sabato 29 ottobre 2011

Pant pant

Ci sono settimane in cui la vita si fa intensa e invece di sette giorni ti sembra ne siano passati una trentina come minimo e invece prima era lunedi e oggi è finalmente sabato.
Vi chiedo pazienza e comprensione. Appena ripiglio respiro vi spiego tutto per filo e per segno. Necessito anch'io di mettere in coda le cose e lasciarle li per un po'. Intanto vi lascio rosolare nella curiosità. Ih ih ih sono proprio perfido!!!

mercoledì 19 ottobre 2011

Wow e ancora wow

Era da una vita e mezza che non andavo al cinema tanto spesso. Negli ultimi tempi invece i film che mi intrigano abbondano e io vado a vedermeli. Perchè adoro stare al cinema e perchè adoro il cinema in sé. I film visti di recente sono (in ordine dal più vecchio al più recente): Crazy Stupid Love, Ma come fa a far tutto, Arietty e il mondo segreto sotto il pavimento e I tre moschettieri. Tutti carini, tutti belli, ma è sull'ultimo che vorrei spendere alcune parole. Questi tre moschettieri (gli ultimi di una lunghissima serie, altrochè tre, ormai sono una ventina se non più), sono una realizzazione tedesca-inglese-francese. Da quello che ho potuto capire la Francia c'ha messo la storia di Alexandre Dumas, l'Inghilterra le ambientazioni della Torre di Londra e la Germania ci ha messo la Baviera! Tutte le parti del film girate in esterna sono ambientate in punti diversi della Bavaria, Germany. Vedendo tanta Baviera sullo schermo il mio cuore ha sobbalzato e le farfalle nello stomaco si sono date alla pazza gioia. Ero in estasi, estasiato dal vedere la terra prediletta a tutto schermo e estasiato nel vedere tanti luoghi visitati e familiari in un film. Il film si apre a Venezia, ma dopo poche inquadrature si sposta virtualmente a Monaco, nell'Antiquarium della Residenz (nel film spacciato per la Schatzkammer di Leonardo da Vinci). Poi, il palazzo dove gozzovigliano e intrigano il Cardinal Richelieu e il re Luigi XIII, non è Versailles (all'epoca non esisteva ancora), bensì la Residenz di Würzburg, gioiello del barocco bavarese e dotata di un famosissimo scalone a doppio ordine sul cui soffitto sta l'affresco più grande del mondo dipinto da Giambattista Tiepolo. Altre esterne sono girate nel parco di Herrenchiemsee, stupendo ultimo palazzo di Ludwig II costruito sull'omonima isola del Chiemsee e anche nella Marmorhof dello stesso palazzo. Quando ho visto l'inquadratura delle fontane e del parterre del castello di Ludwig le farfalle nello stomaco svolazzavano impazzite. Un'autentica emozione vedere luoghi cari e visitati a tutto schermo. Robe mai viste. Il re e la regina passeggiano timidi, in un'inquadratura successiva, indovinate dove? Nel giardino della Residenz a Monaco, giocando a scacchi all'ombra del Dianatempel e con in lontananza i campanili gialli della Teatinerkirche. Altro momento di farfalle impazzite. Lo so che posso sembrare fissato e noioso, sempre con sta Monaco in testa, sempre a rimarcare sta passione. Eppure è così e non ci posso far niente. La amo, la adoro, è una seconda casa in terra straniera. E ogni volta che sento qualcuno nominarla, sento il cinguettio degli usignoli in testa. Eh, che ci volete fare, portate pazienza e sopportatemi. Altre scene, girate tra esterni e interni, sono girate per le strade di Würzburg, che a quanto pare conserva un centro storico tutto medievale, fatto di case a graticcio e cortili in legno. Non saprei dire, io Würzburg l'ho studiata sui libri d'arte, ma non ci sono ancora andato. Scene di interni invece sono girate tra Herrenchiemsee (la Galleria degli Specchi, la camera da letto della Regina) e il castello di Schleissheim. Presumo che in quest'ultimo castello siano state girate le scene in cui il Cardinale intriga con Milady, ma non assicuro nulla. Anche in questo castello non sono mai stato e la mia scienza in fatti bavaresi è ancora modesta. Ma già per quello che ho visto, wow e triplo wow. E spero di avervi fatto venir la voglia di precipitarvi al cinema a godervi tanto popò di roba. Insomma stavolta i tre moschettieri, anzichè essere al servizio del re di Francia, erano al servizio di un re francese che zompettava per castelli e residenze bavaresi. Hai capito te che furbi sti tedeschi a farsi pubblicità? Bhe io ho solo che apprezzato tanta location. Fosse stato per me mi sarei catapultato dentro al film, ma...che io impazzisca per la Baviera e Monaco in particolare si sa, uh, se si sa. Che ci volete fare? Sono politically uncorrect!

