mercoledì 12 settembre 2012

Esame di coscienza

Quando un sogno si infrange contro la dura realtà ci sono solo due cose da fare. La prima: prendere a pugni il cielo e sfogare tutta la rabbia che si annida in noi, consolarsi scolandosi un vasetto di Nutella e piangere come una zitella isterica piantata al primo appuntamento. La seconda: passato il momento di isterismo generalizzato comprimi-nervi, è doveroso riprendere il controllo di sé e fare un esame di coscienza. Implacabile, spietato e a mente fredda. Io l’ho fatto. E ne sono uscite fuori delle belle castagne. Castagne che ho suddiviso in fattori oggettivi e fattori soggettivi del fallimento.

I fattori oggettivi:

I) Il contratto verbale di affitto scadeva il 12 di settembre. Dieci giorni in più non mi avrebbero cambiato la vita.

II) La totale impossibilità di trovare casa per un disoccupato. Non appena pronunciavo questa parola la popolazione locale storceva le labbra infastidita. Comprensibile. Ma solo fino ad un certo punto. Se fossi stato la Paris Hilton che tanto paga tutto papà, la casa/stanza non me l’avresti data lo stesso???

III) La rigidità germanica. Prendendo atto che per quanto italiano e cittadino europeo per i germani uno del Bel Paese è comunque uno straniero, e lo accetto, perché mi devi scartare a priori se non ho un Ausbildung, ma una laurea?? Si giustificavano dicendo che il problema era linguistico. Se non mi fai nemmeno uno straccio di colloquio come puoi valutare la mia abilità linguistica?! Pensate a una balla più credibile la prossima volta. Giovane si, ma cretino no!

E poi ci sono le ragioni soggettive, che di norma sono le più dure da ammettere nonché  da riconoscere. Certo, dicono che il primo passo per risolvere un problema è realizzare che un problema effettivamente c’è, ma quanto a rimboccarsi le maniche per risolverlo. Eh, li è tutta un’altra storia. Durante il viaggio in treno, nei momenti di silenzio, mi sono virtualmente preso a schiaffi e mi sono detto dove ho sbagliato di brutto.

Questi i fattori soggettivi:

I) Sono stato rigido e ostinato. Non ho avuto umiltà o spirito di adattamento. Ho rifiutato a priori le soluzioni pratiche: niente ristoranti né gelaterie, assolutamente no al servire pizze o prendere ordinazioni. Faccio outing e ammetto che al solo pensiero li trovavo lavori umilianti e degradanti. Svilenti. Non volevo avvilire la mia vanità da laureato. Ho dimenticato cosa significhi essere elastici. Anche per il discorso casa. No alla convivenza. Si ad un monolocale tutto mio. Credevo che seguendo il motto squadra vincente non si cambia avrei ricreato le condizioni giuste per ottenere altrove quello che già avevo. Pensiero sbagliato! In pratica volevo il massimo con il minimo sforzo.

II) Non avevo compreso appieno le immani fortune che avevo avuto fino a quel momento e, felicemente adagiato su di esse, mi sono rinserrato in un pensiero unico. Mi comportavo con sufficienza, arrivando a credere che i cari tedeschi erano fortunati ad avermi tra di loro e che dovessero essere loro a “ringraziarmi” per il disturbo che mi davo. Che fosse tutto il contrario non mi aveva proprio sfiorato. Ho campato di speranze e di bei sogni. La cruda realtà era che non ero io a onorarli della mia presenza, ma erano piuttosto loro che onoravano me della loro saltuaria considerazione. È dura da ammettere: sono stato arrogante. Le occasioni non me le sono meritate, figurarsi poi se mi arrivavano sulla porta di casa.

III) Ho capito che sono stato no selettivo, di più. Monaco è stata la mia Germania, ma Monaco non è la Germania. Aveva ragione la Dresdnerin a rimproverarmi dicendo di non essere di vedute così ristrette. Che insomma la Germania è grande. Ero arciconvinto che il mio procedere con il paraocchi mi avrebbe salvato e premiato. Durante le selezioni del P. Leonardo mi ero detto o Monaco o niente. E Monaco è stata. Rammollito dal “successo” dell’esperienza avevo dimenticato che ogni volta è diversa dalla precedente e vince chi sa adattarsi meglio e alla svelta. Eh si, la mia parte di colpa è considerevole.

Ed ora giudicatemi.

17 commenti:

  1. Hai elencato i tuoi errori ed i tuoi limiti pubblicamente e con molta lucidità. Hai fatto un importante atto di umiltà. Umiltà che, probabilmente, ti è mancata a Monaco.

