giovedì 7 giugno 2012

Poveri i miei occhi!

Dai, tra italiani possiamo ammetterlo. In fatto di moda siamo dei precisini, pignolissimi e puntigliosi. Dei veri fustigatori di costumi. E diciamoci pure in tutta franchezza che ne andiamo fieri. Le maggiori firme al mondo sono roba nostra. Gli americani se la menano tanto sventolando il cappello alla texana, ma l’etichetta della giacca ha nome italiano.

Noi giudichiamo. Tutti. Su tutto. E ovunque. Noi siamo degli Enzo e Carla in borghese. Non facciamo il programma come loro, ma punti in fatto di cattiveria ne diamo. Ovviamente lo faccio anch’io. Di solito giro con le palette numerate in borsa. Primo passante: 4. Seconda vecchietta sulla destra: 0 - - -. Cravattato due file dietro: 6 per il completo, ma 3 pieno per le scarpe. E mi risparmio il numero sugli occhiali alla Woody Allen. Tredicenni finte Britney Spears, prego mettetevi da sole agli arresti domiciliari. Quando giro per le strade di Verona in compagnia della Super Genia poi, do il meglio di me. Siamo all’incirca cosi:







Ne approfitto, già che ci sono, per lanciare un appello. MoMa, bitte bitte sehr, reintroduci la Buon Costume. Ma non per arrestare i disinibiti e i conigli da marciapiede. No. Reintroducila per i casi di cui porta il nome. Per i crimini contro l’estetica comune, per il crimine del cattivo gusto che ferisce gli occhi e prende a pugni lo stomaco. Reintroducila per casi di fashion crime. Invece di mettere tanti metaldetector negli aeroporti, mettili fuori da ogni porta di casa, che cosi appena uno esce mal vestito parte la sirena e l’addetto di turno ti schiaffa una multa da 200 euro. Che, voglio dire, c’è anche il risvolto pratico: con le multe rimpingui i forzieri dello Stivale e intanto crei occupazione. Un addetto per ogni porta elimina la piaga della disoccupazione. E troveresti tanta di quella gente volenterosa nell’adempiere un simile lavoro che i centralini per l’assunzione rischierebbero di fondere. Tu leggi la mia proposta e poi fammi sapere eh?

Lo so, per la decenza comune dovrei fare come in chiesa prima della comunione e professare il mea culpa: è mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa…mi pento e mi dolgo di ogni peccato commesso…rimetto i miei peccati alla tua infinita misericordia. E via che vada. Però da un lato non posso neanche farci niente. Con il pallino del vestire bene un italiano ci nasce. Come un tedesco con l’istinto del calzino bianco nel sandalo o un francese del brie sulla pizza. Noi non andremmo mai in giro con i limoni incisi sui jeans. Piuttosto ci rasiamo le zone delicate con la falciatrice per prati. È così: fa parte del nostro retaggio ancestrale. In alcuni casi possiamo tenerlo sotto controllo, arginarlo, ma se bloccato troppo a lungo rischia di rompere i cordoni e esondare come la diga del Vajont. Son problemi. Soprattutto per chi ha deciso di vivere in Germania e vede certe scene (per le scene debitamente documentate vi rimando al post di Eireen). Per carità ci sono esemplari di barbari virtuosi che un minimo senso dello stile ce l’hanno. Ma proprio minimo. E di fatti spiccano in mezzo alla folla di fashion crimers che vagano impuniti per le città tedesche. Purtroppo neanche a Monaco ci salviamo. Nonostante sia definita la città italiana più a Nord e gli italiani qui abbondino (per non trascurare il fatto che la frontiera italiana dista solo 300km).

Tutto questo panegirico per dire cosa? Per dire che quando ho visto una certa scena i miei sensi di italiano si sono ribellati, hanno avuto un momento di stordimento e mi sono visto costretto a rianimarli con una dose extra di Grana Padano DOP. Prima di calare in Italia, ai primi di maggio, ho avuto l’altissimo onore di avere ospite il mio Vermieter. Si, nemmeno io ci potevo credere. Quando ho ricevuto la notizia poco c’è mancato che svenissi dall’emozione. Il bavaro-brasiliano aveva abbandonato le spiagge di Rio per presenziare alla prima comunione di Buben. Grande momento in famiglia, gioia e tripudio per il piccolo che diventa grande. Ora, immaginate il mio intimo sollievo quando ho visto uscire di casa il Vermieter vestito di tutto punto (completo nero, camicia bianca e cravatta argentata) e lo spasmo facciale che mi ha preso quando gli ho visto le scarpe. È stato uno schock anafilattico. La classica pallonata negli Amici di Maria, il giro di vite nelle zone sante, la punta del sellino dove non batte il sole. Erano le scarpe da vescovo, le scarpe da paraplegico, le scarpe di chi ha i calli o la cipolla sotto il pollice, le scarpe dell’esorcista. Quelle nere orrende, con la pianta larga, la punta squadrata e la patelona enorme che pare tagliata da un boscaiolo più che da un calzolaio. Un outifit perfetto rovinato con una semplice mossa. Cordoglio per gli occhi e rivolta degli intestini.

