giovedì 30 agosto 2012

Post zen: arrivederci Monaco

Prima di leggere il post vero e proprio vi consiglio di ascoltarne la colonna sonora. Vi aiuterà a capire meglio il tono di celestiale armonia con cui ho scritto l'ultimo post live in diretta da Monaco:







 

Cari lettori miei a quanto pare il mio tempo a Monaco è arrivato alla fine. Con calma bisogna vuotare l’armadio, cominciare a imballare i pacchi di libri da spedire a casa e tirare a lucido l'appartamento da cima a fondo, splendente come la crappa pelata di Mastro Lindo. Salutare tutti quanti, elargire promesse di restare in contatto e rivedersi qualche week end, magari per i mercatini di Natale o una vacanzuola estemporanea.

Sono triste. Ma non di una tristezza lacerante, di quelle che ti trasformano il cuore in un puntaspilli. No, è piuttosto una tristezza vaga, intrisa di malinconia, quel tipo di tristezza che ti fa sorridere mesto mentre riesanimi i ricordi. Monaco mi ha ospitato per ben 10 mesi (settimana più, settimana meno). Un tempo relativamente breve, ma denso. Di esperienze, di avvenimenti, di fatali imprevisti, di magnifici incontri. Mi sembra di aver vissuto qui per anni, di aver camminato per le sue strade fin dalla più tenere età. Ogni marciapiede è intriso di ricordi, di pensieri, di discorsi, di pettegolezzi scambiati tra espatriati.

Lo ammetto: credevo avrei reagito più violentemente al ri-trasferimento a Verona. Credevo mi sarei strappato i capelli dal disdegno, che l’Heimweh al contrario mi avrebbe stretto un laccio intorno al collo. Invece no. Forse perchè so di aver fatto tutto quello che potevo, di non aver lasciato nulla di intentato nei limiti delle mie possibilità. Bho e ancora bho. Di certo questo ritorno a casa non ha nulla di definitivo. Anzi. Mi sento come se dovessi andare al campo estivo, con la valigia posata sulla soglia mentre saluto mia mamma e la rassicuro che tra tre giorni ci rivediamo. Questo non è un addio, è un arrivederci. Non so perché ma ho il vago sentore che tornerò, che questa è una sorta di ritirata strategica per affilare meglio le armi e escogitare una strategia infallibile per abbattere le difese del nemico. In qualche modo bislacco ho la sensazione che andrà tutto bene, anche se in maniera del tutto inaspettata e perversa.

Ho deciso di accettare con animo sereno quel che verrà. Forse il ritorno a Verona sarà solo una zwischenstation per riposarmi dal trauma da disoccupazione all’estero o per ritrovare un po’ di pace e sicurezza prima dell’inizio di una nuova avventura Oltralpe. Non lo so. Non so predire il futuro, ma qualunque cosa questo abbia in serbo per me desidero accettarla. Credo che il peggio sia passato, almeno per ora. A Verona non avrò problemi di lingua, di considerazione da parte degli autoctoni, di cercare casa. Potrò accoccolarmi tra le mie vecchie abitudini continuando ad avere davanti agli occhi il traguardo. Perché, cari crucchi miei, potete avermi sbrandato e rimesso sul treno con le vostre sottili doti psicologiche, ma non mi avete certo fiaccato o piegato, solo allontanato. So che alcuni di voi lettori mi hanno caldamente consigliato di non tornare, ma casa è sempre casa, pur in tempo di crisi o affetta da mille e più contraddizioni. Sento che devo “disintossicarmi”. Urgentemente.

Per questo lascio Monaco con il sorriso. Me ne vado per tornare. E stavolta fare tutto come si deve: regolare affitto con contratto, considerazione per il mio curriculum, tedesco perfezionato ancor più di ora e credenziali. Forse era troppo presto. Non ero spiritualmente pronto a lasciarla. Di sicuro non lo ero ad Aprile, a fine tirocinio. Né ero pronto ad accettare determinati compromessi. Ora si. In questo tempo ho preso coscienza che magari non ho ancora gli strumenti per “sfondare”, ma li avrò presto. Continuerò a tenere accesa la mia speranza e qualcosa accadrà. Poichè il regno delle possibilità si trova tra il mio impegno e la mia speranza. E sapete? Ogni cosa è solamente una questione di prospettiva. Sicuramente la parte più difficile di questa esperienza è accettare la lezione che ne emerge: imparare ad accettare la sconfitta come un dono. Che è un po’ quello che è già successo: ho perso il primo round di qualificazioni del P. Leonardo smenandoci il tirocinio all’Ufficio Turistico, ma poco dopo è arrivato quello all’ABZ che è stato dieci volte meglio. Così sarà anche per la mia prossima avventura OltreBrennero.

