venerdì 30 novembre 2012

Dresdnerin in Verona

La Dresdnerin è arrivata alla stazione di Porta Nuova accolta da un mattino particolarmente caliginoso. Aveva compiuto il suo voto da pioniera dell’avventura. E lasciatemelo dire: una gnocca da paura. Una manza mai vista, uno stacco di coscia da manuale, un pezzo di stangone nordico da urlo: alta, magra, ovale del viso perfetto, nasino greco, frangetta modaiola e occhietti vispo-indagatori. Il primissimo pensiero che mi ha attraversato: mazza che gnocca!!! Il secondo: sarà anche un po’ svampita, ma è proprio un bel vedere!

E' stato un avvio lento. Io tutto euforico, con i festoni di benvenuto, munito di chiavi simboliche della città in borsa, entusiasta di vedere/conoscere questa donna dopo ben 2 anni e mezzo di frequentazione chat. Lei amorfa. Dire che ho dovuto cavarle le informazioni con le tenaglie è dir poco. I primi discorsi son dovuto andare a prenderglieli in fondo ai tacchi con la pinza da disinnesco bombe. Poi, vedendo che rispondeva alle domande tipo compiti delle elementari (a domanda segue risposta concisa), mi son detto che bisogna seguire l'onda. Taci finché non parla, intrattienila se apre bocca. Prima tappa obbligatoria: l'Arena. Il suo commento: “ma non è grande come il Colosseo”. E li mi sono un attimo indispettito, ho arricciato il naso a fisarmonica. Della serie cominciamo a fare confronti non graditi. Oh bella, se ti va bene è così. Ringrazia che l'Arena sia ancora in piedi e non sia tre pietre a lato della piazza con il cartellino sghimbescio "Arena" appiccicato sopra. Siamo entrati. "Il Colosseo è più imponente". Recidiva la tipa. É scattato l'atteggiamento muro di gomma: rispondere ok a oltranza. Che ti piaccia o no Verona è questa e basta. Take it or leave it. Continuava ovviamente l'atteggiamento monosillabico barra conversazione ridotta all'osso. Io mi adatto, so essere flessibile.

Proseguendo il tour "sulle tracce di Verona romana, scaligera, veneziana, medievale...tutta la Verona che c'è da vedere insomma" la ragazza ha cominciato a mollarsi, a sbottonare quel cappotto di rigida circospezione germanica che si portava addosso. Tanto che nel momento della pausa pranzo era lanciatissima. Non so se siano stati la passeggiata o i resti romani o il Balcone di Giulietta o i mercatini di Natale a sciogliere il ghiacciaio. Chissà. Fatto sta che una slavina stava per colpirmi in piena fronte. Non la fermavi più. Aneddoti a pioggia, discorsi variegati (e nel frattempo io cercavo di starle dietro, che son 2 mesi che tedesco...ehm ehm), impressioni di viaggio, gossip sul suo Gastgeber rovigotto. Parlava velocissima. In certi momenti non sembrava neanche che tirasse il fiato. Da paura. E io a starle dietro sembravo quello del milionario tanto ero concentrato, mi mancavano solo le cuffie nere in pelle a tutt'orecchio e a posto. Il tutto accompagnato da una cascata di sudore dallo sforzo: fronte imperlata e ascelle che sfiatavano come altiforni industriali. Poi la scena epica: "ma vedo che mi segui bene però, che capisci quello che dico” -  eh bhe, non lo parlo da 2 mesi, ma per 10 mesi non ho parlato/ascoltato/letto altra lingua -  "ma io non mi riferivo a quello, io parlo pochissimo in Hochdeutsch, ora sto parlando sächsisch". Immaginatemi con gli occhi ingigantiti a 2000pixel, gli occhi del porca troia. Vi assicuro che ero allibito. Non tanto per il sassone, quanto perché era più comprensibile del monacese-bavaro. Infatti mi pareva strano che parlasse così bene, ma io pensavo che avesse fatto un atto di carità: parlo semplificato per non farti sentire gnucco che non capisci quello che dico. Tutto il contrario. Lei parlava bellamente in dialetto. Robe da matti.

