venerdì 30 dicembre 2011

Il tour dei parenti

Quando si torna a casa dopo un mese e mezzo di assenza, il tour dei parenti è d'obbligo. Nonne, zie, zii, cugini e affiliati vogliono sapere, ma soprattutto vedere se sei ancora vivo, se sei dimagrito, se sai ancora parlare italiano, se insomma hai da qualche parte un marchio che attesti la tua reale permanenza all'estero. Un segno tangibile che giustifichi il lungo silenzio stampa seguito alla tua partenza. "Che si, la mamma me l'aveva detto, ma sai saperlo da lei è un conto, vederti e sapere da te un altro". Come se raccontassi palle astronomiche ai miei per fare bella figura poi con i  parenti. Eh certo, non aspettavo che quello guarda.

L'espatriato di turno, prima di entrare in casa del parente, deve munirsi di pratico elmetto per essere certo di poter sopravvivere al fuoco di fila incrociato di domande che pioveranno sul suo capo. Come un soldato in trincea deve difendersi dalla pioggia di preoccupazioni, ingenuità e ansie che il parente gli vomiterà addosso. "E mangi là? E come fai a lavarti le robe? Ma sul lavoro parli, ti trovi bene, sono gentili? E la gente in metro com'è? Cosa fai il sabato che non conosci nessuno?" e arivia, domande su domande che da un lato ti fan ridere e dall'altro un po' scazzano. Allora il primo punto fondamentale da mettere in chiaro, per me, è ribadire che mi sono trasferito a Monaco, in Germania, paese civile e industrializzato, in cui esiste la Tv, i supermercati, i ristoranti, internet e il bancomat, in cui non si dorme per strada, ma in un comodo albergo, appartamento, stanza, ostello che dir si voglia. E che quindi non mi sono trasferito nella pampa argentina dove lavoro come mandriano, nutrendomi di formaggio di capra autoprodotto e verdura scovata qua e la. A molti dei miei parenti questa colossale differenza sfugge ancora. Per loro oltre il Brennero vive un popolo barbaro che si veste di pellicce, razzia le pianure in cerca di cibo e vive di würstel, crauti e patate.

Non appena entrate dalla porta aspettatevi lo sguarda compassionevole e triste di chi accoglie a casa il figlio tornato dalla guerra. Vi faranno sedere, vi offriranno i biscotti comprati appositamente per la vostra visita e formuleranno la domanda principe dell'occasione: "Là, come ti trovi?". Attimo di suspence...rullo di tamburi...."Benissimo, là ci sto veramente benissimo". Ecco, avete fatto il danno. Nella mente del parente qualcosa si è rotto, le parole che avete appena pronunciato suonano come un granello di sabbia tra i denti, stridono. Il suo sguardo si fa pensieroso, concentrato. Sicuramente c'è qualcosa che mi sfugge, pensa. Infatti, caro parente del mio cuore, qualcosa ti sfugge. Ti sfugge il pensiero che si possa star bene anche in un posto che non sia casa e che chi va all'estero non va a combattere in trincea, ma ci va per i motivi suoi. Non solo i parenti, ma anche i curiosi o gli amici a cui refilerete il benissimo resteranno inderdetti per qualche secondo. Perchè la parola/frase che voi dovreste dare alla fatidica domanda è: "è dura, dura, dura, dura, ma mi faccio coraggio e tiro avanti". Allora si che avrebbe tutto un senso, caspita! Altrochè il benissimo! Per ottenere la comprensione altrui al giorno d'oggi bisogna soffrire, far vedere che si tribula (fatica), se no la cosa non è degna di nota. Bisogna lamentarsi, spalare letame sul fatto. Non condivido questa pratica. Mi capitava la stessa indentica cosa quando venivano a congratularsi per la laurea. Tutti si aspettavano che tirassi un sospiro di sollievo, che dicessi "oddio, meno male che è finita, non ne potevo più, basta veramente, ringraziamo che sono uscito va là". Perchè mai dovrei lamentarmi se quello che ho fatto l'ho fatto volentieri? Altrimenti mica lo sceglievo no? Cioè mica sono così decelebrato da farmi un mazzo tanto per una roba che non mi piace. O no? Bho. Come per la laurea, così per l'espatrio. Io a Monaco sto bene e non capisco perchè dovrei lamentarmene. In ogni cosa c'è il lato difficile, estenuante, che ti fa venir voglia di mandare tutto a quel paese. E' normale. Però se studi con passione, se hai espatriato per un moto d'amore, le difficoltà passano, sbiadiscono, restano la soddisfazione, il benessere, l'indipendenza e l'ebbrezza della libertà. Evidentemente spiazzo. Mi riesce bene, è la mia specialità. Credevo che ormai i miei parenti ci fossero abituati...invece no.

Se da un lato ci sono i parenti increduli, dall'altro ci sono i parenti interessati solo per i primi 2 minuti. Parlo di quei parenti che ti chiedono di te per potersi lamentare della vita in generale e delle loro sfighe in particolare. Tipo tu stai esponendo estasiato la puntualità e la regolarità delle metro, che il parente ti interrompe all'unico scopo di farti presente che in Italia i bus sono in ritardo, affollati, caotici e inadatti. Tesoro, fino a due mesi fa abitavo anch'io qui, so come sono messi gli autobus da noi. Il guaio, con questo tipo di parente, è che non si sa come spegnerlo, quali parole usare per evitare lo sproloquio personale. Ci si butta e basta, nella speranza di udire meno miserie possibili. Se potete appena non ne potete più, guardate l'orologio, salutate tutti e infilate la porta. Ne guadagnerete in salute.

Ultima casistica sono i parenti illuminati che chiedono per autentico interesse. Questo esemplare di parente è il più raro. Sorride e non ti commisera, si informa senza menare tante ansie, si siede di fronte a te per potersi confrontare meglio. Se ci riesce si fa invitare su per un week-end così da poter ammirare di persona la  mitica Shangri-la che tu descrivi infervorato. Il più delle volte non riuscirà a venirvi a trovare, però si è accontentato del pensiero. In sostanza, quando avrete terminato il tour dei parenti (che per me è stato estenuante), l'unica cosa che vi andrà di fare è riflettere sulla perdita e il guadagno. Guadagnato oggi: tanti sorrisi e pacche sulle spalle, torte e biscotti vari, sguardi preoccupati e interruzioni sistematiche. Perso oggi: tanto, tanto, tanto tempo. Morale: a Monaco sarai anche da solo, ma almeno benefici della compagnia della persona ideale: te stesso. Che rigenerante consolazione!

martedì 27 dicembre 2011

La lista della spesa

Oggi è una settimana che sono rientrato nella mia vecchia vita con la mia nuova pelle. E per non stare qua ad annoiarvi con tutte le mille teghe mentali che mi sono fatto, ve la taglio corta e faccio una lista della spesa, in stile minimalista, di quello che non mi mancava di casa e di quello che ho scoperto mi mancava, ma di cui non mi rendevo conto perchè troppo distratto dai casini immobiliari e dalla novità di vivere a Monaco.