Bis bald München. Wir sehen uns bald wieder!

Nota editoriale: le rubriche Imparare tedesco è… e i München Reportage continueranno a uscire anche in trasferta a Verona. Solo la pubblicazione sarà più diluita rispetto ad ora. Also...don’t worry, be happy!

venerdì 24 agosto 2012

Se la montagna non va a Maometto...

...Torquitax manda tutto e tutti bellamente a quel paese e va in vacanza. Quindi se avete pensato che mi fossi assentato perchè avevo news interessanti di un colloquio andato a buon fine, mettetevela via. Sono ancora la Putzfrau di me stesso. Siccome però anche le Putzfrauen hanno diritto alle loro ferie ed ero stufo marcio, marcissimo di aspettare la benedizione dal cielo, di chiedere le grazie ai santi teutonici, ho rimesso il fancazzismo al primo posto. E allora ho augurato a tutti loro un attacco di diarrea fulminante e mi sono regalato momenti di viaggio, miei, esclusivamente miei. Ho fatto un investimento: finchè sono ancora qui meglio guardare quel che c'è da guardare e goderselo. Basta camminare sui gusci d'uovo in attesa della divina provvidenza germanica. Chi vuol essere lieto sia, del doman non v'è certezza...

Unico neo: mi sono messo a viaggiare nella settimana più calda che la Germania abbia avuto da non so quanti anni. Si, il mio tempismo ha sempre fatto acqua. Ma quello che conta è il risultato. E ora posso dirvi che sono stato qui:

[caption id="attachment_1416" align="aligncenter" width="640"] Graswangtal[/caption]

[caption id="attachment_1417" align="aligncenter" width="640"] Schloß Linderhof[/caption]

[caption id="attachment_1418" align="aligncenter" width="640"] Schloß Linderhof Park[/caption]

[caption id="attachment_1419" align="aligncenter" width="640"] Linderhof Park[/caption]

...qui:

[caption id="attachment_1422" align="aligncenter" width="640"] Schloß Neuschwanstein[/caption]

[caption id="attachment_1423" align="aligncenter" width="640"] Schloß Neuschwanstein Innenhof[/caption]

[caption id="attachment_1424" align="aligncenter" width="640"] Schloß Hohenschwangau mit Alpenblick[/caption]

...qui:

[caption id="attachment_1426" align="aligncenter" width="640"] Chiemsee[/caption]

[caption id="attachment_1428" align="aligncenter" width="640"] Schloß Herrenchiemsee[/caption]

[caption id="attachment_1429" align="aligncenter" width="640"] Schloß Herrenchiemsee - Latonabrunnen[/caption]

[caption id="attachment_1433" align="aligncenter" width="640"] Schloß Heerrenchiemsee - Parterre[/caption]

...e qui:

[caption id="attachment_1434" align="aligncenter" width="640"] Nürnberg - Heiliggeistspital[/caption]

[caption id="attachment_1435" align="aligncenter" width="640"] Nürnberg - Hl Lorenz Kirche[/caption]

[caption id="attachment_1436" align="aligncenter" width="640"] Nürnberg - Schöner Brunnen[/caption]

[caption id="attachment_1437" align="aligncenter" width="640"] Nürnberg - Stadtmauer[/caption]

[caption id="attachment_1438" align="aligncenter" width="640"] Nürnberg - Kaiserburg[/caption]

[caption id="attachment_1439" align="aligncenter" width="640"] Nürnberg - Sebalduskirche[/caption]

[caption id="attachment_1440" align="aligncenter" width="640"] Nürnberg - Zeppelinwiesetribüne (Nazizeit)[/caption]

[caption id="attachment_1453" align="aligncenter" width="640"] Nürnberg - Zeppelinwiese (Nazizeit)[/caption]

[caption id="attachment_1442" align="aligncenter" width="640"] Nürnberg - Ex-Kongresshalle (Nazizeit)[/caption]

[caption id="attachment_1454" align="aligncenter" width="640"] Nürnberg - Ex-Kongresshalle Innenhof (Nazizeit)[/caption]



Inutile dire che sono più rilassato che mai. Per sapere degli sviluppi in tutto il resto...al prossimo post!

