lunedì 30 aprile 2012

Monaco in fiore

April April, er macht was er will continuavano a ripetermi le colleghe come un mantra. E s'è visto. A Pasqua -1 con tanto di tocco invernale e spruzzata di neve, sto week-end 30 gradi cosi, dal nulla. La misura qua non esiste, o bello o brutto, o congelato o arrosto. Praticamente invece che la primavera è esplosa l'estate. E io sono esploso con lei. Io che ho ancora il guardaroba invernale ero spiritualmente e vestiariamente impreparato a tanto calore. Se martedi c'erano 13 gradi con tanto di brezza fresca dal sapore alpino, mercoledi ce n'erano 25 con tanto di aria infuocata da savana. Mancava solo l'erba gialla e secca, il Kilimangiaro all'orizzonte invece delle Alpi ed era fatta, l'Africa si era ufficialmente trasferita.

Io boccheggiavo, le colleghe e i tedeschi in genere si svestivano allegramente. Il giorno prima le U-Bahn erano piene di azzimati avvocati in cappotto griffato, il giorno dopo ciclisti mezzi nudi sfrecciavano impazziti sulle piste ciclabili come durante il triathlon. In mensa sono apparse le tavolate da sagra di San Cristoforo che in breve hanno colonizzato il fazzoletto di terra che chiamiamo cortile interno. Tempo un paio d'ore sembrava di stare in un qualsiasi Biergarten di Monaco. Ragazze in canottierina glitterata e gonna-cerotto fuggivano le ombre e inseguivano il sole. Obbiettivo: una tintarella di stagione da sfoggiare durante la prossima scampagnata aziendale. Ragazzi già in infradito, con bermuda attillate - addirittura alcuni coi pantalocini da spiaggia e/o basket (insomma di tutto pur di aerare le zone ai piani bassi) - e canotte dalle spalline che più -ine non si può per mettere in risalto il duro allenamento invernale in palestra e far sospirare l'altro sesso non solo per il caldo. Purtroppo è mancato il nudista di ruolo, il disinibito che fa folklore.

Domani è maggio e la città pian piano ridiventa verde. Niente più rami stecchiti e spogli, dopo la calvizie invernali anche agli alberi rispunta la folta chioma. Alcuni sono già pronti a far frescura, altri un po' più timidi necessitano di altro tempo. Ma comunque la maggior parte della città ritrova il suo colore verde. Il prato delle Pinacoteche è in piena fioritura, l'Englischer Garten lo è per il 90%. Soffia una bava di vento e sembra di stare in Riviera. A mezzogiorno i prati fioriscono di persone semi svestite che arieggiano il deretano e ritrovano il contatto con Madre Terra spalmandosi come burro sul telo da pic nic. Per trovare posto sulle panchine devi prenotare con qualche ora d'anticipo e le biciclette sfrecciano a lato del marciapiedi come siluri impazziti. Nei Biergarten si mangiano würstel e Leberkäse anche se sono le 11 della mattina e si beve un litro di birra come digestivo, giusto per accomodare lo stomaco. Sui tram e sugli autobus si ritrova l'aria pesante dell'eau de ascell n. 7 e anche se i finestrini sono aperti tu rantoli per non soffocare. L'Isar si popola di bagnanti come Riccione a luglio e invece della ghiaia si vedono monachesi che si brustolano con immensa gioia spalmandosi litri di olio abbronzante per accelerare il processo di doratura. E rinasce anche la voglia di far festa. Il calendario mondano è fittissimo di eventi: al di qua dell'Isar ci si può sballare alla Frühlingfest sul Therensienwiese (la sorella povera dell'Oktoberfest per capirci), mentre al di la del fiume è l'Auer Dult a tenere banco. In Odeonsplatz si danno concerti pubblici per gli animi sensibili, in Königsplatz si proiettano film all'aperto per i più prosaici.

In tutto questo il sottoscritto gira ancora con i jeans invernali che diventano una graticola dopo 5 minuti di esposizione al sole (roba che potrei farmici una frittata sopra tanto diventano bollenti), le calze foderate di pelle di lontra infilate in scarpe imbottite antigelo, canotta invernale a maniche lunghe e camicia felpata. Praticamente una massa di carne traspirante deambulante. E che almeno qua non c'è l'umidità a cui sono abituato. Sabato, dopo aver trovato il perfetto equilibrio di vestiario per poter uscire di casa senza squagliarmi dopo due passi, ho notato che qui i 30 gradi sono 30 gradi. Certo al sole fai la fine della braciola sul grill, ma all'ombra si sta decisamente bene, specialmente poi se spira un po' di vento. Allora li è il massimo. Riesci quasi a goderti anche i 30 gradi, rasentando però i muri come Spiderman per stare il più possibile all'ombra. Sono tornato a casa che ero quasi asciutto (e sottolineo quasi - dopotutto i vestiti invernali sono fatti per stare al caldo e mica possono far fresco).

A prescindere dall'assalto estivo che a quanto dicono da mercoledi farà le valigie e tornerà più in la, Monaco in questo periodo di transizione è deliziosa. Tutto si colora, le fontane gorgogliano il loro canto, le strade si lastricano d'oro e si è presi da una voglia irrazionale di passeggiare. Non sembra neanche la grande città che è, ma una piccola cittadina virtuosa ai piedi delle Alpi, con tante aree verdi e viali ombrosi. Che avrà mai di straordinario questa città che rende tutto scintillante e vivo. Aveva ragione Thomas Mann a dire che München leuchtete (Monaco splendeva).

martedì 24 aprile 2012

Imparare tedesco è...

