venerdì 30 dicembre 2011

Il tour dei parenti

Quando si torna a casa dopo un mese e mezzo di assenza, il tour dei parenti è d'obbligo. Nonne, zie, zii, cugini e affiliati vogliono sapere, ma soprattutto vedere se sei ancora vivo, se sei dimagrito, se sai ancora parlare italiano, se insomma hai da qualche parte un marchio che attesti la tua reale permanenza all'estero. Un segno tangibile che giustifichi il lungo silenzio stampa seguito alla tua partenza. "Che si, la mamma me l'aveva detto, ma sai saperlo da lei è un conto, vederti e sapere da te un altro". Come se raccontassi palle astronomiche ai miei per fare bella figura poi con i  parenti. Eh certo, non aspettavo che quello guarda.

L'espatriato di turno, prima di entrare in casa del parente, deve munirsi di pratico elmetto per essere certo di poter sopravvivere al fuoco di fila incrociato di domande che pioveranno sul suo capo. Come un soldato in trincea deve difendersi dalla pioggia di preoccupazioni, ingenuità e ansie che il parente gli vomiterà addosso. "E mangi là? E come fai a lavarti le robe? Ma sul lavoro parli, ti trovi bene, sono gentili? E la gente in metro com'è? Cosa fai il sabato che non conosci nessuno?" e arivia, domande su domande che da un lato ti fan ridere e dall'altro un po' scazzano. Allora il primo punto fondamentale da mettere in chiaro, per me, è ribadire che mi sono trasferito a Monaco, in Germania, paese civile e industrializzato, in cui esiste la Tv, i supermercati, i ristoranti, internet e il bancomat, in cui non si dorme per strada, ma in un comodo albergo, appartamento, stanza, ostello che dir si voglia. E che quindi non mi sono trasferito nella pampa argentina dove lavoro come mandriano, nutrendomi di formaggio di capra autoprodotto e verdura scovata qua e la. A molti dei miei parenti questa colossale differenza sfugge ancora. Per loro oltre il Brennero vive un popolo barbaro che si veste di pellicce, razzia le pianure in cerca di cibo e vive di würstel, crauti e patate.

Non appena entrate dalla porta aspettatevi lo sguarda compassionevole e triste di chi accoglie a casa il figlio tornato dalla guerra. Vi faranno sedere, vi offriranno i biscotti comprati appositamente per la vostra visita e formuleranno la domanda principe dell'occasione: "Là, come ti trovi?". Attimo di suspence...rullo di tamburi...."Benissimo, là ci sto veramente benissimo". Ecco, avete fatto il danno. Nella mente del parente qualcosa si è rotto, le parole che avete appena pronunciato suonano come un granello di sabbia tra i denti, stridono. Il suo sguardo si fa pensieroso, concentrato. Sicuramente c'è qualcosa che mi sfugge, pensa. Infatti, caro parente del mio cuore, qualcosa ti sfugge. Ti sfugge il pensiero che si possa star bene anche in un posto che non sia casa e che chi va all'estero non va a combattere in trincea, ma ci va per i motivi suoi. Non solo i parenti, ma anche i curiosi o gli amici a cui refilerete il benissimo resteranno inderdetti per qualche secondo. Perchè la parola/frase che voi dovreste dare alla fatidica domanda è: "è dura, dura, dura, dura, ma mi faccio coraggio e tiro avanti". Allora si che avrebbe tutto un senso, caspita! Altrochè il benissimo! Per ottenere la comprensione altrui al giorno d'oggi bisogna soffrire, far vedere che si tribula (fatica), se no la cosa non è degna di nota. Bisogna lamentarsi, spalare letame sul fatto. Non condivido questa pratica. Mi capitava la stessa indentica cosa quando venivano a congratularsi per la laurea. Tutti si aspettavano che tirassi un sospiro di sollievo, che dicessi "oddio, meno male che è finita, non ne potevo più, basta veramente, ringraziamo che sono uscito va là". Perchè mai dovrei lamentarmi se quello che ho fatto l'ho fatto volentieri? Altrimenti mica lo sceglievo no? Cioè mica sono così decelebrato da farmi un mazzo tanto per una roba che non mi piace. O no? Bho. Come per la laurea, così per l'espatrio. Io a Monaco sto bene e non capisco perchè dovrei lamentarmene. In ogni cosa c'è il lato difficile, estenuante, che ti fa venir voglia di mandare tutto a quel paese. E' normale. Però se studi con passione, se hai espatriato per un moto d'amore, le difficoltà passano, sbiadiscono, restano la soddisfazione, il benessere, l'indipendenza e l'ebbrezza della libertà. Evidentemente spiazzo. Mi riesce bene, è la mia specialità. Credevo che ormai i miei parenti ci fossero abituati...invece no.