NOTA BENE BENISSIMO: Queste immagini sono di mia proprietà, non usare senza il permesso del sottoscritto! Images by Torquitax, do not use without permission!

mercoledì 15 agosto 2012

Zu verschenken

Cioè “in regalo, a regalarsi”. Non ne avete mai sentito parlare? È una curiosa usanza teutone, una sorta di reciclo spontaneo tra sconosciuti. Di qualsiasi oggetto in qualsiasi condizione. Lo si lascia li, a disposizione della comunità, in maniera del tutto gratuita. Una liquidazione tra bisognosi.

Grosso modo funziona così: chi ha qualcosa da buttare, senza che stia li a riempire la cantina di cianfrusaglie o ingombranti cimeli, lo lascia in zone comuni, alla mercé dei passanti che possono decidere se portarselo a casa o no. Oppure anche in caso di trasloco se ci sono mobili usati, ma ancora in buono stato, li si lascia smontati nelle zone miste del condominio e se qualcuno è interessato se li carica in spalle e ci ricava un mobiletto della televisione a gratis. Stesso discorso per i giocattoli o i libri. I primi li ho visti in un sacchetto di carta nell’atrio del mio palazzo con scritto “questi sono i giocattoli vecchi di Sofia, sentitevi liberi di prendere quelli che volete. Die sind alle zu verschenken”. I secondi invece li ho visti in bella mostra sullo scalino dell’agenzia di viaggi attaccata al ristorante cinese. Stavano liquidando l’attività e regalavano le guide turistiche o i libri di viaggio alla Sette anni in Tibet. Da un paio di giorni invece è apparsa una cassa di libri tre palazzi più in giù colma di libri su cui è appiccicato il cartello “ Frei Bücher zu verschenken. Viel Spaß beim Lesen (libri gratis in regalo, buon divertimento con la lettura)”. Stamattina la cassa era già mezza vuota. Segno che qualcuno passa, legge le trame e se li porta via.

Il massimo però è stato vedere una stampante abbastanza nuova sulla panchina all’angolo, gentile regalo del dirimpetto studio di architetti. Era suppergiù la metà di marzo. L’ho vista una mattina uscendo di casa andando al lavoro. Cavoli, mi son detto, ma regalano anche questo tipo di robe? Si perché sul coperchio della stampante faceva bella mostra si sé una pagina di block notes con su scritte le due paroline magiche: zu verschenken. Inutile dire che quando sono tornato a casa la stampante era già sparita.

Io la trovo un’usanza molto dolce. E anche altruista. Ciò che non serve più a me, può magari servire a qualcun altro. E lo si lascia quindi li, a servizio della comunità. Ed evidentemente qualcuno raccoglie il dono perché i giocattoli sono spariti dal mio atrio,  così come la collezione di GeoStoria del 2010, i cassetti bianchi Ikea e le doghe dei materassi (forse le ultime sono state smaltite dall’apposito riciclo rifiuti cittadino, ma non ci metterei la mano sul fuoco). C’è come una specie di tacita collaborazione tra sconosciuti. La parte che più mi piace di questa usanza sono i “cartelli” che il proprietario lascia. Si va dallo stitico e classico zu verschenken al tono cospirativo tra condomini: “alle 5 il servizio urbano passa a ritirare i mobili in eccesso perché vengano smaltiti, nel frattempo se vi interessano prendeteli pure”. Bho, non so. A me sta cosa qua fa tenerezza. Vabbè che loro vanno matti per i mercatini d’antiquariato. Dovreste vedere il Wiesn durante la Frühlingsfest e bazzicare gli Auer Dult per farvene una ragione. Appena vedono una lampada arrugginita a forma di narciso la afferrano trionfanti come fosse la coppa del mondo e non appena notano una cassa di libri ammuffiti li scartabellano uno a uno nella speranza di trovare un manoscritto perduto di Schiller. Eh bhe, anche i teutoni hanno le loro debolezze.

Che voi sappiate anche in Italia si usa fare una cosa del genere? Da me no di sicuro, ma bho, lo Stivale è grande, magari in altre parti della penisola si. Mah. Mistero!