...è riuscire a padroneggiare decentemente la selva di esclamazioni-aggettivi-espressioni che compongono il Rap Germanico.

Il schön non vi basta? E allora differenziatelo: è super o spitze? è wunderbar o klasse? geil o toll? prima o cool? (se volete accrescere la portata aggiungete echt davanti e avrete tra le mani la bomba atomica delle espressioni, che spazza via tutte le altre e lascia stecchito dietro di sè ogni termine di paragone).

Non sapete cosa dire ma volete fare bella figura? Scrollate le spalle e scodellate il tja o il na ja o il na dann! (il teutonico farà ciondolare la testa o arriccerà le labbra in segno di ringraziamento per avergli dato ragione, qualunque cosa abbia detto...)

Volete uscire da un impasse di argomenti e sentite i grilli suonare nel cervello? Urge ricorrere al so, pulito e diplomatico, o al also gut. Potete impiegarli come introduzione all'avviso che ve ne state andando o che si insomma o si tira fuori un altro argomento o è meglio ordinare un'altra birra per sciogliere la lingua.

Il barbaro biondocrinito di fronte a voi è particolarmente infervorato in un discorso di cui non avete capito una cippa, ma non volete essere cosi sgarbati da chiedergli di ripetere? No problemo. Erompete in un achsooooo dalle labbra ben arrotondate. Lui vi guarderà con occhi lucidi dalla commozione: vi siete dimostrati comprensivi e l'avete ascoltato, auf jeden Fall! (anche se magari vi ha appena detto di quanto adori vivisezionare i ragni).

Il computer non collabora e voi non volete essere il solito italiano pronto al vaffa? Siate nett e accontentavi del surrogato germanico: oh Mensch! na Mann! mannöööööö! oh Gott! neeeeeeeeeeeee! ach meine Güte! Scegliete tra le esclamazioni proposte quella che più vi aggrada. Oppure alternatele a piacere: il martedi invocate Dio, il venerdi l'Umanità.

Sentite di aver combinato un pasticcio con il formulario H358 ma non volete farlo sapere all'ufficio? Chiedete alla collega come si dovrebbe compilare un campo a caso, ricordandovi di terminare la frase con oder? cosi facendo insinuerete il dubbio e l'errore passerà in secondo piano.

Avete saputo che quella dell'ufficio B30 si è rotta il mignolo facendo la gatta tra le lenzuola e non volete essere cosi sfacciati da chiederle tutta la dinamica (anche perchè potete farvene un'idea approssimativa)? Niente di più facile! Appena la incontrate per il corridoio articolate un uuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuund ben allungato. La poveretta vi racconterà tutto, anche che il primo giorno di elementari ha vomitato sulla tonaca della madre superiora.

Se vi siete trasferiti in Baviera e vi sentite già introdotti, prendete l'abitudine di infilare il gel ogni tre parole. Il bavaro tutto d'un pezzo vi considererà per metà già uno di loro. E non potrete salvarvi dal dovere imparare il dialetto bavarese, pena l'incomunicabilità perenne!

E voi aspiranti rap tedescofoni in ascolto, con quali altri termini del Rap Germanico vi destreggiate?!

venerdì 20 aprile 2012

Indovina chi viene a cena?

Le sentite le campane? Sono quelle che hanno suonato all´indomani della liberazione al 25 aprile. Io le campane le sento nella testa, perché anch´io sono stato liberato. Da ospiti indesiderati, da occupanti abusivi del mio suolo, dai parassiti degli appartamenti. Appena esco di qui vado in chiesa ad appendere un PGR di argento purissimo del Perú.

Si, da lunedi mattina a ieri mattina ho avuto ospiti, non miei, ma della Vermieterin. Vedrai, è simpatica, è una francese, è una estroversa, artistica – aveva detto lei. No, è una casinara, ´na cafona, un´indiana delle foreste del Borneo – dico ora io. E meno male che non ho dovuto condividere i miei spazi con questa pastorella bretone durante il week end, se no sarebbero stati piselli amari. L´ho conosciuta di pomeriggio, tornato dal lavoro. Anzi, sarebbe meglio dire che ho dovuto conoscerla. Si perché questa mangialumache si era barricata dentro casa tirando pure il chiavistello! ho dovuto suonare, in casa mia, no scusa eh, parliamone. E poi mi apre la porta tutta sorridente dicendo - pardon, ma ho avuto problemi a chiudere la porta. Ma se c´è la maniglia! Eh certo sarai abituata a casa tua che devi tirare tre chiavistelli come minimo per difenderti dai razziatori di pecore. Va bhe, chiudiamo un occhio, finiamola con i convenevoli che la tracolla e la borsa della spesa mi stanno trasformando nel gobbo di Notre Dame. Mi chiudo in camera per cambiarmi e poi vado di la a mettere a posto la spesa. La cucina è totalmente colonizzata. Una babele di ciansufraglie in bilico l´una sull´altra. Ho dovuto fare lo slalom tra computer, borse, cartelline e giornali per infilare la pasta nella dispensa e la mozzarella in frigo mentre lei bel bella non faceva un plissé e scriveva qualcosa al computer con tanto amour. No no francesina mia non ci siamo proprio. Io qua ci pago l´affitto, quindi vediamo di moderarci. Un po´di posto te lo faccio volentieri, ma che ti appropi della casa che io pago, ah no, allora abbiamo un problema!! Peró non volevo prenderla a tazzate appena dopo cinque minuti di convivenza, per cui ho chiuso anche l´altro occhio e sono tornato in camera a tentoni. Inaspettatamente vengo salvato dalla Vermiterin che se la prende e se la porta fuori a cena, dopo averle fatto desbrigare la cucina. Che, sai, io li ci vorrei mangiare, che se no ci metto poco, ti uso il computer come salvietta e a posto. Quando mi decido a chiudere gli occhi sul mondo lei non è ancora tornata e meglio cosi, che per lo meno sono ancora libero di fare pipi nel mio bagno senza dovermici chiudere dentro a tripla mandata.