E per rilanciare aggiungo che la ragazza, oltre a essere benedetta dal dono della gnocchitudine, era dotata di una voce da usignolo. Meno male, meno male, meno male. C’avevo un pensiero che potesse avere la tipica voce da trans delle donne tedesche, che al solo pensiero mi mettevo le mani nei capelli.
Per il resto una donna instancabile. Abbiamo girato Verona in lungo e in largo, abbiamo toccato tutti e quattro i punti cardinali, sceso e scalato le colline che circondano la città e lei non ha emesso un fiato. Non ha avuto il fiatone, non si è lamentata di avere le gambe stanche, non ha fatto un plissè. Altroché un'infermiera, quella li secondo me è un'alpina scelta, un membro onorario dei corpi d’armata d'élite. E difatti si è lasciata andare a rarissimi momenti di entusiasmo, espressioni di apprezzamento. Le mostravo le porte romane, le ex-terme, le piazze principali, i palazzi degli Scaligeri e lei niente. Annuiva, ascoltava, emetteva un suono monosillabico (aha, ok, gut) e scattava un paio di foto. Mah. Tipica teutone: erano ammessi pochi slanci emotivi.
Però poi è arrivata la soddisfazione: Verona ist schöner als Venedig (Verona è più bella di Venezia). Ho immediatamente fatto una chiamata al vescovo e alla Diocesi per dire loro di suonare tutte le campane della città dal giubilo. Quando i barbari germani si lasciano andare a complimenti bisogna festeggiare!!

Mentre il buio calava sul centro storico, le luci si accendevano, svelando il lato “invernal-chic” della città. Gli occhi non le si sono sgranati dall’emozione, va da sé. Ma non mi è sfuggito quell’involontario brillio infantile. Eh no cocca bella, verrai anche da una gran bella città, ma Verona è come una di quelle nobili signore d’altri tempi: indigente, ma di gran classe.
Unico effetto collaterale: ora ho una carnegrea (Muskelkater) da chilo. Mi sento le gambe come filamenti di finocchi: rigide e secche. Sti tedeschi hanno sempre un effetto distruttivo sul sottoscritto.
Oggi meritato riposo!! Che il mio dovere di rendere merito alla famosa ospitalità italiana l'ho fatto!

martedì 27 novembre 2012

Elasticità vs Rigidità

Assioma: l’Italia è la patria dell’elasticità, la Germania della rigidità.

Nella vita ci vorrebbe un buon equilibrio di entrambe: essere elastici quando è giusto, impuntarsi quando è necessario. Però si sa che in fatto di popoli le mezze misure non esistono. Così da noi vige la mentalità elastica, possibilista, al limite del pressappochismo a volte, in Germania impera la rigida osservanza delle regole prestabilite. Capita cioè che mentre noi gironzoliamo per le nostre città pronti a capire e comprendere qualsiasi cosa, arrivando anche a giustificare il furto come un gesto creativo di guadagnarsi il pane, i tedeschi camminano tutto il santo giorno a chiappe strette, con stampata sul viso quell’espressione a culo di gallina tipica di chi ha timore di aprire bocca per non commettere un’infrazione. Difatti quando la commettete voi un’infrazione, per svista o ignoranza delle regole del vivere civile, siete esposti agli sguardi disgustati dei più moderati e mentalmente presi a dadolate negli stinchi dai più conservatori. Fateci caso: la maggior parte dei teutonici ha un’andatura rigida come un ciocco di legno. Segno che se li mettete nel camino, vi riscalderanno durante la cena di Natale.

Mentre per noi il detto “fatta la legge, fatto l’inganno” è un evergreen, per i nostri amici d’oltralpe invece vale l’aforisma “fatta le legge, impartito l’ordine”. A tutto tondo. Senza eccezione. Insindacabile e eterno. Come la porta d’entrata dell’Inferno. Poniamo caso che entri in un bar con l’impellente bisogno di scaricarti la vescica perché ti sta esondando come la diga del Vajont. In Italia ti indicano il bagno anche se ad uso esclusivo del personale. Tutti si muovono a pietà se ti vedono rosso in faccia, sudato e con le mani nei reparti di bassa manovalanza. Tranne i tedeschi. Stai per fartela addosso? Con un aplomb ammirevole ti allungano un fazzolettino: che se devi allagarti le mutande che almeno mi pulisci il pavimento, dato che stai per sporcarmelo. La regola non si strappa e punto. Il bagno è solo del personale e del personale è. Mica storie.