Quello che non mi mancava:

-le code in posta e la tipa allo sportello che bercia a tutti quanti gli affari miei

-le vecchie che ti passano via al supermercato al banco del pane e alla cassa

-i pettegoli di paese che ti fermano per strada per chiederti come va la tua permanenza in Germania quando prima manco se gli morivi davanti gliene infischiava qualcosa

-la brutta abitudine di non stare in fila indiana agli sportelli e guadagnare posti facendo finta di niente

-lo spintonamento per salire e scendere dall'autobus nonchè il fatto di starti tutto addosso nel tentativo di farsi lasciare il posto a sedere

-lo stare impitonati nelle zone di transito e stare li a contarsela con chi ti accompagna (tesoro puoi gossippare finchè vuoi, ma almeno scrostati dalla corsia centrale e lasciami passare)

-il mega affollamento sull'autobus e il continuo berciare al telefonino o al vicino raccontando a tutti gli altri passeggeri gli affari tuoi (fidati caro amico che non ce ne può fregar di meno)

Quello che mi mancava:

-le passeggiate in montagna con la Super Genia e le nostre risate complici, il suo entusiasmo e ottimismo, il suo buonumore e umorismo

-le Gocciole come colazione

-i pacchi di biscotti al supermercato che ti strizzano l'occhio dallo scaffale promettendoti uno stomaco pieno e un'intima sensazione di piacere

-le colline del mio paese

-parlare con i miei modi bislacchi di dire senza ridurre la conversazione ai minimi termini per evitare di infilare più strafalcioni del dovuto

-il cielo azzurro e la camera illuminata dai raggi del sole

-mandare messaggi senza spendere un patrimonio

Ammetto di essere sorpreso di non sentire una nostalgia pressante per Monaco e stare così bene a casa mia nonostante le libertà acquisite espatriando. Ma ho placato la mia coscienza dicendomi che c'è un tempo per ogni cosa e questo è il momento di godersi al meglio il ritorno a casa con i nuovi occhi interiori che l'espatrio mi ha donato. E ritrovare la novità nel consueto. La lista delle sorprese iniziate a Monaco continua anche a Verona e questo risvolto mi piace molto. Ho capito che forse non è dove stai che conta, ma come ci stai.

In più è stata una settimana pienissima: e le visite ai parenti, le rimpatriate con i quattro gatti di amici che mi son rimasti, i messaggi di bentornato che sono affluiti, le consegne dei regali di Natale ecc. In pratica ho fatto più robe sta settimana che non in 23 anni di permanenza qui. Eh va bhe. Prendiamo quello che viene. Ho ritrovato persone sinceramente interessate a sapere della mia esperienza e ad ascoltare le riflessioni fatte lassù e altre che invece hanno preferito sorvolare evitando addirittura di chiedermi come mi trovavo oltreBrennero. Solo che i silenzi sono arrivati da chi credevo si sarebbe interessato e l'interesse è arrivato da chi credevo se ne sarebbe fregato altamente. Sorprese su sorprese. Una volta la loro indifferenza mi avrebbe ferito, svilendo in maniera impercettibile il mio stato d'animo. Stavolta invece ho provato della sincera compassione (nel senso migliore del termine) per loro. Voler bene ad una persona significa anche saperne accettare i limiti.

mercoledì 21 dicembre 2011

Traffico umano

Vivendo a Monaco da un mesetto e mezzo (anche se da ieri sono rientrato a Verona per le vacanze di Natale) e dopo le innumerevoli, gioiose esperienze positive, vorrei illustrare anche un paio di aspetti che non è che mi sghiribizzino molto. Per essere politically correct, ogni tanto ci vuole un colpo alla botte e una al cerchio.

Neo n. 1: quando esci dalla metro le persone sul marciapiede si fanno a corridoio, nel senso che si mettono a lato delle porte e, molto educatamente, lasciano che tutti quelli che devono scendere scendano e poi salgono. Ok. Perfetto. Solo che quando sei sceso dalla metro, comincia la gara di resistenza. Una sorta di Maranello alla tedesca. I tedeschi mettono il turbo e sfrecciano come impazziti per l'intera larghezza della stazione, chi cercando la direzione per Sendlinger Tor o l'Hauptbahnhof, chi correndo alla scala mobile per l'U4 e cosi via. Tu in questi frangenti non ti puoi permettere di camminare pacioso, rischi di essere investito. Inoltre, proprio come al volante, devi costantemente tenere monitorate le altre persone per evitare che ti vengano addosso, perchè all'ultimo momento sti furboni ti si infilano tra te e la colonna, caricano la tua traiettoria per poi driblarti all'ultimo secondo, sollevando una folata di vento al loro passaggio. E tu cerchi di non essere spintonato mentre raggiungi l'uscita o la scala mobile per la U6, scansando il manager con il passo da alpino che sta per pulirsi le scarpe sulla tua borsa, o quella mamma con il passeggino che lo usa a mo' di arma impropria per aprirsi un varco verso la banchina della S-Bahn. Una letterale giungla "metropolitana" (nel vero senso della parola). Ecco, questa autostrada pedonale non mi piace granchè. Cioè prenditi la tua traiettoria e restaci no? No. Devono scansarti, correre trafelati, agitando la valigetta di cuoio come un avvertimento "se non ti scansi ti arriva sugli stinchi o in pancia". Praticamente un campo di rugby. Chi raggiunge meta per primo vince.  Io ho rischiato un paio di volte di essere spiattellato al muro da branchi di persone che si muovevano in direzione opposta alla mia, ma l'esperienza dei miei autobus veronesi mi ha donato un'agilità e rapidità nei movimenti che Yuri Chechi mi fa un baffo!

Neo n.2: i deutsch non hanno mezze misure. Sabato scorso la città era invivibile. Metro stracolme, marciapiedi pure, mercatini di Natale inavvicinabili. Da noi la massa di gente si sarebbe mossa a una velocità sostenuta. Loro no. Camminavano placidi, misurando i passi, alzando il testolino in cerca di un raggio di sole, scansavano con movimenti fluidi l'idrante e agitavano come campanellini le borse degli acquisti. E io dietro che rosolavo dalla fretta. "Forza tesoro, muoviamoci, sgambettiamo con brio che il marciapiede è quello che è e non posso andare contromano!". Cercavo di sorpassare, ma senza successo. Dall'altra lato la fiumana umana era troppo serrata perchè potessi compiere una manovra così rischiosa. E allora restavo dietro, misurando pure io i passi per non calpestare il mocassino del teutonico davanti. Ma insomma, alla mattina in metro se non faccio attenzione ci scontriamo come palle da biliardo e ora sei una biglia sulla sabbia, se uno non ti da un pizziccotto sulla schiena ti limiti a rotolare sonnolento. Coraggio bello mio, su, dai che ce la fai. Ingrana per lo meno la terza e fammi il favore. Macchè. Sono rimasto in coda fino alla stazione U-bahn desiderata, prendendo mentalmente a calci il biondo che avevo davanti.

Possono sembrare delle schiocchezze però a me...stanno sul groppone, ecco. Non chiedo mica che in metro si vada tutti lenti come al parco e in strada si sfrecci come treni, ma neanche fare i bufali sulle banchine della S-bahn e poi fare le marmotte per strada. Un attimino di quello che si dice no? Misura. Poi per il resto fate quello che volete, quando non mi investite o vi pulite le scarpe sul mio giaccone per me va bene, per carità, che non finiamo per lamentarci troppo!