La mattina dopo mi sveglio cantando anch´io con gli uccellini che sgorgheggiano buongiorno. Faccio quello che devo fare e alla mia solita ora infilo la porta e me ne vado. Alle 4:30 finalmente torno a casa e non appena varco la soglia vengo accolto da una nuvola verde dal sinistro odore che mi attanaglia il naso e mi fa lacrimare gli occhi. Magari fosse stato odore di zuppa di cipolle. Peggio. Era sudore. Senza pensarci due volte spalanco le finestre annaspando aria pura a tutto spiano. Il corridoio e la cucina erano impestati. Ancora un po´e chiamavo qualcuno per la disinfestazione dai cattivi odori. Dai dai - mi sono detto – stringi i denti (in tutti i sensi), la devi sopportare ancora un pomeriggio soltanto e poi leva le tende. Yes you can. Passano le ore e finalmente l´aria in casa si è fatta respirabile. Torno in cucina e noto che il mio bicchiere è fuori posto e sotto la luce al neon brillano gocce d´acqua. Questa str***a ha usato il mio bicchiere!!!! In quel momento ho capito cosa ha provato l´orso quando Riccioli d´oro si è sbafata la sua zuppa. Ma guarda te sta impunita, buzzura di una ricamapizzi. Ovviamente, dopo aver lavato il bicchiere con la varecchina e averlo sterilizzato con la fiamma ossidrica, l´ho rimesso nella credenza e ne ho preso un altro. E giá li avevo intenzioni omicide.

Alle 9 mi rientra in casa dopo avermi quasi scassinato la porta – con questa porta ho sempre problemi – si scusa la bastarda. La prossima volta buttala giú a testate, non aspettavo altro che cambiare la porta, d´altronde era cosi antiestetica. Cercando di pensare a campi in fiore per impedirmi di prendere un coltello e farmi un cordon bleu di carne bovina francese, torno in cucina. E la carina, senza dire posso o scusa, si é tranquillamente messa li anche lei, sbrodolando che l´indomani avrebbe sostenuto una prova del DAF livello C1, documento indispensabile se vuoi lavorare in Germania per lavori di un certo calibro come ingegniere e compagnia briscola. Anvedi te sta spocchiosa del picchio. L´ho cagata ascoltata per cinque minuti e poi mi sono ritirato nel mio boudoir. Era ormai chiaro che la mia non-ospite mi stava allegramente ballando il tango sui maroni.

Il pomeriggio dopo riento in casa e ritrovo lo stesso odore persistente di muffa e sudore. Ma con che cosa si lava questa?? Con i pesci avariati, con i topi che raffazza in metro?? No cavolo un essere umano non puó emettere certi odori…o forse si?? Alé, finestre spalancate anche sto giro. Oso avventurarmi in bagno. Noto subito i graziosi ricordini che mi ha lasciato: due confezioni di salviette usate sul lavandino, orrido resto di un contatto assistenziale con se stessa, e un ammasso informe di carta igienica galleggiante che mi occhieggia dal water. Praticamente una sala operatoria. Ho sfogato la mia frustrazione fagocitando un paio di quadratini RitterSport. Verso le 5-6 la sento sfondare di nuovo la porta a craniate e, ça va sans dire, me la ritrovo in cucina. Mormora qualcosa che non capisco e si barrica in camera per uscirne cinque minuti dopo completamente in deshabillé: canotta pezzata, brache infangate e piedi scalzi. Cosi, all´acqua di rose. Disconoscendo dove stia il sacchetto dell´immondizia mi schiaffa sul secchiaio le bucce di melone. Come regalo. Dalla Francia con amore. Meno male. Meno male – mi sono detto - che durante il giorno io lavoro, se no una convivenza nel week end sarebbe stata alquanto difficoltosa per non dire infernale. Fai come se fossi a casa tua mi raccomando! Ci stavo pensando giusto ieri di mettere su un ostello, facciamo che tu sia stata la mia prima cliente. Vuoi? Schlampe che non sei altro! (scusate ma quando ce vó ce vo´).

