giovedì 29 maggio 2014

Sono su Humans-Torino e non mi vergogno di dirlo (quasi...)

"Coooooosa??? Ma è un progetto meraviglioso!!"
"Concordo"
"Voglio partecipare, assolutamente!"

Credevo che avrei dovuto aspettare di più per dirvelo, ma visto che è già successo, non devo tacere un secondo di più.
Vi avevo anticipato che la settimana scorsa sono andato a Torino e fin qui ci siamo.
Vi avevo buttato lì che c'ero andato oltre che per andare a trovare la cara Pancri (e approfittare spudoratamente della sua ospitalità e divano letto) anche per partecipare a un progetto bellissimo, entusiasmante e stimolante.
Orbene, ora posso dirvelo.
Ho partecipato a Humans - Torino in qualità di persona di passaggio nella capitale sabauda.

Come sarebbe non sapete che cos'è Humans - Torino?
Ma che non la leggete Radio Cole??
Male, male, molto male.
E allora leggete qua e soddisfate la vostra curiosità!

A questo punto, anche se la mia naturale vergogna del fotografo e delle apparizioni in pubblico, anche se virtuali, mi dice di non farlo, devo zittirla. Sì perché ho ancora il punto più scabroso delle 15X25 da spuntare. Il numero 1: mettere una mia foto sul blog.
Orbene, questo sono io. Descritto dalle immortali parole di Jane Pancrazia Cole.

Io...in tutto il mio -ehm- "splendore"


Un veronese con un passato a Monaco, un amore per Trieste, e uno slancio speciale nei confronti di Torino.
“Verona è rigida. Monaco morigerata. Trieste stramba, un po’ austroungarica un po’ bohémienne. Torino è elegante, aristocratica, mai sfacciata”
“E tu?”
“Io?”
“Tu quale città sei?”
Ci pensa un attimo e poi risponde: “Verona”
“Rigido?”
“Sì”, dice quasi sorpreso da se stesso.





Com'è ovvio, come succede a molti di noi, il me che vedo in foto non mi piace. Diciamo pure che aborro finire in fotografia e che in genere preferisco stare dietro all'obiettivo che non davanti.

Solo per dirvi i difetti che noto in questa foto:
-la mani attorcigliate da chi si rode di avere il fotografo a un metro di distanza;
-il sorriso da topino di campagna;
-la fronte a lavagna, bella rossa svampata, ricordino del pomeriggio ustionante a Venaria Reale, così spaziosa da poterci proiettare un film;
-il color stoppa dei capelli (credetemi, sono meglio di così)

Ma tutto questo non vi riguarda. Quelle son cose che solo io posso dire. Da voi mi aspetto invece tanti, tantissimi complimenti. Che so, che ho degli occhiali stupendi (il che è vero), o che ho un'espressione maliziosa e birichina. Ecco, cose di questo genere. Se poi vi sentite generosi e volete dirmi che sono gnocco tra i gnocchi, non sarà certo io a fermarvi. Regolatevi di conseguenza.

Se volete lasciarmi un commentino qui sotto, bene benissimo.
Se volete commentare direttamente su Humans - Torino, andate qui!

martedì 27 maggio 2014

Tra maggio e giugno io arranco

Da che sono al mondo è sempre stato così.
Io, tra maggio e giugno, arranco.
Che da piccolo davo la colpa alla scuola. Questo è il momento dello sprint finale tra compiti in classe, interrogazioni, ultimi voti e medie da salvare o mandare a signorine non-perbene.
In università c'era il fine lezione-via-con-le-prove-in-itinere-prima-degli-orali.
Ma adesso??

Adesso devo smetterla di inventarmi scuse e ammetterlo. Il passaggio dalla primavera all'estate mi tramortisce. La comparsa dei primi caldi seri mi intristisce, perché lo so, lo so che sono il preludio ai sudori, alle ascelle pezzate, ai piedi che scivolano nelle scarpe, alla calura, all'afa e ai capelli perennemente fiappi.
Però vabbè, se fosse stato possibile attestare la temperatura estiva intorno ai 22 gradi, io avrei già firmato la petizione. Mi par chiaro.

Poi oh, devo anche trovare delle motivazioni serie di cui lagnarmi, no? Insomma, ultimamente sto trascurando parecchio il blog e questo mi dispiace molto. Mi accorgo anch'io che il ritmo dei miei post è al minimo storico. Dai, giurin giuretto, da oggi in avanti cercherò di essere più presente. Impegni o no.

Anche perché qui a maggio ho avuto degli ottimi motivi per il mio assenteismo. Non vi posso rivelare ancora cosa, come e quando, ma una piccola anticipazione ve lo do, sia per farvi stare sulle spine, sia perché mi state tanto simpatici e la lingua sbatte contro i denti per rivelarvi tutti i dettagli sfrigolanti.

