lunedì 30 dicembre 2013

2013, un bilancio

6 gennaio 2013.
Eireen pubblica un post in cui chiede ai lettori di "scegliere tre parole che, mi auguro, segneranno l'anno che si è appena aperto".
Le mie (quattro) parole sono state: SODDISFAZIONE, BELLEZZA, REALIZZAZIONE e INCONTRI.

Quelle parole il mio 2013 lo hanno segnato veramente.
Questo è l'ultimo post dell'anno. E allora faccio un ricapitolo in quattro parti: uno per ogni parola magica.
Una cosa breve eh, che se sto qua a elencare tutto tutto tutto, rischio di sforare nel 2014.

1-BELLEZZA
Trieste. Il Carso. Piazza Unità d'Italia e Miramare. Il Golfo visto da San Giusto.
Milano. La maestosa Stazione Centrale. Parco Sempione. I Navigli.
I viaggi in treno, le stazioni appena toccate, paesaggi che promettono nuovi orizzonti.
Progetti. Entusiasmi. Confidenze. Conversazioni scintillanti.
Ovunque, nuovi angoli da scoprire. Libri che ti hanno preso per il colletto e ti hanno trascinato dentro a viva forza. Nuove iniziative a cui ho partecipato: una per tutte, WOR(L)DS. La gioia creativa dello Zelda was a Zine.
Film che emozionano (l'ultimo, Frozen, che mi ha stregato senza rimedio), foto che fanno sgranare gli occhi.
Ma soprattutto la bellezza di una grassa risata, una di quelle sguaiate da crampi alla pancia e lacrimoni giù per le guance.

2-SODDISFAZIONE
Scariche di adrenalina per aver passato prove da cardiopalma e avercela fatta.
Scariche di adrenalina per aver avuto accesso alla prime fasi di un progetto che poi non è andato in porto, ma volete mettere l'autostima quanto mi è lievitata??
Scariche di adrenalina per aver deciso di partecipare, così, per sport, a un'iniziativa che è andata felicemente in porto e che per un anno mi porterà regolarmente a Milano nei fine settimana.
La gioia di fare discorsi interessanti, croccanti, ghiozzi, che ti lasciano quell'emozione di "pieno" per tutto il giorno. La gioia di condividere idee, esperienze e impressioni con persone illuminate.
La partecipazione ai successi altrui ed essere lì per applaudire, urlare e sorridere.
Anche essere felici per gli altri è una soddisfazione mica da poco.

3-REALIZZAZIONE
Artistica, personale, interiore.
Mi sono realizzato come creatore, come giocoliere di parole, emozioni e battutacce.
Mi sono realizzato come persona per il puro gusto di volermi bene. Di fare quello che mi va per far piacere a me stesso. Fregandomene delle etichette, dei pareri, dei musi, del "chissà che penseranno".
Realizzazione nella rivoluzione.
Rivoluzione nell'ordinario.
E per miracolo più facevo quello che volevo, che mi piaceva, più fioccavano occasioni, opportunità che andavano a braccetto con la soddisfazione e la bellezza. Come la schiuma sui bignè una avvolgeva l'altra e io nel mezzo nuotavo in un mare di panna.

4-INCONTRI
Tanti, tantissimi, uno più emozionante dell'altro.
Venti nuovi volti conosciuti e da conoscere ancora e ancora solo nel mio progetto milanese.
Jane Pancrazia.
Camilla.
Justine.
Tutti i Wor(l)dsiani conosciuti in occasione del WOR(L)DS PARTY.
Persone di talento, entusiasmo, sfolgorante umanità e ricchezza. Creatività.
Ma penso anche agli incontri virtuali con persone altrettanto talentuose, collaborative e ottimiste.
Ed è l'intrinseca bellezza di questi incontri che ti fa capire quanto la vita sia generosa e ammiccante, se la trattiamo con altrettanta generosità e amore.

Sono imperfettamente fortunato e grato di questo 2013.

2013, prima che tu vada in pensione, me lo puoi fare un'ultimo favore?
Puoi dire al tuo collega entrante, il 2014, di essere se non migliore di te, almeno uguale?
Grazie.
Ti voglio bene anch'io.

venerdì 13 dicembre 2013

Santa Lucia

Una vecchia filastrocca recita:

Venesiani gran signori, 
padoani gran dotori,
vicentini magna gatti, 
veronesi tuti mati.

E noi veronesi un po' matti lo siamo davvero. Ma in senso buono. Siamo amabilmente frollati. Prendete me, per esempio. Vi sembro matto? Si, ma in una maniera del tutto adorabile, nevvero??

Noi non seguiamo le mode. Noi le facciamo.
Noi non abbiamo San Nicolò.
Noi non abbiamo Babbo Natale.
E non abbiamo nemmeno la Befana.
Noi abbiamo Santa Lucia.

Ovvero quella santa mezza ciecata, orba del tutto che nella notte tra il 12 e il 13 dicembre vaga di casa in casa, accompagnata da un musso (asino) sul cui groppone ci sono accatastati mille e più regali per i bambini buoni. Ai cattivi è riservata una manciata di carbone, un pugno di sabbia negli occhi e/o una tirata ai piedi. Sti santi eh, san essere stronzi come pochi.