L’italiano è un democratico. Nasce con la democrazia attaccata alla pelle del sedere e ci muore. Talmente democratico che per rispettare i diritti di tutte le minoranze non esita a sobbarcare la maggioranza di tot oneri pur di non ferire i sentimenti dei gruppi minoritari e incorrere nella loro ira. Plateale e di gran classe. Comprensivo ed elastico. Il compare teutone invece non si fa scrupoli. Fai parte del gruppo Antenne fucsia, pungiglione beige? Bene, paghi quello che ti spetta. Sei in minoranza e questo ti cucchi. E se osi lamentarti ti arriva un manrovescio dalla Dea bendata come niente. Che cieca sarà pure, ma gli altri sensi li ha affinati per benino.

Il tedesco è un matematico nato. Va matto per numeri e settori. Ha una mente analitica e logica. Il loro cervello anziché funzionare a impulsi nervosi, segue il codice binario dei bit dei calcolatori. Tanto in ambito lavorativo che linguistico. Per loro la sempre valida massima “al variare del contesto variano le possibilità” è legge certa e autoritaria. Se hai fatto un certo tipo di percorso scolastico puoi iscriverti solo a un ristretto numero di Ausbildung. Il che ti da diritto a cercare solo un certo tipo di lavoro. Vengono lasciati pochi slanci alla fantasia. Ogni passo compiuto è il logico procedere di un percorso già tracciato. Solo così riescono a declinare un verbo nelle sue mille sfumature secondo l’intento comunicativo del parlante, dell’udente, del passante distratto o del gatto sul balcone. L’italiano invece è un letterato. Ci piacciono le libere espressioni, i voli pindarici, i percorsi contorti, i cambi repentini di idee. Da noi i confusi sono quelli con più possibilità: assaggiano un po’ tutto quello che il paese offre senza limiti di sorta . All’italiano la logica importa poco o niente, gli basta immaginare una cosa per renderla fattibile. Possediamo una lingua flessibile, l’impossibile non ci spaventa. Siamo equilibristi per vocazione e giocolieri per necessità.

Per farla breve:

Noi creiamo. Loro mantengono.

Noi interpretiamo. Loro eseguono.

Noi polemizziamo. Loro obbediscono.

Noi comprendiamo. Loro rimproverano.

Noi siamo il poliziotto buono. Loro quello cattivo.

Noi la cicala. Loro la formica.

Noi gli elastici. Loro i rigidi.

Morale? Gli italiani stimano i tedeschi, ma non li amano. I tedeschi amano gli italiani, ma non li stimano. O era il contrario??? Bhe insomma, avete capito!

giovedì 22 novembre 2012

Avevo dimenticato...

…quanto fosse bello vivere l’inverno a casa propria. Aggirarsi per le stanze inondate di luce di prima mattina, scostare le tende e vedere gli alberi ingiallire giorno dopo giorno, accarezzati da radiosi raggi di sole, abbaglianti nel blu terso del cielo

…quanto fosse emozionante uscire di casa con addosso il maglione e il cappotto, avvertendo quel lieve sfrigolio alle guance e alla punta delle dita che sembra dire “l’inverno è qui ormai”.

…quanto fosse bello passeggiare per i monti chiudendo gli occhi e prendere sul viso i raggi mattutini sentendo le foglie scricchiolare sotto i piedi.

…quanto fosse da sturbo essere accolto dall’odore delle caldarroste dopo un pomeriggio in città.

…quanto fosse spettacolare vedere l’Adige scintillare sotto le arcate di Castelvecchio, girarsi e vedere il Santuario delle Torricelle dominare la collina che imbrunisce.

…quanto fosse piacevole lasciarsi cullare dal gorgogliare dell’Adige sotto i piloni di Ponte Pietra, alzare lo sguardo e vedere le arcate del Teatro Romano incorniciate dal cielo azzurro e terso.

…quanto fosse curioso camminare sotto i portici di Sottoriva e immaginare come potesse essere affascinante la Verona dell’Ottocento.