    In effetti, leggendo i tuoi resoconti mi sono sempre chiesta perché non provassi in qualche altra città e perché, nel frattempo, non ti cercassi un posto da cameriere o barista con cui andare avanti. Forse, la certezza di avere un nido a cui tornare in Italia, può essere rassicurante ma anche molto limitante.

    Ormai però quello che è fatto è fatto. Inutile guardarsi indietro. Fai tesoro dell'esperienza passata e dell'analisi che ne hai saggiamente estrapolato. Cerca di non ripetere gli stessi sbagli in futuro. E rimettiti subito in gioco!

    Io faccio il tifo per te! Anche perché devi diventare una figura di spicco nell'editoria mondiale e rendermi una scrittrice famosa! :D

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  2. Ecco, Pancrazia mi ha rubato il commento!!! Vabbeh. Niente, volevo dire che m'inchino davanti al coraggio e all'onesta che lei, dr. Torquitax, sta dimostrando. Pochi saprebbero confessare, prima di tutto a se stessi, queste "epifanie". Figuriamoci poi a metterle nero su bianco in maniera pubblica, su un blog! RESPEKT! Anche io sono convinta che sia andata come doveva andare, che l'esperienza ti è servita per imparare a vivere da solo, per capire te stesso, per affinare il tedesco. Ora da Verona, con le idee più chiare, puoi preparare con calma il rientro in terra teutone. Bravo!
    Ah e per la cronaca: io adesso faccio un lavoro che sognavo da anni, ma ho cominciato a 23 anni friggendo le patatine in un noto fast food della mia città. Credi che ci volessi andare? No, mi ha mandato mia madre a calci, perché io me la stavo prendendo molto comoda con gli studi universitari. Oggi la ringrazio: lavorare là é stata un'esperienza dura, ma formativa al massimo. E poi mi sono cuccata pure un bel po' di soldini. :-) A presto ! E.

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  3. Verona rimane cmq una città bellissima, a misura d'uomo, perfetta per viverci, contrariamente di altre città e di altri luoghi del nord Italia, il Triveneto è una delle zone più belle e più "umane" dove vivere, per chi abita al nord, contrariamente a tutto il nordovest.
    Detto ciò, può sembrare di mentalità ristretta, ma forse è la mentalità italiana che ti è diventata ristretta, una volta scoperta e apprezzata quella tedesca.
    Ora è il momento di reagire e pianificare la ripartenza dai tuoi errori, ma anche da tutte quelle cose buone che hai fatto a Monaco.

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  4. Durante un convegno con la itkam.org avevo anche sentito della possibilita' di aprire in Germania uffici di rappresentanza senza dover pagare tasse nel paese, un buon primo passo per avere un punto in piu' nella ricerca di un alloggio che si puo' far coincidere con la sede, oltre ad avere il titolo che pare tanto piacere ai tedeschi. So che Bologna e' gemellata con Lipsia, fanno un sacco di scambi, tutte cose che possono fare gola ad un neolaureato.....io poi fabbrico prodotti che trovano il naturale sbocco in Germania, ma non parlo il tedesco e non ho agenti in zona, non sapete quanto i tedeschi amino NON parlare direttamente coi NON tedeschi pur volendo acquistare da loro a prezzi bassi...chissa' che laurea hai, chissa' che...eireen mia concittadina ha la mia mail......in ogni caso un coraggioso autodafe, uno stile originale.

    Arisio

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  5. come dicevo in un altro post, potresti provare a trasferirti per un pò a bolzano, bressanone o ancor meglio merano, cercando di parlare più tedesco che italiano. Così nel curriculum che porterai quando vai in germania puoi scrivere che vieni dal sud tirolo...
    Come regione ti consiglierei il baden wuttenberg, magari stoccarda oppure friburgo...

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  6. Vabbé, io al contrario degli altri, prendo le tue parti. Sebbene ti avessi consigliato qui anche io di trovare un lavoro come cameriere o simili, devo anche aggiungere che comunque avresti risolto un problema (quello dei soldi e del permanere nella cittá per fare i colloqui) ma ne avresti aperto un altro. Ossia che a fare il cameriere o a stare in cucina il tedesco si impara ben poco. Sarebbe quindi rimasto questo difficile compito sul groppone nei momenti di pausa (non lavoro) e non sarebbe stato comunque facile. Per il resto, direi che piú o meno hai ragione ma, come spessissimo accade nella vita, ci si pente successivamente di quello che si é fatto nel passato. Potremmo discutere con molti se e ma ma ormai quello che é fatto e fatto e conviene solo rimboccarsi le maniche per cercare di raggiungere quello che vuoi. Il resto, che tu abbia sbagliato oppure no, non ha piú importanza se non per evitare di sbagliare ancora.
    Viel Glück!