Se da un lato ci sono i parenti increduli, dall'altro ci sono i parenti interessati solo per i primi 2 minuti. Parlo di quei parenti che ti chiedono di te per potersi lamentare della vita in generale e delle loro sfighe in particolare. Tipo tu stai esponendo estasiato la puntualità e la regolarità delle metro, che il parente ti interrompe all'unico scopo di farti presente che in Italia i bus sono in ritardo, affollati, caotici e inadatti. Tesoro, fino a due mesi fa abitavo anch'io qui, so come sono messi gli autobus da noi. Il guaio, con questo tipo di parente, è che non si sa come spegnerlo, quali parole usare per evitare lo sproloquio personale. Ci si butta e basta, nella speranza di udire meno miserie possibili. Se potete appena non ne potete più, guardate l'orologio, salutate tutti e infilate la porta. Ne guadagnerete in salute.

Ultima casistica sono i parenti illuminati che chiedono per autentico interesse. Questo esemplare di parente è il più raro. Sorride e non ti commisera, si informa senza menare tante ansie, si siede di fronte a te per potersi confrontare meglio. Se ci riesce si fa invitare su per un week-end così da poter ammirare di persona la  mitica Shangri-la che tu descrivi infervorato. Il più delle volte non riuscirà a venirvi a trovare, però si è accontentato del pensiero. In sostanza, quando avrete terminato il tour dei parenti (che per me è stato estenuante), l'unica cosa che vi andrà di fare è riflettere sulla perdita e il guadagno. Guadagnato oggi: tanti sorrisi e pacche sulle spalle, torte e biscotti vari, sguardi preoccupati e interruzioni sistematiche. Perso oggi: tanto, tanto, tanto tempo. Morale: a Monaco sarai anche da solo, ma almeno benefici della compagnia della persona ideale: te stesso. Che rigenerante consolazione!

8 commenti:

  1. "Einen guten Rutsch ins neue Jahr" .....(e fregatene dei parenti!!)

    katia

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  2. Danke, dir auch!
    Certo che me ne frego dei parenti, è che volevo fare dell'ironia sul tour de force che aspetta ogni espatriato quando ritorna brevemente in patria ^^

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  3. Beh abbiamo scritto un post lo stesso giorno su un argomento similare. So benissimo che cosa è il tour de force parenti/amici che caratterizza l'espatriato in vacanza. Devo dire che nel mio caso è piacevolissimo, anche se stancante, perché di parenti ne ho davvero pochi e per nulla invadenti (grazie Signore, grazie!). Rivedere gli amici, invece, è sempre un piacere. è come ritrovare aria di casa, di confidenze, di certezze; mi piace, mi fa sentire bene. Stare nella mia città, invece, si sta rivelando "difficile": rivedo tutto quello che mi ha fatto scappare via, come il provincialismo, la mancanza di orizzonti, la mentalità italiota e anche l'umidità. Come ho messo piede in Pianura Padana, infatti, dopo 3 giorni ero stesa a letto con un raffreddore mega-galattico: una roba così non mi veniva da prima di partire. Io sostengo che non sia il freddo umido (Nasskalt) di sto posto del piripicchio, bensì una mia generica allergia all'Italia. Santo cielo, come sono acida. Che poi in realtà ci sono anche delle belle cose e dei bei ricordi legati alla mia città, ma diciamo che "certe cose è meglio che rimangano dove sono", come dice quello! AUGURONI, BUON ANNO!

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  4. Auguroni anche a te Eireen!!! Più che rivedere i parenti è stato bellissimo rivedere i quattro gatti spaiati di amici che mi ritrovo: la Super Genia, le mie ex-compagne di corso; parlare con loro, vedere il loro interesse e la loro soddisfazione per quello che sto sperimentando è stato commovente, devo dire.
    Stare a Verona per questo periodo non è stato stritolante. Come dici tu l'autobus in ritardo, l'umidità, i commessi che ti trattano come un pezzente sono i segni di casa. Ma grazie alla lontananza li ho affrontati meglio, quasi con serenità. Casa è anche questo dopotutto.
    Però, come ho detto, sono contento di tornare a Monaco domani. La voglio tutta questa esperienza. E poi Monaco è sempre Monaco...

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  5. Ne, leider nicht. Aber du kannst mich gern mailen: torquitaxAThotmail.it!

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  6. Immagino benissimo le scene che descrivi, e sarebbero le stesse che vivrei io, se mi trasferissi a Monaco. Penso però, che dopo un primo giro di visite, la seconda volta che ritornerei in Italia farei una grossa scrematura tra chi vorrei visitare e chi no. Tali parenti rovinano solo il fegato.
    Saluti da Verona

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  7. Paolo, sei un genio! Questa idea non mi aveva neanche sfiorato l´anticamera del cervello, tanto per dirti quanto sono ingenuo e ligio al dovere. La prossima volta faró sicuramente cosi. Anche se non so quando torneró di nuovo a Verona. Non ci sono piú ponti lunghi da sfruttare...bhe vorrá dire che torneró a tirocinio concluso. Farsi su e giú mi scazza troppo! Ahahaha son troppo pigro!

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