La sera è tornato, se le è sfilate ed è andato a farsi una corsa rigenerante. E io le ho fotografate. Per insegnare ai prossimi fashion crimers che certi crimini contro l’estetica meritano l’ergastolo e per testimoniare che certe scarpe esistono e andrebbero messe al bando. Come i pois abbinati ai tessuti scozzesi e/o il trench giallo uniposca con le infradito.

Ecco le scarpe e ditemi se non sono orrende!

Ps: sono perfettamente cosciente che anche in Italia girano truzzoni, slandroni e fashion crimers, per carità. Solo, non circolano a piede libero come nella Landa dei Tedeschi!

8 commenti:

  1. cioè tutta sta spaparanzata, per delle scarpe nere??? =D quanto sei italiano!! XD
    Scherzo dai XD io sono un'italiana un po' anomala, mi vesto parecchio male! Aimè! :( ma adoro guardare su sky fashion police ^^ fantastico!Adoro sparlare e giudicare i vestiti degli altri bwahahahaha XD

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  2. Io scommetto che a Paparazzinger, invece, sarebbero piaciute moltissimo. A Karl Lagerfeld, invece, no. Sarà tedesco, ma almeno ci capisce di moda. L'unico.

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  3. Eh si Gogo su questo sono italiano dalla punta dei capelli al mignolo del piede. Per tanti altri aspetti lascio correre e me ne frega relativamente. Anzi sarebbe meglio dire che non me ne importa proprio, ma sul vestire...divento una zitella acida e intollerante!!!

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  4. Se fossero state rosso Prada poi, veniva sulla soglia di casa a domandarmi a quanto le vendo al paio. Assicurato. Secondo me alle VHS dovrebbero mettere dei corsi per chi desidera vestirsi bene. Lezioni tenute da insegnanti rigorosamente italiani. Che almeno li il primato ce l'abbiamo. E non si discute!

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  5. Se non ricordo male mio marito ne ha un paio identiche...e io in verità non ci avevo mai pensato che fossero brutte perchè di moda maschile non ne capisco niente.
    Diciamo che il mio disgusto in fatto di abbigliamento da uomo non va oltre quello per il sandalo col calzino e la canottiera di lana.
    Riesco tuttavia ad essere impietosa sui tagli di capelli femminili in Germania (orripilanti, inguardabili, da denuncia!) e sul cibo (oh, li proprio mi vengono le bolle!)

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  6. Cara Bianca fidati della parola di uno sputtino in fatto di vestiti. Quelle scarpe li sono orrende...almeno nella mia concezione. Se tuo marito le adora e ci va bel bello per strada meglio eh. Tutti i gusti son gusti.
    Ahahahah i tagli tedeschi. Quelli mi fanno un sacco ridere, anche se devo ammettere che quelli da uomo non mi dispiacciono. Certi sono veramente un crimine per gli occhi, ma tanti altri...non mi dispiacerebbe provarli prima o poi!
    Sul cibo...bhe quella è una questio spinosa che si trascina da millenni ^^

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  7. timidamente mi trovo d'accordo con Bianca, pure mio marito, italianissimo, usa scarpe dello stesso tenore, comprate in svizzera ovvio. Provo ad orientarlo verso altri tipi ma lui dice che sono comode e la comodità per lui è tutto..va beh..la moda per lui è un optional quindi non mi arrabbio più e cerco di non farmi venire dei maldipancia quando si veste, alle volte è inguardabile ma si sa mica tutti hanno i nostri stessi gusti!
    W.e. scorso pero' sono riuscito a convincerlo a prendere un paio di scarpe comode ma un pelino meno orride..italiane ovvio ;-)

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  8. Di fronte alla comodità anche il senso estetico va un po' sacrificato. Ci vuole il giusto compromesso tra comodità e estetica. L'importante è stare bene, sentirsi fighi con quello che si ha indosso. Quello vale più di tutti i capi alla moda e firmati che uno potrebbe permettersi.
    Anche se ammetto che certe volte è questione di abitudine. Certa gente non voleva mettersi le camicie per principio e ora so per certo che non ne può fare a meno!

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