Santa Lucia a Verona è la ricorrenza che ogni bambino aspetta da un anno all'altro. Già a fine ottobre si comincia a pensare a cosa si può ordinare alla santa coperta da un velo rosa. Ed ecco la lista chilometrica su cui si appunta ogni cosa: regali costosissimi che si possono chiedere proprio a lei che tutto può.

All'asilo e alle elementari, poi, è tradizione gonfiare tanti bei palloncini colorati a cui le maestre poi legheranno un biglietto con il proposito del caso. Una settimana prima del 13 dicembre tutti i bambini vengono radunati nel cortile della scuola e dopo qualche momento di esitazione liberano i palloncini che volando verso il cielo arriveranno prima da Santa Lucia che potrà così fare l'ultima lista, la definitiva e categorica, dei buoni e dei cattivi.

La sera del 12 si andava a letto in fibrillazione. Chiudere occhio era impossibile.
Si lasciava la tapparella un po' alzata perché non sbattessero la testa né lei né l'asinello strisciando in casa.
Si lasciava un biglietto carino e coccoloso in cui si davano indicazioni logistiche all'avvenente cieca su dove lasciare i regali. Possibilmente sul tavolo della sala, grazie.
Si sgomberava la tavola da tutte le cianfrusaglie inutili.
Si lasciavano in bella vista dei semi di carruba per il povero asinello a mo' di foraggio.
Ci si infilava il pigiama e ci si addormentava con le farfalle nello stomaco.

La mattina dopo, appena svegli, ci si fiondava in salotto o in cucina e...magia!!
La tavola era imbandita di regali e cioccolata, di biscotti e caramelle. Tutto disposto con maestria e classe. I santi in fatto di fashion la sanno lunga, lasciali fare!
Si andavano a svegliare i genitori e con mala grazia gli si saltava sulle caviglie al grido "È passata Santa Lucia, è passata Santa Lucia", tutti isterici e garruli. Si afferrava la roba più squanfia del ricco banchetto e la si portava a scuola da esibire agli altri compagni dicendo tronfi: "Questo me l'ha portato Santa Lucia".

E io, che sono rimasto più o meno a quell'età, la festeggio ancora. Sempre e comunque.
La qualità dei regali è cambiata. La quantità di cioccolata no.
A me piace rispettare certe tradizioni. Hanno quel sapore antico di amore incondizionato e tenerezza. Di attesa e ricompensa. Di eternità sempreverde.

La crisi passa.
Santa Lucia, con i suoi banchetti profumati in Piazza Brà, il suo carico di trepidante attesa e gioia gratuita, resta.

Ps: oggi è il 13/12/13. Che figata di data! Eh bhe, Santa Lucia non delude mai.

Pps: qualche informazione aggiuntiva ricavata da Wikipedia:
"Secondo la tradizione popolare veronese, intorno al XIII secolo, in città, in particolare tra i bimbi, era scoppiata una terribile ed incurabile epidemia di “male agli occhi”. La popolazione decise allora di chiedere la grazia a Santa Lucia, con un pellegrinaggio a piedi scalzi e senza mantello, fino alla chiesa di S. Agnese, dedicata anche alla martire siracusana, posta dove oggi c'è la sede del Comune: Palazzo Barbieri (Piazza Brà). Il freddo spaventava i bambini che non avevano nessuna intenzione di partecipare al pellegrinaggio. Allora i genitori promisero loro che, se avessero ubbidito, la Santa avrebbe fatto trovare, al loro ritorno, tanti doni. I bambini accettarono ed iniziarono il pellegrinaggio; poco tempo dopo l'epidemia si esaurì.
Da quel momento è rimasta la tradizione di portare in chiesa i bambini, per la benedizione degli occhi, il 13 dicembre e ancora oggi, la notte del 12 dicembre, i bambini aspettano l'arrivo di S. Lucia che porta loro gli attesi regali in sella ad un asinello accompagnata dal Castaldo, l'aiutante. Si lascia un piatto sul tavolo con del cibo con cui ristorare sia lei che l'asinello prima di andare a dormire. In quella sera i bambini vanno a letto presto e chiudono gli occhi, nel timore che la Santa, trovandoli ancora svegli, li accechi con la cenere. La mattina dopo, Lucia fa trovare loro il piatto colmo di dolci, fra cui le immancabili “pastefrolle di Santa Lucia”, di varia forma (stella, cavallino, cuore…), nonché l'altrettanto immancabile "ghiaia dell'Adige" ed il "carbone dolce" per i bambini "cattivi". Le formine delle frolle scacciano il male e sono di buon auspicio.
Dal secolo scorso si è sviluppata, per l'occasione la tradizionale grande fiera, che ancora oggi si tiene nei tre giorni precedenti il 13 dicembre, in una piazza Bra' riempita dai bancheti de Santa Lussia, ricchi di giocattoli e dolci di ogni tipo. Per sottolineare questo tradizionale giorno di festa per la città di Verona, su esempio del Teatro alla Scala, la sera del 13 dicembre si celebra ogni anno "La Prima", lo spettacolo inaugurale della stagione invernale di opera al Teatro Filarmonico. In quest'occasione l'entrata del pubblico della platea e dei palchi al teatro avviene dal Museo Lapidario Maffeiano."

mercoledì 4 dicembre 2013

Una domanda en passant

Nessuno ne parla più.
Nessuno se lo fila più.
Nei discorsi non lo si nomina più.

Il caro estinto.

Lo spread, che fine ha fatto??