Sono triste. Ma non di una tristezza lacerante, di quelle che ti trasformano il cuore in un puntaspilli. No, è piuttosto una tristezza vaga, intrisa di malinconia, quel tipo di tristezza che ti fa sorridere mesto mentre riesanimi i ricordi. Monaco mi ha ospitato per ben 10 mesi (settimana più, settimana meno). Un tempo relativamente breve, ma denso. Di esperienze, di avvenimenti, di fatali imprevisti, di magnifici incontri. Mi sembra di aver vissuto qui per anni, di aver camminato per le sue strade fin dalla più tenere età. Ogni marciapiede è intriso di ricordi, di pensieri, di discorsi, di pettegolezzi scambiati tra espatriati.
Lo ammetto: credevo avrei reagito più violentemente al ri-trasferimento a Verona. Credevo mi sarei strappato i capelli dal disdegno, che l’Heimweh al contrario mi avrebbe stretto un laccio intorno al collo. Invece no. Forse perchè so di aver fatto tutto quello che potevo, di non aver lasciato nulla di intentato nei limiti delle mie possibilità. Bho e ancora bho. Di certo questo ritorno a casa non ha nulla di definitivo. Anzi. Mi sento come se dovessi andare al campo estivo, con la valigia posata sulla soglia mentre saluto mia mamma e la rassicuro che tra tre giorni ci rivediamo. Questo non è un addio, è un arrivederci. Non so perché ma ho il vago sentore che tornerò, che questa è una sorta di ritirata strategica per affilare meglio le armi e escogitare una strategia infallibile per abbattere le difese del nemico. In qualche modo bislacco ho la sensazione che andrà tutto bene, anche se in maniera del tutto inaspettata e perversa.
Ho deciso di accettare con animo sereno quel che verrà. Forse il ritorno a Verona sarà solo una zwischenstation per riposarmi dal trauma da disoccupazione all’estero o per ritrovare un po’ di pace e sicurezza prima dell’inizio di una nuova avventura Oltralpe. Non lo so. Non so predire il futuro, ma qualunque cosa questo abbia in serbo per me desidero accettarla. Credo che il peggio sia passato, almeno per ora. A Verona non avrò problemi di lingua, di considerazione da parte degli autoctoni, di cercare casa. Potrò accoccolarmi tra le mie vecchie abitudini continuando ad avere davanti agli occhi il traguardo. Perché, cari crucchi miei, potete avermi sbrandato e rimesso sul treno con le vostre sottili doti psicologiche, ma non mi avete certo fiaccato o piegato, solo allontanato. So che alcuni di voi lettori mi hanno caldamente consigliato di non tornare, ma casa è sempre casa, pur in tempo di crisi o affetta da mille e più contraddizioni. Sento che devo “disintossicarmi”. Urgentemente.
Per questo lascio Monaco con il sorriso. Me ne vado per tornare. E stavolta fare tutto come si deve: regolare affitto con contratto, considerazione per il mio curriculum, tedesco perfezionato ancor più di ora e credenziali. Forse era troppo presto. Non ero spiritualmente pronto a lasciarla. Di sicuro non lo ero ad Aprile, a fine tirocinio. Né ero pronto ad accettare determinati compromessi. Ora si. In questo tempo ho preso coscienza che magari non ho ancora gli strumenti per “sfondare”, ma li avrò presto. Continuerò a tenere accesa la mia speranza e qualcosa accadrà. Poichè il regno delle possibilità si trova tra il mio impegno e la mia speranza. E sapete? Ogni cosa è solamente una questione di prospettiva. Sicuramente la parte più difficile di questa esperienza è accettare la lezione che ne emerge: imparare ad accettare la sconfitta come un dono. Che è un po’ quello che è già successo: ho perso il primo round di qualificazioni del P. Leonardo smenandoci il tirocinio all’Ufficio Turistico, ma poco dopo è arrivato quello all’ABZ che è stato dieci volte meglio. Così sarà anche per la mia prossima avventura OltreBrennero.
Bis bald München. Wir sehen uns bald wieder!
Nota editoriale: le rubriche Imparare tedesco è… e i München Reportage continueranno a uscire anche in trasferta a Verona. Solo la pubblicazione sarà più diluita rispetto ad ora. Also...don’t worry, be happy!