In chiusura vi lascio con una chicca assoluta solo per il vostro piacere. Il mio zu verschenken per voi: una piccola galleria fotografica di quello che la C-Sorella mi regala a scadenza regolare. Viel Spaß damit:







Aggiornamento del Torquitax Merkur: in data 13 Agosto la lavatrice è spirata dopo 24 ore di sussulti centrifugosi a intervalli regolari. Il cestello ricolmo d'acqua rischiava di allagarmi bagno e corridoio. La zitella, avendo presa visione del disastro, è riuscita in qualche modo a far defluire l'acqua, permettendo così l'apertura del cestello e la conseguente estrazione dei vestiti, trasformatisi in un ammasso informe purulento di tessuti fradici. Il fetore era nauseabondo e mi ha infestato per un'ora circa bagno e corridoio. La lavatrice riposa ora nel cimitero dei fedeli elettrodomestici. Io guardo il lato positivo: mi sono liberato della zitella e delle sue ceste ricolme di panni da lavare. Grazie Signore!

sabato 11 agosto 2012

Teutonici paradossi

La disoccupazione è un eccellente punto panoramico da cui studiare la fauna locale. Come attraverso la lente di un microscopio. Mentre tu ti dibatti tra momenti colmi di idee e strategie per ramazzare un lavoro e brevi periodi di intenso scoraggiamento, puoi tranquillamente regolare la rotella bifocale e aumentare la visibilità fino a schiacciare il cetriolo tedesco sotto il vetrino. Studiarne i succhi e gli enzimi, la struttura molecolare e, udite udite, le intime contraddizioni (Kant le avrebbe chiamate antinomie). Dopo aver passeggiato e osservato, aver preso nota sul mio inseparabile taccuino di laboratorio e aver confrontato i risultati delle mie speculazioni con eminenti colleghi, posso ora rendere noti gli esiti del mio studio su questo prestigioso blog pseudoscientifico.

I)    I teutoni impazziscono per il bio e la forma fisica, ma poi si sbragano di birra e würstel finendo per diventare panzoni. Insomma un minuto prima affollano i Bioladen, ficcando nel carrello qualsiasi cosa a tiro purchè bio, spendendo a cuor leggero il doppio dei prodotti normali non bio e un minuto dopo mollano la spesa a casa e vanno in qualche Biergarten a ingollare chissà quanti ettolitri di birra. Secondo me si strafogano di bio per scaricarsi la coscienza: torno a casa olfo e con l’alitosi da crauti, ma almeno ho le fragole 100% bio che mi aspettano. Come se il bio fosse una garanzia ultrasicura che la tua salute resterà come quella di un quindicenne fino agli 80 anni. Per ridurre l’accumulo di tossine e di adipe loro praticano sport, sono ossessionati dallo sport: corrono, fanno jogging, pedalano da un lato all’altra della città, fanno persino surf sull’Isar. Come ricompensa si concedono però un litro di birra e dai oggi dai domani non mi stupisce che finisca per crescerti la panza da birra, caro cugino d’Oltralpe.

II)    I tedeschi non sono un popolo pruriginoso come noi: loro praticano il nudismo. Prima di entrare in camera o toccarti però chiedono il permesso. Piuttosto chiedimi il permesso per denudarti davanti a me. Sei in riva all’Isar in pausa pranzo che addenti il tuo panino e vedi 60enni disinibiti che si lanciano in acqua come mamma li ha fatti. Immagini che ti restano impresse nella retina e tornano a tormentarti di notte. Così, dal nulla tu mi sventoli sotto il naso il tuo ciondolame (di zona alta per le donne e di zona bassa per gli uomini) con totale naturalezza e io dovrei restare indifferente?! Per favore copriti. Copriti e basta. No. Loro si infilano gli slippini. Capita quindi che tu ti sorbisca pure uno spettacolo integrale in prima fila di chiappe flaccide senza aver comprato il biglietto. Orrore. Che dico, fossero disinibiti solo in riva all’Isar ok, lo eviti e sei a posto. No. Loro si snudano anche nei parchi pubblici, si mettono in costume (i più vergognosi) e si brustolano come fossero su una qualsiasi delle nostre spiagge. Da un lato, lo ammetto, li ammiro: io mi scaverei la fossa al solo pensiero. Dall’altro però sono un popolo patologicamente timido. Quando cammini per strada raramente ti guardano dritto negli occhi. Guardano il compagno, la vetrina, il marciapiedi, frugano nella borsa, ma mai chi ti viene incontro. Se in Italia ero quello schivo, qui sono quello sfacciato. Bel capovolgimento di ruoli eh? Oh e se per caso ti scontri con qualcuno o non ti dicono niente e filano via o si scusano a voce talmente sussurrata che devi dotarti di un corno acustico per sentire le loro scuse.