…quanto potesse essere rilassante sedersi in Piazza Dante e prendere il sole di mezzogiorno, addentando un panino e scambiandosi pettegolezzi con le ex compagne di università.

…quanto potesse essere esaltante cominciare a pensare cosa si vuole per Santa Lucia e aggirarsi per i negozi posseduti da quello spirito infantile del “lo voglio…no non lo voglio”.

…quanto potesse essere bello vedere la città che si mette in ghingheri per festeggiare il Natale.

…quanto potesse essere bello accogliere l’inverno a casa propria. Punto.

Della serie “gli inaspettati risvolti positivi del rimpatrio”. O, per dirla con le parole di Nada, “Ma che freddo faaaaaaaaaaaa…”







venerdì 16 novembre 2012

Google Maps, questo sconosciuto!

Previously on Projekt Dresden:

La Dresdnerin vuole venire in Italia, ma non sa scegliere tra Milano e Venezia. Chiede quindi un parere a Torquitax che la indirizza verso Venezia. All’inizio dubbiosa, la ragazza si risolve per la città dei Dogi e comincia a organizzare il viaggio. Prenota i biglietti, ma non l’alloggio. Cercando di risparmiare accetta l’offerta di couchsurfing di un ragazzo che vive am rand Venedigs (queste le sue parole). La data della partenza si avvicina e la Dresdnerin agguanta il telefono in cerca d’aiuto.

Un trillo di cellulare squarcia la quiete sonnacchiosa di un pomeriggio qualsiasi in casa Torquitax.

T: Pronto?

D: Mi devi aiutare con la mia vacanza!

T: Sono tutt’orecchi…

D: Ora so a che fermata del treno devo scendere, sai per il couchsurfing. Il ragazzo che mi ospita mi viene a prendere direttamente là. Però io adesso non so come arrivarci!!! C’è un autobus che dall’aeroporto mi porta a Santa Lucia, giusto?

T: Giusto…

D: Poi da li devo prendere il treno e scendere a “Rovigo”. La pagina in internet però non trova niente!!!

T: …ma Rovigo è bella distantina da Venezia eh…è tutta un’altra città!! Fa capoluogo di provincia…non direi proprio che è am rand

D: Massì, sono solo 50 minuti fino a Venezia!

T: Vabbè, lasciamo perdere. Quindi cos’è che non trovi? Come raggiungere Rovigo o il treno per raggiungerla??

D: Non trovo proprio il treno! Anche se già so che devo partire dalla stazione di Santa Lucia.

T: Lasciami controllare… (Signore aiutami…)

Il nostro, mosso da profonda compassione per la sprovveduta gallinella sassone, consulta velocemente il sito di Trenitalia e in pochi minuti trova tutti i dati del caso e li detta alla sua interlocutrice.

D: Cool! Grazie mille millissime! Sei il mio eroe!!!

T: Ahahaha macchè, per sta scemata. Però ecco segnati il sito. È quello delle nostre ferrovie. L’equivalente delle DB in Germania.

D: Grazissime! Dopo me lo cerco anche dal mio laptop e mi stampo la pagina. Così ho tutto sotto controllo.

T: Bhe a sto punto, dato che sei a Rovigo, sai che puoi venire direttamente a Verona senza dover cambiare treni? O almeno così mi pare…

D: Davvero??? Oh cool, das ist ja super!

Seh, come super è la tua sgallettaggine!! Proprio a Rovigo dovevi andare a finire? Altre città più vicine no? Che so, Mestre, Porto Marghera, Chioggia. C’è una laguna intera in cui sguazzare e lei va a finire a Rovigo, la provincia veneta più a sud. Talmente a sud che per una manciata di km non è in Emilia-Romagna… Che poi, dico io, ma Google Maps, questo grande sconosciuto, che non l’hai consultato? Io è il primo che controllo quando non so dov’è un posto…

Morale: la poverina ha ancora molto da imparare sull’Italia. E devo dire che la sua ingenuità è ammirevole. Nel suo immaginario Rovigo dista solo 50 minuti da Venezia. Si, in linea d’aria forse, ma in linea Trenitalia no di sicuro. Non me la sono sentita di smentirla a oltranza. Anzi, per una volta tanto che ho il vantaggio di poter giocare in casa, mi sento generoso. Preferisco farle un regalo: lasciarle scoprire la verità poco a poco. Che dai, un pizzico di folklore non guasta mai la minestra!

martedì 13 novembre 2012

Un anno dopo

Un anno fa partivo per Monaco.

