giovedì 20 febbraio 2014

La coscienza di Zeno

E via che anche questa voce della lista 15X25 è andata.
Avevo detto che avrei finalmente letto tutta La coscienza di Zeno e l'ho letta.
Ed è inutile che esibiate quelle facce scanzonate e compiaciute. Voi per caso l'avete letto in un momento della vostra vita che non fosse al liceo, costretti dalla professoressa di turno?
Ecco, allora muci.

Svevo non mi piaceva. Troppo strano, troppo ambiguo, un attimino cervellotico.
Mi ero accontentato dei brani dell'antologia, qualche commento della prof e ciao. Fatto.

E non mi aiutava nemmeno l'idea che fosse ambientato dov'è ambientato. All'epoca io Trieste non l'avevo ancora vista (tecnicamente sì, in terza media, ma chi si ricordava qualcosa??). Per cui l'atmosfera non mi diceva niente, non simpatizzavo per l'autore.
Una scrollata di spalle e giravo pagina.
A me intrippavano di più gli Scapigliati, Pascoli, D'Annunzio e, en passant, Pirandello.

Zeno m'è piaciuto.
Anzi, siamo proprio andati d'accordo.
Zeno è un gran cazzone, ma di quelli simpatici però.
No, spetta, più che cazzone direi che è un paraculo.
Ecco sì, Zeno è un gran paraculo.

Lui non fa niente, non sa far niente e intanto trova una moglie che lo ama, lo ascolta, gli sforna due figli; un impiegato che gli fa fiorire l'azienda e pure un'amante remissiva e defilata.
È uno di quei paraculati che non alzando né culo né coda, trova pure quelli che gli fan la pappa pronta.
Cioè, rispetto.

C'è anche da dire che a Zeno non gli va proprio tutto di gran lusso.
Suo padre lo crede un cretino e lo affida all'Olivi che diventa così il suo curatore aziendale (leggi: passaggio da una potestà all'altra). La donna che ama gli preferisci l'incapace Guido e, divenuta madre, diventa pure bruttarella causa una sindrome tiroidea. Tutti gli vogliono bene (o dicono di volergliene), ma lo trattano come un'inetto incapace di allacciarsi le scarpe da solo.

In certi punti non si capisce se c'è o ci fa.
Io propendo per la terza risposta: c'è, ma fa finta di farci.
Un po' come quelli che campano di rendita dicendo "io non lo so fare", non si prendono nemmeno la briga di imparare a farlo e, per colmo di culo, trovano pure quelli che glielo fanno.
Zeno c'ha quell'attitudine lì.
Che a quanto pare paga.

No perché in certi punti del romanzo se ne salta fuori con riflessioni mica male. Con osservazioni che, insomma, filano e son vere. Quindi del tutto debosciato non è, ma gli fa comodo passarci.
Chiamalo stupido.
È uno che ha capito tutto dalla vita, quello lì.

State a vedere che quasi quasi da Zeno c'è pure da imparare.
Quasi, ho detto...

4 commenti:

  1. Io, come hai detto tu, lessi il libro ai tempi del liceo, e me ne ricordo poco e niente. Ma la tua "originale" recensione mi ha fatto venir voglia di rileggerlo e riscoprirlo. Chissà!

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    1. Se ti spiegassero i classici à la Torqui al liceo, sai quanti studenti leggerebbero di più? C'è bisogno di una visione originale e scanzonata.

      E la mia, modestamente, lo è!

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  2. Ma no, ma no, ma no, ma che critica è questa??! Ma no, tu non hai colto il mal di vivere nel punto e virgola del terzo paragrafo di pagina 2 dopo la parola "dita". Ti è sfuggita la concezione dell'universo di Svevo tra le righe del capitolo 4, con le assonanze vocaliche piazzate ad arte. Hai mancato in pieno il dramma storico-politico di Trieste riflesso nel personaggio della sorella! Come sei superficiale e immaturo! Rileggi tutto il romanzo e rifai subito il post "come si deve"!

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    1. Perché dovrei fare la fatica quando tu mi hai già detto delle belle imbeccate??
      Campo di rendita e le incasso

      Grazie ;)

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