mercoledì 30 luglio 2014

15X25 - Quaterna

Accidenti gente, qua il tempo stringe. Ancora due mesi e sarò fuori tempo per completare la mia lista delle 15X25.
Però devo dire che sono molto fiero di me perché ormai sono oltre la metà della lista.
Eh sì, perché può anche sembrare che dorma o che aggiorni poco il blog, in realtà è perché sto lavorando per voi (e per me) dietro le quinte. Per cui abbiate pazienza, cari.

Difatti sono qui per stupirvi.
Stavolta non ho barrato un paio di punti della lista, ma bensì QUATTRO.
Siete autorizzati a strabuzzare gli occhi, meravigliarvi della cosa e unirvi a me nei festeggiamenti.
State sfrigolando dalla curiosità, vero? Si vede.
Allora procedo con lo svelamento dei quattro punti in questione.

Sono stati completati i seguenti punti:

15) Tornare per almeno tre giorni a Trieste e vederne tutti i posti più bohémien. 
È stato assolutamente magnifico tornare, la prima settimana di giugno, nella città meno italiana che abbia mai visto. Ho fatto i soliti giri turistici per rinverdire la memoria e per assicurarmi che i miei posti preferiti in città fossero ancora lì dove li avevo visti l'ultima volta. Poi, certo, ho fatto anche cose più o meno turistiche tipo infilarmi nelle librerie, fare il turista beone che fa shopping nei grandi negozi del centro. Ho fatto il passeggiatore silenzioso o il finto lavoratore in pausa pranzo spaparanzato sulla panchina al Giardino Pubblico.
E, dulcis in fundo, ho tenuto fede al punto nr. 15: mi sono aggirato per le sale del Museo Revoltella, per i stretti vicoli di Cavana per me ancora inesplorati, ho fotografato il portone monumentale più famoso di Via Tigor, il nr. 12, e, udite udite, sono andato a prendere il thé al Caffè San Marco.
Ok, lo ammetto. C'ho messo dieci minuti buoni per decidermi ad entrare. Uno perché mi aveva assalito la vergogna di infilarmi in un caffè con delle memorie letterarie così prestigiose (Svevo, Joyce, Saba, Magris. Voghera, Tamaro ecc ecc), due perché davo per scontato che fosse stracolmo e sedermi tutto solo, impalato, a un tavolino mi faceva un po' specie.
Invece il caffè era praticamente deserto. L'atmosfera bohémien intatta, i decori art nouveau stupendi, il tavolino ultraschic in ghisa con i piedi leonini e i divanetti di una comodità unica. Una rilassatezza che non vi dico. I camerieri gentilissimi e solleciti, il thé strepitoso. Penso di essermici fermato un paio d'ore buone, tanto era rilassante l'atmosfera, il silenzio e la pace. Mi sono alzato di controvoglia per tornare in albergo.
Altri posti bohémien visti/percorsi sono stati il meraviglioso Viale XX Settembre, tutto ombreggiato da alti alberi e cosparso una porta sì e una uno di tavolini, via Cesare Battisti e i Volti di Chiozza assai frequentati dal caro Svevo.
I miei informatori autoctoni mi dicono che ho visto meno della metà del bohémien che Trieste può offrire. Ottimo! Ecco una buona scusa per tornare quanto prima.

12) Leggere ALMENO un classico della letteratura russa.
Io faccio sempre le cose a modo mio, si sa. Perciò niente classiconi dai titoli altisonanti.
Mi sono concesso invece un'opera semi sconosciuta del gigante della letteratura russa: Tolstoj.
Niente Guerra e Pace, ancora non mi sento preparato. Ma La morte di Ivan Ill'ic.
...è stato interessante, bello. Oddio, non il miglior libro degli ultimi cinque anni che abbia letto, però godibile e molto, molto utile per il mio progetto milanese. Mi ha dato spunti interessanti.
Questo per dirvi che il mio approccio con la letteratura russa non è stato travagliato come avrei immaginato. Soft semmai, molto shalloso. Dai, credevo peggio.
Questo mi lascia la porta aperta per altri esperimenti. In caso in futuro mi senta pronto!

8) Leggere da capo a piedi l'Ulisse di James Joyce.
Qui ammetto doverosamente la sconfitta. È stata una epic fail colossale.
L'ho ritirato in biblioteca il mercoledì, il lunedì dopo gliel'ho restituito. Giuro: non ce la potevo fare. Sono arrivato a pagina 30. Lo ribadisco, pagina 30, e già volevo tagliarmi le vene occipitali per il lungo.
Capolavoro della letteratura, caposaldo del subconscio novecentesco, bla bla bla, tutto quello che volete, ma per la mia mente limitata, fissata su cagate balorde era decisamente troppo. Rischiavo che le celluline grigie commettessero harakiri dalla noia. È stata una questione di mera sopravvivenza.
Se potete, abbiate pietà della mia pochezza mentale.

6) Tornare -almeno per una notte- a Monaco per riprendere la gossip session tra espatriati.
Allora, per correttezza vi informo che, cause organizzative, questo punto è stato in parte modificato dalle rispettive esigenze dei contraenti. Ma tranquilli, la sostanza è rimasta intatta e rispettosamente rispettata.
Sicché la gossip session interrotta è stata brillantemente ripristinata con gaudio magno e gola secca in quel di Innsbruck per una bella giornata abbondante. E, manco a farlo apposta, uno dei due unici giorni in cui il sole ci ha braciolato con 30 gradi all'ombra. Che a Innsbruck ci stanno le montagne, vero, no la spiaggia di Cattolica, eppure faceva un caldo da stramazzo ipoglicemico.
Però volete mettere la gioia di rivedersi dal vivo dopo un annetto e passa? Spettacolare.
Son quelle robe che ti rimettono al mondo, che ti fan dimenticare tutte le sfighe passate, presenti e future e ti fan zampettare per le strade, per i corridoi del treno in preda alla febbre da brodo di giuggiole.
E parlare, parlare, parlare, ogni tanto mangiare, bere una sorsata d'acqua e tornare a parlare, parlare, parlare. Dio, che meraviglia.
È che nessuno si degna di venire qui a bordoAdige, altrimenti beneficiereste dello stesso trattamento amorevole e gossipparo. Ehm ehm, gente avvisata, mezzo salvata.

Cosa dirvi di più?
Niente, che mi devo dare una mossa a completare anche gli altri punti che qua, ragassi miei, il tempo corre.
Mazza se corre!

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