Il giovedi mattina l´ho lasciata che si docciava. Ho ringraziato il Signore per la meravigliosa giornata di cui ci aveva fatto la grazia e per la liberazione dall´undicesima piaga d´Egitto. La casa c’è ancora, il puzzo pure. Ho già chiamato la derattizzazione.

mercoledì 18 aprile 2012

Addio Monaco??

Per il mio tirocinio le campane suonano a morto. Ancora un paio di giorni, una striminzitissima settimana e poi, tutto finito, vorbei, fertig, schluss damit. Ed io al solo pensiero sono tristissimo, affranto, mi vengono gli occhioni lucidi. Son giá passati sei mesi. Mezzo anno della mia vita l´ho speso in questo ufficio, a parlare (o per lo meno tentare di parlare) tedesco. Con le stesse colleghe, alla stessa scrivania. Non sono pronto a lasciare questo posto, questa cittá, a dare uno stop al mio apprendimento dell´impossibile lingua teutonica. E si, non sono pronto nemmeno a non avere piú a che fare con la Secondina. Non voglio rinunciare alla metro, al tram, ad avere Schloß Nymphenburg a una manciata scarsa di fermate di distanza. Non sono pronto a non poter piú saccheggiare Hugendubel ogni volta che mi salta il piripicchio. Voglio continuare a dire “no si, faccio un salto in Marienplatz o magari in Odeonsplatz, giusto per fare una passeggiata”. O ad avere la Königsplatz in fondo al vialone parallelo a casa mia. Non voglio a patti e modi riconsegnare le chiavi alla Vermieterin dopo aver impacchettato di nuovo la valigia. Voglio ancora girare per gli scaffali del mio magico discount e lasciar cadere nel cestello schifezze e biscotti a volontá. Voglio vedere un´altra volta la Residenz, questa volta completa con l´ala in restauro. Voglio continuare a dare lezioni di Mario Kart WII a Buben e (con parsimonia s´intende) continuare ad essere molestato dalla famiglia della Centralinista.

Sei mesi che son passati veloci come l´Isar sotto i ponti. Non me ne sono nemmeno accorto. Se mi volto indietro è successo tutto cosi velocemente e niente di quello capitato qui mi pare ora brutto. Persino il trauma della ricerca casa mi sembra in prospettiva un ingrediente indispensabile della torta. La frustrazione, la rabbia e l´indignato stupore…tutto impallidisce, sbiadisce al confronto di tutto quello che di positivo ho sperimentato qui. Non posso dire addio a Monaco perché ancora posso dire di non conoscerla. Ci sono ancora tanti, tantissimi angoli che non ho visto e che non ho avuto l´opportunitá di vedere, ma da cui vorrei potermi lasciare estasiare. Ci sono ancora tante strade su cui non ho passeggiato, a cui non ho lanciato uno sguardo consapevole. Non sono spiritualmente pronto a separarmi da questa cittá e dalle persone che ho conosciuto qui. Non riesco ad accettare l´idea di ritrasformare di nuovo le mie abitudini, rientrare in quella cerchia stantia di persone. Perché so giá fin d´ora che nei miei sei mesi di assenza loro sono rimaste sempre le stesse, esattamente come le avevo lasciate. E riprendere a frequentarle sarebbe come uccidere il me monachese.

E una volta tornato a casa da dove attingerei l´ispirazione per questo blog che è ormai indissolubilmente legato alla mia esperienza qui. Senza Monaco, senza il tedesco né i tedeschi, di cosa potrei mai scrivere?! Qui l´ispirazione è dietro ogni angolo, sotto ogni poltrona, basta lanciarsi in strada e bam, l´argomento per un post rischia di investirti insieme all´autobus.

E se lascio Monaco per tornare nella mia vallata, chi la rivede piú Eireen??? Al solo pensare tutte ste cose mi sale una tristezza profonda come il mare. So che a casa, oltre i miei genitori, ci sono un paio di persone illuminate (leggi Super Genia) che non vedono l´ora che io torni, ma io lo voglio veramente?! Ero partito pieno di ansie e paure, perché non sapevo se ce l´avrei mai fatta, se ero davvero pronto a dare quella svolta alla mia vita. Ora so che ero pronto e che una volta risolto il problema con la P maiuscola della casa tutto è andato nel migliore dei modi possibili. E ho scoperto di amare questa cittá, forse piú della mia. Forse perché questa cittá l´ho scelta, l´ho voluta, l´ho cercata come un uomo cerca l´amata. E quelle meravigliose sensazioni di pienezza, soddisfazione, completezza, quella stupenda libertá gratuita, immensa e terribile che ci allarga il cuore, le ho provate solo qui. A Verona sono nato e ho mosso i primi passi, ho studiato e incontrato persone uniche senza le quali la mia vita sarebbe stata assai piú sciapa, ma a Monaco ho cominciato a vivere veramente, a Monaco mi sono rinosciuto per la prima volta. E' probabile che verrá un giorno in cui non ne potró piú di vedere il Rathaus in Marienplatz e che troveró Schloß Nymphenburg sciatto e dozzinale, ma quel giorno non è oggi né venerdi prossimo. E non penso sará un giorno di maggio o giugno. Se quel giorno dovrá venire, sará tra molti, molti anni.