venerdì 14 ottobre 2011

La Berlin-bag spopola

Domani, terzo sabato del mese, mi aspetta anche il terzo giorno di mercatino del baratto. Questa iniziativa comincia a diventare un tour de force. Ma almeno ci si diverte ad andare in giro con la Super Genia. Con lei non ci si annoia mai. Durante queste giornate io mi porto sempre dietro la Berlin-bag, perchè è capiente e mi ci sta dentro di tutto, perchè è incredibilmente comoda (anche se dentro c'è mezza casa non pesa una mazza) e perchè la adoro e me la voglio portare in giro più che posso. Ho un'autentica borsa tedesca comprata nel cuore della Deutschland e me la voglio giustamente godere, o no? Solo che la bellezza della Berlin-bag non è passata inosservata. Già gli altri due sabati l'ho dovuta difendere dalle grinfie delle vecchie barattanti. Queste astute vecchiette si aggiravano tutte curiose e non curanti intorno al nostro banchetto, quando una nota la Bb sulla sedia. Si avvicina, la squadra e se la prende in mano. Appena l'ho vista gliele avrei mozzate! Giù le zampe!!! Si guarda attorno, vede me e la Super Genia, si avvicina stringendo per bene la mia preziosa borsa e tutta tranquilla chiede: "La baratti questa?". ASSOLUTAMENTE NO! La guardo intenerito per non strapparle le falangi a morsi e tutto mogio le dico: "No, questa non si baratta. È mia, mi serve per portar qui le cose. No, mi dispiace, questa proprio non è barattabile". Cioè ma ti pare che do via così la Berlin-bag???? Sono dovuto andare fino a Berlino, sciropparmi un tour di ottuagenari, resistere ai 33 gradi per averla e ora la baratto??? Non esiste. La vecchia si smoscia, me la rimette tra le mani e torna a passeggiare tra i banchi, mormorando "peccato" alle sue compari. Mi ha fatto piacere che avesse notato il pezzo di qualità e pensasse di accaparrarselo, ma certe cose non si danno via per principio. Mai e poi mai. La scena si è ripetuta anche sabato scorso. Un paio di vecchie si sono avvicinate per chiedere se la barattavo. Di nuovo un fermo rifiuto. Hanno anche tentato di intenerirmi con la scusa che non se la sarebbero tenuta per loro, ben inteso, ma che l'avrebbero regalata al nipote. Ecco, allora dica pure a suo nipote che gli basta andare a farsi un week-end a Berlino per averne una simile e scegliere quella che gli piace di più. Non è mica detto che la mia piaccia. A me si, agli altri non so!! Ieri giornata intensa in uni. Ho seguito alcune lezioni per decidere se la specialistica che mi hanno consigliato fa per me. Ora come ora sono propenso al no. Non crediate che abbandoni i progetti monachensi, non sia mai. Solo che stare in casa a non fare niente comincia a essere controproducente. E allora per intanto mi do qualcosa da fare che il cervello deve restare curioso e elastico. Se si impigrisce è la fine dei giochi. Ad ogni modo sia nelle aule che per i corridoi sfoggiavo la mia Berlin-bag con estremo orgoglio e non mi sono sfuggiate le occhiate di invidia e ammirazione. Anzi. Ne ho goduto come una reginetta di bellezza. Una squinzia mi ha addirittura chiesto dove l'avessi comprata. A Berlino -ho risposto prontamente. Ahhh -ha risposto lei un po' acidella- no perchè sai alcune volte c'è scritto Berlino, ma poi è roba di cinesi o di importazione. Comunque grazie e scusa se ti ho disturbato. Ti rode eh, che io abbia la borsa di Berlino e tu no, vero??? Hai provato a disprezzarla, ma non ti è riuscito. Se anche fosse fatta dai cinesi, non me ne può fregar di meno. Per me ha un valore sentimentale e estetico enorme. Quindi, anche se fosse made in China, la Berlin-bag è mia e io la adoro. Tiè. Vi lascio con l'immagine della mia Berlin-bag e ditemi se non è bellissima. Questo è amore... retro-btor1_030-6037_01