Dovete sapere che se prima la mia vita sociale era il deserto del Serengheti, dove crescevano solo sterpaglie e arbusti stecchiti, dove la mia esistenza era allietata unicamente da qualche lucertola in visita, ora ho l'attività di un p.r. professionista. Lungi da me lamentarmi, sia ben chiaro. L'unica cosa che posso chiedere è sempre la stessa: universo, ma un po'di misura nelle cose, mai?? Quando troppo e quando niente...

Per dirvi, oltre al mio solito appuntamento milanese nel finesettimana (che a proposito va moooooolto bene, nel caso ve lo steste chiedendo), vi rendo noto che direttamente dalla grande capitale lombarda sono schizzato direttamente nell'altra grande capitale, quella subalpina. Torino, per intenderci.
Allora, sembrerà pazzesco, ma se fino a quest'anno Torino era là, isolata e trascurata dal sottoscritto, ora, nel giro di sei mesi, è la terza volta che finisco a bordo Po. E a far che, vi chiederete voi? Bhe, della mia visita ad aprile non posso ancora scucire nulla, di quella di maggio invece vi posso anticipare che ci sono andato, oltre che per andare a ballare un po' di tanto sulle ovaie della santa tra le sante, della gnocca tra le gnocche Jane Pancrazia, anche per partecipare a un progetto meravigliossissimo di cui sono innamorato e a cui ho partecipato mooooooooooolto volentieri. Nonostante la vergogna cane, badate bene.
Va da sé che a Torino non ho fatto solo il bohémien, ma anche il turista (e chi di voi sbircia il mio profilo Instragram lo sa), ma di cosa ho visitato e di come me la sono spassata vi parlerò la prossima volta (capitemi, devo tenermi un po' indietro per avere qualcosa di cui scrivere nel prossimo post).

Per ora lasciatemi dire che a Torino io mi trovo proprio bene e che...spero di tornarci presto, ovvio.
(Pancri, se stai leggendo, non svenirmi. Tornerò quando mi sarò assicurato che ti si siano spanate le orecchie da tutte le mie chiacchere ehm ehm... Che alla tua salute mentale, ci tengo!
Che se non mi ospiti tu, chi lo fa? Mica per altro!)

venerdì 16 maggio 2014

Lenti di mortadella

D'accordo, sarà la primavera, sarà che è la metà di maggio, sarà che i pollini turbinano per strada lasciando sui marciapiedi di quei tappetini di peli che manco i cani, sarà la luce calda e cristallina insieme della stagione, ma oh, ve lo devo confessare.
Ultimamente mi succede una cosa strana.
Mi sa che è un caso lampantissimo di sdoppiamento di personalità o spaesamento titanico.
Fatto sta che ultimamente mi meraviglio continuamente delle cose che prima davo per scontate.

Messa giù così suona banale. Vi allungo un attimo la zuppa.
Non è un mistero che io viva in uno dei quartieri di Verona a ridosso delle colline (da me chiamati "monti" - e il primo che mi ma notare che non toccano nemmeno i 500metri sul livello del mare lo corco come una zampogna, son monti e basta). Orbene, questa condizione mi pare, oggi come oggi, un privilegio. Mi capita, mentre sono alla fermata del mio amato bus, mentre passeggio con la Super Genia o mentre alzo la testa per attraversare, per evitare che mi stirino come una sottiletta Kraft, di alzare il naso ai monti e di trovarli di una bellezza struggente.
E il pensiero che faccio da un paio di mesi è sempre lo stesso: "Ma sono sempre stati così belli? Hanno sempre avuto quelle macchie argento (in gergo, olivi) e quelle altre più verde smeraldo (alberi non ben identificati)? Le marogne sono sempre state così brillanti e bianche?"

Capite? Mi sento come un estraneo a casa mia. Come i primi tempi a Monaco.
Ma anche quando vado in città mi capita eh, che non crediate che la cosa sia circoscritta.
In un certo senso studio Verona come studierei Trieste, Milano o Torino.
Mi meraviglio di certi dettagli, di certe architetture di certe vie che percorro da quando so camminare.
È come se la vedessi sempre nuova, come se i palazzi si rifacessero un look ogni giorno diverso.

Rassicuratemi, non sono io che soffro di qualche sindrome da sniffo occulto d'oppiacei, vero?
Mi sorprendo della bellezza in cui ho sempre sguazzato e di cui non mi curavo neppure (proprio perché non la vedevo). Ora è facile che perda il primo bus di ritorno perché sto sempre con il cell in mano, pronto a fare foto come un turista giapponese in visita.

