giovedì 6 ottobre 2011

Tracollalandia

La Germania è la terra della tracolla. Passeggiando per Monaco o restando comodamente seduto su una panchina della Brühlsche Terrasse, ho notato che i tedeschi hanno un amore spassionato per le tracolle. Ma non solo i biciclettari (per cui la tracolla ha un indubbio valore pratico), ma anche uomini in giacca e cravatta, uomini da ufficio e avvocati super tirati. Certo i modelli variavano: slargone per gli studenti e i giovani in genere, ultracompatte, multitascate e satinate quelle per i business man. Poche cartelle in circolazione o zaini da alpeggio. Tracolle a gogò. La cosa mi va terribilmente a genio dato che anche il sottoscritto stravede per le tracolle. All'attivo ne conto tre: una gigante della Eastpak, capostipite del mio arsenale tracollifero, in cui ci starebbe dentro pure un morto fatto su a pezzi, tanto è capiente e che non potrà mai essere scambiata per quella di qualcun'altro. Sulla patela (la parte anteriore che si solleva) ho cucito uno stemma della Baviera, con tanto di scritta Bayern nel caso in cui uno si chiedesse che stemma è, comprato a Norimberga anni or sono durante uno dei primi viaggi in terra teutonica. Uno degli handicap di questa borsa è, appunto, l'eccessiva capienza. Utilissima quando c'è molto carico da portarsi a spalle, ingombrante e sprecata quando il carico è si e no un quaderno, un astuccio e un libro. Che fare dunque? Comprare una tracolla un po' più piccina ovviamente. La tracolla numero 2 è targata Converse e funziona magnificamente. UItraleggera, versatile, ha una capienza media che ti permette di viaggiare leggero senza avere la spalla lussata. E se l'altra era più larga che fonda, questa è più fonda che lunga. Quindi ci schiaffi dentro di tutto e lei non si lamenta, custodisce. Questa new entry mi ha accompagnato per tutto l'ultimo periodo universitario. L'ho sballottata da un ufficio all'altro, dallo studio del relatore alla biblioteca, alla copisteria. Ormai siamo inseparabili! L'ultima della famiglia l'ho adottata st'estate. Languiva, abbandonata in un angolo in un negozio di souvenirs dirimpetto al Check Point Charlie a Berlino. Appena l'ho vista è stato un colpo di fulmine. Con la Porta di Brandeburgo aerografata in bianco e nero stampata sopra era li che mi diceva "predimi e portami via". Cosa che ho fatto ovviamente. L'ho portata in un posto migliore. La mia Berlin-bag è una tipica tracolla tedesca: quadrata, semplice, in pelle nera, di quelle che si portano all'altezza delle scapole, è perfetta, credo, per i giri in bici. Non intriga i movimenti, non oscilla per poi cascarti dalla spalla, sta sulla schiena a prendersi il sole d'estate e la neve d'inverno. L'unico neo è che se girassi in bici per Monaco con la Berlin-bag o mi sgamerebbero subito per un turista o mi prenderebbero a sassate perchè si sa che tra monacensi e berlinesi non corre buon sangue. Quindi la userò in territorio neutro, o meglio, in territorio italiano visto che qua le borse straniere furoreggiano e suscitano autentiche occhiate astiose d'invidia. Le ragazze girano con la tipica borsa da nutrice con sopra scritto Amsterdam, Madrid, Barcelona, London, Paris, München, Berlin ecc ecc, io giro con la Porta di Brandeburgo sulla schiena. Tié. Insomma ogni volta di più scopro affinità tra me e i germanici. Sarà perchè gli Scaligeri, signori di Verona dal 200 al 400, sposarono spesso figlie dei duchi di Baviera? Sarà perchè ormai Verona è una semicolonia tedesca data la costante presenza teutonica sul Lago di Garda e in Arena? Sarà che Verona è sempre stata proiettata più verso il Brennero che verso gli Appennini? Sarà che 150 anni di dominazione austriaca c'hanno reso un po' quadrati come i deutscher? Mah, mistero! Fatto sta che da buon tracollomane, mi sento a mio agio nella terra della tracolla.

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