martedì 11 ottobre 2011

Pillole di saggezza

Alcuni giorni fa è morto Steve Jobs, il geniale inventore che ci ha regalato il Mac, l'Iphone, l'Ipod e l'Ipad. In pratica senza di lui scriveremmo ancora con carta e penna, niente mail, solo lettere. Il mondo sarebbe ancora quello che è, grande e sconosciuto, e la musica l'avremmo in testa, ma senza cuffie. Grazie Steve, sei stato un grande. Ma tanta grandezza da dove nasce? Dove si nasconde l'intima molla da cui ha origine l'estro, l'intuizione? Bhe penso che ognuno abbia la sua. Ognuno è artista a modo suo. Il mondo è bello perchè è vario! In ogni servizio sulla sua scomparsa, mandano in onda degli spezzoni di un discorso che Jobs ha tenuto all'Università di Stanford nel 2005. Curioso per curioso ho cercato sto benedetto discorso su YouTube. Dopo averlo ascoltato ho capito perchè Steve Jobs era Steve Jobs e ho capito anche perchè tutti mandavano in onda sto discorso. Io vi consiglio di ascoltarlo, anche con i sottotitoli eh (cosa che ho fatto anch'io), perchè capirlo direttamente in inglese non è da tutti, ma comunque non ponete limiti alle vostre capacità e mettetele pure alla prova! Due stralci in particolare mi hanno colpito profondamente e ve li ripropongo qui perchè è bello condividere.
"Qualche volta la vita ci colpisce come un mattone in testa. Non perdete la fede, però. Sono convinto che l'unica cosa che mi abbia trattenuto dal mollare tutto sia stato l'amore per quello che ho fatto. DOVETE TROVARE QUEL CHE AMATE. E questo vale sia per il vostro lavoro che per i vostri affetti. Il vostro lavoro riempierà una buona parte della vostra vita, e l'unico modo per essere realmente soddisfatti è fare quello che riterrete un buon lavoro. E l'unico modo per fare un buon lavoro è amare quello che fate. Se ancora non l'avete trovato, continuate a cercare. NON ACCONTENTATEVI. Con tutto il cuore, sono sicuro che capirete quando lo troverete. E, come in tutte le grandi storie d'amore, diventerà sempre migliore mano a mano che gli anni passano. Perciò continuate a cercare e non vi accontentate. ... Ricordarsi che dobbiamo morire è il modo migliore che io conosca per evitare di cadere nella trappola di chi pensa che avete qualcosa da perdere. Siete già nudi. Non c'è ragione per non seguire il vostro cuore. Il vostro tempo è limitato, per cui non lo sprecate vivendo la vita di qualcun'altro. Non fatevi intrappolare dai dogmi, che vuol dire vivere seguendo i risultati del pensiero di altre persone. Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui offuschi la vostra voce interiore. E, cosa più importante di tutte, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione. In qualche modo loro sanno che cosa volete realmente diventare. Tutto il resto è secondario. Siate affamati. Siate folli. Io me lo sono sempre augurato per me stesso."
Per me sono parole veramente colme di saggezza, di vita vera, di coraggio e tanta, enorme, stellare speranza. Il suo è stato un augurio colmo, pieno, che ogni persona nella propria vita dovrebbe ricevere. Almeno secondo me. Poi ognuno è liberrimo di dire che di queste parole non se ne fa nulla. Il valore elementare della democrazia sta anche nella libera espressione di sè. Anche se io non l'ho conosciuto, non ero a Stanford quel giorno del 2005, non capisco un'acca di computer e non ho mai comprato prodotti della Apple, mi va di dire un grazie sonoro a Mr. Jobs. Grazie Steve sei stato un gallo. Grazie Steve per il tuo computer che sto or ora usando. Grazie Steve per le tue sublimi parole di incoraggiamento e speranza. Grazie Steve. Punto.