Tuttavia per informazione di servizio rendo noto che anche a Monaco è arrivata la neve. Da domenica le strade sono imbiancate e bisogna misurare i passi per non scivolare sulla neve ghiacciata e rimetterci una chiappa. Anche se il vero freddo è ancora di la da venire. Le mie colleghe, che tengono monitorato il meteo ogni giorno, tremavano al pensiero che questo fino settimana il termometro si sarebbe abbassato fino ai -11. Al solo pensiero avrebbero anche loro preso il treno per l'Italia, per loro l'eterna terra del sole e del caldo. Eviterò di dire al mio ritorno che anche qua non è che ci sia poprio tempo da spiaggia, dati i -4 esterni. Però mi rendo conto che rispetto ai -11, i nostri -4 siano un freddo da barzelletta.

Da oggi sono ricominciate le visite a amici e parenti per cui ormai sono diventato "quello che vive a Monaco" (come se Monaco fosse a 3000 leghe da casa), ossia l'espatriato che non farà più ritorno. Beata ingenuità. Ma questa è un'altra storia e dovrà essere raccontata un'altra volta.

giovedì 15 dicembre 2011

Effetti collaterali

Quando comunicavo a amici e parenti che sarei partito per Monaco, tutti mi davano delle raccomandazioni/avvertimenti: attento al freddo che lá pela eh…occhio ai borseggiatori in metro…tienti sempre stretto la borsa che non te la buchino…mi raccomando quando vai in un posto, educato e attento…ascolta la tua tutor e fa vedere che sei volenteroso…impegnati che una volta inserito non si sa mai…

Nessuno peró mi aveva avvertito dei benefici “effetti collaterali” che Monaco scatena. In questo mese mi sono scoperto molto diverso da quello che credevo di essere. E non so se attribuire la causa all´aria di libertá e indipendenza che respiro qui o piuttosto al fatto che finché si è a casa non si tirano fuori certi lati del carattere perché non se ne ha bisogno o, cosa ancora peggiore, perché nel nostro ambiente siamo ingabbiati nello stereotipo e nella granitica immagine che ci siamo costruti e che gli altri hanno accettato. La sempiterna frase “eh, sono fatto/a cosi”, quante volte ce la siamo ripetuta o l´abbiamo ripetuta ai nostri familiari???

Per esempio io mi sono sempre reputato timido, introverso, lento nell´integrazione, bisognoso di una guida piú esperta di me, piuttosto pigro, tutto casa e universitá/lavoro, niente tempi morti da farsi giri in cittá, fiondati a casa e buttati sul divano. E, lo devo forse ammettere?, un tantino rigido nell´accettare lo sconosciuto, specialmente se confrontato con il mio back-ground veronese. Tutte idee preconfezionate di me che Monaco si è premurata di spazzare via.

-la timidezza si è di molto attenuata. Alcuni sconosciuti, aspettando la metro o il bus, si sono messi a fare conversazione con me e la cosa non mi ha assolutamente infastidito, anzi, ero grato che non mi facessero notare il mio accento o che dopo le prime tre parole non mi chiedessero se ero italiano. Con le colleghe in mensa parlo tranquillamente di aneddoti e della mia parentela con assoluta libertá e naturalezza. Sono molto piú sincero e disposto al confronto. Mi credevo ombroso e scostante. Qui faccio ridere tutti. Un paio di volte sono stato invitato dal gigio che passa da qui a lavorare il mercoledi e il venerdi (devo ancora trovare a un nome in codice) e non mi ha creato nessun imbarazzo pranzare e parlare di me, esporre le mie idee e fantasie ad una persona che fino a un´ora prima non sapevo neanche come si chiamasse. Le porte del mio IO sono spalancate verso l´esterno. Sará come mi ha detto la Enrizuccherina?? Cioè che all´estero si è cosi perché si parte dal presupposto che non si ha nulla da perdere??? Mah!

-la dipendenza da una guida autorevole è sparita. Se la Tutor mi dice che devo andare per uffici a sbrigare faccende burocratiche, ritirare formulari o richiedere copie di contratti e appalti in formato cartaceo, controllo la U-Bahn o la S-Bahn che ferma piú vicino possibile al detto ufficio e ci vado senza tanti problemi. A casa avrei chiesto a qualcuno di accompagnarmi come prima cosa, che se faccio una figura di pippolo almeno ho qualcuno con cui lamentarmi. E anche per essere aiutato nel caso vada nel pallone e non trovi l´ufficio o mi scoppi una crisi d´ansia davanti alla miriade di uffici del corridoio B2 scala F. Qua niente di tutto questo accade. Infilo la porta dell´ufficio, chiedo alla reception dove devo andare, busso e espongo il motivo della visita. Non mi preoccupo neanche di farmi capire. Di fronte al mio tedesco si inteneriscono e si fanno collaborativi. Ci metto la faccia, ma per la prima volta non mi preoccupo di quello che puó pensare chi sta dietro al bancone e/o pannello di vetro.

-la pigrizia ce l´ho solo nell´alzarmi la mattina (che dormo cosi bene!!!). Quando il lavoro langue, la Secondina latita e alle 3 mi dicono che me ne posso andare, non ho alcuna fretta di tornare a casa. Anzi. Scelgo un itinerario a caso e prendo la prima metro, tram o autobus e mi faccio un bel tour fai-da-te. Ovviamente le mete preferite sono gli Hugendubel di Marienplatz e Stachus, Park Nymphenburg (ci saró giá andato minimo 6-7 volte). Se ho voglia di cambiare itinerario ecco che me ne vado al Friedensangel, passeggio lungo la Ludwigstraße fino ad arrivare a Schwabing o a Münchner Freiheit. Ho gironzolato per Karolinenplatz e Königsplatz, ho costeggiato le Pinacoteche e la Chinesische Turm all´Englischer Garten e ammirato i mercatini a Sendlinger Tor. Finché l´inverno tarda ad arrivare, meglio godersi la cittá. Prossimi obbiettivi dei miei tour sono la tomba di Sophie Scholl al Perlacher Forst, l´Olimpiaeinkaufszentrum e il Maximilianeum. Mi sono sempre considerato anche troppo pigro per prendere l´autobus. Ora non vedo l´ora di salire sul primo mezzo pubblico che mi porta alla meta desiderata. Mi sono scoperto esploratore.

-inaspettatamente sono diventato piú elastico e tollerante di quello che mai avrei creduto. Mangiare alla scrivania, farsi i té e portare i dolcetti al lavoro: a casa lo avrei aspramente commentato come una totale mancanza di propensione al lavoro. Invece mi sono convertito e apprezzo la libertá di non essere costretto ad andare in mensa. Certi personaggi che transitano in metro li avrei guardati e pensato “ma guarda questo qua, robe da matti”, ora li guardo e penso “ma guarda te, che figo questo”. Completo ribaltamento di abitudini e pensieri. Anche questo improvviso cambiamento resta orfano di un solido motivo alla luce del quale spiegarlo e/o giustificarlo. Ho smesso anche di interrogarmi eccessivamente su me stesso. Mi limito a vivermi ogni giorno per quello che mi sento e che mi regalo. Mi lascio sorprendere senza tanti complimenti. Cosi ogni giorno è speciale, perché mi regala lati di me sconosciuti. Ogni giorno mi faccio un piccolo regalo interiore. E devo dire che si sta veramente bene.

Io li ho chiamati “effetti collaterali” per fare dell´ironia, ma non sono del tutto sicuro che lo siano. Di solito gli effetti collaterali non sono piacevoli, tutto il contrario. Ma stavolta lo sono, e tanto!!!