Un anno fa aveva inizio un'avventura che, nel bene e nel male, è stata indimenticabile.

Un anno dopo sono di nuovo al punto di partenza.

Ma sarà veramente così?

sabato 10 novembre 2012

La Repubblica delle Banane?

...continua dai post precedenti...

Sarà un mio momento di zitellismo acuto, di acidità invernale, di stagionatura fallata. Non so. Ma le telefonate incalzanti della Dresdnerin e le sue domande mi stanno veramente cementificando il bosone. Con il rischioso contraccolpo di otturarmi il tubo del Vaffa, che, si sa, si deve portarlo in borsa come i fazzoletti. Mai uscire senza.

D: Ma quante ore dici che potrei fermarmi a Verona per farmi un bel giro? A che ora parte l'ultimo treno per Venezia che potrei prendere?

T: Mah, non so...alle 10 forse...non so...non mi sono mai spinto a certi orari...

D: Ah bhe buono dai, credevo peggio (ma peggio cosa???)

T: Si bhe, io non ti consiglio di andare in stazione a quelle ore li. Non è bello da dire, ma dopo un certo orario la nostra stazione non è un bel posto, diciamo pure che è pressochè pericolosa. Fossi in te rientrerei con il treno delle 5 o, al più tardi, con quello delle 6.

D: Perchè pericolosa??? E poi sarebbe troppo presto!! A quell'ora li non mi sono nemmeno seduta per un Abendbrot (pure le pretese c'ha la signorinella...)

T: Pericolosa perchè ci sono tanti immigrati, persone poco raccomandabili, clochard...stare ai binari non è un'esperienza che ti consiglio...

D: Oh, das ist ja blöd!!! (ma è una cosa stupida)

Ho respirato profondo. Ho contato fino a 10. Ho chiuso gli occhi e immaginato prati verdi e cime innevate. E nonostante tutto un filo di fumo mi usciva dalle orecchie. Il tubo del Vaffa era sotto pressione.

T: Eh però purtroppo è così. Qui non siamo in Germania. Metti che li da voi c'è più sicurezza, ma qui è così. (della serie prendere o lasciare, o ti adatti o amen, facciamo anche a meno di te sai)

D: Oh, das ist ja echt blöd!!! (ma è proprio una cosa stupida)

Ma stupida sarai tu, reginetta delle svampite. Tu che non sapevi neanche che cosa ci fosse da vedere a Venezia. Tu che mi bombardi di domande cretine invece di goderti l'avventura e stai li a pitoccare sui 20 euro. Tu che sbrodoli la tua ammirazione per l'Italia e non sai nemmeno che cosa sia l'Italia. Tu che mi dici che vorresti vivere qui e poi fai polemiche per i voli e la sistemazione. Vuoi l'Italia? E questa è. Togliti le fette di mortadella dalla faccia, sfilati il würstel che hai su per l'entrata posteriore e smettila di fare la turista puntigliosa e tocca con mano l'Italia vera, pirla.

T: Non so cosa farci. Se vuoi fare una gita di un giorno a Verona queste le condizioni. (cioè dopo una certa ora la stazione la faccio di corsa pure io che sono veronese, accertandomi di avere addosso le mutande di amianto e te, che ti si legge in faccia "turista", pensi di poter stare al binario a cuor leggero alle 10 della sera????)

D: Ma dici che c'è più pericolo in stazione o sul treno?

T: Tra le due non so cosa sia peggio... (ma senti un po' sta sgallettata che ingenuità da Paese dei Balocchi tira fuori. Anche ti andasse bene che riesci a tornare incolume a Venezia, tu ti metti a passeggiare a mezzanotte per calli e campielli come se niente fosse? Venezia è un labirinto di giorno che almeno distingui i colori delle case, figurati di notte!! Roba che cammini con le chiappe strette nel timore che il primo che incontri non ti tiri fuori un coltello a serramanico o non ti insegua con una bottiglia rotta in mano!)