lunedì 10 ottobre 2011

Miserie

Basta. Basta con le miserie miserimme miserande. Non ne posso più. Dovunque ti giri vedi miserie. Accendi la televisione e, anche se cambi canale, ci sono sempre le stesse miserie. Omicidi truculenti, gossip sozzi sul politico di turno, allarmismi sulla crisi che impazza, catastrofi ambientali irreversibili, degenero giovanile nel gorgo della droga e dell'alcool, immigrazione sinonimo di delinquenza. B-A-S-T-A. Ormai la misura è colma. Come fa uno a rilassarsi con la televisione al giorno d'oggi?? Non si sa più dove salvarsi. Manco il cinema ormai offre una piacevole oretta di sollazzo e romanticherie. Film apocalittici sulla fine del mondo, intricate storie di intrighi internazionali, alieni mutaforma che trasformano il pianeta in una prigione interstellare, sadici enigmi che finiscono in sbudellamenti e arti troncati e arivia. Oppure c'è la parte opposta: film sulla povertà in Africa, sui tradimenti, sui matrimoni che finiscono, sulla ricerca di lei/lui che non esiste. Uno si spara un colpo in canna e fa prima. Poi nelle trasmissioni i soliti benpensanti del caso affermano schifati che al giorno d'oggi non si ha più pietà, che non ci intenerisce più niente, che se vediamo un morente per strada tiriamo di lungo. Eh certo che non ci frega più di niente! Cresciamo a furia di sbudellamenti, scene del crimine, approfondimenti in seconda serata sul tema "l'ha uccisa con lo scarpone o con il mestolo" e poi, eminente pirla, ti stupisci se non mi fa niente vedere uno scortellamento tra bande in diretta??? Io se mai mi stupirei del contraio. La verità, cari esperti miopi, è che ormai abbiamo il callo emotivo. E ce l'avete fatto venire voi con le vostre manie sugli approfondimenti, sull'informazione a tutti i costi, con la sensibilizzazione delle masse. Guardate, ve lo dice uno della massa: oltre un certo limite a noi non ce ne può fregare di meno del tacco 42 del carabiniere sullo schermo, dell'inquadratura del citofono con nome e cognome, della zoomata della macchia di sangue sul pavimento o l'infilita della tromba delle scale del condominio incriminato. Proprio non ce ne frega. Abbiamo di meglio a cui pensare sapete? Si chiama vita individuale. A noi toccano problemi tutti i santissimi e benedettissimi giorni. Problemi tipo: difendere la nostra autostima dagli assalti deliberati alla stessa ad opera di professori acidi e capi incompetenti, districarci nel traffico mattutino per arrivare alla scrivania oberata di carte, fare la spesa, coltivare i rapporti familiari, matrimoniali e amicali e farli funzionare, trovare un momento di pace per noi. A voi sembreranno cazzate, per noi sono gli obbiettivi primari da portare a termine a fine giornata. Noi arriviamo a casa stanchi, distrutti, alcuni giorni avviliti. E non ci va di vedere e sentire altre sfighe nere mentre siam li che berlicchiamo il nostro yogurt o ci consoliamo con una forchettata abbondante di fusilli. Noi vogliamo stare sereni, divertirci, farci anche i cazzi altrui se ci va. È per quello che i programmi di gossip, di fancazzismo vincono. Perchè ci fanno distrarre, cosa che i telegiornali non fanno. Cosa me ne frega a me di Gheddafi se entro domani devo finire la prima nota del panettaro "da Luigi" o stendere un atto da presentare in tribunale? Assolutamente niente. Lui sta in Libia a salvarsi la sua di vita, io, in Italia, cerco di mandare avanti la mia. Tutto chiaro? Lo so che per voi queste rivelazioni saranno uno schock, ma noi non stiamo tutto il giorno seduti in Parlamento a limarci le unghie e pensare a chi invitare al prossimo bunga-bunga party. No. Noi, al contrario vostro, tiriamo uno stipendio da fame, lautamente meritato dopo tutti i fegati che ci facciam venire, che ci serve per pagarci il pane che mangiano e il tetto che ci sta sopra la testa. La vita vera è dura sapete? Incredibilmente dura. E la burla è che la nostra vita vi permette di fare la vostra! Crudele ironia non è vero? Quindi, dopo una giornata snervante e caotica, a noi dei vostri intrighi non ce ne frega un'emerita cippa. Fate quello che volete, giocate al dottore e l'infermiera con Ruby, liberissimi di farlo. Ma per favore non subissateci di miserie. Anzi, parlateci della prossima collezione autunno-inverno di D&G, dateci qualche particolare piccante sui prossimi concorrenti del Grande Fratello, svelateci se quest'anno la Ventura si gonfierà ancora un po' di più le tette così da poter prendere il volo in autonomia. Ecco, di quello ci frega abbastanza. Se no scambiamoci per un mese i posti. Tu, parlamentare/eminente specialista, vai in un centralino a smistare chiamate chiuso in un cubicolo, io me la spasso a Montecitorio tra manicure e navigate in Internet. Poi vediamo chi ha ancora voglia di parlare di callo emotivo e inumana indifferenza.