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  7. Controcommento cumulativo: ringrazio tutti per i bellissimi commenti e per l'incoraggiamento. Questo era l'ultimo post lagnoso sui massimi sistemi del mondo e sul perchè e sul come dell'universo. I prossimi saranno più briosi e meno intimisti. Ora ho elaborato il "lutto" e come dice la Pausini "si riparte da qui, confusi, ma liberi". L'unica cosa che posso dire è che nel bene o nel male sono rimasto coerente con le mie decisioni, non ho giocato al ribasso e non mi sono fatto violenza. E per un indeciso di professione come il sottoscritto, questo è già un grande passo in avanti. I prossimi li scoprirò strada facendo, non credete? ^^
    A voi tutti che continuate a seguirmi: siete i lettori mejo del mondo!

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  8. Lo so che stravedi per Monaco ma Amburgo è una città bellissima, internazionale, piena di vita....e si parla tedesco (non bavarese, ehehehehehe).
    Anche io ho lavorato in ristoranti e pizzerie, a Napoli, a nero, sfruttata e sottopagata. Eppure non è stata una delle esperienze peggiori devo dire. Con questo non voglio dire di lanciarti sul primo ristorante di Monaco, cerca sempre cio' a cui aspiri, rifletti sugli errori e vai oltre.
    In bocca al lupo!

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  9. Ciao Torquitax! (e ciao a chi legge)
    Ho trovato il tuo blog per caso cercando una guida alla sopravvivenza per italiani in Germania. Sono arrivato a Monaco da 2 settimane, senza sapere una cippa di tedesco e senza un tetto (fortunatamente per ora ne ho trovato uno fino a fine settembre).
    Ti dispiace se ti chiedo qualche dritta? Vorrei sentire un parere da un italiano più o meno della mia età e che ha già sperimentato (o sta sperimentando ancora) questa situazione di passaggio.

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  10. Cara Bianca, i tuoi commenti sono sempre pieni di incoraggiamento. Sta volta ti posso dire che non escluderò nulla a priori. Che il lavoro salti fuori dove vuole, basta che sia Germania, poi la città era irrilevante. Certo, se torno a Monaco è un colpo grossissimo. Però per il secondo tentativo sono aperto a qualsiasi soluzione. Avventuraaaaaaaaaaa!

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  11. Ciao Davide, benvenuto su questi schermi e anche a Monaco (anche se come avrai letto al momento io mi trovo in "esilio" in madrepatria). Certo che puoi chiedermi qualche dritta. Chiedi pure in libertà, ma soprattuto con granu salis. Poni le tue domande qua sotto e io provvederò a soddisfare le tue curiosità. Ok?
    The doctor is IN.

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  12. (citazione di Lucy?)
    Grazie per la disponibiità!
    Prima domanda: c'è effettivamente la possibilità di trovare il lavoro che si cerca qui in Germania? Perché è questo che mi ha spinto a venire qui piuttosto che in altri posti.. Conta che ho 28 anni (con una misera magistrale in filosofia e un corso di perfezionamento) e in 3 anni in Italia non sono riuscito a realizzarmi come sperato. Ovviamente so che ci si deve sbattere non poco e che è una strada in salita, ma spero almeno che non sia una fatica sprecata! Prima di tutto mi servirà almeno un anno, credo, per imparare la lingua in maniera decente, poi si vedrà...
    Te lo chiedo, perché i bavaresi fan terrorismo psicologico del tipo "guarda che anche qui non c'è lavoro, che credi?" e sinceramente non mi sembrano tanto ospitali con gli stranieri..

    PS: Tra l'altro ero indeciso tra qui e Amburgo ehehe

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  13. Belle domande. Ora rispondo. Buona parte della problematica dipende da che tipo di lavoro cerchi. Come in Italia, molti ambienti sono blindati anche in Germania (tipo l'editoria). Con la tua laurea hai un raggio d'azione abbastanza ampio secondo me, perchè ti permette di muoverti in più direzioni. A modo suo la mia laurea era molto più specializzata e questo forse mi ha penalizzato, credo. Vedo che hai già capito che all'inizio dovrai adattarti e che dovrai impegnarti seriamente per imparare tedesco perchè solo tramite una buona conoscenza del tedesco potrai migliorare la tua situazione li e avere accesso a ambiti di lavoro "alti".
    In generale i bavaresi sono chiusi, ma a detto di molti più aperti del resto dei tedeschi. Certo, per quanto italiano e europeo sei comunque uno straniero e come tale verrai trattato, questo mi sento di dirtelo. Inserimento e accettazione poi dipenderanno da te, da come ti porrai nei confronti della nuova realtà e delle nuove dinamiche. Quello è un percorso del tutto soggettivo.
    Il mio personalissimo consiglio è non smettere di guardarti attorno. Non fossilizzarti su Monaco perchè ora sei li, guarda a tutta la Germania. Se ti salta fuori il lavoro che desideri a Hannover non esitare a trasferirti là. Prendi Monaco come un trampolino di lancio, una testa di ponte da cui muoverti e acquisire strumenti per ottenere ciò che vuoi. Una volta che li avrai, bhe, il percorso sarà tutto in discesa!
    Ah fammi sapere se ho risposto in maniera soddisfacente alle tue domande. Che ogni tanto mi perdo nelle mie stesse risposte...