III)   Noi li giudichiamo sbrigativamente freddi e scostanti, eppure vivono in appartamenti sovraffollati fregandosene di chi dorme nella camera accanto e con chi condividono il bagno. Questione per noi del tutto impensabile. Se sul lavoro riusciamo assai raramente a chiudere un occhio e collaborare con chi non sopportiamo, in casa la regola è tassativa: niente rompic***i. I coinquilini devono essere amici del cuore, persone a cui raccontare la nostra giornata in lacrime o in estasi, certi di ricevere sostegno e comprensione. Quando questo non accade scoppiano guerre fredde e nascono vere e proprie faide tra clan: la stanza 3 e 6, alleate con la 1 e 4, contro la 2 e 5. Chi fa i bagagli per primo perde. E noi siamo un popolo notoriamente amichevole e estroverso, portato al contatto e rinomato per la sua proverbiale accoglienza. Sarà merito della loro riservatezza se loro riescono a far funzionare così bene le cose e vivere in un dato appartamento incuranti degli altri essere umani che bivaccano per il corridoio. Io non ci riuscirei. Il gene italiano me lo impedisce. Noi siamo amichevoli, ma ammettiamolo, se un terzo si siede sulla stessa panchina su cui siamo seduti con le nostre dolci metà ci urta.

IV)   Evitano il contatto con lo sconosciuto, eppure sul treno ti attaccano bottone finché non smonti. Questa è in assoluto la contraddizione meno razionale della lista. Stringere amicizia o stabilire per lo meno un contatto con gli autoctoni è notoriamente la parte più dura dell’avventura. Sono cortesi, alquanto gentili, incredibilmente educati, ma ferrei. Salutano sulle scale, al supermercato, ti augurano il meglio, ma in U-Bahn ognuno guarda fisso i propri piedi. Non appena metti piede sul treno però la loro ferma gentilezza scompare e non resistono all’istinto di fare quattro chiacchere. Anche più di quattro dato che se non invii chiari segnali di interruzione rispondendo al cellulare o estraendo un libro ti frastornano di osservazioni e aneddoti fino alla tua stazione. Cinque minuti fa in metro ti ho dato una spallata per farmi spazio e non mi hai considerato di striscio e ora mi racconti con che regolarità la tua cocorita depone? Amico crucco mio un po’ di misura non ti guasterebbe sai. Almeno dal mio punto di vista. Non che non mi faccia piacere che mi attacchi la pezza, per carità, per una volta che succede me la godo (soprattutto quando arrivano i complimenti su come parlo “bene” tedesco), ma se lo facessi un po’ di più anche a casa tua io mi sentirei meno messo alla porta. Che dici, puoi considerare l’idea?

Conclusione: noi italiani saremmo pure additati come il popolo più macchietta dell'intero continente. I giullari della gran corte d’Europa. Ma anche i tedeschi sono strani forte eh!

martedì 7 agosto 2012

Imparare tedesco è...

…è approntare strategie utili per l’autoapprendimento. Imparare una lingua straniera significa anche saper lavorare in autonomia. Esistono tantissime tecniche giuste e valide. Oggi passo a illustrarvi le mie personalissime:

1)      Guardate più film possibili in tedesco. Non importa che siano film americani doppiati o film girati, diretti e interpretati da teutoni. L’importante è che parlino in tedesco. Comprate lo stesso film in italiano e in tedesco, così da poter fare dei confronti e assimilare qualche espressione e/o frase idiomatica. I primi tempi guardate il film con i sottotitoli, vi aiuteranno a capire meglio quel che viene detto. Quando vi sentirete pronti fate a meno dei sottotitoli, strapazzatevi le orecchie con piacere. Quando poi sarete particolarmente di luna buona ripetete a voce alta alcune frasi, cercando di imitare i suoni e la pronuncia. Dopotutto l’imitazione è la forma più alta di adulazione!

2)      Internet è un’incredibile miniera . Potete trovare siti per l’apprendimento on-line di qualsiasi lingua, anche il mandarino protoantico. Io sono particolarmente affezionato a busuu.com. Oltre ai mille servizi che offre, offre anche un servizio di chat on-line con i madrelingua. Chi meglio di loro per esercitare il vostro tedesco? E chissà che non ne esca un’amicizia “di penna” virtuale. Io è così che ho conosciuto la Dresdnerin. Sempre su internet vi consiglio caldamente i filmati del canale YouTube della Deutsche Welle. Personalmente mi strafogo dei servizi Hin und Weg, Drei Reisetipps e Euromaxx. I primi sono corti di 5 minuti in cui gli stranieri in visita in Germania esplorano le città tedesche e le descrivono. I secondi sono consigli per turisti dati da autoctoni, per scoprire una città non solo in base alla guida turistica. I terzi sono servizi culturali su città europee, nuove tendenze, artisti emergenti ecce cc. Tutti e tre sono particolarmente indicati per i principianti, specialmente gli Hin und Weg perché le parole vengono scandite molto lentamente. Ovviamente il canale della Deutsche Welle offre filmati per tutti i gusti. Fateci un salto e sbizzarritevi.