giovedì 6 ottobre 2011

Tracollalandia

La Germania è la terra della tracolla. Passeggiando per Monaco o restando comodamente seduto su una panchina della Brühlsche Terrasse, ho notato che i tedeschi hanno un amore spassionato per le tracolle. Ma non solo i biciclettari (per cui la tracolla ha un indubbio valore pratico), ma anche uomini in giacca e cravatta, uomini da ufficio e avvocati super tirati. Certo i modelli variavano: slargone per gli studenti e i giovani in genere, ultracompatte, multitascate e satinate quelle per i business man. Poche cartelle in circolazione o zaini da alpeggio. Tracolle a gogò. La cosa mi va terribilmente a genio dato che anche il sottoscritto stravede per le tracolle. All'attivo ne conto tre: una gigante della Eastpak, capostipite del mio arsenale tracollifero, in cui ci starebbe dentro pure un morto fatto su a pezzi, tanto è capiente e che non potrà mai essere scambiata per quella di qualcun'altro. Sulla patela (la parte anteriore che si solleva) ho cucito uno stemma della Baviera, con tanto di scritta Bayern nel caso in cui uno si chiedesse che stemma è, comprato a Norimberga anni or sono durante uno dei primi viaggi in terra teutonica. Uno degli handicap di questa borsa è, appunto, l'eccessiva capienza. Utilissima quando c'è molto carico da portarsi a spalle, ingombrante e sprecata quando il carico è si e no un quaderno, un astuccio e un libro. Che fare dunque? Comprare una tracolla un po' più piccina ovviamente. La tracolla numero 2 è targata Converse e funziona magnificamente. UItraleggera, versatile, ha una capienza media che ti permette di viaggiare leggero senza avere la spalla lussata. E se l'altra era più larga che fonda, questa è più fonda che lunga. Quindi ci schiaffi dentro di tutto e lei non si lamenta, custodisce. Questa new entry mi ha accompagnato per tutto l'ultimo periodo universitario. L'ho sballottata da un ufficio all'altro, dallo studio del relatore alla biblioteca, alla copisteria. Ormai siamo inseparabili! L'ultima della famiglia l'ho adottata st'estate. Languiva, abbandonata in un angolo in un negozio di souvenirs dirimpetto al Check Point Charlie a Berlino. Appena l'ho vista è stato un colpo di fulmine. Con la Porta di Brandeburgo aerografata in bianco e nero stampata sopra era li che mi diceva "predimi e portami via". Cosa che ho fatto ovviamente. L'ho portata in un posto migliore. La mia Berlin-bag è una tipica tracolla tedesca: quadrata, semplice, in pelle nera, di quelle che si portano all'altezza delle scapole, è perfetta, credo, per i giri in bici. Non intriga i movimenti, non oscilla per poi cascarti dalla spalla, sta sulla schiena a prendersi il sole d'estate e la neve d'inverno. L'unico neo è che se girassi in bici per Monaco con la Berlin-bag o mi sgamerebbero subito per un turista o mi prenderebbero a sassate perchè si sa che tra monacensi e berlinesi non corre buon sangue. Quindi la userò in territorio neutro, o meglio, in territorio italiano visto che qua le borse straniere furoreggiano e