Dite che è il sentimento di risveglio insito nella primavera?
O sono io che sto subendo qualche stana mutazione estetica involontaria?
No perché capita pure che resti impalato all'angolo di una strada a veder le cime degli alberi fare effetto marea sulla collina. Per raccontarvi l'ultimo episodio croccante. L'altro ieri sono andato sui monti con la Super Genia e ci siamo seduti in un prato a blaterare. A due metri da me c'era un olivo e non so, ma mi veniva spontaneo di guardarlo come si guarda un Monet o un Pisanello. Lo fissavo a occhi spalancati, tutto teso, tanto che sentivo due parole su venti di quello che la mia compagna di merende mi stava dicendo. E pensavo "Ma può un albero essere così bello??"

Dalle vostre facce perplesse capisco che è il caso che smetta e che mi metta a cercare sulle Pagine Gialle il numero di qualche bravo neurologo. O sto avendo una crisi mistica, o sto avendo un crollo nervoso mascherato da sindrome di Stendhal.
A voi la diagnosi.

domenica 4 maggio 2014

Miracoli e dintorni

Oh, il Signore sia lodato!!
Aprile è finito, annegato nelle piogge torrenziali dei primi giorni di maggio.
Finalmente.

No perché come avrete capito Aprile è stato un mese veramente, veramente bleah. Schifido. Orribile. Tremendo. Splatter. Lento come la fame.
Me ne sono successe di ogni. E credo che la mia latitanza dal blog lo dimostri e lo dimostri maggiormente l'unico post che Aprile m'ha fatto sgorgare da dentro.
Comunque, dato che questo è il mio principale spazio di condivisione con il popolo del web vi faccio un breve riassunto, una ciotolina di cavoli miei liscia liscia. Tutta roba altamente condivisibile, attenzione.

Il Dentista.
Ora, alzi la mano chi ama andare dal dentista! Ecco, appunto. Vedo solo un paio di mani alzate, senza dubbio appartenenti a qualche personalità disturbata, masochista, amante dello squisito dolore da trapano e otturazioni.
Andare dal dentista è una delle poche cose che mi fanno sobbalzare lo stomaco. Piuttosto che andarci mi faccio Verona-Torino in ginocchio sui ceci o un bel tour della memoria nelle trincee della prima guerra mondiale sull'Adamello a 3000metri d'altezza.
Però la salute impone che almeno un giretto, ogni paio d'anni, lo si faccia. Ci si mette via le paturnie e si suona quel benedetto campanello. Io poi, che con il tartaro c'ho una lunga relazione, una pulizia me la dovevo proprio fare. Se non che, a pulizia completata, ecco arrivare impietosa la sentenza di morte: "Eh, c'hai dei lavoretti in bocca da fare".
"Ma piccole, vero?" Sottotitolo: qualunque cosa sia, menti. Mentimi dannato dentista, rassicurami, che il mio fragile cuore potrebbe non farcela. Anzi, sento già la mia animula, vagula, blandula forzarmi la gola per salire all'Altissimo.
"Eh...insomma" -momento di silenzio livido- "belle non sono..."
Volete sapere che cosa c'era? Il mio cretinissimo dentista precedente, campione della fretta e del pressapocchismo, mi aveva fatto delle otturazioni alla membro di segugio che m'avevano causato delle infiltrazioni spaventose. Che tu sia mille volte maledetto e che una diarrea fulminante lunga e dal decorso imprevedibile ti colga!
Morale mi sono cuccato tre incontri settimanali in quel gabinetto di tortura per tre settimane di fila.
Non mi stupisco che il mio umore si sia schiantato al suolo. Sfido chiunque a dire che andare dal dentista non metta la depressione. Tu, tu là in fondo: sei avvertito! non osare aprire bocca. La mia era una pura domanda retorica.

Un altro peso è stata una battuta d'arresto nel mio progetto milanese. Ho avuto un momento di deragliamento.
Dilemmi amletici m'hanno assalito e più che un mente pensante e propositiva, mi sembrava di avere una coltura di protozooi cigliati. L'unico neurone buono che mi era rimasto serviva solo da richiamo per gabbiani.
Bene non ero messo, insomma.

Ma si sa, i miracoli accadono a chi ci crede.
E io, un po' per fortuna, un po' per impegno pregresso, ho avuto un piccolo, minuscolo miracolo.
Mi hanno pubblicato un articolo!
Niente di colossale eh, mica son finito sul Corriere della Sera o su Internazionale.
Però è un primo, timido risultato.
E perciò ne sono giustamente orgoglioso.
Se volete leggere l'articolo in questione lo trovate QUI

Leggetelo, se avete voglia.
E con un commentino qui sotto fatemi sapere che ne pensate, eh? Volete?

Il vostro inossinabile,
Torqui.