mercoledì 23 aprile 2014

Umore nero

Oggi infrango una delle regole d'oro che animano questo blog: non lagnarsi dei fatti tuoi che di mugugnoni in giro ce ne sono anche troppo. Regola che è già stata infranta, me ne rendo conto, ma solo in occasioni veramente speciali e necessarie.
C'ho provato eh, a tacere piuttosto che pubblicare qualcosa di vagamente tetro e lagnoso. Difatti latito da quasi un mese e non sapete quante volte ho rimesso in tasca le mani che prudevano dal pigiare un po' i tasti. Speravo che il momento passasse e che presto avrei avuto argomenti ben più allegri con cui deliziarvi.
E invece ciccia.

Sono stanco, ragazzi miei. Veramente stanco.
Stanco di non vedere risultati.
Stanco di dare senza ricevere.
Stanco di fare investimenti a perdere.
Stanco di essere sempre frizzante e pieno di idee, propositivo e incoraggiante.
A che serve? Tanto non ci si guadagna niente.

Parlo di lavoro, ovviamente.
Dopo un anno e passa di tentativi e barcamenamenti vari il mio ottimismo sta evaporando a velocità supersonica. Non vedo luce in fondo al tunnel. Mi sembra che tutti i miei sforzi siano inutili. Che all'attivo non abbia collezionato che fallimenti. Dal mio ritorno a bordo Adige tentativi ne sono stati fatti (tanti, più di quelli che ho raccontato), negli ambiti più disparati e con viaggi di una certa sostanza. Non mi sono mai risparmiato. Raccolta: zero spaccato.

Mi sento spento, senza prospettive. Sfinito.
Sento che sto sprecando tanto, troppo tempo e non per colpa mia. Questa è la cosa che fa più male.
Cosa posso fare di più? mi chiedo.
Cosa potevo fare di più? mi chiedo.

Cosa ho sbagliato prima, che mi ha portato a questo punto?
D'estate dovevo dare meno esami e più gelati ai turisti?
Dovevo laurearmi in cinque anni anziché in tempo, ma tenermi da conto quel tal contatto, quella tal collaborazione?
E chi lo sa.
Chi mi assicura che anche così non sarei finito nel pantano in cui sono adesso?

Non che non abbia costruito niente in questo periodo, ci tendo a dirlo, ma con le idee e i progetti del cuore non si campa.
Anche il mio adorato progetto milanese fagocita più di quel che restituisce.
Per carità, è stimolante, impegnativo, giocoso e entusiasmante, ma con grazie non si mangia.

È tutta un'altalena. E su e giù e giù e su.
La mia iniziativa creativa è un enorme, gigantesco fiasco.
Passata praticamente inosservata.
Senza dubbio per colpa mia. E di chi sennò?

Non so più cosa pensare. Dove sbattere la testa.
Onesto onesto? Mi domando se guadagnerò mai dei soldi come un cristiano meriterebbe.
Che non è tanto fame di schei, quanto il bisogno primario di un minimo di indipendenza. Sti genitori mica possono fare da salvadanaio in eterno!

Non lo so, non lo so.
Probabilmente è solo colpa mia. Che non ho capito una mazza di niente e vivo ancora di sogni e fantasie. Del buontempone che sono che pensa sempre che con una buona dose di ottimismo si risolve tutto. Seh, come no...si vedono i risultati, infatti...

Scusate il polpettone, ma in sto periodo va così.
Passo e chiudo.