia di casa, della mia casa, della mia camera, del mio tranquillo tram-tram, della linea 24, gli angoli di Verona conosciuti e familiari. Tutto ha perso d'importanza: il viaggio, l'incontro, la fiera del libro, parlare in tedesco. Avevo solo paura, voglia di parlare in italiano con i miei modi strambi e stupidi. Volevo risentirmi a casa. E mi ha preso, dopo la noia opprimente, la paura di prolungare questo disagio ancora per una settimana e nella mia mente tutto ha preso forma: la scusa per anticipare la partenza, la corsa in aereoporto, il check-in e finalmente, dopo un breve volo, il ritorno a casa, a Verona. Ho mandato sms a madre e a te, cara Enri, in cerca di conforto! Ci siamo poi seduti sul lungoMeno, l'unico posto di Francoforte che mi piace, mi rilassa e con un minimo di spirito: vedi la città davanti a te, con il cielo blu dietro e tutt'attorno a te e ho trovato un po'  di pace guardando le persone passare, la tranquillità del fiume e il silenzio, la calma, il riposo ideale per i miei pensieri tumultuosi. Quanto e lui è decisamente infantile, fragile. A mezzogiorno aveva già mal di testa e si lamentava di tutto. Abbiamo poco in comune, è un saltimbanco come il Pagi, dalle idee confuse, sempre con la mente rivolta al passato, alla rottura con l'amore della sua vita. Ho bevuto stasera, per dimenticare, la specialità di qui: l'Apfelwein, il vino di mele. Dove ci siamo fermati a mangiare stasera mi è proprio piaciuto, all'aperto, con le panche e i rampicanti, una sorta di Biergarten, un'angolo di Baviera sul Meno. Con tutti questi pensieri mi si sono aperti nuovi interrogativi: se andassi a Monaco a studiare sarebbe veramente così "alienante" e melancolico? Che il sogno debba finire in delusione? Non lo so ancora, oggi è solo il secondo giorno, forse domani andrà meglio, chissà! Voglio darmi tempo per avere più prove e/o sentimenti negativi, ma prima voglio avere fiducia e speranza, in ME!

domenica 14 agosto 2011

Trasferta Francoforte 1

Un anno fa mi recai a Francoforte per gettarmi in quella che mi sembrava un'avventura da libro. Ci andai per conoscere l'amico di penna che la mia professoressa di tedesco mi aveva appioppato d'ufficio in terza liceo. Dopo cinque anni di lettere e mail, senza un volto o una voce, avevamo concordato di incontrarci. Mai decisione fu più sbagliata. Restai ospite del tedesco per ben una settimana. All'andata non mi pareva che un tempo minimo, anche troppo breve forse; al ritorno mi sembrò una convivenza incredibilmente lunga e spossante. Ogni post ricalca un giorno trascorso. Già dalla sera del primo giorno cominciai a scrivere un "diario di viaggio" per mettere in ordine le emozioni che mi avevano assalito durante tutto il santo giorno. Vi basti sapere che...no, meglio dirlo alla fine del resoconto del settimo giorno. La cronaca della disavventura:
Primo giorno Cara Enri, eccomi qua, comincio la mia storia finchè lui dorme. Dopo la paura e l'inaspettato del viaggio ( e fidati che me la sono vista brutta perchè il pilota faceva mosse ardite e ho temuto più di una volta per la mia vita), sono finalmente arrivato. Lui com'è? Immagino il Segio con gli occhi a mandorla...uguale! L'incontro non è stato traumatico, forse perchè l'ansia se n'è andata nella giornata che ho avuto o forse chissà, ero troppo stufo per aver paura o ansia. E' una macchinetta. Non smette un secondo di parlare e ogni tanto non è un bene, perchè ho bisogno di decompressione dal tedesco, più che altro! Tutta questa full-immertion mina le mie normali cognizioni (già povere di per sé). Ho già fatto un tour serale della città, veramente molto carina e, magari perchè è sera, si riposa una cifra. Tutti seduti sulle panchine lungo il fiume, con la città illuminata che si riflette nell'acqua. Sembra di stare a San Rocco solo moltiplicato per mille. C'è una bellissima atmosfera rilassata qui. Abbiamo anche già fatto la spesa! E' proprio tutto un altro mondo. Vedremo come comincerà il domani e cosa porterà. Stasera sono proprio distrutto!