Per questo, finito il tirocinio, resto. Non abbandono Monaco. Resto. Mi impegneró per farmi strada qui, avere il mio primo lavoro autonomo e trasferire anche fisicamente la mia vita oltr´alpe: uno stipendio, un conto in banca, un´assicurazione sanitaria ecc ecc. Con calma e pazienza trasformeró un´esperienza a scadenza in una quotidianitá a tempo indeterminato. O almeno ci voglio provare!!!

Tic tac, tic tac eccheggia la sveglia del mio tirocinio. Con pazienza aspetto che si scarichi. Voglio godermi il tempo che mi resta con queste persone fino all´ultimo minuto, fino all´ultimo sorriso. Poi, una volta che la sveglia sará scarica, provvederó a ricaricarla. In vista di una nuova emozionante, terrificante avventura.

giovedì 12 aprile 2012

Speciale Superquark: l´UT

Come mille e mille cose della vita, anche i colleghi di lavoro non si scelgono, ce li si ritrova. Anzi, semmai è vero il contrario, sono loro che scelgono noi. Esattamente come a scuola: i compagni, che ti piacciano o meno, te li tieni, ti sono stati dati d´ufficio e quelli sono. Cosi anche i genitori, i fratelli e i parenti. Come quasi tutto insomma dai. Il mio UT non fa differenza alcuna.

Questo universo di cui ho avuto modo di esplorare pianeti e galassie è un gran bell´universo. Le specie che lo popolano possono essere raggruppate in 6 grandi gruppi:

-le Tutor: gentili e alla mano, si preoccupano solo del lavoro finito e non del processo di realizzazione. Appena possono fanno gossip o si informano del tuo esoticissimo pianeta d´origine, versando di tanto in tanto una lacrima di nostalgia rivivendo le crociere spaziali fatte al largo della tua stella nativa.

-le Mangione: all´inizio un po´circospette, amano osservarti da dietro una mela o una carota mentre se le sgranocchiano. Una volta che si aprono peró si rivelano per quello che sono: delle gallinare senza fine il cui unico lavoro preferito sarebbe ingollare litri di te e yoghurt magro.

-le Ugolatrici: ancor piú circospette delle Mangione, non amano raccontare di se, ma amano darti consigli su come restare in forma, su quale parco è il piú adatto per fare jogging e se interpellate, in quanto professioniste, possono sfornarti una dieta su misura regolandosi solo sul peso specifico delle tue ossa (avendo autentiche ossa di quaglia, tremo al pensiero di quale dieta mi consiglierebbero).

-le Rosse: se gli fai una battuta è finita. Te ne spareranno a ripetizione almeno una dozzina parlando a raffica e chiudendo le labbra. Per non ferire i loro sentimenti annuirete senza sosta come dei cani davanti a un osso. Ricordatevi peró di non sbavare troppo con la lingua. Alle Rosse piace vestirsi casual, abbastanza sportive e si vestono da ufficio solo durante i convegni e le conferenze. Per il resto se potessero verrebbero in ufficio in pigiama. La comoditá prima di tutto.

-le Centraliniste: ridono, ridono, ridono. Ma si interessano anche di cultura, leggono libri come fossero cartoline, via uno sotto l´altro. Impazziscono per la cioccolata e si drogherebbero di film tutto il santo giorno. Ecologiste e amiche della natura, sono fautrici del reciclo a oltranza e di sbiciclettate nella giungla urbana. La battaglia per i diritti dei vegetali è la loro missione, se strappi un fiorellino, sarai il prossimo ad essere strappato.

Infine la specie piú impegnativa e tritamaroni, perfezionista fino al limite siderale, snob quanto basta con una spolverata di nobiltá malamente dissimulata: la specie Secondine. Questo esemplare di collega è stato ed è il piú problematico e in questi mesi ci sono state delle altalene d´umore da fare cadere un governo e crearne subito un altro. Semplicemente cosi, perché a loro girano. Sotto lo sguardo di questo essere perverso siete sempre sotto osservazione: come vi sedete sulla sedia, come premete le dita sulla tastiera, come vi soffiate il naso, lo stato dei vostri capelli, le infinitesimali particelle di polvere annidate nel vostro maglione, le briciole di cracker del party di due giorni fa, con quanta grazia annuite ecc ecc. Loro notano tutto, loro sanno tutto, loro sanno come vanno fatte realmente le cose. E per dare una patina scientifica a questo mio studio antropologico, passo a illustrarvi le occasioni in cui mi sono ritrovato sotto la loro lente d´ingrandimento.

Caso nr. 1: le Secondine sono snob. Seduti in mensa stavamo allegramente dadolando una cordon bleu, quando una pepita di formaggio filante tenta di mettersi in salvo incollandosi al mio coltello. Da buon selvaggio io ho leccato il coltello per ripulirlo del formaggio. Il classico madornale passo falso. La Secondina posa il suo, mi lancia uno sguardo infuocato e con finta nonchalance mi chiede se anche in Italia ci sono delle Benehmenregeln (regole di comportamento). Prendendola sul culturale io rispondo che da noi esiste il cosiddetto Galateo. Al che acidula mi dice, testuali parole:“sai, quello che hai appena fatto è una cosa da ungebildet (incolti, grezzi). Molte persone, specialmente quelle anziane, se la potrebbere prendere per quello che hai appena fatto. A me non interessa, ma…lo dico per te sai. Ci sono persone che tengono molto alle norme di comportamento pubblico e quello che hai fatto le disturberebbe”. Cosa si puó rispondere a una frecciata del genere? Che poteva vendermela come voleva, ma che le importava eccome del mio comportamento a tavola? Che invece che dire “certe persone” doveva dire “a me”? Mah. Mi sono limitato a irrompere in un Entschuldigung colpevole, prendedola mentalmente a coltellate per il resto del pranzo.