suscitano autentiche occhiate astiose d'invidia. Le ragazze girano con la tipica borsa da nutrice con sopra scritto Amsterdam, Madrid, Barcelona, London, Paris, München, Berlin ecc ecc, io giro con la Porta di Brandeburgo sulla schiena. Tié. Insomma ogni volta di più scopro affinità tra me e i germanici. Sarà perchè gli Scaligeri, signori di Verona dal 200 al 400, sposarono spesso figlie dei duchi di Baviera? Sarà perchè ormai Verona è una semicolonia tedesca data la costante presenza teutonica sul Lago di Garda e in Arena? Sarà che Verona è sempre stata proiettata più verso il Brennero che verso gli Appennini? Sarà che 150 anni di dominazione austriaca c'hanno reso un po' quadrati come i deutscher? Mah, mistero! Fatto sta che da buon tracollomane, mi sento a mio agio nella terra della tracolla.

sabato 1 ottobre 2011

Baratto mancato

Questa ve lo devo proprio raccontare. Oggi, primo di ottobre, è a Verona il giorno di apertura delle giornate del baratto. Le giornate del baratto, che si tengono ogni sabato in una location diversa, sono veri e propri mercati del baratto in cui le persone si aggirano per i banchi appositi scambiando cose che piacciono a te con cose che piacciono a chi a il banco. I banchi sono liberi, se si hanno oggetti da esporre per barattarli, ci si prende il banco, si espone e si aspettano eventuali interessati. Bon. Da quattro anni io accompagno regolarmente la Super Genia all'evento. Lei da quattro anni ha un banco tutto suo da gestire e talmente tanta roba da scambiare che in media si porta dietro due valigie da voli transcontinentali e non sto scherzando. Ammucchia da un anno all'altro una tale quantità di roba che non so come faccia casa sua a non implodere. Siamo arrivati ai posti di manovra e dopo aver allestito il nostro banco siamo andati a ispezionare gli altri, che si sa i primi affari si fanno tra chi ha i banchi. Essendo oggi il primo sabato del mese di baratto eravamo in una delle piazze centrali e più caratteristiche di Verona, giusto sotto gli archi del vecchio comune medievale e della sede storica dell'università. Da li transitano un botto di turisti. Passavano, guardavano, scambiavano commenti e poi se ne andavano. Un bel momento passano davanti al nostro banco una coppia di signori sulla cinquantina con una guida verde ultraconsunta in mano su cui campeggiava  la scritta ITALIEN. Subito ho pensato "wow, deutsche leute, magari si fermassero a contrattare, ma tanto guardano e passano". Lui guarda le robe sul banco (cinture, cosmetici, vestiti, libri, cd, ninnoli vari) e si ferma davanti a una cintura, ci guarda speranzoso e comincia a sproloquiare in inglese chiedendo il prezzo, se è d'epoca ecc ecc. Io subito mi sono gettato nella cosa e, felice di poter parlare tedesco, gli faccio: "Nein, wir tauschen heute". Mi guarda sorpreso, interdetto e che fa sto bel pio? Mi risponde in inglese....cioè, mi prende pure in giro sto barbaro!! L'affare poi è diventato una questione...di mentalità (per semplificare vi faccio la cronistoria):