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  14. Si si, risposta esauriente!
    Monaco lo sto prendendo solo come trampolino appunto. Intendo rimanerci almeno fino a Natale lavorando come trovo, proprio perché il primo obiettivo è imparare la lingua e Monaco è ad uno sputo dall'Italia (se non contiamo lo sbattimento del Brennero con una valigia più grossa di me). Tra l'altro, il rimanere a Monaco dipende se trovo casa per Ottobre ehehe!
    Per Gennaio si vedrà se tornare qui o passare in altre città. Per ora sto seguendo un corso di livello A2, quindi credo (spero) di potercela fare in tempi discretamente brevi.
    Beh, l'editoria sarebbe il mio Santo Graal, ma pazienza, non è l'unico mio obiettivo. Dopo la lingua andrò alla ricerca di un buon Praktikum, ma se capita prima l'opportunità a Stoccarda piuttosto che a Colonia, non ho problemi, il mio valigione è pronto a farsi trainare per tutta la Germania.
    Grazie mille, continuerò a seguirti! In molte cose che ho letto mi ci sono ritrovato a pieno (non ho ancora avuto il coraggio di chiedere al mio coinquilino perché il WC qui ha un gradino espositivo interno..)
    In bocca al lupo per il tuo futuro ri-espatrio!

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  15. mi sembra che tu sia stato onesto con te stesso, che è la prima cosa da fare.
    la seconda è sforzarsi di applicare le lezioni apprese per la prossima occasione, che sembra facile ma è estremamente difficile: quasi sempre si ricasca nelle abitudini o nel carattere. almeno, a me capita sempre così.
    forse solo dopo essermi scontrato mille volte con lo stesso errore, comincio un pò ad evitarlo. forse.

    i tedeschi sono rigidi, e lo sapevamo. qui c'è poco da fare... bisogna batterli nel loro campo, sorprenderli con una superiorità che non si aspettano.
    tu sei stato rigido, credendo forse di avere più possibilità di quanto credevi. stimarsi adeguatamene è difficile, ma credo sia comunque meglio sovrastimarsi che sottostimarsi, purchè si sia anche pronti ad abbassare le proprie pretese (in fondo, se veramente volevi restare a Monaco avresti preso in considerazione altre opzioni, no?)
    resto dell'idea che chi raggiunge sempre i propri obiettivi, ha puntato troppo in basso.
    quindi nessuna tragedia, puoi prenderti un pò di tempo a Verona prima di ripartire, magari per colmare le lacune in un ambiente più facile....

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  16. Caspita Redpoz come sei saggio!! Si vede che viaggiando di qua e di la hai acquisito una maturità mica indifferente. Negli errori ci ricadiamo tutti, nessuno è così immune da se stesso da non rifare lo stesso errore la volta dopo. Trovo che la chiave sia l'indulgenza. Farsi un rimprovero per aver sbagliato e perdonarsi. Altrimenti va a finire che ci tiriamo doppiamente la zappa sui piedi.
    Io non penso che raggiungere i propri obiettivi sia puntare in basso. Mi piace invece pensare che una volta raggiunto un obiettivo ne abbiamo creato subito un altro: il traguardo diventa un nuovo punto di partenza.

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  17. e a me pareva di aver scritto una montagna di cazzate....

    se riusciamo a ragionare in questo modo, riguardo agli obiettivi, ben venga. ottimo, allora.
    invece, piuttosto che parlare di indulgenza, io penso in genere si tratti di indolenza, del non volevar affrontare il necessario cambiamento di sé, che è in genere faticoso. ma provabilmente sono due faccie della stessa medaglia. anche se mi pare che tu dia tuttosommato un significato non negativo (se non chiaramente positivo) all'indulgenza.
    ovvio che riconoscere un errore non deve diventare poi uno strumento di autoflagellazione!

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