Caso nr. 2: le Secondine adorano comandare e solo loro fanno bene al mondo. Durante la conferenza di tre settimane fa a me era stato dato il compito di accogliere i partecipanti, farli firmare il foglio presenze, consegnarli la cartellina degli interventi e il badge con il nome. Pur con tutto l´impegno possibile e immaginabile, agli occhi della Secondina ho combinato un disastro. Eppure a me sembrava di non aver sentito nessuno lamentarsi. Anzi, non si è sentita volare una mosca. Tuttavia mi sono beccato del unprofessionell perché verso le 2 sono andato in bagno abbandonando la postazione. Averlo saputo me la facevo sotto la sedia. Guarda, mi bastava saperlo e io mi adattavo. Poi, ero stato richiamato in ufficio per svolgere un lavoro urgente per la Tutor e ovviamente la Secondina mi ha chiamato per chiedermi dove fossi finito e di tornare immediatamente dietro al bancone. A far che poi, che passato il momento iniziale di affluenza, non c´era piú niente da fare. Comunque poche storie, son dovuto tornare al bancone a fissare l´aria, ma almeno ero li.

Caso nr. 3: nonostante siano le piú professionali della baracca, si lasciano liberamente andare a sfoghi e insulti. Se il computer va un po´lento, loro, per incoraggiarlo s´intende, picchiano il mouse sulla scrivania, come segno di avvertimento. Se la frase non funziona prendono a pugni il tasto Invio finché il problema non è risolto. Se un cliente è pesante e logorroico, resistono alla tentazione di sbattergli giú il telefono dallo sfinimento mascherando il nervosismo dietro risolini isterici e civettuoli, salvo poi inveire animatamente appena posata la cornetta. Se per disgrazia l´apparato amministrativo si grippa urlano, strepitano, pestano i piedi, malediscono l´incompetenza altrui. Sbuffano, soffiano per motivi noti solo a loro. E se il praticante si azzarda a sbagliare qualcosa, viene tacciato di non ascoltare abbastanza e quando presenta un lavoro finito, questo va ricontrollato perché è giusto solo fatto alla loro maniera (e allora fattelo dico io, che devi sforacchiare la minchia a me???).

Insomma la Secondina è la genia di colleghe piú difficile con cui avere a che fare, ma forte del mio italico me-ne-frego-scrollo-le-spalle l´isterica dirimpettaia mi fa un baffo. Che si avveleni con piacere la sua di vita, la mia me la voglio godere. Tutte, e sottolineo tutte, tirano il fiato quando non c´é. Chissá perché mi domando io. Compatisco il marito, autentico eroe della situazione.

Se la specie Secondina andasse estinta, l´UT sarebbe il migliore dei mondi lavorativi possibili, senza fallo! Non c´è trucco, non c´è inganno!

mercoledì 11 aprile 2012

Deutsches Ostern

Giá che siamo in tema Pasqua, parlo anch´io della mia Pasqua. Quest´anno per me niente rientro in Italia, niente mega uovo di cioccolata da un chilo e piú, niente gossip con parenti e Super Genia. Visti i cinque striminzitissimi giorni di vacanza che avevo ho optato per restare in terra bavara, anziché farmi un tour de force e due giorni di viaggio per rientrare in territorio veronese. Pasqua 2012 è stata per me Pasqua tedesca. E non sapete come! Per nulla intimorito dall´evenienza, progettavo una Pasqua in solitaria. Solo che solitaria non è stata per niente. Ma prima urge un breve ricapitolo della situazione.

Vi ricordate che il mio padrone di casa è il fratello della Centralinista? Vi ricordate che la madre mi abita al piano di sopra? Vi ricordate che la sorella abita nel Rückgebäude che si affaccia sul cortile interno? Beeeeeeene. Da che mi sono trasferito li, tutti sono venuti in processione a conoscere questo italiano che ha affittato l´appartamento, attirati e affascinati dal fatto che fossi del Bel Paese. E non vi dico i mille complimenti che mi sono piovuti addosso, come se essere italiani fosse un certificato di simpatia e charme qua. Mah. Specialmente la C-Mutter si è entusiasmata all´idea di avere un italiano al piano di sotto e dopo avermi foderato le orecchie di mille e mille complimenti sulla bellezza di Verona e la magnificenza del Lago di Garda, si è calata nel ruolo di guida turistica. Non sono servite a nulla le mie osservazioni che dopo quattro volte che ci vengo il centro di Monaco me lo giro per bene. Macché, anche se le ho parlato in tedesco, lei ha fatto orecchie da mercante e se ne è infischiata. Una domenica mi ha suonato, mi ha intimato di vestirmi e via. Tour della cittá. Va bhe –mi sono detto- se sono cosi amato, lasciamoci amare va´! Che almeno essere italiano porti dei benefici invece che vergogna. La sorella, autentica divora-libri, me ne ha imprestati una catervata, cosi per solidarietá, quando ha saputo che venderei un rene per avere credito illimitato da Hugendubel. Alé. Ultimo ma non meno importante il figlio della Centralinista. Questo grazioso frugoletto bavaro, giovane di 8 anni, tale Buben mi ha preso in simpatia un giorno che mi visto addosso la felpa di Super Mario. Da li non c´è stato piú ritorno. Ha talmente insistito con la Centralinista perché mi invitasse a casa sua a giocare a Mario Kart WII che non ci sono stati ma o bah, la cosa si è fatta. Da allora ogni tanto do lezioni di Mario Kart al pupo della collega. Io mi aspettavo che la frequentazione si fermasse li, qualche scambio di battute sulle scale quando ci si incontra e ciao, ognuno dentro dalla sua porta. No. Destino ha voluto che sia capitato in una rara famiglia tedesca accogliente e compagnona. La tipica eccezione che conferma la regola. Cosi ora qualche domenica partecipo alle loro scampagnate, ricevo inviti per thé e cene. Questo italiano a Monaco ha sbancato.