  • Deutscher (in inglese): quindi se non vi do qualcosa in cambio voi non potete darmi questa cintura...

  • Torquitax: (in tedesco): eh no, se lei però ha qualcosa che vorrebbe darci, possiamo scambiarla

  • Super Genia (in italiano a me): massi digli che anche se non ha niente, può pure prenderla, io non me ne faccio niente, che se la prenda pure su

  • Torqui (in tedesco): lei dice che se vuole può portarla via senza scambiarla

  • Deutscher (si gratta la barba in preda a dubbi cosmici): ach ma ma ma...

  • Torqui (in tedesco): guardi non c'è problema, se la vuole, se ne ha bisogno la prenda pure

  • Deutscher (finalmente in tedesco): no no non è che mi serva, è che mi piace

  • Torqui (pensa: e allora prenditela su e facciamolo finita qua, per una cintura e che sarà mai)

  • Moglie del Deutscher (al marito): ma ascolta se la vuoi guarda nel tuo zaino se hai qualcosa e dalla ai ragazzi

  • Deutscher (sospirone): ah si...


Il Deutscher ravana nel suo zaino e ne estrae alla fine uno di quei minibinocoli ultrapratici che i tedeschi di solito usano per andare in Arena a vedersi le opere oppure sul lago di Garda per guardare la sponda bresciana mentre passeggiano sul lungolago di Bardolino o Lazise. Appena ho visto il binocolo ci stavo morendo sopra. Pronto a confiscarlo alla Super Genia in qualsiasi modo possibile immaginabile. Il Deutscher ci guarda, mette il binocolo sul banco e fa: Ok? Prende estasiato la cintura, la srotola e la rimira compiaciuto. La S.Genia però, spinta da autentica onestà morale, mi dice: digli che se la provi, che ho paura gli vada stretta. E infatti attorno alla pancetta del teutonico le estremità della cintura manco si incontravano. Niente da fare. Restituito il binocolo, esposta nuovamente la cintura. NOOOOOOOOOOOOOOOOOO. Ci ho rimesso un autentico minibinocolo tedesco. Mannaggia la pupazza! Quel binocolo doveva essere mio, aveva già il mio nome scritto sopra. Accidenti. I Deutsch ci salutano e se ne vanno. La S. Genia se ne esce da li a cinque secondi con una domanda da un milione di dollari: "ma scusa, se la voleva perchè non se l'è presa anche senza scambiare? gliel'ho detto io che poteva prenderla, mica mi rubava niente". Eh no -le ho risposto- i tedeschi non funzionano così. Il tipuz era in crisi perchè voleva la cintura, ma nello stesso tempo non aveva niente da barattare e i tedeschi odiano non stare alle regole. Se la regola era di scambiare, lui sentiva di dover scambiare, anche se gli avevi detto di prenderla gratis. Certe cose vanno contro la loro morale. La S.Genia alza il sopracciglio, mi guarda dubbiosa. Tsè -dice- l'avessero detto a me l'avrei presa su subito! Eh no gioia, questo è quello che farebbero gli italiani, ma i tedeschi solo in caso di morte passerebbero sopra alle regole. A me invece è rimasto un altro dubbio. Ma se io gli parlavo in tedesco perchè il bel germanico mi rispondeva in inglese???Cioè ti dimostro di parlare la tua lingua, interagisci con me in quella no???Mah, valli a capire sti germanici.