Anche per questo consiglio a chiunque sia in ascolto di tentare un´esperienza del genere. Apre gli occhi sul mondo, ma soprattutto li apre su noi stessi. Scopriamo di avere meno limiti e preconcetti di quello che ci saremmo mai immaginati. Ci riscopriamo da sconosciuti, sotto la nostra pelle abitudinaria scopriamo un essere diverso, molto piú avventuroso e grenzenlos (privo di limiti).

E´bello essere piacevolmente inconsapevoli di noi stessi e lasciarci sorprendere. Proprio quando credevamo di conoscerci!!!

martedì 13 dicembre 2011

Un italiano a Monaco

Avvertenza: le considerazioni che verranno esposte non sono assolutamente da generelizzare e applicare a tutta la comunitá degli espatriati, ma sono anzi da considerarsi limitate alla mia esperienza personale.

Esattamente un mese fa, il 13 novembre, Torquitax partiva alla conquista di Monaco. A quest´ora il nostro eroe non-eroe stava ficcando le ultime cose essenziali, tipo spazzolino, pettine e pezzetta pulisci-occhiali, in valigia (che piú che una valigia è un armadio su due route). Alle 11.31 sarebbe salito sul treno diretto Verona Porta Nuova-München Hauptbahnhof. Le sensazioni che il nostro incosciente protagonista provava le ha giá esposte nel relativo post.

Oggi il nostro caro Torquitax si è svegliato pensando che il tempo vola, che sono giá passati 30 giorni da quando è montato su quel treno e che sono stati 30 giorni meravigliosi e terribili insieme. Meravigliosi perché Monaco mi ha accolto a braccia aperte: librerie su 6 piani, biglietti settimanali a prezzi stracciati validi per tutti i mezzi pubblici, baracchini self-service con cornetti a 50cent, colleghe spassose e gentili insieme, sconosciuti disponibili al dialogo alle fermate dell´autobus e tante altre cose che ora non ricordo. Terribili perché ho sperimentato l´indigenza immobiliare, la paura di dover rinunciare al sogno di vivere e lavorare qui, l´indifferenza telematica di coloro a cui spedivo mail su mail, la trafila per avere un posto letto negli studentati e tutto lo stress che ne deriva! Per non parlare poi della problematica “genitori a casa” da tenere sotto controllo, gestire anche il loro stress, le loro paure, le loro ansie, le loro paturnie da “noi siamo qua e tu li, non sappiamo che cosa fare per aiutarti, ci sentiamo inutili”. In due parole: un casino!

Eppure, guardandomi indietro ora, tutto quello che ho passato è stato utile, prezioso, formativo. Rifarei tutto quanto, per essere qui dove sono ora. Sperimenterei di nuovo gli stessi inferni e gli stessi paradisi. Perché stare qui non ha prezzo (si, lo so, ho scopiazzato la pubblicitá della MasterCard). Nei pomeriggi fiacchi in cui le colleghe mi lasciavano uscire alle 3.30 e andavo a farmi lunghe passeggiate per la cittá ho pensato moltissimo. Ho vissuto sensazioni a non finire. Mi sono sentito felice e completo, totalmente appagato e sereno, me stesso come non mai. Nonostante la batosta immobiliare, qui ho ritrovato me stesso, o per lo meno, un me stesso diversissimo da quello che ho lasciato a Verona. Monaco ha su di me strani effetti “collaterali”, come la droga o la cioccolata. Mi catapulta in zone della mia personalitá fin´ora del tutto inesplorate o abbandonate. Un giorno qui basta a pulire quelle stanze polverose da tutte le ragnatele e la polvere che si era accumulata negli anni.

Io stesso sono stupito di me stesso. Stento quasi a riconoscermi. Ma mi lascio sorprendere con piacere. E un giorno dalle temperature insolitamente primaverili, mentre sedevo rilassato e in contemplazione su una panchina di Park Nymphenburg, sono stato come folgorato da una rivelazione. Spesso quando ci lamentiamo della nostra vita grigia e monotona, senza scopo o brio, obbediamo ad un impulso interiore di benessere, di realizzazione personale che durante tutto il tempo dell´anno resta sopito o tenuto doverosamente a bada raccontandosi le solite miserie. Peró poi torniamo al nostro grigiore, sbuffando, ma consolandoci dicendoci che in fondo la nostra vita non è poi cosi disprezzabile, che anche se le persone attorno a noi a volte sono noiose ci vogliono bene, che nel nostro bel cantuccio di mondo siamo sicuri. E questa parola magica, “sicurezza”, diventa la scusa o il dio a cui immolare tutti i nostri sogni, i nostri impulsi, spinti dalla paura, dalla sfiducia nelle nostre capacitá e dalla cosiddetta “consapevolezza dei nostri limiti”. E cosi, a poco a poco, ci spegniamo, scivolando in un´insoddisfazione cronica che finisce per avvelenarci il sangue. Su quella panchina ho capito che non c´è sicurezza al mondo che valga questa serenitá, questo intimo benessere, questa meravigliosa sensazione di essere al posto giusto nel momento giusto, questa ebbrezza olimpica di corpo e mente, in cui tutti i pori della propria anima sono aperti, ricettivi, tesi verso l´ascolto interiore. Con questo non voglio dire che l´espatrio sia da protrarsi per tutta la vita, un bel momento si puó anche tornare a casa, mai detto il contrario. Ma sono dell´idea che ogni persona dovrebbe sperimentare quella mirabile comunione interiore che io ho avvertito su quella panchina. Perché riempie, perché manda i nervi in estasi e perché fa salute! Terra terra potrei dire che bisogna sperimentarla perché fa bene e basta. Semplicemente.

Stare a Monaco mi ha suscitato altri inaspettati “effetti collaterali” di cui racconteró perché credo che meritino di essere esposti e perché ogni persona che mi legge puó rivedersi nelle mie sensazioni.

L´effetto collaterale su cui vorrei ora spendere alcune parole è l´effetto che Monaco ha sulla mia percezione di casa, sul mio ricordo di Verona e sul sentirsi italiano. Molti espatriati, per le ragioni piú disparate, non vogliono assolutamente passare per italiani, sperando di passare per tedeschi tra tedeschi. Rispetto la loro posizione, se sono emigrati qui avranno avuto i loro motivi ed è sacrosanto che portino avanti le loro convinzioni con forza. Io non sono partito dall´Italia arrabbiato con il mio paese, se mai un po´deluso per la mala gestione delle sue risorse. Volevo lasciare Verona perché ero stanco dell´aria provinciale e statica che respiravo lá. Volevo valicare le Alpi per potermi mettere alla prova in modi che a casa mi sarebbero stati per sempre preclusi. Da quando sono qui tuttavia mi sento piú che mai italiano, ma nel senso buono del termine: trascinante, pettegolo, allegro, lavoratore, propositivo e comunicativo. Non rinnego quello che sono. Non sono tedesco e non lo saró mai. Certo, rispetto alla totalitá certi lati del mio carattere possono a buon diritto essere definiti “tedeschi”, ma la mia teutonicitá si ferma li. Piuttosto vorrei essere un italiano amico dei tedeschi. E impegnarmi per far veder loro che si, abbiamo avuto Berlusconi; ma non tutti facciamo i bunga bunga party la sera, che anche noi abbiamo interessi e amiamo leggere, che abbiamo a cuore il nostro paese a discapito delle emerite salme che siedono a Montecitorio. In qualitá di espatriato voglio fare tutto il possibile per riabilitare l´immagine che l´Europa ha di noi, con i gesti di tutti i giorni. Perché l´Unione Europea si forma anche cosi.