A questo punto avrete capito che non ho passato la Pasqua da solo perché assolutamente no, la Pasqua tu la passi con noi. E va bhe, obbediamo e godiamoci l´ospitalitá bavara. La famigliola mi ha coinvolto in tutti i riti che bisogna compiere prima di godersi la Pasqua. E cosi venerdi santo (Karfreitag – qui autentico giorno di ferie, i negozi chiudono, la cittá si ferma) sono andato dalla Centralinista per aiutare lei e Buben a dipingere le uova. Mi sembrava di essere tornato all´asilo quando confezionavamo i quadretti pastrocciati per la festa del papá o della mamma. Come salario mi sono stati offerti una tazza di thé fumante e un´oretta di gossip (in tedesco va da sé).

La domenica di Pasqua ero di nuovo a casa della Centralinista. Ah e per inciso qui a Pasqua ha nevicato. Mai visto una Pasqua imbiancata. Atmosfera sublime, io ne sono rimasto estasiato. Avevo gli occhi sgranati dalla sorpresa e dall´emozione. Robe mai viste! Tornando a noi, arrivato a destinazione, sono stato subito coinvolto nella caccia all´uovo. Ovvero dovevamo cercare per tutta la casa i regali che l´Osterhase (lepre pasquale) aveva nascosto per noi. Il mio era nascosto dietro i fumetti e mi è arrivato, niente popó-di-meno, che un uovo della Lindor. Mica palle. La Lindor. Credo di aver ringraziato la Centralinista tre miliardi di volte con stampato in faccia un sorriso da ebete lesso. Finita la caccia e messa la casa sottosopra ci siamo seduti a mangiare. Da noi la tavola sarebbe stata imbandita e al centro avrebbe fatto bella mostra di sé l´agnello o l´abbacchio. Qua no. Anche a Pasqua si mangia di magro. Pane, Bretzel, salsine, frischkäse, prosciutto e salami, salsa al salmone affumicato, marmellate e burro (di cui fanno un uso industriale) e neanche l´ombra di cioccolata. Durante il magnare si prendono le uovo dipinte a Karfreitag e si gioca a Eier-Ticken (o una roba del genere). Spiego: ognuno prende un uovo e poi li si fa scontrare l´uno contro l´altro, il tipo a cui si rompe/crepa l´uovo deve cederlo all´altro che lo deve mangiare, dato che sono uova sode giá cotte (in veronese li conosco come ovi duri, poi nelle altre parti d`Italia non so). Il pomeriggio è passato tra chiacchere e scambi culturali: noi in Italia facciamo cosi, cosi e cosi. Verso sera ci siamo trasferiti dalla C-Mutter e ci siamo andati giú pesanti di zuppa di verdure, peperoni ripieni, miglio (!!!!) e Apfelsaft. Mi hanno lasciato andare a casa solo alle 10 (e meno male che abito al piano di sotto). Una Pasqua ultra alternativa e favolosa e devo dire anche un filo impegnativa, che sapete parlare tutto il giorno in tedesco non è mica come farsi una passeggiata sulla Ludwigstraße. Avevo il cervello che fumava. Ma per una Pasqua cosi, ne valeva la pena.

Mai e poi mai mi sarei immaginato che in sei mesi avrei impiantato tutta questa rete di conoscenze. E mi sale un po´la malinconia al pensiero che il conto alla rovescia del mio tirocinio è giá iniziato: ancora due settimane e mezzo e poi, puf, tutto finito. Peró nessuno mi obbliga a tornare anche se l´esperienza nell´UT sta volgendo al termine. A questo punto mi sa che varrebbe la pena restare…

PS: da Dresda mi é arrivato un Monopoly di cioccolata. Io la adoro la Dresdnerin!

PPS: mi sono dimenticato di dire che martedi, quando sono tornato in ufficio, sulla scrivania ho trovato un Osterhase della Milka, regalo della Secondina. E io che temevo che quest´anno avrei dovuto rinunciare alla consueta sgavettata di cioccolata pasquale!

mercoledì 4 aprile 2012

Schloß Nymphenburg

Per la serie „luoghi magici“ a Monaco, oggi vi presento Schloß Nymphenburg. Questo meraviglioso castello sta quasi in centro cittá (mica dietro la Marienplatz per intenderci) ma è facilmente raggiungibile con il tram 17 da Sendlinger Tor, Stachus e l´Hauptbahnhof. E non potete sbagliare fermata 1) perché prima di scendere lo vedrete sulla vostra sinistra e 2) perché la fermata si chiama proprio Schloß Nymphenburg. Se anche cosi riuscite a perdervi meritate un applauso.

