martedì 21 gennaio 2014

Torino. La nebbia a gl'irti colli

E anche il punto due delle 15X25 è andato.
Sono stato a Torino. Per la prima volta. 
Ebbene sì, gentilmente ospitato dall'ineffabile e arguta Jane Pancrazia

Vi dico solo che il suo divano-letto crea dipendenza e che c'ho fatto bei sogni. La mattina del mio ritorno a Verona non mi sarei scollato dal materasso. Avevamo appena iniziato a conoscerci e a goderci la reciproca compagnia. È finito tutto troppo presto. Sigh sob. Argh! 

Torino. 
Torino e i suoi lunghi portici.
Torino e le sue grandi piazze.


Da Torino non mi aspettavo niente. Per me si riassumeva in due parole: Po e Mole.
La sua accoglienza è stata calorosa. Non ho avuto nemmeno il tempo di posare la valigia che ho dovuto scorrazzarmela per il centro. Mezz'ora dopo il mio arrivo ero già seduto a un tavolino di uno sciccoso locale torinese a fare aperitivo E li ho scoperto che "fare aperitivo" a Torino significa, oltre a bere, anche mangiare*. Decisamente un'altra cultura... 

Torino mi ha accolto con una nebbia che più nebbia non si può. Si navigava a vista. Il Palazzo Reale si svelava man mano che ci avvicinavamo. Piazza San Carlo si dissolveva in lontananza con i portici sfumati all'infinito. 

Torino è una città diversa da quelle che ho visitato finora. 
Torino non ha quella bellezza sfacciata, schietta, disinibita di Roma o di Firenze. 
Non ha nemmeno quel fascino sensuale, misterioso e intrigante tipico di Venezia.
Torino ha una bellezza severa, essenziale. Quasi austera. 
Torino è una signora d'altri tempi, gelosa del suo passato, aristocratica e di gran classe.


Torino è la città del saper vivere con stile e garbo. 
Del sapersi gustare la cioccolata con calma e raffinatezza.
Del bel ritmo antico intriso di quella naturale eleganza che si impone più con discrezione che per esibizione. 

I portici con i caffè dalle esili vetrine in legno e i divanetti foderati di raso rosso. 
Le bancarelle di librai di via Po in cui rovistare e scovare piccoli tesori letterari. 
I begli edifici dell'Università e il cortile estroso di Palazzo Carignano.


E ovunque le glorie del Risorgimento: 
Carlo Alberto, Vittorio Emanuele, Garibaldi, Camillo di Cavour.

Ma sotto tutto quel rigore sabaudo si cela un'esuberanza di colori, forme e stili dirompente e ricchissima.
Penso a San Lorenzo e alla sua cupola intricata.
Alla Consolata e al suo trionfo di ex-voto, argenti e marmi sgargianti.
Alle cappelle spumose del Duomo tutte ghirigori e putti sovrappeso.


Ma Torino, per me, è stata molto, molto di più.
Non vi ho raccontato della Mole. La sublime Mole.
Ah, la Mole...


* A Verona per "fare aperitivo" s'intende bere il classico spritz accompagnato da una ciotolina di patatine. Il mangiare si fa, in separata sede, al ristorante.

4 commenti:

  1. ...anche a Firenze aperitivo vuol dire mangiare...proprio al posto della cena, ma credimi, lo paghi quanto una cena!!! Che bello il tuo reportage di Torino, io la amo da matti...e non me lo aspettavo mica che mi piacesse così tanto!
    Un bacio caro!

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    1. Ah vedi? Città che vai, aperitivo che trovi.
      Ma infatti, da Torino non mi aspettavo proprio niente, e invece mi ha preso. Tanto. È ancora semisconosciuta come città, il che va benissimo: pochi turisti e ampi spazi di manovra!

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  2. Bellissima review! Sono d'accordissimo! Io a Torino ridarei la capitale se il centro fosse più grande...

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    1. Grazie grazissime per il "bellissima review". Se la città è bellissima, la review non può essere da meno!
      Se gli ridessero lo status di capitale, non penso che ai torinesi farebbe schifo sai...

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