Ho lasciato Verona tirando un sospiro di sollievo, felice di lasciarmi alle spalle il quartierino, i bus stracolmi e in ritardo e aspettative preconfezionate. Ma ora da qui quando penso a casa non ritrovo rabbia, né disgusto, solo una calda tenerezza. Mai avrei creduto di dirlo, ma sono contento di poter tornare per Natale a casa. Rivedere le mie colline, il mio scassatissimo autobus. Ho capito anche questo. Posso anche odiare Verona, ma fará sempre parte di me, perché è la mia pelle, è parte di me, è la mia educazione, il mio ambiente. Mi ha formato, mi ha dato gli strumenti per essere indipendente e maturo. Grazie al Verona-universo sono qui a Monaco. Anche in virtú di queste considerazioni non posso rinnegare quello che sono: veronese e italiano. Monaco mi aiuta ad apprezzare tutti questi elementi che pure tedeschi/bavaresi non sono. Monaco mi aiuta a rivalutare tutto quel bagaglio “etnico” di cui ero incosciente.

In definitiva, Monaco mi aiuta ad accettarmi per quello che sono. Monaco è lo specchio interiore in cui mi specchio ogni mattina.

PS: a tutti i veronesi in ascolto auguro una meravigliosa, gioiosa, stracolma di cioccolata, felice Santa Lucia!!!!!!!!!!!!!!

giovedì 8 dicembre 2011

Travaglio immobiliare

Stimolato da un recente (e spero continuativo) lettore che mi ha esposto le sue difficoltá nel trovare casa a Monaco, mi sono deciso a offire ai prossimi fortunati/sfortunati espatriati italiani che si recano nella cittá dei Weisswürst, alcune dritte per cercare casa e/o uno straccio di appartamento

Nota bene, benissimo: si avvisa la gentile clientela che non si garantiscono risultati immediati, ma si vuole solo offrire un vademecum minimo di risorse, iniziative o spunti per non impazzire nella giungla immobiliare monacense:

  • Quando vi dicono che cercare una casa a Monaco è difficile credeteci senza remore, a meno che non siate persone dalla fortuna sfacciata che allora trovate la sistemazione ideale: vicino a una stazione della metro, completamente ammobigliata e a un prezzo ridicolo. Ridete sguaiatamente e senza vergogna in faccia a quella brillante persona che vi dirá che cercare casa qui non è poi cosi difficile. O state parlando con il fortunello di cui sopra oppure con un cretino che apre la bocca solo per darle aria.

  • Prima di partire conducete una ricerca giá da casa. Trasformatevi in segretari di voi stessi e inviate quante piú e-mail potete. Siate preparati al fatto che se invierete 200 mail, non riceverete 200 risposte, 90 tutt´al piú, a meno che non siate il Fortunato di turno che allora le cose cambiano.

  • Per una ricerca preliminare affidatevi al sito della cittá di Monaco (muenchen.de). Li alla voce Wohnheime troverete un pratico documento formato PDF con tutti i dormitori, studentati per ragazzi, ragazze, sessualmente confusi, indigenti e alcolisti anonimi di Monaco. Se siete il Fortunato troverete una camera vuota che aspetta solo voi, se siete il Normale spedite una mail chiedendo la disponibilitá. Ci sará sicuramente una lista d´attesa o un periodo minimo di soggiorno richiesto per avere la camera (di solito due mesi). Se la disponibilitá che vi hanno dato va a nozze con il vostro periodo di soggiorno qui, dovrete riempire un pratico formulario “di presentazione” a cui dovrete allegare un fascio di documenti, referenze e foto. A questo punto penserete che è fatta, siete dentro. Sbagliato! Tutta questa documentazione vale come presentazione, ovvero non è per niente automatico che voi, presentando le carte, abbiate la camera a partire dalla data che vi serve. Aspettate e sperate di andare a genio alla direzione. Stesso discorso vale per lo studentato gestito dalla Caritas, dove addirittura il principio base di selezione è l´indigenza. Anche i poveri hanno un loro circolo esclusivo.

  • Dopo aver bussato virtualmente alla porta di ogni studentato, rivolgetevi a internet. Qui i siti che offrono case e appartamenti si sprecano. I piú gettonati sono wg-gesucht, immobilien-wg, easy-wg, immobilienscout24, statthotel e infiniti altri che ora non mi ricordo. Ce ne sono talmente tanti... Quando rispondete agli annunci in internet, scremate con molto buon senso. Diffidate degli annunci scritti in inglese o di quelli che vi rispondono in inglese. Alle vostre richieste di un appuntamento per poter visitare la casa vi risponderanno che al momento non sono a Monaco o in Germania, ma in un altrove non ben definito. A me personalmente hanno risposto “tedeschi” che rispondevano in inglese perché al momento in Scozia, Repubblica Ceca, Guatemala o altri posti improbabili. Cestinate per direttissima risposte di questo tipo. Risparmiate tempo e salute. Diffidate anche di coloro che offrono affitti troppo bassi (sui 200euro per capirci): o non vi rispondono o la maggior parte delle volte sono quelli che sono all´estero. Va da sé che anche se gli annunci sono muniti di foto chiedete di visitare sto sedicente appartamento. In genere le truffe sono meno frequenti che da noi, ma i furbi ci sono ovunque. Qui amano le presentazioni, quindi quando scrivete la mail di risposta all´annuncio scrivete vita, morte e miracoli di voi, il numero di scarpe che portate e il colore della montatura degli occhiali. Loro apprezzano. Se ci sono numeri di telefono chiamate, chiamate, chiamate. Alla piú disperata vi diranno che la camera è giá presa anche se l´annuncio è di due ore prima.

  • Parrá impossibile, ma le camere ammobigliate sono piú difficili da vedere (nel senso che riceverete meno risposte di quello che sperate), mentre quelle vuote sono quasi quasi piú abbordabili. Se siete il Fortunato troverete una camera ultra ammobigliata con anche l´angolo bar dietro la testiera del letto, se siete il Normale fate prima a portarvi dietro la camera da casa e piazzarla nella prima camera vuota che vi mostrano, cercando di incastrare i mobili nei metri quadrati che siete riusciti a trovare.

  • Noi italiani amiamo rivolgerci alle agenzie immobiliari, perché da noi spuntano come funghi e perché preferiamo delegare a un gigio adeguatamente cravattato lo scazzo e lo stress della ricerca. Noi stiamo comodamente a casa, nell´attesa che il telefono squilli e il cravattato ci dica esultante che ha trovato l´appartamento che fa per noi. Qui le agenzie immobiliari le conti sulle dita della mano. Vendono case dagli affitti astronomici (per un monolocale di 30 m2 chiedono 900euro al mese) e chiedono garanzie ancora piú stellari. Se possedete una galassia da qualche parte nell´universo, è il momento buono per ipotecarla. Se avete il portafogli gonfio e volete allegerirlo rivolgetevi alla MrLodge, alla mitwohnzentrale.de e un´altra che ora non mi ricordo. Ah, come garanzia vi chiederanno sicuramente di pagare con carta di credito. Tedesca. Quelle italiane non valgono il materiale su cui sono stampate.