D: E dato che sono una ragazza ho più probabilità di essere aggredita, vero? (mo' ti sei fatta perspicace...)

T: Eh direi di si. Poi, guarda, io volevo solo avvertirti, poi fai come vuoi tu. Che almeno sai come gira qua. (sottinteso: turista avvisata mezza salvata. Che rampogne stile "potevi dirmelo" non le voglio proprio sentire. Se vuoi sperimentare l'ebbrezza di essere molestata in stazione, accomodarsi. Io me ne guardo bene)

D: Peccato però...

T: D'altronde così è.

...

D: Ma che per caso ti stavi preoccupando per me?

T: Eh certo che mi preoccupo. Per una volta che vieni nelle mie zone, vorrei che sperimentassi il meglio di qui. Mica voglio che tu abbia esperienze spiacevoli.

D: Ma davvero? E io che credevo che gli italiani sapessero godersi la vita, che non avessero un pensiero al mondo.

E no eh. Adesso basta. Un Vaffa te lo meriti. Di tutto cuore. Con tanto amore. Sonoro. Sentito. Proferito con spirito di vera fratellanza tra i popoli. Prima critichi una realtà che non conosci e che fino a 10 giorni fa non sapevi nemmeno esistesse e ora mi riduci a uno stereotipo nazionale. Vai a fare la grandiosa in Costa Azzurra l'estate, ma per risparmiare vieni in Italia. Ma cosa credi che siamo? La Repubblica delle Banane? E tu da dove vieni? Dalla Federazione del Bengodi?? Lo Stato ideale dove le stazioni non puzzano di criminalità e dove all'arrivo ti scortano in camera d'albergo con l'auto d'ordinanza?! Ma vai va', brucia nel vento. Che messi male saremmo pure, ma la spocchia puoi mettertela dove so io. Noi ne facciamo volentieri a meno. Grazie.

mercoledì 7 novembre 2012

Dresdnerin in arrivo?

Dopo lunghe e penose trattative (un eufemismo per "estenuante promozione turistica"), la Dresdnerin si è decisa: Venezia.

D: Ma dici che a Venezia c'è tanto da vedere?

T: Uacci se ce n'è di roba da vedere. E da girare. Venezia la fai tutta a piedi. É il suo fascino!

D: Quindi dici che un paio di giorni la vedo?

T: Oddio si, vedi l'essenziale. Però per gustartela 5 giorni ti van via. Da li puoi prendere i traghetti per le altre isole della Laguna: Murano, Burano, il Lido...

D: Uhmmm, non so se mi potrebbero piacere...É che non volevo restarci tutto il tempo. Quanto ci vuole per venire a Verona?

T: In un paio d'ore sei qua. E non devi nemmeno cambiare. Sali a Venezia Santa Lucia e scendi a Verona Porta Nuova.

D: Fantastico! E Verona in un giorno la vedo?

T: Stesso discorso di Venezia: puoi vedere l'essenziale. Ma per vederla davvero un paio di giorni sono d'obbligo.

D: E quante fermate ci sono tra Venezia e Verona? Cioè li diranno i nomi delle stazioni sul treno, vero?

T: Eh certo!! (saremmo anche un paese in crisi, ma sempre un paese civilizzato siamo!!)

D: Ah meno male. Per un attimo ho pensato di dover contare le stazioni per essere sicura di arrivare a quella giusta!

...a parte che i nomi delle stazioni si possono anche leggere sui cartelli ciclopici in bella mostra sui binari, ma...secondo voi dovrei sentirmi offeso?? Va bhe Trenitalia, ma un Venezia-Verona non mi pare la Transiberiana...o si?!

venerdì 2 novembre 2012

Sprachlos

Al telefono con la Dresdnerin.

D: L'ultima settimana di novembre ho ferie e vorrei farmi 4-5 giorni in Italia.

T: Ah che bello! E dove vorresti andare?

D: Avevo pensato alla Calabria, ma è decisamente troppo cara. Ho trovato dei voli vantaggiosissimi per Milano e Venezia. Quale mi consigli tra le due?

T: Venezia. Assolutamente. Non c'è nemmeno da fare un confronto.

D: Ah si? E perchè? Cosa c'è da vedere a Venezia?

T: ...