3)      Leggete. Per quanto all’inizio sembri frustrante e ci faccia sentire asini, leggere serve, serve, serve. Perché è comunque assorbimento passivo, il cervello si abitua alle costruzioni delle frasi e a porre i casi nel corretto ordine: dativo prima di accusativo, participi sempre in fondo alla frase e secondarie con i verbi tutti in fondo. Io ho da poco scoperto un autore geniale, tale Walter Moers, che ha scritto libri ancora più geniali. Se siete amanti dei libri e della fantasia alla Michael Ende precipitatevi a farne incetta. Alcuni titoli li potete trovare anche in italiano. Finora ho letto Die Stadt der träumenden Bücher e Das Labyrinth der träumenden Bücher (il secondo è il seguito del primo, attendo con ansia che scriva il terzo). Scrive in un tedesco chiaro e semplice, una pagina tira l’altra e le illustrazioni sono a dir poco strepitose. Consigliatissimo! Altrimenti mi diletto con gli Spiegel Geschichte, rivista bimestrale di altissima qualità e approfondimenti. Ultimo consiglio tecnico da maestrino: comprate biografie per prendere dimestichezza con i verbi irregolari al passato, i romanzi per incamerare gli aggettivi e i verbi esprimi-emozioni. Entrambi per imparare a chiamare le cose con il loro nome tedesco.

4)      Interloquite passivamente con la fauna locale. Ascoltate i loro discorsi in U-Bahn, sulla panchina accanto alla vostra, in tram, fermi al semaforo. Avete il vantaggio che voi potete capirli o sforzarvi di capirli, ma loro non capiscono voi. E se vi capita che vi attacchino bottone buttatevi, non abbiate timore, il fatto che stiano parlando con voi è del tutto incoraggiante!

5)      Sfruttate ogni occasione per testarvi. Con la commessa del Kaufhof per chiedere dove hanno le bistecchiere, con il Beamter per fare la domanda di disoccupazione, al baracchino al Viktualienmarkt per chiedere espressamente il peperoncino di Soverato e non quello di Macerata. Chiaro? Così vedrete che vi sorridono di più tutti, perché apprezzano che ti scoglioni per parlare nella loro lingua, anziché prendere la scorciatoia dell’inglese o della gesticolazione scimmiesca.

6)      Lasciate andare le manie di perfezionismo. Risparmiatevi inutili paturnie e stati depressivi perché avete detto die e non das. Nemmeno loro parlano un perfetto tedesco accademico con tutte le regole grammaticali rispettate una per una, contesto per contesto. D’altronde anche l’italiano del parlato non segue tutte le regole previste dall’Accademia della Crusca. Ritrovate la pace e l’equilibrio interiori: lo parlate sicuramente meglio di molti altri immigrati. Anzi, concedetevi un atto d’amore: chiedete a un tedesco cosa sono Akkusativ e Dativ o quale caso regge quella tal preposizione. Un tedesco su due non saprà rispondere alla prima domanda. Due tedeschi su due dovranno spremersi le meningi per qualche secondo prima di poter rispondere alla seconda. Visto? Ne sapete più voi sulla grammatica tedesca di loro!

7)      Se non siete soddisfatti dei suggerimenti dall’1 al 6 seguite semplicemente più corsi possibili. Pagate qualcuno perché vi insegni, anche se questa non è una garanzia sufficiente che imparerete effettivamente. Non perché dubiti della vostra intelligenza! Solo, le cose sono difficili in base a chi te le insegna e come te le insegna. Tutto qui.

Bon. Ora che vi ho ammorbato con i miei comportamenti da meniamo le mani agli altri non mi resta che augurarvi buona fortuna, buon proseguito e buon divertimento!