  • Infine, per tutti voi poveracci che vi hanno comunicato dall´oggi al domani che dovete fare i bagagli e partire (come è successo pressappoco a me), utilizzate il tempo con saggezza, trovate la prima sistemazione temporanea (hotel, ostelli o che so io) da qui potete monitorare il mercato immobigliare e rompete le palle a chiunque vi sembri quello con l´offerta migliore. In fondo non avete nulla da perdere no?

  • Come ultima dritta vi consiglio con tutto il cuore di non perdere la speranza e l´ottimismo. Saranno i vostri migliori alleati di fronte alla difficoltá del cercar casa a Monaco. Non smettete di chiedere, sul lavoro, ai primi sprovveduti alle fermate dell´autobus o mentre salite in metro. Non si sa mai dove si puó annidare la vostra occasione!


L´imperativo che vi lancio peró resta quello: non abbandonate la speranza! Quando meno ve lo aspettate le cose si risolveranno. Dovete solo portare pazienza (so che puó sembrare un consiglio trito e ritrito peró è cosi che succede).

Mi raccomando non spaventatevi! E non sto parlando con te Fortunato, parlo con te Normale! Come in ogni cosa ci vuole un po´di rodaggio e quando sarete qui le cose vi sembreranno meno terribili che non dall´Italia. Siete sul posto e avete una visione piú ampia della problematica.

Non mi resta che augurarvi tanta fortuna! O come dicono qui Viel Erfolg bei der Suche!!!!

Ps: se avete altri accorgimenti da aggiungere, non esitate a farlo! Posso venire utili a me come a tutti i lettori! Grazie!

mercoledì 7 dicembre 2011

Adventskalender-mania

Sono arrivato in questo meraviglioso angolo di Baviera chiamato Monaco a metá novembre e giá c´era nell´aria una certa sensazione di attesa per il Natale imminente. In Marienplatz alcuni banchetti erano in via di allestimento, altri li stavano costruendo, altri ancora non c´erano, ma sono arrivati nel frattempo.

Per me tutta questa atmosfera calda e colorata, fatta di luci e decorazioni in legno, di Glühwein e Würst natalizi è qualcosa di assolutamente nuovo. Da godere, da osservare, da vivere e sperimentare. E fin qua tutto bene. Da noi, in Italia, prima del Natale non si festeggia niente, forse la vigilia si fa una sorta di anteprima di quello che sará il banchetto del giorno dopo, assaggiando una fetta di pandoro immersa nello zabaione o sgranocchiando un cioccolatino al rum e tante altre belle cose. Dagli anni del catechismo ci si ricorda vagamente che il Natale è prededuto dal periodo d´Avvento, cioè quelle quattro domeniche precedenti il 25 Dicembre, in cui anche la Madonna ha sopportato il peso dell´essere incinta, come ogni altra donna su questa terra. Ok l´Avvento, ma il nostro binocolo culturale è essenzialmente focalizzato sul Natale e li non ci piove, tutt´al piú ci nevica!

Qua invece è tutta un´altra storia. Forse perché qua le cose si fanno una alla volta e bene o forse perché qua con la scusa del freddo ogni scusa è buona per far baldoria, prima del Natale bisogna festeggiare adeguatamente il periodo d´Avvento (Adventszeit), altrimenti Natale sa un po´ meno da Natale. E allora come si festeggia degnamente tutto questo mese di coscienziosa attesa? Chiaro no? Con l´immancabile Adventskalender! E cos´è sto calendario dell´Avvento vi starete chiedendo voi? Sicuramente l´avrete visto almeno una volta nella vostra vita, peró vi spiego lo stesso di che si tratta. Il calendario d´Avvento è una scatola fine di cartone contrassegnata da tante caselline, numerate dall´1 al 24, sparse tutte a caso e ogni mattina si apre una finestrina con il numero corrispondente (tipo oggi che è il 7 di dicembre, si apre la casellina numero 7) e all´interno il bimbo, i grandi, gli anziani trovano un cioccolatino o una piccola sorpresa, oppure anche un´immagine tipica del periodo invernale (un pupazzo di neve, la slitta, la candela con l´agrifoglio e cose cosi). Anche i cioccolatini hanno impresso queste forme, quindi ogni giorno ci si sveglia e ci si chiede “cosa troveró oggi nell´Adventskalender???”. Per noi, o per me, questa è un´usanza veramente tenera e dolce (approfitto di qualunque scusa per ingollare dosi extra di cioccolata anche quando mi ero ripromesso di resistere), peró non fa parte del nostro bagaglio culturale.

Al contrario qui è una moda e un´usanza che è dovere sacrosanto rispettare. Gli Adventskalender impazzano, sono ovunque, ce li hanno tutti, in qualsiasi formato, di qualsiasi materiale, grandezza o stile. Se non ne hai uno sei OUT, se ne hai uno o piú di uno, diciamo uno per ogni membro della famiglia cosi nessuno litiga, sei SUPER IN, ECHT COOL! Totalmente impreparato a partecipare a questo rito quotidiano, ci hanno pensato le CT a convertirmi.

Da noi in ufficio, giusto di fronte alla porta d´entrata, sulla parete di fondo, troneggia l´Adventskalender dell´ufficio e ci tengo a sottolineare che è quello della RitterSport. Meraviglia delle meraviglie. In classico stile tedesco, perché tutti abbiano uguale diritto a usufruire di questo magico dispensatore di gioia e delizie, abbiamo provveduto a dividere i numeri disponibili per il nostro numero di colleghi, li abbiamo poi tirati a sorte, cosi che ognuo si è ritrovato con tre numeri in mano e il conseguente diritto di aprire la casellina quei tre giorni pescati. Una pratica equa e democratica.

Non contento, nel giro di due giorni ne ho ricevuto altri due. Uno mi è stato regalato dall´ente ospitante, come regalo di Natale, che ora tengo in camera e scarto ogni mattina come augurio di buongiorno e il secondo mi è arrivato per posta. L´adorabile, tenerissima, stellare Dresdnerin ha pensato ancora una volta a me e ci teneva che io avessi qualcosa da Dresda, in questo momento d´Avvento. Se prima non ne avevo manco uno, me ne ritrovo due tutti miei e uno in condivisione con le colleghe. Troppa grazia Sant´Antonio. E certo non sto qua a rifiutarla…prendo tutto quello che arriva.

Insomma, anche questo fa tutto parte dell´espatrio, dell´acclimatarsi agli usi locali, far vedere che si è gente volenterosa che vuole abbracciare i buoni costumi locali e che si è pronti a una veloce e felice integrazione (mantenendo peró un pizzico di buon senso, scegliendo quali abitudini adottare e quali no).

Come prima esperienza all´estero non mi posso lamentare, eccezion fatta per il cronico problema dell´alloggio, ma questa è un´altra storia e dovrá essere raccontata un´altra volta.

lunedì 5 dicembre 2011

Vita da metro

Uno degli aspetti piú esaltanti e fantastici dell´espatrio a Monaco è stata ed è la metro, questo affascinante sferragliare sotto terra da un capo all´altro della cittá, senza dipendere da semafori, traffico, precedenze o altre frignacce. Nel momento in cui sali in metro sai di non avere tempi morti. Tutt´al piú quei cinque miserrimi secondi in cui la metro si ferma alla fermata per permettere alla gente di salire e scendere. Con la metro è tutto movimento, puro viaggio, dieci, venti, trenta minuti di dolce dondolio nelle profonditá dellá cittá.


