domenica 11 settembre 2011

Fervente ozista

Da quando sono "disoccupato" ho molto tempo libero. Devo ammetere che non è stato per niente facile passare da un giorno all'altro da studente a tempo pieno a indeciso cronico. Si perchè  anch'io sono ganzo forte dovete sapere. Sono uno di quelle menti illuminate che non fanno mai progetti a lungo termine, preferisco improvvisare. Già alle medie non sapevo cosa avrei fatto alle superiori, dopo la maturità non avevo la più pallida idea della facoltà in cui sarei andato a finire. Mi reinvento giorno dopo giorno. Alla mattina non so cosa combinerò il pomeriggio. Però avere uno scopo, seppur dilatato in anni, era comunque una sorta di impiego. Dopo la laurea mi sono ritrovato li a dirmi "e mo' che si fa ora?". Mi sono lambiccato le celluline grigie in cerca di uno scopo e riflessione dopo riflessione sono arrivato a una conclusione che mi garba molto. Ho deciso di usare questo tempo non come tempo morto, ma come tempo attivo per riprendere i contatti con me stesso, per rallentare il ritmo, per cominciare a fare pulizia, a spolverare quelle aree della mia personalità che l'università assorbiva e/o intorpidiva. Da questo bisogno è nato il blog. Da questo bisogno è nata la ricerca di opportunità all'estero. Da questo bisogno è nata la necessità di sentirmi realizzato. Al momento il percorso intrapreso mi regala molte soddisfazioni e ho scoperto che anche rallentare il ritmo non è una tragedia come ci inculcano. Ci insegnano che chi sta a casa a non fare niente (anche se non per colpa sua perché non trova lavoro) è un peso, è inutile. Ci insegnano che solo lo sbattimento, le corse frenetiche, la produzione nobilitano il nostro essere. Se non ti ammazzi di lavoro, se non torni a casa che sei flambé, non lavori, sei un fannullone, cazzeggi e ti limiti a sopravvivere, anzichè mordere la vita. Questa filosofia di vita la conosco bene. Ci convivo da tot anni. Padre è il profeta di questo stile di vita. Ogni minuto va impiegato, utilizzato, se no è perso. Nel tempo ha sviluppato una dedizione totale e disperata al lavoro. Lui è sempre il primo a arrivare in ufficio alle 7.30 e l'ultimo ad andarsene alle 20. Praticamente nella sua testa lavoro e vita sono la stessa cosa. E quando non c'è il lavoro non ammette l'inattività. Il sabato e la domenica monta sulla bici e per cinque ore, minimo, non lo si vede più. In più del lavoro massacrante, anche l'hobby deve esserlo??? Per carità, io voglio essere diverso. Voglio tenere ben divise lavoro e vita. Perchè io non SONO un lavoro, io FACCIO un lavoro. Quella dovrebbe essere la differenza sostanziale. Voglio recuperare l'idea tutta romana dell'otium ossia del tempo libero dedicato all'educazione interiore, alla cura di sé, all'arricchimento spirituale. Leggere un bel libro sul divano, guardare un film piacevole, divertirsi con le serie frivole, coltivare le amicizie vere. Guardarsi attorno e raccogliere materiale per il prossimo post, camminare lentamente per ammirare meglio la propria città che varia al variare della luce. Rendere più accogliente il proprio habitat, riprendere le fila delle vecchie passioni e riscoprire che ci entusiasmano ancora. Ecco, questo è il mio nuovo impiego finchè non avrò deciso che fare.  Finchè non ci saranno occasioni da cogliere, l'occasione più grande me la voglio dare io. Che non è vero che nel silenzio e nella calma non c'è nulla. Semmai è vero il contrario. Solo con un po' di sano silenzio siamo in grado di recepire i nostri bisogni, le nostre necessità e venirci incontro. L'università e il lavoro ci assorbono e ci stimolano e ciò è bene, ma aver cura di sè lo è di più a mio parere. Io voglio volermi bene e essere felice. L'università finisce, il lavoro si cambia o si perde. La propria interiorità mai. Oggi voglio essere ozioso. E voi?

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