Cos´ha di tanto speciale questo castello, direte voi, da meritare un post apposito. Bhe ha un parco gigantesco e favoloso, costellato di padiglioni in cui le dame andavano a rinfrescarsi sorseggiando sorbetti tra un pettegolezzo e l´altro, conta ben due laghi e una rete di canali che si possono costeggiare passeggiando o facendo jogging. In piú il complesso residenziale vero e proprio è posto esattamente al centro di due canali lunghissimi in cui d´estate nuotano cigni e anatre, mentre d´inverno è possibile pattinarci sopra e giocare a una variante locale di curling su ghiaccio. Il castello è da togliere il fiato. Appena arrivate venite accolti da due bracci tondi di casette in cui ora è ospitato il museo delle porcellane e davanti a voi si apre un laghetto sovrastato da una fontana in cui i cigni si sollazzano e i cinesi si dannano per farsi fotografare. La particolaritá del parco del castello, che lo differenzia dall´Englischer Garten, è che non ci si puó accampare sui prati ne percorrerlo in bici. Strano vero? Il parco è solo per pedoni, passeggini e malati di jogging, tutto il resto di sfaccendati si astengano prego. Ed è anche per questo che lo preferisco all´Englischer Garten, perché è piú tranquillo, perché tutti questi padiglioni sono una bellezza per gli occhi e perché è anche una sorta di riserva protetta in cui caprioli (leggi Bambi) e scoiattoli possono scorrazzare in libertá.

Altra cosa che mi induce a passare volentieri i week end a Nymphenburg è la sua storia. Il castello infatti, prima di venir inglobato nella cintura urbana, era la residenza estiva dei duchi, principi elettori e poi re di Baviera. Per scappare dalla canicola monachese e stufi di stare costipati nella Residenz, facevano impazzire le cameriere che dovevano incastrare tutti i vestiti nei bauloni e si trasferivano “in campagna”. E quando il sole picchiava sui cappellini delle signore, si tiravano fuori dalle rimesse le gondole comprate a Venezia e si filava sulle acque dei canali. Bella la vita dei nobili! Tante generazioni di Wittelsbach (la dinastia regnate di Baviera) l´hanno poi abbellito e ampliato. Per esempio re Ludwig I vi ha allestito la sua Galleria delle Bellezze, una teoria di ritratti che si ammirava tutto gasato quando era giú di corda e in una delle stanze verdi è venuto al mondo Ludwig II, il Re delle Favole. Insomma a Nymphenburg si è fatta la storia della Baviera.

Ma le carinerie non si fermano certo qui. Il castello infatti è nato come regalo (alla faccia del regalo!!!). Nel ´600 la coppia di duchi regnanti di allora non riusciva a mettere al mondo il tanto sospirato edere. Quindi giú di preghiere, di voti alla Madonna, di ceri benedetti a tutti i santi del paradiso per far si che le capriole coniugali dessero il loro frutto. Passano gli anni e la bella duchessa non resta incinta, ma neanche di una bambina che sarebbe stato giá qualcosa, macché, niente di niente, di figli il cielo non ne vuole mandare a sti due poracci. Eppure, chi la dura la vince e dopo la bellezza di sette anni, la Madama Duchessa resta in cinta. Tutti fanno gli scongiuri perché sia maschio alla prima botta e bam! giubilo in tutto il regno, è nato il maschietto tanto desiderato. La moglie-duchessa si meritava una ricompensa! Sette anni senza l´ombra di un figlio e finalmente che resta in cinta fa pure il maschio. Un regaluccio ci stava.

-Moglie mia adorata, ora che mi hai donato questo erede, come posso io sdebitarmi con te? Cosa posso fare per te, per renderti felice?

-Duca del mio cuore, gioielli ne ho a sufficienza (anche se una nuova parure di diamanti e smeraldi non la disdegnerei). Pensavo a qualcosina di un po´piú “spendibile”. Tipo una chiesa o un castello o tutti e due se ti va, non metto limiti alla tua generositá.

-Mah, direi che la chiesa ci sta tutta, dobbiamo ringraziare il Signore per averci mandato questo angelo, questo dono del cielo. Per cui, si mia signora, la chiesa si fará. Per il castello invece a cosa pensavi esattamente?

-Mhhh non so, un castelluccio piccino picció, giusto una bicocchina estiva dove stare un po´in pace e sventolarmi in tutta tranquillitá. Una parchetto in cui passeggiare e godermi il sole. E un vialetto dove poter cavalcare quando sono “accaldata”.

-Chiameró l´architetto di corte subito dopo pranzo, che dici, una trentina di stanze potrebbero andare?

-Come minimo!

E il castello-regalo è ancora li. Esattamente come la chiesa in questione, la Theatinerkirche, che con il suo giallo canarino campeggia in Odeonsplatz. Mica male per aver fatto un figlio al marito!