Poi anche li, c´è metro e metro. Si perché qui non c´è la metro pura e semplice come la intendiamo noi in Italia e che fa la sua timida comparsa solo in cittá del calibro di Roma, Milano o Torino. Qua le metro si distinguono in due tipi: le U-Bahn, che sono delle metro di superficie cosí dette, perché dopo un tot di fermate sottoterra al buio escono alla luce del giorno per continuare il loro viaggio sotto il benigno sole, e le S-Bahn, metro sia di superficie che di “profonditá” ma che si distinguono dalle U-Bahn perché percorrono tratte in media piú lunghe e perché nelle stazioni metro scorrono a un livello ancora piú basso delle U-Bahn. Si, sono differenze lievi, ma fondamentali. Che se sbagli a prendere la S7 invece della U4 chissá dove vai a finire, quindi occhio quando si consulta la cartina.


Per me, atterrato da Buslandia, dove oltre ai bus non esistono altri mezzi di trasporto pubblico, Monaco mi sembrava la patria dei mezzi pubblici: tram appena fuori dalla Hauptbahnhof, bus per ogni direzione e due tipi di metro a una scala mobile di distanza! C´era di che ubriacarsi. Cioè quando si dice passare da niente a troppo. In piú non ero per nulla preparato al meraviglioso “effetto collaterale” della metro: il guadagno in materia di tempo. In dieci minuti si va dalla Hauptbahnhof alla Hostbahnhof e in cinque in Marienplatz che sta nel mezzo tra le due stazioni. Ammetto che i primi giorni ero disorientato. Io ero abituato a prendere il bus delle 9 alla mia fermata per essere in centro alle 9.30 e magari da li prendere una coincidenza per arrivare puntuale a un eventuale appuntamento fissato per le 10.30 e riuscire quindi a essere a casa per le 12.30 quando i bus arrivavano con pochi minuti di ritardo. Praticamente per un impegno di 20 minuti scarsi io ci impiegavo ore di strada. Qua tutto d´un colpo avevo una marea di tempo a disposizione che mi avanzava grazie alle metro. E vogliamo dire che qui gli autobus passano ogni dieci minuti e le U-Bahn e le S-Bahn ogni tre???Quando da me l´unico autobus che mi portava a casa passava tre volte l´ora ossia ogni venti minuti (sperando che fosse in orario, chiaro no?). Passata la sorpresa iniziale mi sono convertito subito. E credetemi non rimpiango per niente i bus veronesi. Benedetta sia la metro di Monaco, cosi come gli autobus e i tram (specialmente i tram sono super!!!).


Abituato alla cagnara indegna che regnava sui miei autobus, qui mi sembra tutto un altro mondo, A Verona i bus sono bar su due ruote: c´è chi strilla a squarciagola gli affari suoi al telefonino, italiani cosi come stranieri, c´è chi ha l´Ipod a tutto volume e ci lascia indovinare che musica sta ascoltando, ci sono i gruppetti di adolescenti ormonati che si lasciano andare al bollore del momento e persone di tutte le etá e di tutti i tipi che fanno semplicemente gossip. Qui, tranne rare eccezioni, nessuno fiata. In metro si sta in religioso silenzio e si bada bene a non disturbare il vicino. Difatti qui la metro piú che altro è considerata, credo io, come una zona neutra, grigia, in cui ognuno puó fare quello che vuole, basta che non si metta a ballare il tango sulle balle altrui. E alla mattina, mentre con la U-Bahn vado al lavoro ne ho viste di scene buffe! In metro si puó fare praticamente tutto. Si va dalle cose piú comuni tipo restare in silenzio e fissare il finestrino, leggere un libro o il giornale, mandare messaggi fino a cose bislacche o del tutto inusuali. Tipo una mattina il signore cravattato seduto di fronte a me meditava: aveva una Bibbia in mano e a momenti alterni la apriva e la chiudeva, poi mormorava qualcosa facendo il labiale, chiudeva gli occhi, mormorava di nuovo e quindi riapriva il libro dei libri al segno per ricominciare da capo la pratica meditativa. Un´altra mattina mi è capitato di vedere una ragazza che con suprema tranquillitá ha aperto lo zaino, ha tirato fuori un enorme gomitolo di lana, ha ravanato nel fondo per trovare i ferri e con inaudita concentrazione si è messa li a fare la calza, sferruzzando in silenzio e fermandosi a contare di quando in quando. Per poi scatafrattare via tutto nel cestino che sta giusto sotto ogni finestrino. Ma come, mi son detto, sei stata qua a sferruzzare per quasi un quarto d´ora per poi buttare via tutto???Mah, contenta te. Ci sono immancabili quelle che si truccano con estrema perizia rimirandosi nei finestrini oppure armate di pratico specchietto portatile. Ci sono le mamme che tornano dalla passeggiata pomeridiana e si infilano in metro con il passeggino, indisturbate e serafiche, cosi anche gli invalidi che qui non si muovono con la sedia a rotelle, ma con minimacchine da marciapiede, atte a renderli del tutto autonomi. Non è la prima volta che tornando dall´ufficio ne incontro qualcuno che sta tornando dal supermercato, munito di borsetta adagiata sul cestello anteriore. Da noi si parla tanto di barriere architettoniche per invalidi e neonati. Qua il problema è del tutto inesistente.


Decisamente un altro mondo.


Le metro portano tanti, tantissimi privilegi e comoditá. Ma causano anche impazienza nei biondi tedeschi, di solito cosi compassati. Appena avvertono il suono di una metro in arrivo, sono presi come da una frenesia e pur di prendere quella metro, si scapicollano giú da scale mobili e non, travolgendo tutti quelli che si trovano sfortunatamente sul loro cammino. E´quindi buon constume lasciare il passaggio libero sulla destra sulle scale mobili, per permettere a loro di correre in libertá nel tentativo di prendere la metro e per permettere a voi di non essere spintonati senza motivo.


Questa cattiva abitudine di frenesia non intendo adottarla. C´è una metro ogni tre minuti. Prenditela comoda cugino teutonico. Pensa alla sciagura di avere un solo autobus ogni venti minuti e vedrai come te la prendi comoda la prossima volta che senti cigolare una metro in arrivo!