Ah, va da sé che se avete altri metodi di autoapprendimento dovete condividerli con un commento qua sotto!! Ci conto!

domenica 5 agosto 2012

Premio e soluzione

Non ci posso credere !! Il blog, il mio blog, il Projekt Dresden, ha ricevuto il suo primo premio. Inaspettato ed imprevisto. Ebbene si, sono stato insignito di cotanto onore da Dancer in data 31 luglio. Si, sono ancora piuttosto sbalordito dalla premiazione ricevuta essendo io un blogger dilettante. Però sono anche uno a cui piace fare le cose come si deve e quindi mi sono preso del tempo per vagliare a quali altri blogger da me scelti girare questo premio.

Ma prima voglio ringraziare ancora una volta la Dancer per avermi scelto tra i cinque fortunati meritevoli del titolo di Blog 100% affidabile. Io ero già in rete da un po’ quando lei ha fatto la sua comparsa raccontando della sua nuova vita a Londra. Il bello della rete però è che non esistono nuovi o vecchi arrivati, ma solo colleghi che arrivano a diversi orari d’entrata in ufficio!

Ed ora, come il regolamento prevede, due parole sul perché ho aperto questo blog. Il Projekt Dresden compirà a breve un anno (il 13 Agosto) e nacque dal mio bisogno di comunicare. Ero un neolaureato fresco fresco e sentivo che la mia vita era arrivata a un punto di svolta cruciale. La laurea aveva scatenato un incontrollabile murmuglio interno. Ribollivo. Di idee, di pensieri, di progetti, di parole. Volevo pormi nuove sfide, aprirmi a nuovi confronti, avevo voglia di essere “giudicato” da persone estranee per quello che scrivevo e per come lo scrivevo, senza che il loro giudizio fosse viziato da vincoli di parentela o amicizia. Per questo ho scelto di chiamare il blog Projekt Dresden: esattamente come Dresda venne rasa al suolo dai bombardamenti alleati, anch’io avevo fatto tabula rasa intorno a me e dovevo ricominciare da capo, reinventandomi giorno per giorno, svegliandomi ogni mattina in una pelle nuova.

Allora, come si distingue un Blog Affidabile? Per alcune semplici ma importanti regole:

1) E’ aggiornato regolarmente

2) Mostra la passione autentica del blogger per l’argomento di cui scrive

3) Favorisce la condivisione e la partecipazione attiva dei lettori

4) Offre contenuti ed informazioni utili e originali

5) Non é infarcito di troppa pubblicità

Queste invece sono le mie 5 nominations per il titolo di Blog 100% affidabile:

Ora che la prima parte dei festeggiamenti è finita, passiamo alla seconda. È giunto il momento di svelare il luogo misterioso in cui sono andato a inveire contro le stelle. Eireen ha indovinato il luogo generale, Nymphenburg. [Si lo so che sono scontato e ripetitivo, ma che ci volete fare? Vado pazzo per quel posto li, sarà che per qualche strana legge del Feng Shui è in allineamento cosmico con il mio spirito celeste, bho, fatto sta che andare li mi rilassa di colpo e mi ricarica.] Purtroppo però la stimabile collega non ha indovinato il punto esatto. Schade! Rompiamo quindi gli indugi. Il punto esatto in cui ho staccato la spina, chiuso gli occhi e ascoltato il vento tra le fronde è la fontana gigante in fondo al canale del castello. Ovvero questa:













Anche se nessuno ha vinto mi pare però brutterrimo sprecare così un’opportunità. Perciò il premio misterioso andrà a chi commenterà per primo questo post. Pronti. Attenti. Via!

giovedì 2 agosto 2012

Signori, la misura è colma

Di norma non mi considero una persona vendicativa. Anzi. Sono più il tipo pacifico, che lascia correre, che pensa che la gente a volte se la prende per delle stupidate e si limita a scrollare le spalle. Ci sono di quelle volte però che trasformerebbero in un diavolo della Tasmania anche il Dalai Lama. Quello che sto per raccontarvi è un avvenimento freschissimo. Occorso giusto giusto ieri.

Mi sono svegliato con la netta sensazione che il primo di Agosto sarebbe stata una bella giornata: mese nuovo, vita nuova. Novità in arrivo. E il mio fiuto mi diceva che sarebbero state tutte positive. Me lo sentivo dentro, nelle ossa, nello stomaco. Si, sarebbe stata una bella giornata. E non so, nella testa avevo quel vago sentore di intrinseca figaggine, di sopraffino autocompiacimento. Quella sensazione che ti prende quando senti che sei pronto a fare qualcosa da Grande. A compiere un passo decisivo per te e la tua vita. Foriero di intime soddisfazioni e debordante autostima. E di infinita stupidità. Preso da questo friccicorio mistico mi sono deciso ad andare in un’agenzia immobiliare a chiedere info. Ovvero se trattavano un certo tipo di case, fissare un attimo i prezzi, valutare eventuali offerte. Mi sono preparato come andassi all’Opera, mi sono fatto bello come fosse un primo appuntamento e mi sono detto che ce la potevo fare. Ho infilato in borsa tutte le carte che davo per scontato mi avrebbero chiesto e ho messo dentro anche quelle meno probabili, ma che puntualmente servono. Durante il tragitto ripassavo in testa le battute di un immaginario ipotetico dialogo che avrei trasformato in realtà con le mie movenze da italiano-come-tu-mi-vuoi.