venerdì 2 dicembre 2011

Soddisfazioni, ringraziamenti e saluti

Non voglio passare per esagerato, ma questa è la terra della cuccagna. Qua al posto della neve (che non si è neanch´ora vista, Gott sei dank), fioccano gratificazioni.
Ieri ero li che mi facevo gli affari miei, quando è entrato in ufficio un poraccio pieno zeppo fino al collo di pacchi. “Saranno i pacchi per l´ufficio arrivati per DHL” ho pensato. E invece no! Erano i regali di Natale che la IHK mandava ai suoi dipendenti, di qualsiasi sezione, affiliato, ufficio indipendente e affini. Cioè mercoledí lo stipendio e ieri il regalo di Natale. Una sorpresa dopo l´altra. Sopresa delle sorprese. Appena l´omino è entrato dalla porta le mie colleghe hanno urlato estasiate Geschenkeeeeeeeeeeeeee (Regaliiiiiiiiiiiiii) e io che le fissavo stranito. Regali??? Quali regali???? Per farla breve ognuno ha aperto il suo pacchetto rosso e ci ha trovato dentro un pensiero diverso. A me è toccato un Adventskalender! Oh che tenerezza. La finestrella del primo dicembre aveva dento un cioccolatino con la luna, quello di oggi un angelo. Che emozione cercare la porticina con il numero, aprirla con un misto di apprensione e fretta e scoprire poi la figura o il simbolo nascosto. Ora capisco perché qui il Natale è osannato. Se uno viene su con tutte ste tradizioni meravigliose, ovvio che quando arriva Natale si gasa. Per i tedeschi è l´equivalente di Santa Lucia per noi veronesi o Babbo Natale e la Befana per gli altri.
Una soddisfazione dopo l´altra. Ora di maggio chissá quante cose meravigliose arriveranno ancora che nemmeno oso immaginare. Di fronte a tanta grazia ti viene voglia di essere una persona migliore, di sorridere di piú e essere piú disponibile. O almeno a me tutte queste gratificazioni fanno questo effetto. Perché tutto questo commuove e intenerisce e chi non ne vorrebbe sempre di piú? Io si!
C´è un peró. E un ringraziamento ancor piú grande da fare. Se Eireen non mi avesse aiutato offrendomi un posto letto e io avessi rinunciato, salendo sul treno, quanto di tutto questo avrei avuto? Quante di queste sensazioni avrei perso? Dove sarei ora e cosa farei? Sicuramente non sarei qui a Monaco a godermi tutta quest´atmosfera e sperimentare questa crescita interiore. Per cui il ringraziamento piú grande va a lei.
GRAZIE.
Prima di chiudere vi lascio con una comunicazione importante.
Poiché Splinder sta per scatafrattere via tutti i blog, mi sono deciso a trasferirmi su Wordpress. Il nuovo indirizzo blog è:

http://torquitax.wordpress.com/

Abbiate pietá, la grafica è quello che é. La sistemazione del blog è ancora in corso d´opera. I prossimi post, diciamo da lunedi in poi, li troverete li.
Grazie per l´ascolto e ci rivediamo su Wordpress.

Tschüüüüüüüüüüüüüüüüüüüüüüßßßß

giovedì 1 dicembre 2011

Natale, tredicesima e compatrioti

Ieri pomeriggio la Secondina non c´era e sono potuto uscire prima dal lavoro e andare a farmi un giro in libertá in Marienplatz a godermi i mercatini, prima che vengano presi d´assalto dai turisti.
La Secondina è una delle CT che sta al di lá della pianta, io le vedo la parte posteriore del computer, siamo vis-a-vis, come ama ripetere lei. Non fatevi ingannare dal nome, in realtá è molto simpatica e si interessa molto alla mia integrazione. La chiamo cosí solo perché ogni volta che restiamo in ufficio solo io e lei, è fiscalissima per l´orario d´uscita. Quando c´è lei, prima delle 16.30 non posso abbandonare la postazione, anche se non ho niente da fare. Preferisce che tiri fuori la Storia Infinita, ma fino a che non scattano i 30, il culo dalla sedia non lo alzo. In piú si è meritata questo nome in virtú del fatto che se mi vede li a rigirarmi i pollici, trova subitissimo qualcosa da farmi fare. Voilá un nuovo personaggio. Oltre alla Mangiona e alla Tutor, anche la Secondina arricchisce l´universo del UF in continua espansione.
Infatti non piú tardi di martedi ho avuto il sommo piacere di incontrare il capo formale dell´UF, anche se alla fine della fiera chi manda avanti la baracca è la Tutor. Questo sedicente capo passa una volta a settimana, mi hanno spiegato, giusto per far vedere che c´è e per fare una sorta di breefing solo per assicurarsi che l´ufficio non stia andando a remengo.
Poi, giusto per snocciolare altre CT che mi impegno a studiare nei prossimi giorni, ho individuato la Centralinista Ridens, chiamata cosí perché tra una telefonata e l´altra spara battute a tutto l´ufficio e ride, ride, ride in continuazione e poi c´è l´Ugolatrice che si è meritata questo appellativo perché ogni volta che ride, ride di gola e sembra che le si sia bloccato qualcosa in gola. Praticamente ha una risata asmatica che mi mette i brividi. Appena avró studiato ulteriormente questo universo mondo non mancheró di esporre i risultati dei miei studi.
Tornando al tema principale, ieri l´Ugolatrice mi ha gentilmente invitato ad andarmene quando avessi voluto. Alle 15.30 ho messo via baracca e burattini e ho infilato la porta. Ohhhhhhhhhhhh che belli i mercatini senza la calca dei turisti! Che ogni anno giungono a ondate e soffocano l´atmosfera e rendono impossibile passeggiare con tranquillitá tra le bancarelle e farsi contagiare dalle luci, gli odori, i colori e sorridere al vicino mentre ti sorseggi una tazza di Glühwein. Che poi sti mercatini ogni anno crescono in maniera esponenziale. Quando li ho visitati io c´erano solo in Marienplatz e un paio lungo la Kaufingerstraße, ma li c´era solo roba da mangiare. Quest´anno i mercatini raggiungono Stachus (Karlsplatz). dove nella famosa rondell è stato allestito anche una sorta di bar in legno a due piani, proseguono quasi fino a Odeonsplatz e alla Teatinerkirche, per giungere fin quasi dietro al Viktualienmarkt e a Jacobsplatz. Praticamente non sono piú mercatini, sono diventati un Villaggio di Natale piazzato nel pieno centro di Monaco. Oh si, poi ne hanno allestito uno nel cortile interno del Rathaus (meraviglioso) e un secondo, unicamente per i bambini, con una sorta di Legoland, con tanto di palchetto esagonale da cui una banda in classico vestito nazionale bavarese suona tipiche musiche natalizie. Tutto questo ben di Dei mi ha confermato nella mia decisione di non lasciare piú questa cittá. Mentre passeggiavo ieri pensavo che non vorrei essere in nessun altro posto al mondo se non qui. E CI SONO!
Come direbbe la Super Genia: robe mai viste.
E per sottolineare quanto ieri sia stata una giornata favolosa, a mia completa insaputa, ho ricevuto anche il mio primo stipendio. 65 Euro simbolici, ma che per me valgono milioni. Ci hanno tenuto a farmi sapere peró che me li daranno solo a fine mese. Ma che mi frega??? E´ il valore implicito, simbolico quello che conta, mica la cifra che mi mettono in mano. Ogni giorno una sopresa dopo l´altra.
Altra cosa che non puó mancare in questo periodo dell´anno a Monaco sono i connazionali che si fanno riconoscere. All´altezza della Residenz una signora berciava al telefonino “siiiiiiiiiiii, sono qui a Monaco, si si non ti preoccupare, salutami la Carla e stai tranquillo che ci risentiamo sai???”. Ecco, li ho driblato alla grande e ho fatto finta di niente. Percorsi pochi metri, giusto di fronte all´entrata dell´Hofgarten, incappo in una scolaresca che si fa le foto come fossero sotto la Tour Eiffel e mi è bastato aguzzare l´orecchio per udire il galletto di turno urlare “ma dai mongolo, cosa ti ho detto??il file lo devi salvare! cioè ma ascolta cavolo, non so”…
Non ho fiatato e come ogni “monachese” li attorno, ho fatto finta di niente e con molta no chalance mi sono infilato in metro.
Italiani…come non riconoscerli…