Prima di entrare faccio tre grossi respiri. Poi, pronto all’impresa, afferro la maniglia e entro. Non c’è nessuno. Mi guardo intorno. Computer spenti. Schermi neri. Aria rarefatta da esplosione postnucleare. Mi guardo di nuovo attorno. E aspetto un attimo. Magari sono entrato in quei sacrosanti cinque minuti in cui la segretaria è in pausa bagno. Posso averlo anch’io il pessimo tempismo, mica solo la Vermieterin. Pochi istanti dopo dal retro fa capolino una donna vestita di bianco, capelli alla maschio, sguardo freddo, labbra all'ingiù.

-“Desidera?”

-“La disturbo?” (mi sono sentito in dovere di chiederlo, sia per educazione che per il tono scazzato in cui mi si era rivolta)

-“Si. In effetti si. Sono molto impegnata al momento.”

-“Ah oh mi scusi”

-“Bhe che cosa vuole?”

-“Volevo chiedere delle informazioni per delle case.” *

Per tutta risposta ha alzato la mano e l’ha sventolata, con quel tipico gesto alla “pussa via” che si fa con le persone moleste. Mi ha dato le spalle ed è sparita di nuovo nel retro. Mi ha messo alla porta. Neanche a parole, ma a gesti. Come se fossi un cane o una mosca fastidiosa. Non mi ha detto niente. Mi ha liquidato sventolando la mano. Niente arrivederci o non sono interessata. Il silenzio più totale. E stato così che mi ha messo alla porta.

Subito non me la sono presa. Anzi, mi sono dato dello stupido io. Stupido perché magari mi sono espresso male e chissà che avrà capito. Stupido perché magari dovevo prendere appuntamento. Stupido perché potevo formulare la domanda meno genericamente e stimolare così la sua curiosità. Poi la botta ha cominciato a far male. Però c’è modo e modo di congedare le persone. Poteva dirmi no, non siamo interessati o prima prenda appuntamento e poi ne parliamo. No. Buttato fuori come fossi stato un mendicante in cerca d’elemosina. Un venditore assillante di folletti. Poteva dirmi noi non trattiamo con i minorenni o con i ventenni spiantati. Insomma porca miseria poteva trattarmi con un po’ più di quello che si dice. Mica pretendevo il tappeto rosso!! E allora basta mi sono detto. Basta con lo smazzarsi, con il cercare di piacere a questa gente, di farsi un culo tanto per assorbire e affinare questa lingua da cavalli. Basta sforzarsi. Basta, ma proprio basta. Tanto non ci ricavo niente. Mando CV a destra e a manca e invariabilmente mi scartano. Faccio i colloqui e mi sbattono sul muso che non parlo in maniera raffinata. Ma che pretende sta gente?? Dal basso dei miei 23 anni mi sale un enorme, gigantesco, sentito e affettuoso VAFFANCULO!! Sono qui da solo, senza punti di riferimento, senza “esperienza”, senza affetti, senza aiuti. Non merito un minimo di considerazione? Non chiedo favoritismi o scorciatoie. Considerazione. Faccio quello che mi dite di fare e mi prendete pure a pesci in faccia. Come se la disoccupazione e lo sfratto pendente non fossero già pesi sufficienti da portare. Basta subire. Ci vuole una contromossa.



Allora dato che mi avete smerdato il primo giorno del mese per ripicca mi vendico un po’ anch’io. L’agenzia in cui sono andato è l’Areal Immobilien 8 sulla Nymphenburger Straße. Sconsigliatissima. Bon. Che a portare pure pazienza si pigliano pure le pedate nel culo qua. E ora cari crucchi miei, a buon rendere!

*il dialogo si è svolto veramente così. Non ho abbellito niente. Mi sono solo limitato a tradurre alla lettera. Non mi pareva il caso di infiocchettarlo. Già da solo rende l’idea.